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martedì 3 Giugno 2014, 16:53

Alla ricerca delle cinque stelle

Quando, oltre sei anni fa, decisi di unirmi al movimento nato attorno al blog di Beppe Grillo, le cose che mi affascinarono furono due: una visione di società diversa, sostenibile ambientalmente e socialmente, simboleggiata dalle cinque stelle di ambiente, acqua, energia, sviluppo e trasporti; e l’ambiente estremamente orizzontale, informale e privo di gerarchie, in cui magari ci si scannava per mesi, ma senza che nessuno pretendesse di contare più di un altro. E’ vero che già allora il movimento criticava i partiti, contestava le spese e i privilegi della casta politica ed economica, evidenziava la parzialità dell’informazione; ma i cambiamenti nella politica e nell’economia erano dei mezzi per arrivare al fine delle cinque stelle.

La discussione di questi giorni sulla collocazione europea del Movimento evidenzia proprio il compiuto rovesciamento di questa prospettiva originale; perché nell’ultimo anno e mezzo i temi principali sono stati altri, come purtroppo è ovvio in tempi di crisi sempre più dura, ovvero l’economia e l’euro; e, da quando c’è di mezzo il potere vero, il successo nell’attività politica è diventato il fine, mentre le cinque stelle sono diventate un pezzo secondario delle cose da promettere agli italiani per avere il loro voto, ovvero un mezzo per raggiungere il fine di vincere le elezioni.

Anche se io penso che della scelta europea non si debba fare il dramma che ne fanno molti, e che comunque vada sarà una alleanza parziale, politica sì (lo obbliga il regolamento del Parlamento Europeo), ma che non impedirà al M5S di sganciarsi quando opportuno e perseguire il proprio programma, è chiaro che la scelta tende a riflettere le priorità personali tra i due ambiti.

Chi viene da lontano ed è più legato ai temi delle cinque stelle preferisce collocarsi nel mondo ecologista, a costo di ritrovarsi insieme anche a un po’ di vecchi tromboni di sinistra con la puzza sotto il naso, che di Grillo hanno detto tutto il male possibile; chi invece si è unito più recentemente, attratto dalle battaglie contro i politici e contro la politica economica europea, preferisce senz’altro Farage, fregandosene dei suoi disvalori sociali e ambientali, e puntando soprattutto sulla sua contrapposizione con l’establishment.

Il vero problema, dunque, non è la presunta xenofobia-maschilismo-omofobia di Farage, sulla cui reale consistenza ho molti dubbi (e li ha pure Balasso…); se uno legge Repubblica siamo razzisti pure noi, e del resto in Italia chiunque richieda un minimo di controllo sull’immigrazione (me compreso) si becca del razzista a prescindere.

Il problema è il rischio di posizionare il M5S, sulla scia dell’ultraliberismo di Farage, là dove ha fallito Giannino; come una forza liberal-conservatrice che per carità, in Italia sarebbe più che benvenuta visto il tradizionale livello da peracottari della nostra destra, ma che non è compatibile con la visione sociale di molte delle persone che in giro per l’Italia hanno fatto il Movimento. E anche in ottica utilitaristica ed elettorale, in un Paese in cui molta gente è convinta che il lavoro non si crei per via di qualche singolo intraprendente e innovatore che si prende i suoi rischi, ma scendendo in piazza a gridare “lavoro! lavoro!” fin che il governo non stacca un assegno a debito, dubito che una posizione del genere possa avere un futuro politico di massa tale da cambiare l’Italia.

C’è, inoltre, un distinguo importante da fare proprio rispetto all’euroscetticismo. Il Movimento 5 Stelle in campagna elettorale ha detto di voler cambiare le basi della politica economica europea e di voler valutare se uscire dall’euro, ma non ha mai parlato di uscire dall’Unione Europea. Io stesso, in campagna elettorale, ho ribadito l’importanza dell’unità europea per riuscire ad affrontare le grandi sfide globali che ci aspettano (vedi il pezzo di video in alto). Io mi sento europeo e voglio restarlo, mentre Farage non si sente europeo, non vuole riformare l’Unione ma distruggerla, ed è molto più allineato alla finanza e agli interessi angloamericani che alle necessità del povero Sud dell’Europa. Peraltro, da questo punto di vista, nemmeno i Verdi, che non hanno mai portato avanti una vera critica all’idea dell’euro, sono granché compatibili con noi.

Alle tensioni per questa scelta difficile si aggiungono la delusione per l’emorragia di voti alle elezioni – anche qui spiegata spesso in modi opposti, cioé con i toni esagerati di Grillo da parte di chi propende per i Verdi (vedi Travaglio) e con il voto sul reato di immigrazione clandestina da parte di chi propende per UKIP – e il problema mai risolto dei rapporti tra Grillo e tutti gli altri – c’è chi scherza dicendo che come responsabile della comunicazione interna dovremmo assumere Salvini – e quindi si capisce che è un momento difficile.

L’unico modo per evitare una spaccatura, essendo di fatto impossibile a questo punto creare un gruppo proprio (bisognava muoversi mesi fa…), sarebbe quello di non scegliere, di entrare in Europa in punta di piedi per poi capire meglio dove e come sistemarsi; le altre strade portano sicuramente a perdere dei pezzi, di elettori e in una certa misura (soprattutto tra chi da perdere ha solo i sacrifici e non i privilegi delle cariche più alte) anche di eletti.

L’hanno capito anche i partiti, e ha ragione Cabras quando scrive che essi bastonano il cane per farlo affogare. Tuttavia, la sensazione è che il Movimento abbia accumulato in questo anno e mezzo malcontento e dubbi innanzi tutto al proprio interno, e che adesso, dopo averli repressi per non danneggiare la campagna elettorale, vengano fuori tutti insieme; cosa peraltro normale, dopo elezioni che non sono andate bene (e per noi è la prima volta).

Non chiamatela autocritica se non volete, ma ci sono delle cose (queste e molte altre) da mettere a posto, prima di poter riprendere il cammino; a partire dal definire in modo più esplicito, una volta per tutte, su quale progetto politico e su quale modello di società il Movimento vuole unire le persone; e se le cinque stelle sono ancora attuali, o se l’idea luminosa e positiva di una nuova società, che esse rappresentano, si è persa nella cupa guerra contro tutto.

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8 commenti a “Alla ricerca delle cinque stelle”

  1. sandro:

    “in Italia chiunque richieda un minimo di controllo sull’immigrazione (me compreso) si becca del razzista a prescindere”. osservazione abbastanza stupefacente dato che in italia vige da anni una legge molto restrittiva intestata a due signori non accusabili di simpatie sinistrorse (bossi e fini), i clandestini vengono (venivano, grazie anche al m5) incarcerati in massa in siti dal dubbio stauto giuridico e dalle pessime condizioni igienico-sanitarie anche senza aver commesso altri reati che non appunto il loro essere (clandestini), in cui esistono le quote, in cui senza lavoro non hai permesso e senza permesso vieni accompagnato al confine eccetera eccetera. certo, se “un minimo di controllo” secondo te vuol dire mettere il filo spinato lungo tutta la frontiera mare compreso cannoneggiando le carrette del mare, come vorrebeb fare farage in UK, ok, in italia non c’è controllo.

  2. Paolo:

    Uh che analisi complicata e barocca, potevi dire più semplicemente:

    “Io sono sempre stato molto bravo, nella mia vita, a saltare sul treno in corsa, cosa che mi ha consentito una certa carriera e certe possibilità; e lo rivendico, perché è un merito mica da poco. Ora, dopo che mi hanno schifato a fare il consigliere comunale a Torino, quando gente che vale la decima parte di me se ne sta al Parlamento Nazionale; ora che il Movimento non è in crescita come ci aspettavamo; ora che appare evidente la crisi della sua non-leadership; ecco, insomma, io vorrei capire dove devo saltare, di treno, adesso. Anzi, l’ho pure capito, solo che voglio prima far calmare le acque”

    Meglio no? Ti riconosceresti i tuoi dovuti meriti, non è che puoi continuare a stare con gente che, nelle tue aziende, manco avresti mai assunto.

  3. polemico74:

    Vedo che i tuoi estimatori aumentano nonostante la mia prolungata assenza dalle banalita’ del tuo blog

  4. Andrea:

    Non capisco questi commenti poco costruttivi seguiti al tuo post. E’ un analisi che non mi sembra contenga inesattezze.
    Siamo a un bivio, e’ vero, e ci sara’ una spaccatura o un emorragia, ma mi sembra molto naturale, il M5s e’ un gruppo eterogeneo di pensieri.
    Si dovrebbe ritrovare il senso originale della nascita di questo movimento.

  5. Stefano Cattaneo:

    Dirò una cosa che potrà sembrare stranissima: per M5S non è stato un male il parziale insuccesso. E’ regola generale che un movimento nuovo, abbia un elettorato instabile, gente che arriva da tutte le parti, che prima votavano partiti diversi, o non votavano. Perciò tutte persone che come fanno alla svelta ad arrivare, fanno alla svelta a andare. Perciò, se si fossero vinte le elezioni Europee, si sarebbe corso il forte rischio che fra sei mesi parte di questo elettorato avrebbe cominciato a dirsi: “abbiamo votato Grillo, ma non è cambiato niente” dato che “affogati” nel parlamento europeo, anche sette o otto deputati in più non avrebbero potuto fare niente. L’ideale per tutti i movimenti come M5S non è avvicinarsi lentamente al potere, ma vincere di slancio le elezioni politiche.

  6. Stefano Cattaneo:

    Sviluppando il discorso sopra iniziato, per vincere le elezioni politiche, in primo luogo è necessario non fare paura, la maggioranza della popolazione teme i processi sommari e i radicali stravolgimenti. Per ottenere questo risultato basterebbero piccole precauzioni lessicali; grillo sarebbe perfetto nel fare proclami del tipo: “Non vogliamo fargli del male, vogliamo solo mandarli 5 anni tranquilli all’opposizione, col loro stipendio anche se ragionevolmente ridotto, noi intanto smantelleremo la grossa greppia che si sono costruiti. Se fra cinque anni gli italiani dovessero rimpiangerli, potranno andare a ripescarli, perlomeno ci metterebbero un bel po’ di tempo a ricostruirsi una greppia come l’attuale” Nella sostanza si direbbero le stesse cose di adesso, ma non facendo paura. E, venendo finalmente al discorso di Vittorio, lo condivido in toto, compreso quanto sta fra le righe. Aggiungerò ciò che ha detto un mio amico, Vincenzo S. docente universitario e economista di ottimo livello: “Sto con M5S perché è l’unico partito che prevede una descrescita graduata”.

  7. Francesco:

    Decrescita controllata, toni di un incisività che non faccia paura … concordo con il commentatore qui sopra, e soprattutto concordo con Vittorio. Il confine fra la linea vincente e la linea perdente è sottilissimo, si tratta di prendere piccoli accorgimenti, però presi con grandissima cura. Inoltre si dovrebbe cominciare a valorizzare di più la competenza e le capacità individuali.

  8. Orlando:

    Ognuno può dire la sua. Quindi, anche io. Siamo in democrazia. La mia impressione è che la cosa che ha fatto VERAMENTE imbufalire la gente sia stato il voto per l’abolizione del reato di clandestinità. Poi altre cose, per amor di Dio: ma quella è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Molti si sono chiesti: che fine hanno fatto quelli di Rifondazione? e si sono anche dati una risposta. Senza offesa, ma si potevano votare quelli che si sono presentati in piazza Castello a febbraio? Ma alcuni di loro avevano scritto in faccia “Se mi va bene, mi sistemo. Se mi va male, amen” Dopodiché io li ho votati turandomi il naso: ma non tutti hanno le mie motivazioni. Sto cercando una silver line nella nostra situazione, ma per adesso non la trovo. O forse si: se Renzi si sente veramente forte, potrebbe decidere di sbarazzarsi di Alfano e soci, e quindi mandarci a votare. Con il 40% di voti chi non ci penserebbe? E magari avremo la nostra rivincita.

 
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