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sabato 4 Aprile 2020, 10:24

Una rapida analisi dei dati (3)

Vedo in molti di voi i primi segni di cedimento. Anzi, vedo molti che non ci hanno nemmeno provato, che cercano ogni scusa per uscire tutti i giorni a fare la corsetta, il giro col bambino, la spesa di tre euro al supermercato. Vedo anche quelli che postano le analisi costituzionali, “la mia libertà ingiustamente limitata”. Vedo quelli che si ritengono vittima di un complotto, che dicono che in realtà non muore poi tanta gente, che si poteva andare avanti normalmente. Vedo quelli che, comprensibilmente, dicono che va bene ancora un po’ ma poi basta, che entro maggio comunque si deve riaprire.

Allora, stamattina ho pensato di rispiegare per bene ancora una cosa, senza entrare troppo nella matematica (ben spiegata nel post da cui è tratta la figura sotto). Una epidemia si diffonde secondo un suo valore caratteristico chiamato R0, che dipende dalla sua contagiosità e da quanto le persone si incontrano tra loro. Se R0 > 1 ogni persona ne infetta più di un’altra e il numero dei malati aumenta, se R0 < 1 il numero dei malati diminuisce; col tempo, quando compare un grande numero di immuni (e siamo ancora molto lontani da esso, persino se ipotizziamo di avere moltissimi malati asintomatici) il fattore R effettivo diminuisce naturalmente perché non ci sono più persone da infettare. Con un tasso normale di contatti sociali, il covid-19 ha un R0 almeno pari a 2, e cresce velocemente.

Per questo, nel momento in cui “si riapre”, se in giro ci sono ancora dei casi, l’epidemia riparte esattamente come all’inizio, come se non ci fossimo mai fermati, vanificando tutti i sacrifici che abbiamo fatto. Basta guardare la figura qui sotto.

Questo vuol dire che si può “riaprire” solo nei seguenti casi:
1) è stato trovato un vaccino e quasi tutti sono stati vaccinati;
2) il numero di casi in Italia è sceso a zero, e siamo in grado di controllare anche le infezioni di ritorno, chiudendo per bene le frontiere;
3) il numero di casi è diventato basso, e la riapertura è molto parziale, facendo in modo che i contatti siano molto meno del normale e quindi mantenendo R0 inferiore o al massimo quasi uguale a 1, e preparandosi a tornare subito al blocco se si scopre che R0 è risalito sopra 1.

Inizialmente, confido che speravo nel caso 2: ci chiudiamo in casa, portiamo R0 molto sotto 1, ammazziamo l’epidemia in un paio di mesi, eradichiamo il virus e riapriamo tutto, come hanno fatto (dicono) in Cina. Ma poi siete arrivati voi: quelli che non ci provano nemmeno, quelli che cercano ogni scusa per uscire “tanto non incrocio nessuno, che male faccio?”. Ma ogni uscita ha comunque una probabilità di un incrocio e di un contagio; magari è molto bassa, ma se milioni di persone escono, una probabilità molto bassa moltiplicata per milioni di persone fa migliaia di contagi. E non è una buona giustificazione il fatto che siano permesse uscite anche più pericolose, come quelle per chi lavora nei servizi essenziali: quelle non si possono eliminare senza far morire tutti di fame, la vostra passeggiata invece sì.

Il risultato di tutto questo è che secondo un recentissimo paper dell’Imperial College il blocco italiano non è riuscito nemmeno a far scendere R0 chiaramente sotto 1; secondo loro, siamo probabilmente attorno a 1,1-1,2. Il che vuol dire che l’andamento oscillante dei dati di questi giorni potrebbe non preludere a un progressivo calo delle infezioni, ma restare così all’infinito, potenzialmente per anni, fin che non ci siamo infettati tutti. Oppure potrebbe trasformarsi in un calo, ma lentissimo, portando a “zero o quasi” e alla parziale riapertura solo in autunno – e nel frattempo passando tutta la primavera e tutta l’estate chiusi in casa con molta gente in bancarotta. Possiamo sperare che l’ulteriore stretta di due settimane fa dia nei prossimi giorni una spinta più chiara verso il basso, ma non è detto che faccia più di tanto.

Questo perché? Perché i cinesi non sono pieni di gente che reclama il suo diritto costituzionale alla corsetta e al giro al mercato, noi sì.

(Faccio notare che su questa questione la prestazione del sistema sanitario è irrilevante, il sistema sanitario cura meglio o peggio chi si è infettato e determina il numero dei morti, ma non influenza il numero dei contagi: quello è solo determinato dal comportamento sociale e al massimo dalle protezioni, tipo le mascherine che ufficialmente non servono ma che comunque un governo decente dopo un mese e mezzo avrebbe procurato a tutti – ma questa è un’altra storia.)

Quello che voglio dunque sottolineare è che i segni di cedimento di cui parlavo all’inizio allontanano la riapertura, e non il contrario. Ogni uscita fatta oggi, specialmente quelle fatte senza criterio e senza protezioni, vuol dire settimane di uscite in meno più avanti, vuol dire maggiori danni economici e più gente senza lavoro. Uscendo, non rischiate soltanto voi, ma danneggiate tutti, compresi quelli che sono diligentemente in casa da oltre un mese. Non c’è nessun diritto costituzionale, nessuno sfinimento da bambini in casa che possa alterare questa realtà. Pensateci.

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2 commenti a “Una rapida analisi dei dati (3)”

  1. finelli:

    Potrebbe essere anche peggio di come la metti tu: costui è un matematico, e ha fatto un’analisi non solo sul valore dell’R0 ma anche sulla sua varianza.

    http://www.overcomingbias.com/2020/04/beware-r0-variance.html

    Il sunto è che se la varianza è alta, anche un R0<1 non porta alla riduzione.

    Mi chiedo se la politica non dovrebbe fare i conti con il fatto che il lockdown "alla italiana" potrebbe non servire, e forse nemmeno nella sua variante del modello cinese, e servono altre strategie (Corea, Giappone ? sono mutuabili in Italia in breve tempo ?). Se sono attendibili i dati della tabella 1 del paper che segnali, nei fatti vorrebbe dire che la lombardia è praticamente già infettata per buona parte, e quindi tenerla chiusa non porta ormai più nessun vantaggio (sto iper-semplificando, ma è per dire che potrebbero esserci dei comportamenti sensati, ma controintuitivi) ma solo svantaggi economici e sociali (che hanno pure essi un alto costo, ovviamente).

  2. MIKE:

    Mi spiace, ma le prestazioni del servizio sanitario sono ESSENZIALI alla diminuzione dei casi.

    Fai lo stesso errore che si e` fatto in Lombardia ed in Piemonte, per cui le persone non vengono curate a CASA, ma si aspetta che finiscano in ospedale ed in terapia intensiva. Dove gli infermieri ed i medici sono mandati senza protezione ed i malati ammassati qua e la`.

    Poi e` OVVIO che se io esco fuori e non c’e` nessuno nel raggio di centro metri non posso infettare nessuno.

    Non si fanno i tamponi non esiste assistenza domiciliare in generale, che permetta alle persone eventualmente contagiate di essere curate presto e di non finire in intensiva.
    Basta vedere i numeri di Emilia Romagna e della Lombardia.

    Del resto se non misuri e ti rifiuti di misurare, allora non sei in grado di capire cosa sta succedendo, se nelle case di riposo non si dice che gli anziani sono morti per il coronavirus perche` nessuno li ha mai diagnosticate.

    Se trovare le mascherine risulta impossibile, se i posti letto sono stati tagliati in questi anni, se si e` fatto di tutto per favorire la sanita` privata e le case di riposo private, i risultati son questi.

    Sono d’accordo con finelli: se i numeri non scendono non e` che il lockdown all’italiana non funziona?

 
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