Parlando di valori
Dunque ricapitoliamo, perché non succede spesso che io prenda in mano la tastiera del possessore ufficiale di questo profilo e possa parlare, né tantomeno esprimere opinioni complesse e poco ufficialmente agibili, idee che vadano oltre allo stanco trollaggio-rantaggio minimo che caratterizza l’interfaccia con cui normalmente venite in contatto su Facebook. Come si dice quando si è votati a farsi divorare dal mondo, prendete e mangiatene tutti: è il motto dei social network moderni.
Coaguliamo quindi la circostanza attuale, quella per cui noi Occidente siamo impegnati in una strisciante guerra tiepida per la salvezza dei nostri valori, sottoposti all’aggressione di mostruose potenze che vogliono ridefinire il mondo in senso autoritario, e per senso non s’intende solo una direzione, ma proprio un significato.
E’ una guerra che ci costa cara, ma non importa; perché non è certo una guerra per miseri interessi finanziari o geopolitici, per il vantaggio di alcuni gruppi dominanti o di alcuni operatori economici della pace armata. Noi combattiamo per la salvezza dell’anima del pianeta, ed è per questo che la guerra non può essere fermata, che deve andare avanti fino alla vittoria; perché se fosse soltanto una guerra d’interesse, beh, allora non sarebbe irragionevole chiedersi se tal interesse può arrivare a un compromesso, e fino a dove è prevalente rispetto ai danni gravi ed evidenti che il conflitto sta causando ai cittadini dell’Occidente stesso, ricchi e militari esclusi. Ma no, è una guerra di principio per salvare la democrazia, e sui principi non si può negoziare; ed è una guerra per salvare le povere vittime ucraine, e sulle vite non si può mercanteggiare.
Quindi è per questo, per sostenere questa guerra fino alla vittoria, che abbiamo appena stretto un accordo per permettere l’ingresso della Svezia e della Finlandia nella NATO, un passo che migliorerà senz’altro la democrazia del mondo; ed è per questo che tale accordo prevede per la Turchia la libertà di procedere all’eliminazione fisica del popolo curdo, la cancellazione di ogni diritto civile in quella parte del mondo (se mai ve n’è stati) e un numero di vittime imprecisato, che però, non essendo locate a favor di telecamera, non sono vittime rilevanti.
Ma a ben vedere, notoriamente i nostri principî sono un po’ questi; che a seconda del momento e della convenienza le vite valgono di più o di meno, che s’usano i media per murare domande anziché per farle, che nulla fermerà il profitto e la sottomissione dell’interesse dei popoli a quello di chi li governa, che difendiamo fino alla morte una democrazia dell’astensione e dell’estinzione, ben simboleggiata da un teatrino di ex comici anziani e professori un po’ massoni e un po’ bolsi, molto presi a distrarre l’attenzione da chi comanda.
E quindi sì, chiaramente, combattiamo per difendere i nostri prìncipi e i nostri principî; son proprio questi e sempre siano lodati. Baciamoci in dolce giubilo fino alla prossima bolletta del gas.
Or me ne torno da dove son venuto, là dove, per dirla col poeta, non batte mai il sole. Ma non temete, il prossimo post sarà su una buca per strada; così potremo sbizzarrirci a modino nei commenti usuali.