Lamentarsi della Rai è uno sport nazionale; eppure, se basta aprire un qualsiasi blog, giornale o sito sportivo in questi giorni per leggere pagine e pagine di insulti alla nostra emittente di Stato, quindi qualcosa che non va ci deve pur essere; se mi passate la lunghezza, vi spiego le mie continue frustrazioni.
Diamogli pure l’attenuante che trasmettere in televisione una Olimpiade è difficile: quasi in qualsiasi momento si svolgono una decina di gare, e pur privilegiando quelle in cui vi siano italiani in gara (criterio già di per sé discutibile, ma comunque il più sensato in funzione delle aspettative degli spettatori, che per il 90% degli sport olimpici non sanno nemmeno le regole e arrivano al massimo a distinguere tra “quell’italiano lì” e “gli avversari”) capitano continuamente dilemmi orribili: trasmetto la scherma o la pallanuoto?
Per fortuna siamo nel 2008, e la Rai non è più limitata dai classici tre canali. In pratica, aiutata anche dal fatto che le gare si svolgono dall’alba fino al primo pomeriggio – fasce televisivamente non certo cruciali -, la Rai può dedicare alle Olimpiadi due canali: RaiDue (analogico e digitale terrestre) e RaiSportPiù (digitale terrestre e satellitare in chiaro), più otto diversi stream via Internet per coprire tutto il resto.
Sarebbe meraviglioso, se a gestire la programmazione non ci fossero gli ineffabili strateghi della redazione sportiva Rai.
Già , perché una persona sana di mente, quando ci sono due eventi contemporanei egualmente importanti, li manderebbe uno su un canale e uno sull’altro, magari mettendo su RaiDue gli sport più popolari e su RaiSportPiù – che comunque, tra digitale, satellite e Internet, è visibile dall’80% degli italiani – quelli un po’ più di nicchia.
Invece no: per metà del tempo, RaiDue e RaiSportPiù trasmettono la stessa cosa. Ma proprio la stessa! Qualcuno deve aver pensato che il target olimpico – che per la Rai apparentemente non è fatto di giovani, ma di vecchine col televisore in bianco e nero – non sia in grado di usare un canale digitale o satellitare: per cui, si manda un evento sul digitale, mentre su RaiDue si manda lo stesso evento, però in un riquadro che occupa due terzi dello schermo, mentre in un angolino c’è un altro riquadro minuscolo dove probabilmente sta venendo trasmessa l’altra gara importante del momento, solo che ci vorrebbe una lente di ingrandimento per individuare gli atleti e distinguerli dallo sfondo.
Dopodiché, su RaiDue comincia l’invenzione più assurda: il “ping pong”. Inteso non come disciplina olimpica (anche perché sulla Rai non si è vista manco mezza immagine del ping pong inteso come disciplina olimpica) ma come tentativo di trasmettere contemporaneamente due eventi, rovinandoli entrambi. Già , perché se tu sei preso da una partita di pallavolo nel suo momento clou, non è che di botto puoi resettare le emozioni ed appassionarti alla lotta greco-romana, e poi tre minuti dopo tornare sulla pallavolo (essendoti perso metà delle azioni migliori) e ritrovare l’eccitazione di prima, ma solo per altri due minuti, fino al successivo cambio di evento.
Facciamo l’esempio di ieri: in contemporanea si svolgevano una finale di consolazione della scherma, dove l’Italia avrebbe vinto il bronzo anche a mani legate, e il quarto di finale del calcio, Italia-Belgio a eliminazione diretta, chi vince è medaglia quasi certa, chi perde è fuori. Cosa avrebbe fatto una persona normale? Avrebbe mandato il calcio su RaiDue – ricordando che in Italia il pubblico del calcio è ampiamente superiore a quello di tutti gli altri sport messi assieme – e la scherma su RaiSportPiù.
Purtroppo, però, a RaiSport il calcio sta chiaramente sulle balle. Sarà che devono parlarne già per tutto l’anno; sarà che in questi giorni tutti i presidenti delle federazioni sportive italiane passano il tempo a sfruttare le proprie raccomandazioni politiche per ottenere che i propri sport minori – che, ricordiamo, si chiamano così perché di loro non frega niente a nessuno, anzi in certi casi non si capisce nemmeno come facciano a definirli sport – passino una buona volta su RaiDue. Sarà che i giornalisti Rai, invece di dedicarsi a fare servizio pubblico e quindi mostrare alla gente ciò che vuole vedere, si sentono aulici educatori che devono sfruttare il momento per far capire al popolo italiano quanto siano nobili la corsa nei sacchi olimpici o il tiro al piccione olimpico. Ma c’è, alla Rai, un evidente razzismo anticalcistico.
Già qualche giorno fa hanno stupito il Paese non trasmettendo Italia-Corea di calcio, per mandare invece in onda una interessantissima semifinale di spada tra un francese e un ungherese. Per mezz’ora tutta Italia ha zappato freneticamente su ogni canale disponibile, cercando di capire dov’era che davano la partita. Solo allora, dopo il primo milione di telefonate di protesta, alla Rai si sono degnati di mandare una sovraimpressione per dire che l’avrebbero trasmessa al termine della scherma; così, due ore dopo, hanno mandato in registrata non la partita, ma una sintesi, in cui ogni tanto, improvvisamente e senza avvertire, sparivano dieci minuti di gioco. Fine del servizio pubblico e italiani imbufaliti.
Si sperava che avessero imparato dai propri errori; e invece, niente. Ieri, qualche milione di italiani voleva vedere la partita, che è stata bellissima, combattuta, piena di colpi di scena, con cinque gol e due espulsi; e poi, ce n’erano una decina – tutti parenti delle atlete italiane in campo – che volevano vedere una finalina per la medaglia di bronzo dall’esito scontato (dopo due minuti l’Italia vinceva 9-2…). Comunque, avendo due canali, non c’è problema: si manda il calcio su uno e la scherma sull’altro, giusto?
No. La Rai ha mandato: sul digitale, solo la scherma; su RaiDue, un “ping pong” fatto di due terzi di scherma e un terzo di calcio. Per due terzi del tempo, a reti unificate andava in onda la scherma, che tra l’altro è lo spettacolo meno televisivo del mondo: ci sono due tizi bardati che saltellano per trenta secondi, dopo di che si buttano l’uno addosso all’altro e non si capisce niente, poi per quaranta secondi tutti guardano il soffitto mentre l’arbitro esamina la moviola, e poi l’arbitro dà un punto a uno dei due a caso, o più spesso dice “nulla di fatto” (ma in francese, che in inglese sarebbe troppo comprensibile) e si ricomincia. Forse Massimo De Luca e soci speravano di appassionare “a tradimento” gli italiani alla scherma; il risultato però è che gli italiani hanno passato il tempo a bestemmiargli dietro, mentre emozioni calcistiche di vario genere scorrevano via in un riquadrino per trasmettere invece su tutti i canali un arbitro che guarda un televisore. Invece che appassionarci, ora odiamo tutti la scherma: speriamo che alle prossime Olimpiadi la aboliscano, così magari ci faranno vedere la partita.
Ma non è un problema che riguarda solo il calcio: stamattina c’erano una eliminatoria di pallavolo, un quarto di finale di pallanuoto, e poi il canottaggio, con gare per la maggior parte senza italiani, e la vela. Pallavolo e pallanuoto sono tra gli sport maggiori in Italia, gli altri no; quindi si potevano mandare le due partite sui due canali e magari interromperle per qualche minuto per le sole finali di canottaggio degli italiani, mandando poi la vela alla fine, in differita ma per intero.
Invece no: il satellite è stato interamente dedicato al canottaggio; una mattinata piena di finali di sconosciuti e senza mezzo italiano, a parte un quarto d’ora, di uno sport che riscuote un interesse numericamente comparabile a Protestantesimo e dove quest’anno l’Italia ha pure fatto sonoramente schifo (altro che Abbagnale). Se calcoliamo cosa costa un canale digitale e satellitare, la Rai avrebbe speso di meno pagando il viaggio a Pechino a tutti gli italiani interessati alle gare.
Dall’altra parte, pigiati insieme, pallavolo e pallanuoto più pure un po’ di vela. Ora, la pallavolo è stata interessante fino al secondo set, poi le italiane sono chiaramente crollate, e comunque non c’era la qualificazione in palio. La pallanuoto, invece, è stata epica, con la zona medaglie in gioco, e l’Italia sempre a inseguire fino a raggiungere il pareggio su rigore a quattro secondi dalla fine, poi i supplementari tesissimi e la sconfitta finale ai rigori. Dunque, capito come girava, io avrei dato spazio alla pallanuoto e rimandato la fine del volley ad una eventuale differita; invece no. Avendo distribuito i minutaggi su RaiDue tra i vari sport col manuale Cencelli, mentre in piscina lottavano e prendevano pali noi ci siamo subiti lunghi periodi di brasiliane che schiacciano in faccia alle italiane con qualsiasi parte del corpo (oltretutto erano pure le uniche brasiliane brutte di tutto il Brasile). Poi, grazie a Dio, il volley è finito (non senza che ci avessero fatto vedere l’imperdibile punto del 25-16) e… è arrivato il canottaggio. Che già andava in onda sull’altro canale.
Allora, ancora ancora posso capire il farmi vedere la gara in cui gli italiani favoriti perdono ma prendono l’argento. Ma poi, hanno cominciato con la vela. Inquadrando un mare in tempesta dove non si vedeva niente. In una gara dove non si capiva nemmeno come facessero le classifiche, e l’Italia risultava una volta prima, una volta quinta, anzi no, forse è seconda, boh. A un certo punto si sono inventati il teatro dell’assurdo: per accontentare tutti, mandavano l’audio della vela ma le immagini della pallanuoto. Con il commentatore della vela che gridava “Ecco che scuffiano! Che immagini eccezionali in diretta!”, ma sullo schermo si vedevano i culi delle pallanuotiste che andavano a bordo vasca per il time-out, gli unici 60 secondi che si potevano anche non trasmettere.
La clamorosa rimonta finale delle azzurre in vasca si è vista sì e no per un terzo. Il secondo e decisivo supplementare non si è visto proprio, perché dovevano mandare in diretta, attenzione, non la gara di canottaggio, ma minuti e minuti di interviste finali con i nostri ansimanti che gridavano “Ciao mamma, sono arrivato due!”, che peraltro stavano già andando in onda sull’altro canale, e che era proprio fondamentale mandare in diretta anche su RaiDue. E poi, il finale della vela, con i due commentatori che dopo mezz’ora ancora non avevano capito una mazza di cosa stesse succedendo, e hanno gridato “Ecco! Arriva l’Italia, è argento, è argento!”, mentre le immagini mostravano solo la nebbia, e alla fine si è scoperto che l’Italia era quarta.
Bene, potrei andare avanti ancora per pagine – menzione speciale per l’idea di portare da Roma a Pechino ben otto editorialisti come Velasco e Chechi, apposta per farli parlare in diretta nello speciale di prima serata italiana ovvero dalle 3 alle 5 del mattino cinesi: immaginate che brio in trasmissione – ma mi fermo qui. Ci siamo capiti.
P.S. E Internet, direte voi? Almeno chi ha la banda larga potrà vedere quel che vuole, no? Beh, no: gli otto canali streaming funzionano solo con Windows Media, e comunque sono sempre piantati per mancanza di banda. Sul blog ufficiale, RaiSport ha scritto che “è colpa vostra perché vi collegate in troppi”. A nome del pubblico, scusate se esistiamo.
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