Sky
Vittorio vb Bertola
Affacciato sul Web dal 1995

Dom 28 - 18:34
Ciao, essere umano non identificato!
Italiano English Piemonteis
home
home
home
chi sono
chi sono
guida al sito
guida al sito
novità nel sito
novità nel sito
licenza
licenza
contattami
contattami
blog
near a tree [it]
near a tree [it]
vecchi blog
vecchi blog
personale
documenti
documenti
foto
foto
video
video
musica
musica
attività
net governance
net governance
cons. comunale
cons. comunale
software
software
aiuto
howto
howto
guida a internet
guida a internet
usenet e faq
usenet e faq
il resto
il piemontese
il piemontese
conan
conan
mononoke hime
mononoke hime
software antico
software antico
lavoro
consulenze
consulenze
conferenze
conferenze
job placement
job placement
business angel
business angel
siti e software
siti e software
admin
login
login
your vb
your vb
registrazione
registrazione

Archivio per la categoria 'Itaaaalia'


giovedì 8 Febbraio 2007, 19:42

Bar a porte chiuse

Ieri sera, a Torino, alcuni abitanti della zona vicino al Tossic Park della Stura, esasperati dallo spaccio, si sono radunati nel bar di cui sono frequentatori abituali, prendendo poi a bastonate due spacciatori avversari che passavano di lì.

Pare che il ministro Amato voglia ora sospendere le serate al bar per due giornate, riprendendo poi con gozzoviglie a porte chiuse in tutti i bar non dotati di tornelli per l’identificazione e il prefiltraggio degli avventori.

divider
giovedì 8 Febbraio 2007, 13:58

Parlando di stadi

Visto che in questo momento tutti parlano di stadi, mi sembra sensato riportare alcuni “dettagli” su quel che succede a Torino, dove è stato appena presentato il nuovo progetto di ristrutturazione del Delle Alpi, lo stadio che la città ha regalato alla Juventus, che come risposta ha detto che lo ristrutturerà solo se la collettività pagherà anche i relativi costi come parte della candidatura ad ospitare gli Europei del 2012.

L’articolo qui sotto non è mio, nè di un tifoso granata, nè di un giornale scandalistico o di opposizione: è uscito su Repubblica un paio di giorni fa. Divertitevi.

“IL REGALO DEL DELLE ALPI

Il 15 luglio scorso, il Comune di Torino ha concesso alla Juventus il diritto di superficie della durata di 99 anni sull’area dello stadio e zone adiacenti. In cambio di 25 milioni di euro, i bianconeri hanno ricevuto la possibilità di costruire un centro commerciale, una multisala cinematografica e la propria nuova sede con annesso museo. Si tratta di 54mila metri quadrati di superficie utile esistente all’interno di un’area complessiva di circa 350mila metri quadrati. Calcolando solo la superficie utile, il costo per la Juventus è stato pari a 4,68 euro annui al metro quadro: una minusvalenza in piena regola per i cittadini. Per installare un banco per il commercio di libri usati oppure di fiori, a Torino si pagano mediamente 76,65 euro annui al metro quadro.

La partita degli stadi, si è sempre chiamata. Chi l´ha giocata si sa, chi l´ha sempre persa pure: la città di Torino. Il paradosso è che stanno per piovere, sempre se l´Italia otterrà dalla Uefa gli Europei del 2012, milioni di euro sulle nostre terre, ma non sarà soprattutto la collettività a goderne bensì un soggetto privato, ovvero la Juventus.

È l´ultimo atto di una storia ormai lunga più di un decennio (fu Gianmarco Calleri ad aprire le danze, scatenando quella sarebbe poi diventata una valanga) e quasi sempre sbagliata: l´ultima notizia è che uno stadio costruito appena 17 anni fa verrà demolito e ricostruito, mentre l´impianto di proprietà del Comune, pomposamente e inutilmente olimpico, rischia seriamente di diventare un ingombro insensato, oltre che continuare a essere quello che già è, una macchina senza soldi. La Juve ha deciso: rifarà il Delle Alpi, ipotizzando un investimento di 120 milioni, soltanto se potrà scucire al governo un finanziamento agevolato a tasso zero.

Altrimenti rinuncerà alla spesa e si limiterà ad adeguare l´impianto ai parametri della legge Pisanu, sborsando una quindicina di milioni. In pratica, se il Comune non approverà il progetto firmando il protocollo d´intesa con la società bianconera, e se lo stato non finanzierà i lavori, Torino non avrà gli Europei, perché lo stadio Olimpico non è adeguato alle norme Uefa, che prevedono una capienza di almeno quarantamila spettatori.

Esattamente quella prevista dal nuovo Delle Alpi, che (sempre se i soldi e i permessi arriveranno) verrà raso al suolo e ricostruito, prendendo a modello stadi come la Philips Arena di Eindhoven, l´Aol di Amburgo o lo Stade de Suisse di Berna. Tutti impianti nuovi, moderni. La struttura non sarà quella del classico ovale degli stadi italiani, ma dall´esterno assomiglierà a un gigantesco parallelepipedo arrotondato sugli spigoli. Del vecchio Delle Alpi rimarranno soltanto quei pali a forma di V che sovrastano le curve e reggono la vela di copertura. Sparirà anche la famosa tensostruttura e, naturalmente, compariranno ristoranti ed esercizi commerciali, sempre sul modello tedesco. Al progetto ha lavorato l´architetto Renzo Zavanella, che già aveva firmato il plastico che gli era stato commissionato dalla Juve di Giraudo e Moggi. Lo studio Rolla si sta invece occupando delle strutture esterne.

E il Comunale? Resterà lì, monumento a mille errori. È un impianto inutile, troppo piccolo per il calcio e figurarsi per un Europeo. È anche considerato scomodo, bruttino e insicuro, visto che i tifosi granata della curva Primavera si lamentano per la facilità con la quale i tifosi ospiti li bersagliano di oggetti e petardi. È uno stadio senza futuro, pensato male e realizzato peggio: tutte le risorse cittadine si sono sempre concentrate sul Delle Alpi, che venne offerto alla Juventus per un cifra poco più che simbolica e sul quale, adesso, verranno dirottati anche gli eventuali finanziamenti pubblici, mentre il Comunale rischia di svuotarsi per sempre, visto che Cairo, paradossalmente, preferirebbe pagare l´affitto alla Juve pur di disporre di un impianto più adatto alle esigenze del Torino e dei suoi tifosi, che in corso Sebastopoli stanno oggettivamente stretti. Ma ormai non c´è più molto da fare, perché anche le promesse di un ingrandimento dell´Olimpico sono vane: si può recuperare qualche posto (poche migliaia, in ogni caso), ma non procedere a un intervento strutturale.

L´errore fu a monte, quando il Delle Alpi venne svenduto e l´altro stadio concesso al Torino di Cimminelli, nel quali tutti, in città, conoscevano le intenzioni e la disponibilità economica: non si può dire che il fallimento della società granata colse i torinesi di sorpresa, così come non si è mai diradato il sospetto che l´ex patron venne convocato alla guida del Toro proprio perché non si opponesse alla risoluzione della partita stadi.”

divider
lunedì 5 Febbraio 2007, 16:39

Isteria d’Italia

Sono tornato a casa da mezz’ora, prendo per caso il giornale mentre arrivo, lo apro e che scopro? Che nei tre giorni che sono stato via l’Italia è entrata in crisi isterica per la violenza nel calcio.

Come al solito, in Italia non si riesce a trattare nessun argomento con un po’ di equilibrio e raziocinio; e quindi, in un quarto d’ora ho già letto assurdità e ipocrisie di ogni genere, come la proposta di giocare il campionato a porte chiuse o di vietare le trasferte. Di punto in bianco, sembra che chiunque vada allo stadio sia diventato un criminale assetato di sangue, alla faccia del fatto che la responsabilità penale è personale.

Un problema è proprio la mancanza del coraggio di capire e di cercare le responsabilità individuali dei singoli, preferendo parlare di “ultras” e “sbirri” e riducendo tutto a un conflitto di parti. E allora, non si fa niente per anni e poi d’improvviso si colpisce nel mucchio, magari diffidando tutti i millecento tifosi che sono andati in una trasferta, comprese donne e vecchietti (successe a Samp-Toro anni fa), per non andare a colpire quei dieci di cui tutti, Digos compresa, sanno perfettamente nome cognome e indirizzo; quei dieci che non vanno allo stadio per tifare, ma solo perchè è una zona franca di canne e di violenza dove fare i bulli… e stanno sulle scatole innanzi tutto alle migliaia di tifosi veri, quelli che fanno le notti a montar bandierine e preparare i cori e magari devono pure subirne i soprusi in curva.

E però, se è ora di reprimere i violenti – ma quelli veri, non colpendo a caso -, non si può pensare di uccidere il calcio eliminando i colori, gli sfottò, le rivalità di campanile, le coreografie, gli striscioni (quelli ironici, non quelli beceri). Su questo, io concordo persino con il doroteo Matarrese: il calcio è un patrimonio culturale, prima ancora che industriale, dell’Italia, e solo l’altra estate abbiamo ricevuto gli omaggi di tutto il mondo. Un calcio senza colori e senza calori morirebbe presto; per cui basta ai violenti, basta ai maltrattamenti – vale anche per i carri bestiame in cui i tifosi in viaggio vengono stipati e le manganellate gratuite che gli arrivano, però, visto che è noto che trattando un uomo da bestia lo si riduce a bestia -, ma basta anche alle generalizzazioni.

Nello specifico, come frequentatore dell’unico stadio italiano a norma con il decreto Pisanu, mi limito ad aggiungere che da quando c’è tale decreto lo stadio è enormemente più insicuro proprio per i tifosi normali, visto che i poliziotti se ne fregano e non perquisiscono in alcun modo la tifoseria ospite, che entra nello stadio con pietre, razzi e bombe carta che poi riversa contro i tifosi di casa, perdipiù nella curva “tranquilla” e non in quella degli ultras. Quest’anno c’è stato già un tifoso morto di infarto in curva Primavera allo scoppio di una bomba carta (peccato che sia passato sotto silenzio), mentre i famosi steward sono dei ragazzotti in pettorina gialla che non hanno nè la voglia nè i mezzi di fare alcunchè se non starsene a guardare gratis la partita. Non oso pensare cosa può succedere se d’improvviso davvero applicassero il decreto Pisanu dappertutto, perdipiù in modo raccogliticcio, all’italiana.

Questo detto, non è che i giornali potrebbero ricominciare a occuparsi del fatto che abbiamo un governo che non ha una maggioranza e si rende ridicolo ogni due giorni, invece di ammannirci il solito diversivo?

divider
sabato 27 Gennaio 2007, 15:54

Libertà per gli ultrà

Probabilmente avete sentito parlare – ne avevo accennato anch’io – della storia di Sergio e Iacopo, due giovinotti degli Ultras Granata che, poco prima di Natale, si sono presentati nel negozio sociale in piazza Castello, pieno di clienti, per portarsi via un po’ di felpe e materiale vario, dopo (si dice) qualche ceffone e spintone alle commesse e a Carlo Testa, il gestore del negozio nonchè socio GG e noto conduttore di trasmissioni granata sulle reti locali. I due, ventenni o poco più, erano stati prontamente pescati dalla polizia a casa loro, si dice mentre, indossate le felpe rubate per calarsi nel ruolo, si stavano scatenando a battere i gobbi alla Playstation.

Subito dopo l’accaduto, nonostante l’abbondanza di testimoni oculari, tutti hanno cercato di minimizzare ed abbassare i toni; Carlo è sparito dal forum e si è prodotto in una petizione di clemenza, per quanto un po’ imbarazzata, nella sua trasmissione; gli ultras hanno fatto muro, fornendo una spiegazione secondo cui la consegna di materiale, destinato a regali natalizi, era stata concordata in precedenza con pagamento dilazionato, ma al negozio non lo sapevano per cui hanno fatto resistenza, al che i due giovinotti dalle maniere un po’ spicce hanno semplicemente perso la pazienza: insomma, un “malinteso”.

I due ragazzi sono stati arrestati e portati dritti in galera; nel frattempo, ad ogni partita del Toro la protesta è montata. Ad Ascoli c’era un grande striscione che ribadiva la tesi del malinteso; con l’Inter si è chiesto di entrare in ritardo in curva; a Parma gli striscioni dei gruppi erano montati a rovescio. Per la partita di oggi pomeriggio con l’Udinese, gli ultras hanno diramato un comunicato in cui annunciano lo svuotamento del secondo anello della curva Maratona e chiedono a tutti dieci minuti di sciopero del tifo.

All’epoca dei fatti, io ero stato piuttosto duro sulla cosa, nonostante le velate minacce che ogni tanto saltano fuori sul forum verso chi dissente dall’ala dura del tifo. Resto della stessa idea (e ci mancherebbe), cioè che andare a tirare due ceffoni a un signore di cinquant’anni per portargli via tre magliette è una azione indegna non solo tra persone normali ma anche nelle logiche ultrà, e che se quanto sopra è la verità, questi due ragazzi devono essere puniti come meritano.

Il problema, però, è proprio il merito: perchè non si capisce come mai questi due poveracci, oltre un mese dopo, siano ancora in galera. In Italia, la carcerazione preventiva è prevista dalla legge solo in una serie di situazioni specifiche: quando esista il pericolo di fuga, di ripetizione del reato, o di inquinamento delle prove. Mi pare onestamente molto difficile che si possa ravvisare una di queste tre situazioni nei confronti di questi due ragazzi. Mi pare invece più credibile che qualcuno, in Questura, si stia divertendo a fare il bullo con due giovanotti che a stare settimane in galera con dei criminali veri non hanno nulla da guadagnare.

Finchè stiamo a scherzare tra noi, possiamo anche tirar fuori il qualunquismo del “tutti dentro”. Quando però si passa all’amministrazione della giustizia, si ha il dovere di riconoscere a ogni cittadino i propri diritti, indipendentemente dal gruppo di appartenenza. Qui, invece, si scivola verso uno scenario in cui se sei terrorista, e poi se sei extracomunitario, e poi se sei ultras o sei notav o sei hacker o comunque fai parte di un gruppo non perfettamente allineato alle logiche della massa, lo Stato se la prende con te – mentre un Previti ci guarda sorridente dal suo superattico, e una Franzoni fa i soldi con le apparizioni in TV.

Credo insomma che, lasciando tutto il resto al futuro processo per il reato di cui sono accusati, adesso sia ora che questi due ragazzi tornino a casa. Almeno se vogliamo continuare a pretendere che siano loro gli incivili, e noi i civili.

[tags]toro, torino, ultras, carcere, diritti civili[/tags]

divider
giovedì 18 Gennaio 2007, 11:24

Puff

Qualcuno aveva qualche dubbio che non sarebbe successo?

divider
sabato 13 Gennaio 2007, 08:04

Pallone, Italia

Ieri sera ho visto su La 7 un classico, Il Presidente del Borgorosso Football Club, con Alberto Sordi, del 1970.

Bene, è inquietante dirlo, ma se al posto di Sordi ci avessero messo Urbano Cairo, e al posto delle maglie bianconere le avessero fatte granata, quella del film sarebbe quasi spiccicata la storia di questi ultimi 18 mesi del Toro… con la rivolta di piazza, l’allenatore-guru assoldato dopo una promozione conquistata all’ultimo secondo, e il presidente che man mano si fa prendere e comincia a passare tutto il tempo con la squadra, a vestirsi da calciatore, a discutere di schemi con l’allenatore anche a colazione, e a trascurare la propria azienda, per poi prendere le redini in prima persona quando le cose vanno male e venire portato in trionfo dalla folla.

Chapeau (postumo) a Sordi, che era uno che aveva veramente capito la testa e più ancora la pancia degli italiani. Ma speriamo che Cairo si riprenda e non finisca come nel film, pieno di debiti e con la folla che minaccia di bruciarlo vivo – anche se poi basta l’acquisto di Sivori, naturalmente a forza di cambiali, per riportarlo in trionfo…

divider
venerdì 12 Gennaio 2007, 08:57

Prove tecniche di scissione

Ieri notte mi è arrivata, in mezzo all’ondata di spam, una mail spammatoria che ha attratto la mia attenzione. Presumo che abbiano preso il mio indirizzo da qualche mailing list romano-politica che frequento, perchè il messaggio mi notificava che domenica prossima a Roma, in un tal centro congressi, dalla fusione del Sult e del Sincobas nascerà un nuovo sindacato: nientepopodimenoché il Sindacato dei Lavoratori (SdL).

Il resto della mail precisa che, mettendo insieme tante categorie diverse, si tratta di un vero e proprio sindacato unitario e “intercategoriale”, che vorrebbe dire non limitato solo ad alcune categorie. Insomma, un vero concorrente di CGIL, CISL, UIL e UGL, che peraltro nel corpo della mail si beccano varie frecciatine, accusate di sfruttare i lavoratori invece che coinvolgerli nelle decisioni.

Naturalmente, la domanda che uno si pone di fronte a una mail del genere è: ok, ma a che area politica corrispondono questi? Detto fatto: la mail si conclude con la segnalazione che al Congresso Costituente parteciperanno “il Ministro della Solidarietà Sociale Paolo Ferrero, il Ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi, il Ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio”. A parte il fatto che dalla costruzione della frase si evincerebbe che Pecoraro è il nome proprio di Scanio (nomen omen), l’elenco è presto fatto: Rifondazione, PdCI e Verdi.

Insomma, questo ̬ il sindacato della sinistra conservatrice, che si prepara alla separazione; e come tutti i coniugi litigiosi, in attesa di andarsene di casa comincia a impacchettare la propria parte di mobili e di suppellettili Рin questo caso, la propria parte del sindacato Рper poi portarsela via.

Del resto, sin dal principio i suddetti ministri Ferrero e Bianchi si erano beccati solo un pezzo di ministero (del Lavoro e dei Trasporti rispettivamente), lasciando l’altro pezzo di tali ministeri a Damiano e Di Pietro della maggioranza riformista, pro quota e anche con qualche confusione, visto che sul proprio sito Web sia quello di Damiano che quello di Ferrero dichiarano di essere il “Ministero del Lavoro”, e anzi sul sito di quello di Ferrero la pagina della sua presentazione si chiama “CVDamiano.htm”.

Certo che uno non sa bene cosa augurarsi: se è meglio che la sinistra riformista e quella conservatrice convivano insieme per cinque anni, annullandosi a vicenda mentre l’Italia affonda, o se è giunta l’ora che l’Unione si spezzi, lasciando libero l’Ulivo di abbracciarsi a Pierferdi e dare finalmente al governo un po’ di efficacia e di ragionevolezza. Democristiana, ovviamente.

divider
giovedì 11 Gennaio 2007, 17:25

Creativi

Stamattina stavo pedalando allegramente verso piazza Castello, sotto un bel sole e con una bella aria di montagna; giunto in piazza Statuto, dovendo prendere una decisione non solo per me ma anche per la mia fedele bicicletta, mi chiedo: “i foma via Bertòla, ò i foma via Garibaldi?”.

Ci sono numerose ragioni per preferire la via intitolata al mio antenato, non ultimo il fatto che via Garibaldi – strada pedonale – è spesso piena di esseri umani al passeggio, per cui percorrerla in bicicletta diventa una specie di edizione dal vivo del gioco di Frogger, in cui ci si sposta continuamente da una parte all’altra della via per evitare le ondate di persone che ti vengono addosso o che appaiono e scompaiono in mezzo alla strada, i dehors dei bar, i furgoni parcheggiati in divieto e i veicoli che attraversano dalle vie laterali. Fate particolare attenzione alle file di cinque o sei signorine contigue: spesso hanno attivato il “radar borsetta” (quel particolare dispositivo che esclude dalla vista qualsiasi persona ed oggetto, ad eccezione dei capi di vestiario e degli accessori esposti nelle vetrine dei negozi) e sono difficilissime da evitare. Tuttavia, via Garibaldi è la strada più diretta per piazza Castello, e così ho preso quella.

Comunque, il punto del post era un altro: percorrendo alfine la via, ho notato i nuovi addobbi per le Universiadi Invernali Torino 2007, che inizieranno in città tra pochi giorni. Ebbene, dato che i fondi ormai scarseggiano, i creativi del Comune hanno avuto un’idea geniale: hanno preso quelle specie di vasi alti e squadrati in ferro, contenenti un mazzetto di shanghai in ferro e colorati di rosso pompeiano, che avevano già addobbato la via per le Olimpiadi; li hanno ridipinti di giallo evidenziatore; e ci hanno scritto sopra “Torino 2007”.

L’ho trovata un’idea geniale: hanno addobbato la città a costo zero, liberandosi dei fondi di magazzino olimpici… Certo, uno si chiede cosa succederà per Torino Capitale Mondiale Del Design 2008: li ridipingeranno di rosa shocking? Verde pisello? Grigio canna di fucile? Li coricheranno in orizzontale? Li appenderanno al contrario?

Però non mi preoccupo: con tutte le combinazioni di rotazione e di colore che ci sono, possiamo ospitare manifestazioni internazionali per trent’anni!

divider
domenica 7 Gennaio 2007, 11:39

Popoli e politici

Ho avuto modo di parlare col ministro Gentiloni (all’epoca non ancora ministro) una sola volta, per un minuto – eravamo entrambi in piedi con un piatto in mano, in coda per un buffet dell’ambasciata italiana a Tunisi, in occasione del World Summit on Information Society del novembre 2005. In quel minuto, mi ha fatto una buona impressione, decisamente più seria di tanti altri politici italiani.

Tuttavia, mi hanno appena rimandato a un interessante post sull’acclamato blog del ministro: questo. E’ datato metà dicembre, e si scaglia apertamente contro l’idea di filtrare la rete e censurare i siti, suggerendo invece la via corretta, quella del controllo e della rimozione tempestiva a posteriori.

Peccato che si tratti dello stesso ministro che, due settimane dopo, ha rilasciato l’ormai tristemente famoso decreto sulla pedopornografia, quello che impone ai provider la creazione automatizzata di filtri non solo per dominio ma anche per indirizzo IP, strombazzandolo poi per ogni giornale e telegiornale a botte di comunicati stampa.

Escludendo che si tratti di un caso di sdoppiamento della personalità, ridurrei l’intera vicenda al vuoto gioco della politica così come ormai è diventata in Italia: quello per cui l’obiettivo del politico, non importa se competente e benintenzionato o meno, è la conquista del consenso, e il resto è irrilevante. E allora, mi sembra tristemente normale che il ministro usi canali diversi per parlare a persone diverse: che al “popolo della rete”, tramite il proprio blog, dica che non ci saranno mai filtri, e al ben più consistente “popolo della televisione”, tramite i telegiornali, dica che ha messo quei filtri che loro volevano. Non c’è nemmeno più da indignarsi; Gentiloni sta semplicemente facendo al meglio il proprio lavoro di politico italiano dell’era berlusconizzata.

Se mai, c’è da capire ancora una volta un concetto che sostengo da tempo, specie quando incontro dei gruppi – succede spesso con hacker e linuxari – che ti dicono che non gli importa niente della massa, che per loro conta solo la propria nicchia libera e gli altri, gli “utonti”, stiano dove sono, nella propria ignoranza. Purtroppo non è così; le battaglie sulle libertà digitali potranno essere vinte solo quando il popolo della televisione sarà diventato almeno un po’ popolo della rete, a forza di educazione e di quella comunicazione che tutti noi facciamo ogni giorno, con i parenti spaventati da internette e gli amici computerofobi.

Finchè non cambieranno i rapporti numerici nella società, le richieste di privacy e di libertà saranno schiacciate da quelle di sicurezza e di censura, visto che in democrazia la maggioranza prevale e che i politici si adeguano semplicemente a questo concetto. Se i principi fondamentali della rete rimarranno idee di una sparuta minoranza, prima o poi essi saranno assimilati alla diversità, alla stranezza, addirittura al terrorismo, e verranno semplicemente repressi.

Forse, oltre alle critiche al ministro, è il caso di spiegare due cose al vostro vicino di casa!

divider
mercoledì 3 Gennaio 2007, 13:49

Ancora filtri

Come probabilmente sapete, ieri il Ministro delle Comunicazioni Gentiloni ha annunciato un nuovo decreto legge contro la pedopornografia in rete, che peraltro è semplicemente l’attuazione di una legge approvata nel febbraio scorso dal governo precedente.

Il principio, testo del decreto alla mano, è molto semplice: un “centro di prevenzione” presso il Ministero dell’Interno manterrà una blacklist di siti proibiti, o per URL, o per indirizzo IP. I provider saranno tenuti a implementare questa blacklist, a livello di server DNS nel caso di URL – come già avviene per i siti di scommesse online – o a livello di routing (si presume) nel caso di indirizzi IP; la legge prevede un tempo di intervento massimo di sei ore, che è peraltro uno specchio per i media, visto che presumibilmente gli aggiornamenti della blacklist saranno istantanei e automatizzati tramite messaggi cifrati.

Ci sono naturalmente vari dubbi su un provvedimento come questo; il filtro a livello di DNS è chiaramente inefficace per un utente motivato – è come il bando dei liquidi a bordo degli aerei, insomma – mentre quello a livello di IP, oltre ad essere potenzialmente lesivo di altri siti che siano ospitati sulla stessa macchina, mi sembra di difficile scalabilità.

In ogni caso, il vero problema è concedere alle autorità di polizia – si badi bene, non alla magistratura – la possibilità di tagliar fuori siti dalla rete in modo immediato e automatico, senza alcun tipo di controllo di terze parti (la stessa lista dei siti oscurati, dice la legge, deve essere mantenuta assolutamente riservata). In altre parole, in teoria la polizia postale potrebbe decidere di rendere inaccessibile il mio blog, e io forse non capirei nemmeno perchè non lo si vede più, nè avrei modo di ricorrere o chiedere spiegazioni a qualcuno.

Il decreto in essere è stato negoziato direttamente tra il governo e i rappresentanti dei provider; a nessuno è venuto in mente di sentire anche il pubblico. Anche noi, membri di un comitato consultivo che dovrebbe occuparsi di governance della rete, non siamo stati consultati in alcun modo. Purtroppo la macchina ministeriale è complessa, e spesso una mano non sa cosa faccia l’altra; certo che l’impressione è che ogni ministro di questo governo vada per la propria strada, badando più ai comunicati stampa e alla visibilità personale che alla sostanza delle cose.

divider
 
Creative Commons License
Questo sito è (C) 1995-2024 di Vittorio Bertola - Informativa privacy e cookie
Alcuni diritti riservati secondo la licenza Creative Commons Attribuzione - Non Commerciale - Condividi allo stesso modo
Attribution Noncommercial Sharealike