È stato un viaggio lungo
È notte, sono a Doha, in un brutto aeroporto pieno di gente, nella grande ondata di incrocio tra arrivi e partenze. Aspetto di riprendere il viaggio per tornare a casa, almeno per qualche giorno, poi si riparte.
È stato un viaggio lungo, complicato, di cui ho raccontato poco, perché alla fine si parla solo di cibo e curiosità , e le cose più intime o più serie vanno altrove, in un posto meno caciarone e meno invidioso, probabilmente solo perché semivuoto, e nel vuoto o quasi cadono, così che possa sentirne per bene l’eco in me stesso. Eppure mancano ancora due ore al ripartire, e avrei da scrivere, da rileggere, da leggere, da fare, ma nel non luogo e non tempo per eccellenza, una notte di poltrone d’aeroporto in un posto tappa da qualche parte sul mappamondo, si diventa anche non persone; emerge il non essere sull’essere, fino a togliere la voglia di qualunque cosa.
È stato un viaggio lungo, che in fondo dura dal secondo giorno di quest’anno, e non accenna più a finire, né ad andare da alcuna parte; è anche questo, come molte cose di quest’anno, un drago che vola e s’attorciglia e torna avanti e indietro puntando la mia testa, e non si capisce se mi vuole infine prendere in groppa e farmi volare almeno un tanto e un po’, o se mi vuole soltanto bruciare i capelli e qualcosa del resto.
È stato un viaggio lungo e ancora lo sarà , perché in fondo lo so: domani, dopodomani, tra una settimana, tra un mese, tra un anno, prima o poi arriverò a casa, ma come già altre volte in passato potrebbe non essere più una casa che conosco. È la trasformazione dell’identità e della coscienza che ci ricrea la vita, attraverso lo specchio del sé e in quest’era tecnologica anche attraverso lo specchio della rete, delle immagini, dell’ovunque e del tutto è possibile che lampeggia sotto il nostro naso se lo si guarda, anche se i più si guardano i piedi e fanno bene, per non perdere mai l’equilibrio: perché guardandosi intorno si scoprono mille opportunità alternative che si potrebbero vivere, ma provare ad afferrarne anche solo una è la strada per sbattere contro il muro invisibile del proprio umano limite, senza alcuna certezza di poterlo varcare.
E quindi, buona serata e buona notte: ci rivedremo domani in Italia, nella brughiera, nella città di sempre, nel solito allegro pantano di luce e di buio, ma come sempre, ogni giorno e ogni minuto, un po’ diversi da prima, un po’ più inquieti, un po’ più consunti e un po’ più stanchi delle stelle.