Meno torte, più ascolto
Sabato, in una affollata assemblea, tantissime facce a me note – persone che si impegnano per Torino da anni come cittadini attivi, persone con cui ho lavorato a stretto contatto nel mio mandato da consigliere, persone che hanno attivamente sostenuto il M5S nella campagna elettorale – si sono riunite per condividere la delusione per i molti impegni pre-elettorali non mantenuti dalla giunta Appendino o addirittura completamente rovesciati, facendo l’opposto di quanto promesso. Io non c’ero e non ho voluto esserci, ma ciò nonostante da due giorni ricevo resoconti e richieste di commento, sia da cittadini che da attivisti M5S.
Sul programma in sé, io trovo la delusione giustificata, anche perché non tutte le mancate promesse sono giustificabili con problemi economici imprevedibili, peraltro ancora da dimostrare nel concreto; ma trovo anche giusto vedere cosa la nuova amministrazione riuscirà a fare quest’anno, sperando di trovare quel cambiamento che finora non c’è stato.
C’è, però, una cosa che mi ha fatto veramente incazzare, nel modo in cui il M5S Torino ha reagito a quella che è stata una civile e ben motivata richiesta di confronto: cercando di metterci il cappello. A sentire le dichiarazioni prima e all’inizio della riunione, sembrava quasi che l’assemblea fosse stata organizzata dalla giunta, ansiosa di confrontarsi coi cittadini, quando in realtà era frutto di esasperazione auto-organizzata dal basso, di tante richieste di confronto finite in promesse mai mantenute o addirittura in ripetuti rinvii e dinieghi all’incontro. E poi, dopo una riunione in cui gli amministratori presenti se ne son sentite gridare dietro di ogni, il comunicato ufficiale del M5S Torino conclude dicendo che “la cittadinanza ha fiducia nella nuova politica di ascolto e confronto del Movimento”: ma con che faccia?
In più, in parallelo, magari per nascondere un po’ il problema, la sindaca invece di venire alla riunione si è data a un improvviso attivismo alimentare, passando dall’arrotolare grissini al fare la torta per la figlia, sempre ben in vista davanti alle macchine fotografiche. Ora, se avessimo voluto un sindaco che faceva le torte avremmo candidato un pasticciere; il sindaco, invece, dovrebbe innanzi tutto essere a disposizione dei cittadini, specie di quelli che si sono sbattuti per anni per la città e/o per farlo eleggere.
Permettetemi, questa non è nuova politica; questa è politica-fuffa all’americana, in cui l’importante non è risolvere i problemi, ma manipolare la comunicazione in modo da negarne l’esistenza. Funzionerà con le persone più semplici, ma chi ha un po’ di conoscenza delle cose percepisce una presa in giro insincera, calcolata freddamente con un solo obiettivo in testa, conservare il consenso. Nel frattempo già partono, verso chi non è contento, le accuse di ingenerosità , di essere pakato chissà da ki, di rosicare, di non essere costruttivo.
E allora, se posso dare un consiglio, cambiate marcia, ma non solo nei fatti: cambiate atteggiamento, ritrovate l’umiltà , chiedete scusa.