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Archivio per il mese di Settembre 2020


martedì 22 Settembre 2020, 19:38

Una domanda sulla condanna di Chiara Appendino

So che volete un commento sulla condanna di Chiara, ma io invece ho una domanda. Non è per lei, che di fronte alla scelta se rimanere nel M5S o rimanere sindaca ha scelto la seconda. Se mai, la domanda è per i suoi consiglieri.

Chiara Appendino non è certo il primo esponente del M5S che, di fronte a una regola del Movimento che la obbligherebbe a lasciare la poltrona, sceglie invece di andarsene per non mollarla. Tuttavia, in passato quelli che facevano questa scelta erano i più reietti, i “fuoriusciti”, accusati di poltronismo e quant’altro persino quando erano chiaramente motivati da una divergenza di idee e non da interessi personali. Era assolutamente fuori discussione che quelli rimasti nel M5S potessero ancora collaborare con loro, figurarsi sostenerli nella loro nuova posizione di parlamentare, consigliere o sindaco non più del Movimento.

Bene, io non capisco allora come facciano gli attuali consiglieri del M5S a rimanere nel Movimento e allo stesso tempo a sostenere una sindaca che ne è uscita. Non mi pare nemmeno che le regole del M5S lo consentano. Continuare a sostenere Chiara equivale a dire che la regola del M5S che dice che i condannati (oltretutto condannati per falso in atto pubblico, non per un discutibile reato d’opinione) si devono dimettere è sbagliata, o perlomeno che ammette eccezioni – e come diceva Gianroberto Casaleggio, ogni volta che deroghi a una regola praticamente la cancelli.

Mi stupisce che i consiglieri, specie quelli che hanno sempre rivendicato il loro attaccamento ai principi delle origini, cedano proprio sul punto dei condannati, uno dei pochissimi rimasti ancora in piedi. Chissà se qualcuno di loro vorrà spiegare.

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lunedì 7 Settembre 2020, 18:01

La profonda provincia romana

Comunque, dirlo adesso è facile, ma io una volta nella vita a Colleferro ci sono stato: esattamente due settimane fa. Arrivavo dall’Abruzzo, andavo a Roma, volevo fare una pausa turistico-prandiale, quindi ovviamente Ariccia; e il navigatore mi ha fatto uscire dall’autostrada a Colleferro, e poi girare per Artena.

Ora, andando in giro capita di attraversare posti qualsiasi che entrano e scorrono via senza lasciare traccia, ma quello non è stato un posto qualsiasi, tanto che avevo in testa un post per il blog che poi purtroppo non ho avuto tempo di scrivere. Intanto, già uscire dall’autostrada ti lascia in un groviglio di rotonda ex incrocio in cui l’unica indicazione che sembra interessare a tutti, ma davvero l’unica, è quella per un qualche outlet di vestiti firmati. Poi giri, e vai verso Artena per una stradina su e giù che credo sarebbe una statale, e ti ritrovi improvvisamente a Beirut.

Voglio dire, io arrivavo dai monti dell’Abruzzo e vi garantisco che di strade piene di buche e abbandonate da decenni lì ne ho viste parecchie, ma la viabilità di Artena le ha battute tutte. In pratica, per aggirare Artena e andare verso i castelli si passava per una serie di strade periferiche spesso circondate da villini partiti dal pratino e andati fino in cielo, ma con sull’asfalto delle voragini di metri; e le voragini erano generalmente risolte con il classico cartello “strada dissestata, limite 20 orari”, quello che secondo i sindaci fa magicamente sparire le buche e le loro responsabilità civili e penali sugli incidenti.

Ma lì, le buche erano talmente aggressive e proterve che davvero ho avuto la sensazione di essere finito in una terra di nessuno e di ognuno per sé, dove lo Stato non esiste; e dire che i romani da millenni sanno che lo Stato è anche e innanzi tutto le strade.

C’entra? Non so, però ho avuto la sensazione che come esiste la profonda provincia padana, quella dell’imprenditore che va a puttane in Serbia e poi torna a infettare tutti, esista anche la profonda provincia romana, altrettanto lontana dalla civiltà ma in modi diversi, e probabilmente anche più pericolosa.

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