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domenica 14 Gennaio 2007, 23:55

Fine settimana

Beh, è stato un bel weekend, in camper fino a Padova per il compleanno del Dido, il nebbione totale, qualche faccia nuova in un pub strapieno, una notte senza riscaldamento, un giro mattutino per la città, il ritorno sbagliando pronunce di paesi verso la città voce del verbo milare, una sosta per saluti trasformatasi in una chiacchierata mattutina e in un pranzo estemporaneo, poi il ritorno, una cena a base di antipasto messicano e primo alle cipolle, e un tentativo per ora infruttuoso di installare una Gentoo su una motherboard appena uscita e con l’hardware più esoterico e meno supportato del mondo, inframmezzato dalla solita introduzione a Guitar Hero, con l’introdotto che comincia diffidente con “ma cos’è sta roba?” e finisce staccato a forza dalla playstation per riuscire a portarlo via.

Era parecchio tempo che non mi divertivo così per un weekend, e sono insieme contento per essermelo ed averlo regalato, pensieroso come chi non capisce cosa sta cercando di fare, malinconico come una persona a cui i bei giochi durano sempre pochissimo, e rilassato come chi ha imparato a vivere senza memoria e senza piani, prendendo quel che viene di buono ogni giorno, e senza paura.

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sabato 13 Gennaio 2007, 08:04

Pallone, Italia

Ieri sera ho visto su La 7 un classico, Il Presidente del Borgorosso Football Club, con Alberto Sordi, del 1970.

Bene, è inquietante dirlo, ma se al posto di Sordi ci avessero messo Urbano Cairo, e al posto delle maglie bianconere le avessero fatte granata, quella del film sarebbe quasi spiccicata la storia di questi ultimi 18 mesi del Toro… con la rivolta di piazza, l’allenatore-guru assoldato dopo una promozione conquistata all’ultimo secondo, e il presidente che man mano si fa prendere e comincia a passare tutto il tempo con la squadra, a vestirsi da calciatore, a discutere di schemi con l’allenatore anche a colazione, e a trascurare la propria azienda, per poi prendere le redini in prima persona quando le cose vanno male e venire portato in trionfo dalla folla.

Chapeau (postumo) a Sordi, che era uno che aveva veramente capito la testa e più ancora la pancia degli italiani. Ma speriamo che Cairo si riprenda e non finisca come nel film, pieno di debiti e con la folla che minaccia di bruciarlo vivo – anche se poi basta l’acquisto di Sivori, naturalmente a forza di cambiali, per riportarlo in trionfo…

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venerdì 12 Gennaio 2007, 13:53

Generosità

Vista la fame che mi pervade – del resto ho perso cinque chili in dieci giorni – oggi ho deciso che stavo tirando troppo la cinghia e potevo essere un po’ più generoso sul pranzo:

Pranzo II
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venerdì 12 Gennaio 2007, 08:57

Prove tecniche di scissione

Ieri notte mi è arrivata, in mezzo all’ondata di spam, una mail spammatoria che ha attratto la mia attenzione. Presumo che abbiano preso il mio indirizzo da qualche mailing list romano-politica che frequento, perchè il messaggio mi notificava che domenica prossima a Roma, in un tal centro congressi, dalla fusione del Sult e del Sincobas nascerà un nuovo sindacato: nientepopodimenoché il Sindacato dei Lavoratori (SdL).

Il resto della mail precisa che, mettendo insieme tante categorie diverse, si tratta di un vero e proprio sindacato unitario e “intercategoriale”, che vorrebbe dire non limitato solo ad alcune categorie. Insomma, un vero concorrente di CGIL, CISL, UIL e UGL, che peraltro nel corpo della mail si beccano varie frecciatine, accusate di sfruttare i lavoratori invece che coinvolgerli nelle decisioni.

Naturalmente, la domanda che uno si pone di fronte a una mail del genere è: ok, ma a che area politica corrispondono questi? Detto fatto: la mail si conclude con la segnalazione che al Congresso Costituente parteciperanno “il Ministro della Solidarietà Sociale Paolo Ferrero, il Ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi, il Ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio”. A parte il fatto che dalla costruzione della frase si evincerebbe che Pecoraro è il nome proprio di Scanio (nomen omen), l’elenco è presto fatto: Rifondazione, PdCI e Verdi.

Insomma, questo è il sindacato della sinistra conservatrice, che si prepara alla separazione; e come tutti i coniugi litigiosi, in attesa di andarsene di casa comincia a impacchettare la propria parte di mobili e di suppellettili – in questo caso, la propria parte del sindacato – per poi portarsela via.

Del resto, sin dal principio i suddetti ministri Ferrero e Bianchi si erano beccati solo un pezzo di ministero (del Lavoro e dei Trasporti rispettivamente), lasciando l’altro pezzo di tali ministeri a Damiano e Di Pietro della maggioranza riformista, pro quota e anche con qualche confusione, visto che sul proprio sito Web sia quello di Damiano che quello di Ferrero dichiarano di essere il “Ministero del Lavoro”, e anzi sul sito di quello di Ferrero la pagina della sua presentazione si chiama “CVDamiano.htm”.

Certo che uno non sa bene cosa augurarsi: se è meglio che la sinistra riformista e quella conservatrice convivano insieme per cinque anni, annullandosi a vicenda mentre l’Italia affonda, o se è giunta l’ora che l’Unione si spezzi, lasciando libero l’Ulivo di abbracciarsi a Pierferdi e dare finalmente al governo un po’ di efficacia e di ragionevolezza. Democristiana, ovviamente.

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giovedì 11 Gennaio 2007, 17:25

Creativi

Stamattina stavo pedalando allegramente verso piazza Castello, sotto un bel sole e con una bella aria di montagna; giunto in piazza Statuto, dovendo prendere una decisione non solo per me ma anche per la mia fedele bicicletta, mi chiedo: “i foma via Bertòla, ò i foma via Garibaldi?”.

Ci sono numerose ragioni per preferire la via intitolata al mio antenato, non ultimo il fatto che via Garibaldi – strada pedonale – è spesso piena di esseri umani al passeggio, per cui percorrerla in bicicletta diventa una specie di edizione dal vivo del gioco di Frogger, in cui ci si sposta continuamente da una parte all’altra della via per evitare le ondate di persone che ti vengono addosso o che appaiono e scompaiono in mezzo alla strada, i dehors dei bar, i furgoni parcheggiati in divieto e i veicoli che attraversano dalle vie laterali. Fate particolare attenzione alle file di cinque o sei signorine contigue: spesso hanno attivato il “radar borsetta” (quel particolare dispositivo che esclude dalla vista qualsiasi persona ed oggetto, ad eccezione dei capi di vestiario e degli accessori esposti nelle vetrine dei negozi) e sono difficilissime da evitare. Tuttavia, via Garibaldi è la strada più diretta per piazza Castello, e così ho preso quella.

Comunque, il punto del post era un altro: percorrendo alfine la via, ho notato i nuovi addobbi per le Universiadi Invernali Torino 2007, che inizieranno in città tra pochi giorni. Ebbene, dato che i fondi ormai scarseggiano, i creativi del Comune hanno avuto un’idea geniale: hanno preso quelle specie di vasi alti e squadrati in ferro, contenenti un mazzetto di shanghai in ferro e colorati di rosso pompeiano, che avevano già addobbato la via per le Olimpiadi; li hanno ridipinti di giallo evidenziatore; e ci hanno scritto sopra “Torino 2007”.

L’ho trovata un’idea geniale: hanno addobbato la città a costo zero, liberandosi dei fondi di magazzino olimpici… Certo, uno si chiede cosa succederà per Torino Capitale Mondiale Del Design 2008: li ridipingeranno di rosa shocking? Verde pisello? Grigio canna di fucile? Li coricheranno in orizzontale? Li appenderanno al contrario?

Però non mi preoccupo: con tutte le combinazioni di rotazione e di colore che ci sono, possiamo ospitare manifestazioni internazionali per trent’anni!

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mercoledì 10 Gennaio 2007, 15:14

Deserto

Anni fa se ne parlava molto di più. Poi, col tempo, la popolarità di questa gara è un po’ calata; eppure, continua ad attirare sponsor e iscrizioni da tutto il mondo, con una lunga lista d’attesa per poter partecipare. Sui giornali non specializzati, però, finisce soltanto quando – come regolarmente accade, l’ultima volta ieri – muore qualcuno (54 morti in 28 edizioni).

Stiamo parlando della Dakar (un tempo Parigi-Dakar, poi rinominata da quando il punto di partenza ha cominciato a spostarsi in giro per l’Europa, fino alla sede attuale di Lisbona). Per i pochi che non la conoscono, è una corsa di rally per automobili e motocicli, che attraverso il deserto del Sahara, con tutte le relative insidie, raggiunge la capitale del Senegal.

Nata dall’idea di un pazzo francese che poi vi morì nel 1986, è stata oggetto negli anni di critiche continue. Persino l’Osservatore Romano la definì “una volgare esibizione di ricchezza e potere”, non solo per i dubbi sulla moralità di attraversare con fuoristrada da centomila euro in su, appositamente costruiti per l’evento, alcuni dei territori più poveri del pianeta, ma per le continue vittime tra i corridori e tra la popolazione locale (fece scalpore, negli anni ’80, la bambina maliana di dieci anni investita da un corridore). Sono critiche comunque sensate, perfettamente razionali. Eppure…

Io ho visto il Sahara solo dal bordo e dall’aereo, quest’estate a Marrakech. E’ stato sufficiente per capire che il deserto non è una entità razionale; è invece uno specchio infinito e sfaccettato del microcosmo infinito e sfaccettato che ognuno di noi si porta dentro. In una distesa di nulla, deprivati di punti di riferimento e di molte delle nostre sensazioni abituali, in continuo pericolo di perdersi e morire, ci si trova privi di protezioni fisiche e mentali, soli con se stessi, con la vita, con l’immutabilità di una distesa inospitale apparentemente senza confini nello spazio e nel tempo. Il fascino di tutto questo confina con la follia; tuttavia non ho dubbi, persino senza avere avuto la possibilità di entrarvi, che si tratti di una follia speciale.

Ho il sospetto che per molti dei partecipanti – certamente per quelli che non riescono a smettere di farla, fino a morirci, magari dopo averla vinta due volte come Fabrizio Meoni – la Dakar come ogni altro attraversamento del deserto sia un viaggio esistenziale, una di quelle sfide che, invece di essere uno spreco della propria vita, rappresentano l’incarnazione della ricerca di se stessi: una ricerca che è per definizione folle, che è per definizione solitaria, ma che alla fine costituisce una delle necessità fondamentali degli esseri umani.

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martedì 9 Gennaio 2007, 16:55

Pranzo

Oltre al fatto che sono arrivato a casa alle 14:20 e avevo una conference call alle 14:30, sono a dieta; e quindi, ecco il mio pranzo di oggi:

Pranzo

Però dopo avevo ancora fame, e ho mangiato anche un arancio!

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lunedì 8 Gennaio 2007, 18:15

No blogo

È da stamattina che voglio fare un post intelligente.

Un post che vi segni la giornata, tanto da farvi mandare il link a tutti i vostri amici, dicendo “leggi qui che bel post, è proprio profondo, proprio interessante”.

Un post che vi spieghi qualcosa che non sapevate, vi dia una notizia poco conosciuta, vi faccia riflettere sull’importanza della privacy o sugli attacchi alla vostra libertà.

Un post che parli della vita, l’universo e tutto quanto, aprendo nuovi squarci filosofici sull’interpretazione del cosmo, confortandovi se oggi siete tristi, esaltandovi se siete felici, occupandovi un po’ di tempo se siete medi.

Un post divertente, pieno di battute argute o di giochi di parole demenziali, di quelli che vi fanno rotolare per terra dalle risate, e magari anche spaventare il gatto.

Ma poi, ho passato la giornata a far commissioni, a lavorare e a chattare. E allora, è uscito questo post qui. Accontentatevi.

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domenica 7 Gennaio 2007, 11:39

Popoli e politici

Ho avuto modo di parlare col ministro Gentiloni (all’epoca non ancora ministro) una sola volta, per un minuto – eravamo entrambi in piedi con un piatto in mano, in coda per un buffet dell’ambasciata italiana a Tunisi, in occasione del World Summit on Information Society del novembre 2005. In quel minuto, mi ha fatto una buona impressione, decisamente più seria di tanti altri politici italiani.

Tuttavia, mi hanno appena rimandato a un interessante post sull’acclamato blog del ministro: questo. E’ datato metà dicembre, e si scaglia apertamente contro l’idea di filtrare la rete e censurare i siti, suggerendo invece la via corretta, quella del controllo e della rimozione tempestiva a posteriori.

Peccato che si tratti dello stesso ministro che, due settimane dopo, ha rilasciato l’ormai tristemente famoso decreto sulla pedopornografia, quello che impone ai provider la creazione automatizzata di filtri non solo per dominio ma anche per indirizzo IP, strombazzandolo poi per ogni giornale e telegiornale a botte di comunicati stampa.

Escludendo che si tratti di un caso di sdoppiamento della personalità, ridurrei l’intera vicenda al vuoto gioco della politica così come ormai è diventata in Italia: quello per cui l’obiettivo del politico, non importa se competente e benintenzionato o meno, è la conquista del consenso, e il resto è irrilevante. E allora, mi sembra tristemente normale che il ministro usi canali diversi per parlare a persone diverse: che al “popolo della rete”, tramite il proprio blog, dica che non ci saranno mai filtri, e al ben più consistente “popolo della televisione”, tramite i telegiornali, dica che ha messo quei filtri che loro volevano. Non c’è nemmeno più da indignarsi; Gentiloni sta semplicemente facendo al meglio il proprio lavoro di politico italiano dell’era berlusconizzata.

Se mai, c’è da capire ancora una volta un concetto che sostengo da tempo, specie quando incontro dei gruppi – succede spesso con hacker e linuxari – che ti dicono che non gli importa niente della massa, che per loro conta solo la propria nicchia libera e gli altri, gli “utonti”, stiano dove sono, nella propria ignoranza. Purtroppo non è così; le battaglie sulle libertà digitali potranno essere vinte solo quando il popolo della televisione sarà diventato almeno un po’ popolo della rete, a forza di educazione e di quella comunicazione che tutti noi facciamo ogni giorno, con i parenti spaventati da internette e gli amici computerofobi.

Finchè non cambieranno i rapporti numerici nella società, le richieste di privacy e di libertà saranno schiacciate da quelle di sicurezza e di censura, visto che in democrazia la maggioranza prevale e che i politici si adeguano semplicemente a questo concetto. Se i principi fondamentali della rete rimarranno idee di una sparuta minoranza, prima o poi essi saranno assimilati alla diversità, alla stranezza, addirittura al terrorismo, e verranno semplicemente repressi.

Forse, oltre alle critiche al ministro, è il caso di spiegare due cose al vostro vicino di casa!

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sabato 6 Gennaio 2007, 16:30

Storie

Oggi Torino offre due storie di cronaca piuttosto interessanti.

La prima è quella del trentenne ex tossico con fidanzata ex tossica (conosciutisi in comunità) che va ad ammazzare la madre di lei su commissione. Lui, che è pure sieropositivo e handicappato mentale, è uscito dalla droga e ha trovato un lavoro, che inizierà tra pochi giorni; lei vive a metadone ed è senza soldi, e in più i suoi genitori hanno ottenuto di portarle via la figlia avuta a ventidue anni da una delle storie precedenti: a questo punto, uccidere i genitori è l’unico modo per avere sia l’eredità che la figlia. Per convincerlo, gli dice di essere incinta, e che senza i soldi dei genitori sarà costretta ad abortire. Lo spedisce a casa dei genitori, indicandogli pure dove trovare un paio di forbici adatte allo scopo. Lui uccide la madre di lei, la chiama, e a quel punto lei riattacca e chiama i carabinieri, dicendo di aver ricevuto una telefonata da sua madre che chiedeva aiuto, e spedendoli sul posto, dove trovano il fidanzato in un lago di sangue: colto sul fatto, incastrato, in galera per omicidio. Lui però racconta tutto, e (pare) l’analisi delle telefonate conferma la sua versione: durante l’omicidio non ci sono state chiamate dalla madre alla figlia, ma solo tra i due fidanzati. Lei, ovviamente, nega; i carabinieri però l’hanno arrestata, propendendo per l’idea che nel piano ci fosse un terzo obiettivo, liberarsi del fidanzato.

La seconda storia è l’altro lato della medaglia: i giornalisti seguono l’assessore a Tossic Park, il giardinetto sulle rive della Stura assurto a notorietà nazionale per lo spaccio di droga, dove il Comune annuncia grandi provvedimenti di risanamento. Nel frattempo, notano un’auto parcheggiata lì davanti, giorno dopo giorno, con un signore anziano dentro. Alla fine vanno a chiedere, e scoprono un sessantacinquenne che fa da cavaliere a una ragazza di ventotto anni; la porta in macchina, lei entra nel parco, compra la droga, si fa, e poi torna indietro. Viene fuori che lui è stato il suo amante molti anni prima; poi la storia è finita, e lei si è persa tra i tossici. Ritrovatisi, lui, solo, vedovo e con figli grandi, ha deciso di prendersi cura di lei, un po’ per amore residuo, un po’ per senso di paternità. E così, non riuscendo a farla uscire dal tunnel, almeno la accompagna, le sta dietro quando va in crisi, si assicura che non la stuprino e non la accoltellino.

E’ difficile definire la grande varietà di sentimenti che possono intercorrere tra un uomo e una donna quando condividono pezzi di strada sul cammino della propria vita; spesso non li si capisce dall’interno, figuriamoci dall’esterno. A seconda del punto di vista, queste possono sembrare storie d’amore romantico, in cui lui farebbe qualsiasi cosa per lei, o storie di sfruttamento cinico, da parte del lato più forte della coppia. Forse, sono entrambe le cose e molto altro.

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