Sky
Vittorio vb Bertola
Affacciato sul Web dal 1995

Sab 23 - 8:59
Ciao, essere umano non identificato!
Italiano English Piemonteis
home
home
home
chi sono
chi sono
guida al sito
guida al sito
novità nel sito
novità nel sito
licenza
licenza
contattami
contattami
blog
near a tree [it]
near a tree [it]
vecchi blog
vecchi blog
personale
documenti
documenti
foto
foto
video
video
musica
musica
attività
net governance
net governance
cons. comunale
cons. comunale
software
software
aiuto
howto
howto
guida a internet
guida a internet
usenet e faq
usenet e faq
il resto
il piemontese
il piemontese
conan
conan
mononoke hime
mononoke hime
software antico
software antico
lavoro
consulenze
consulenze
conferenze
conferenze
job placement
job placement
business angel
business angel
siti e software
siti e software
admin
login
login
your vb
your vb
registrazione
registrazione
venerdì 27 Maggio 2016, 13:37

Perché non disprezzo Mihajlovic

In curva Maratona da molti decenni vige una regola d’oro, quella di lasciare la politica fuori dalla curva; figlia di un periodo in cui per la politica ci si ammazzava a vicenda, è però una regola che, pur permettendo alla Maratona di essere una delle curve con la maggiore coscienza sociale e con molte persone che affiancano all’attivismo sportivo quello politico, ha tuttora un senso per evitare divisioni.

Per questo, io avrei preferito commentare l’arrivo di Sinisa Mihajlovic come allenatore del Toro in senso strettamente sportivo, come quello di un ex ottimo calciatore che ora, da allenatore, è considerato una delle migliori promesse della generazione dei quarantenni. Tuttavia, proprio per la coscienza sociale di cui parlavamo, è inevitabile che l’arrivo di Mihajlovic abbia fatto storcere il naso a molti commentatori granata, come ben riassunto in questo articolo che sta facendo discutere.

Le simpatie nazionaliste serbe di Mihajlovic sono note, così come è nota la sua amicizia personale con la Tigre Arkan, un criminale di guerra responsabile di molti dei massacri della guerra jugoslava, che era il capo degli ultrà quando lui giocava alla Stella Rossa. Rimase famoso l’episodio del 2000 in cui, dopo la morte di Arkan, i fascisti della curva della Lazio esposero uno striscione in suo onore:

arkan-3

Si disse al tempo che fosse stato Mihajlovic a chiederlo, anche se lui ha smentito; sta di fatto che la Maratona diede allora la risposta perfetta, esponendo la domenica successiva un altro striscione che ha fatto la storia:

7-febbraio-2000-onore-al-gatto-silvestro-L-2_o4FV

Di quello striscione andiamo tutti fieri; ora però, quasi vent’anni dopo, in uno di quei cicli beffardi del calcio ci ritroviamo Mihajlovic in panchina. Io capisco quindi chi lo ritiene almeno moralmente complice di quello che successe nella ex Jugoslavia, e non lo gradisce; eppure, non credo che sia la conclusione giusta.

Per prima cosa, prima di liquidare qualcuno come nazista e genocida vorrei conoscerlo meglio e di persona; perché ho imparato che ciò che scrivono i giornali è solo una approssimazione della verità, e che l’immagine pubblica che ogni personaggio si porta appresso è spesso imprecisa e piuttosto diversa dal vero. Del resto, secondo i giornali io sarei uno che si augura che mezzo governo venga ammazzato a mitragliate (aprile 2013) e che desidera rimpatriare a calci nel sedere quelli che sbarcano dai barconi (agosto 2015) e vi assicuro che nella realtà non penso minimamente alcuna delle due cose.

Ma poi, se leggo i racconti della sua esperienza personale che lo stesso Mihajlovic ha dato nel tempo – per esempio questo, del 2009 – non posso che concludere che l’idea del nazista, razzista e amico degli squadroni della morte è come minimo molto semplificata; non solo per le altre idee che esprime (per esempio l’apprezzamento per Tito e per la sua Jugoslavia multietnica) ma perché i racconti che fa – e vi raccomando di dedicare tre minuti a guardare questo video, che risale solo a un paio di mesi fa – mostrano che nessuno di noi può davvero capire, e figuriamoci giudicare, l’esperienza di un ragazzo di vent’anni, nato e cresciuto proprio sul confine tra Serbia e Croazia, che improvvisamente si trova al centro di una guerra sporchissima, una guerra in cui suo zio croato voleva ammazzare suo padre serbo, poi Arkan cattura lo zio e gli telefona per chiedere se vuole che lo ammazzino o solo che glielo portino.

Anche a me viene naturale giudicare le persone a prima vista, ma poi realizzo che, se distinguere tra il bene e il male è un obbligo morale per chiunque in qualunque situazione, giudicare la scelta degli altri è uno sport per gente con la pancia piena e le pantofole davanti al caminetto. Credo che nessuno di noi abbia vissuto quell’esperienza, e tantomeno quella successiva di vedere il proprio Paese bombardato per mesi dalla NATO, cioé anche da noi. E se questo non mi rende le vere o presunte idee di Mihajlovic più simpatiche, mi porta però a pensare di non avere il diritto di giudicarlo.

divider

2 commenti a “Perché non disprezzo Mihajlovic”

  1. Damiano:

    Piero Brandimarte è stato un fascista. Nel corso del ventennio ha commesso crimini indegni, aiutato e sostenuto i compagni e le famiglie del suo gruppo politico, al costo di legare ad un camion i suoi avversari per trascinarli lungo c.so vittorio. Qualunque fossero le sue ragioni, qualunque il portato politico del partito fascista, non sarebbe accettabile porgere ‘onore al camerata Brandimarte’ in uno stadio. Ma i Balcani sono lontani, e attribuiamo attenuanti generiche a chi rende onore all’evoluzione sanguinaria dei Brandimarte. Se è vero che tutti hanno diritto ad una difesa d’ufficio, dalla Repubblica di Salò allo Zimbabwe di Mugabe, è di trasparenza e correttezza che stiamo parlando, hic et nunc. Sostengo il M5S da anni, e mi rattrista l’utilizzo di questi cavilli da parte sua. Stracciare la tessera della squadra sarebbe l’unico segno degno per ‘restare umani’.

  2. Lucano:

    Racconto la storia come la ricordo. Alla morte di Tito la Jugoslavia cominciò a sgretolarsi e riapparvero odi spaventosi atavici sopiti per un’intera generazione. Si scannarono di nuovo serbi croati bosniaci . Saraievo fu bombardata dai serbi sotto gli occhi dell’ONU .Pulizie etniche stupri fuga della popolazione albanese dal Cossovo attraverso montagne innevate per paura della soldataglia. A questo punto il vecchio papa polacco tremante con le mani , ma lucido nel pensiero, disse che la guerra è orribile ma talora è necessaria. Traduzione – Che aspettate – Finalmente interviene la Nato che fa saltare prima un ponte sul Danubio a Belgrado , poi un’altro ed ancora niente poi finalmente fa la mossa definitiva distruggendo una centrale elettrica . Una città senza corrente non può che arrendersi.Niente azioni contro i civili serbi ,quindi, solo ponti da rifare . Cessano allora i massacri ; degli eserciti tra cui il nostro si frappongono tra i contendenti ritorna la pace :chiamiamola così. Il tribunale dell’Aia per i crimini di genocidio, voluto dal lucano Emilio Colombo, processerà i criminali di guerra .Ora bisognerà aspettare un’altra generazione per ritornare dove eravamo prima. Non c’è niente da capire chi uccide i bambini e stupra le donne è un animale , chi difende donne e bambini, soccorrendo magari i barconi in difficoltà, è normale .Io questa storia ricordo e questo è il mio pensiero .

 
Creative Commons License
Questo sito è (C) 1995-2024 di Vittorio Bertola - Informativa privacy e cookie
Alcuni diritti riservati secondo la licenza Creative Commons Attribuzione - Non Commerciale - Condividi allo stesso modo
Attribution Noncommercial Sharealike