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martedì 16 Agosto 2016, 13:56

Un disastro certificato

Qualche giorno fa, mi è arrivato l’avviso di scadenza della mia casella di posta elettronica certificata, che avevo aperto tre anni fa presso le Poste.

Ora, la webmail PEC di Postecert è una cosa orripilante, con una interfaccia che pare ferma al 1999 e all’era dei CGI, con font piccolissimi e illeggibili, pulsanti indistinguibili, nessun tipo di responsività… un disastro di interfaccia utente. Però funziona, e per le tre volte l’anno che mi serve va bene, per cui mi loggo, entro e… nell’account non c’è il pulsante di rinnovo e nemmeno alcun avviso di scadenza.

Allora rileggo la mail, e scopro che per rinnovare la casella PEC bisogna andare su un altro sito, loggarsi con un altro account con diverso username e password, ed effettuare la procedura. Digito l’indirizzo, e il browser resta appeso, dando infine errore; solo dopo un paio di tentativi capisco che il sito è solo HTTPS e non c’è la banale redirezione automatica dall’HTTP, ma bisogna inserire “https” a mano.

Mi viene allora fuori una pagina in Times New Roman, priva di CSS, nella quale (dopo aver recuperato da vecchie mail i dati) effettuo il login e avvio il rinnovo, ma senza che mi venga detto quanto costa. Mi viene presentato un form (altro che 1999, siamo a metà anni ’90) nel quale ci sono tutti i miei dati e, con un elegante dropdown, posso scegliere la durata del rinnovo. Soltanto nell’ultima schermata di conferma compare la cifra, peraltro inserita in mezzo al form tra tutti gli altri dati, e per sapere quanto costano le varie opzioni disponibili devo tornare indietro e reinviare la form scegliendo ogni volta una durata diversa…

Alla fine rinnovo, pago (su un altro sito ancora) con carta di credito, non mi arriva nemmeno una mail di conferma ma penso sia andato tutto a buon fine. Però mi chiedo: ma se i maggiori servizi digitali del Paese sono messi così, dove pensiamo di andare? E dire che di persone in grado di progettare un servizio web almeno decentemente usabile ormai ce ne sono molte, e ne conosco qualcuna che pure già lavora con le Poste, ma allora come è possibile che in questo settore l’approssimazione continui a dilagare?

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2 commenti a “Un disastro certificato”

  1. Anonimo codardo:

    Vado un po’ OT: leggo con piacere che la nuova amministrazione comunale sta sperimentando almeno un paio di servizi per innovare alcune operazioni comuni (la coda agli sportelli, segnalazione di problemi di varia natura).

    È giusto che questi servizi siano affidati a società private (Qurami srl) senza appalto e senza nemmeno valutazione di impatti sulla gestione dei dati dei cittadini ?

  2. mfp:

    Certificata … la posta? Gli hanno dato anche la certificazione delle identita’! E con tutto che le istituzioni non sono neanche piu’ in grado di certificarla!

    Gira un video gustoso di un tizio che segue le procedure per ottenere credenziali SPID, usando la procedura remota (webcam) e presentando all’operatore carta di identita’ e codice fiscale falsi (di un collega giornalista a cui ha preventivamente chiesto autorizzazione), fatti con la fotocopiatrice.
    Tre mesi fa ero in un commissariato di polizia per fare una denuncia e dietro di me c’era un poliziotto che bestemmiava in ostrogoto perche’ i documenti che stava analizzando erano falsi.

    Un mesetto fa ero seduto in un pub a parlottare con 2 ragazze con cui avevo attaccato bottone. Una di loro aveva paura dell’aereo e quindi non poteva seguire la sua amica in un viaggio. Dopo averle spiegato come funziona un aereo, le ho confessato che anche io ho le mie paure, e infatti non esco molto da casa. Le due amiche pensavano avessi paura dei criminali… e mi ci e’ voluto un po’ per spiegare loro che non ho paura dei criminali… ma dell’incapacita’ delle istituzioni! Da quando mi hanno sequestrato il computer i carabinieri, la mia identita’ e’ impiegata per tutto e il contrario di tutto. I servizi di sicurezza ci stanno impiegando come fantocci… sperando che qualche psicopatico ci ammazzi, per non doverci rimborsare dei danni che hanno fatto…

 
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