La logica della follia
Ieri sera sono andato a fare la spesa – ad Aosta, non in una metropoli tentacolare – e ho avuto la netta percezione che il deterioramento della salute mentale media della popolazione abbia fatto un altro salto in avanti.
Non parlo tanto di no vax (ci arriveremo tra un attimo), ma proprio dell’italiano medio. Dentro il supermercato ho assistito a scene di gente che faceva a sportellate col carrello per arrivare prima a una scatoletta di tonno, con tanto di commentini passivo-aggressivi ad alta voce di chi era arrivato secondo, e addirittura a due signore che sono arrivate quasi a mettersi le mani addosso perché una sosteneva che l’altra, non si capisce perché, le avesse fregato il carrello già mezzo pieno per poi cominciare a metterci dentro anche la sua spesa. Fuori, in venti chilometri di statale ho visto altrettante sportellate e manovre assurde per guadagnare una posizione in una fila di auto tutte alla stessa velocità ; uno ha anche inchiodato per poi cambiare corsia e mettersi dietro a un altro a fargli i fari per chissà quale torto, per poi rientrare di botto nella sua corsia e svoltare a destra.
Comunque, oggi su Repubblica c’è, per una volta, un articolo del genere letterario “era no vax ed è morto di covid”, attualmente molto in voga, che vale la pena di leggere. E’ l’intervista a un figlio di padre morto che racconta molto bene come funziona questo impazzimento collettivo, che per alcuni si conclude solo con le sportellate per strada, mentre per altri si conclude con la negazione della pandemia e/o della scienza.
La storia è sempre la stessa: il padre non si vaccina, quando si ammala dice che è solo un’influenza e non si cura, poi quando peggiora rifiuta di andare in ospedale perché vuole farsi da solo (“medico di se stesso”) le famose “cure domiciliari”, poi quando lo portano in ospedale a forza perché la famiglia chiama il 118 lui intima ai medici di non intubarlo e chiede il modulo da firmare per rifiutare le cure, e infine muore in poche ore. Questa è la spiegazione che dà il figlio che fino all’ultimo ha cercato di convincerlo a farsi curare: è la dimostrazione che spesso il rifiuto della pandemia è folle, ma non è privo di logica, ed è anzi la conseguenza diretta del modo in cui la persona ha subito l’impatto della pandemia.
Era davvero un No Vax così radicale?
“No, non lo è mai stato. La prova è che noi figli siamo tutti vaccinati. Mio padre era un agente di commercio, vendeva alimenti a bar, ristoranti, hotel. Lui ha patito pesantemente il periodo della pandemia. Prima gli hanno impedito di lavorare, poi hanno chiuso i locali, poi l’hanno risarcito tardi e male. Aveva perso la fiducia nelle istituzioni, si era convinto che stessero tutelando qualche interesse occulto”
“Mio padre non era un ignorante, o un egoista. È stato a lui ad insegnarci il valore del sacrificio sul lavoro, del rispetto per il prossimo, soprattutto per i più deboli. Ce l’hanno invidiato in tanti, il mio papà ”.
Vi siete dati una spiegazione per questo suo atteggiamento nei confronti della pandemia?
“È difficile capire cosa passa per la testa di una persona. Lui è sempre stato così forte, non ha mai saltato il lavoro nemmeno un giorno, neanche quando stava male. Trovarsi fermo, senza guadagni, con le mani legate, credo l’abbia completamente destabilizzato”