Una nota storica sulla candidatura a sindaco di Appendino
Vedo in giro la polemica suscitata da una intervista di Marco Canestrari che afferma che la candidatura a sindaco di Torino di Chiara Appendino nel 2016 fu decisa dall’alto da Davide Casaleggio, con conseguenti smentite degli attuali eletti M5S che assicurano di averla scelta loro. Dove sta la verità ? Beh, sta nel mezzo.
E’ vero che il 7 novembre 2015 ci fu una assemblea generale degli attivisti M5S in cui Chiara fu nominata candidato sindaco per acclamazione, in assenza di altri candidati (ce n’erano un paio, sostanzialmente sconosciuti persino a me, che prima della votazione si alzarono e si scusarono tanto per aver sbagliato ad offrirsi, ritirandosi e sostenendo Chiara).
E’ anche vero però che già il 28 ottobre 2015 la “candidatura unanime” di Chiara fu annunciata sul Fatto Quotidiano come cosa fatta, tramite un articolo non firmato. Inoltre, il 30 ottobre, ultimo giorno dell’assemblea ANCI che si teneva a Torino, io incontrai Nogarin, allora sindaco di Livorno, che mi prese da parte e mi disse che quell’articolo era stato fatto uscire da Casaleggio in persona, e di sostenere Chiara anch’io, proponendomi piuttosto come suo vice per il bene e l’unità del M5S.
Alla fine, qualunque votazione avrebbe comunque portato alla scelta di Chiara, perché le alternative erano state allontanate e screditate con un lavoro di almeno due anni, condiviso con gli allora leader regionali e almeno approvato, se non richiesto, da Milano. Ma ci fu certamente una scelta comunicativa pianificata e organizzata nel far uscire la sua candidatura come risultato di una acclamazione unanime, pensando che ne avrebbe lanciato con successo (come è stato) la campagna contro Fassino. Non sapevo dell’incontro privato tra Appendino, suo marito, Bono e Casaleggio avvenuto a inizio ottobre 2015, di cui parla oggi Lo Spiffero e in cui si sarebbe presa questa decisione, ma mi sembra estremamente verosimile.
Non mi pare niente di troppo sconvolgente, visto che tutti i partiti funzionano così; già allora le idee originali del Movimento erano decadute da un pezzo, sostituite dall’ambizione di potere a cui tutto veniva piegato. Semplicemente, molti di noi della prima ora, compresi tanti che quel 7 novembre alzarono la manina in buona fede credendo di contare davvero qualcosa, non l’avevano ancora capito appieno.