Ho deciso che nel programma dell’ultima giornata del 23C3 non c’era niente di davvero interessante, e così ho dedicato il tempo a visitare la città (argomento su cui avrei molto da raccontare, ma lo farò eventualmente con calma una volta tornato a casa e passato Capodanno). Sono quindi arrivato alla sede del congresso giusto in tempo per l’ultimo seminario, e poi per la cerimonia di chiusura.
Il seminario che ho seguito parlava di discordianesimo e di culture jamming, mostrando esempi eccezionali di sovversione culturale di ogni genere. Probabilmente l’unico artista del genere di cui si è sentito in Italia è Banksy, quello che appende quadri modificati nei musei che regolarmente nessuno trova; eppure c’è veramente qualsiasi tipo di apparente follia con un significato politico o artistico sotterraneo.
Ad esempio, a San Francisco un gruppo di performer ha partecipato alla classica gara di corsa Bay To Breakers – in cui decine di migliaia di persone corrono dall’interno della baia fino all’oceano – però vestendosi da salmone e percorrendo la strada al contrario, dal mare verso l’interno; l’idea ha avuto talmente successo che sia la Nike che la Bacardi l’hanno riutilizzata per degli spot (con successiva discussione se ciò sia bene o male).
Interessante anche il Burning Man, una specie di comune estiva in cui è vietato l’uso di denaro, e in cui cinquantamila persone campeggiano per una settimana nel deserto utilizzando solo il dono e il baratto (a parte naturalmente quando prendono la macchina e vanno al supermercato del paese vicino). Più preoccupante l’esperimento effettuato su un gruppo di bambini, che hanno preferito avere come colazione una pietra invece di una banana, solo perchè sulla pietra c’era un adesivo dell’Uomo Ragno.
Insomma, il culture jamming è un tentativo di svegliare le coscienze evitando l’assuefazione e le ipotesi scontate o inculcate nei nostri cervelli dalla comunicazione commerciale… devo dire che l’idea mi attira.
La cerimonia conclusiva è stata più morigerata; notevole il numero finale di partecipanti, tra abbonamenti e biglietti giornalieri, ossia circa 4200 persone (numero giustamente appropriato). Il wi-fi nelle stanze più affollate non funzionava granchè, ma d’altra parte c’erano circa 1600 portatili collegati alla wireless LAN… Ed è successo che il loro router centrale ha raggiunto un limite di indirizzamento di 4096 macchine sulla stessa rete che non conosceva nemmeno il suo costruttore! Comunque, a parte un ISP che ha chiamato per chiedere di rendere inaccessbile la sua intera rete dall’interno del congresso, nessun problema di hacking degno di nota, e arrivederci al campeggio che il CCC organizzerà nell’estate 2007.
Vorrei aggiungere, per finire, alcune considerazioni sull’eccellente livello di questa conferenza – anche se gli habitué si sono ovviamente lamentati che quest’anno non era come l’altr’anno, e che l’altr’anno sì che c’erano dei seminari tecnicissimi con i controfiocchi mentre quest’anno c’erano solo banalità , e così via. Tuttavia, questa è una conferenza hacker organizzata in modo professionale, non solo per il numero di persone – credo anche retribuite in buona parte – che ci lavorano, ma per l’approccio generale, con tanto di atti stampati, radiomicrofoni di ultima generazione, maxischermi con maxiproiettore, relatori da tutto il mondo e biglietto d’ingresso a 80 euro.
Non è detto che questo sia necessariamente meglio delle nostre conferenze italiane, la maggior parte delle quali hanno una scala molto minore, e sono organizzate in modo totalmente amatoriale. Tuttavia, mi ha fatto piacere arrivare in una conferenza dove la prima cosa che hanno detto a tutti è “niente fumo di nessun genere dentro l’edificio, niente sacchi a pelo, niente ubriachi molesti”: ti dà l’impressione che l’obiettivo principale della conferenza sia la discussione di informazioni tecniche poco conosciute e di argomenti sociali e politici scottanti, e non una grande festa di alcool e canne tutti insieme, con annessa okkupazione e piscio di cane. Massimo rispetto sia per le okkupazioni che per i cani, ma io credo che una conferenza di hacker debba essere altra cosa; è vero che esistono già anche in Italia conferenze che adottano questo approccio, però sarebbe bello arrivare infine a costruire un evento italiano del rilievo e della sostanza di questo 23C3.