Liberazione 2014
Il 4, in Oriente, è il numero sfortunato per eccellenza; è il numero associato alla morte – che poi è l’altra inscindibile faccia della vita e della creazione. Specialmente per noi che siamo nati in un anno col 4, ogni anno col 4 porta spesso con sé qualcosa che muore e qualcos’altro che nasce.
Ancor di più, poi, questo accade se ci mettete di mezzo la liberazione. Aprile, si sa, è il mese più crudele; la forza vitale della natura è al massimo e tutto esplode di energia. Chi deve innamorarsi si innamora, chi deve morire muore, e i cambiamenti sopiti sotto la neve dell’inverno accelerano e si mostrano tutto d’un tratto. Non sorprende dunque che ad aprile capitino la Pasqua – festa della rinascita da molto prima di Cristo – e anche la liberazione in ogni senso possibile.
Oggi, per esempio, è il decennale di una di queste vicende; ricorda chi la ricorda, la conoscono i miei amici e chi mi segue in rete da tempo, e tant’è; volevo solo metterlo a verbale. E’, naturalmente, la festa della Liberazione in senso politico, anche se ormai i partigiani veri son sempre più in un angolo, soppiantati da post-partigiani che celebrano un rito ad uso elettorale, a maggior ragione a Torino dove i politici “antifascisti” hanno mandato la polizia a buttar fuori dal corteo i No Tav: espulsi con la forza da una manifestazione per via delle proprie idee, ditemi voi che c’è di più fascista; ditemi che altro serve per dimostrare che il 25 aprile è morto da un pezzo.
E’ anche il sesto anniversario del V2-Day e del mio impegno nel Movimento 5 Stelle, iniziato quando non si chiamava ancora così, partito da scettico poi ricredutosi presto, non appena cominciò a frequentare l’ambiente intimo ma eccitante, frizzante di idee e di speranze, che c’era allora nei “meetup”; iniziato grazie a un volantino preso a un gazebo in piazza San Carlo.
Oggi ero di nuovo con Beppe, anzi stavolta ero con lui di persona, non in mezzo alla folla sotto un palco. Abbiamo avuto trenta secondi per parlare, verso le tre del pomeriggio, mentre dopo essersi come al solito disfatto per il Movimento, aver girato uno spot carinissimo che presto vedrete in giro ed essersi fatto la foto uno per uno con tutti i candidati alle europee, si è messo ad attaccare l’avanzo del buffet vegetariano. Venticinque secondi dei trenta sono stati ad argomento Pizzarotti (le mie esternazioni su), gli altri cinque su “come sta tua moglie”.
Mi ha fatto molto piacere abbracciarlo ancora, e senza di lui non avrei mai avuto il privilegio di questi sei anni straordinari. Eppure era già un po’ che giravo per questo magnifico terrazzo sui tetti di Milano, pieno di tanti giovani candidati e parlamentari a me sconosciuti, gente vestita elegante con vestiti alla moda, cellulari fighissimi e segretarie in attesa per spostare il volo o confermare il comizio, e insomma ogni tanto c’era qualcuno che conoscevo, qualche vecchio reduce come me, e ci salutavamo ricordandoci dell’altra volta che eravamo stati lì (l’ultima riunione degli eletti M5S che sia mai stata fatta, quella dello scazzo sui “coordinatori nazionali”) e di come siano cambiate le cose; e mi sentivo già troppo vecchio e decisamente superfluo.
E in fondo è questa la liberazione di oggi: sapete com’è, la vita scorre anche se non lo vuoi, e c’è un tempo per ogni cosa, e ogni tanto per vivere davvero bisogna liberarsi di se stessi; specialmente se nasci irrequieto e curioso, specialmente se nasci libero e destinato a morire e rinascere mille volte, ogni volta che peschi il numero 4.
Per il momento mi sono abbastanza liberato del blog, che in fondo in varie forme va avanti dal 2001, e prima o poi comunque tornerà , sperando che lo legga meno gente di Facebook. Per il resto, confermato che alle elezioni europee vinciamo noi perché le fragole sono veramente molto mature, sull’irrilevante destino dei singoli auguriamoci tutti buona fortuna.