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Archivio per la categoria 'StillLife'


giovedì 26 Giugno 2008, 14:07

Nòva oggi

Essendo a Parigi non ho modo di controllare; comunque, se tutto è andato come doveva, il numero di oggi de Il Sole 24 Ore dovrebbe contenere il suo solito supplemento telematico del giovedì, Nòva, dedicato questa settimana alla Carta dei Diritti della Rete. Ci dovrebbe persino essere un mio articolo, naturalmente pregno di significati e di grandi auspici, oltre che di informazioni interessanti. Se a qualcuno interessa, basta passare in edicola prima di stasera.

[tags]nova, il sole 24 ore, carta dei diritti della rete, internet bill of rights[/tags]

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giovedì 26 Giugno 2008, 09:15

Squifectsuoles

Ieri sera l’organizzazione locale ci ha offerto un ricevimento nel magnifico salone d’onore dell’Hotel de Ville, in pieno centro (non c’erano i trasporti dal convegno, ma ti offrivano pure il biglietto della metro). Il salone è ovviamente bellissimo, ricchissimo, ricoperto di stucchi e di affreschi che raffigurano ciascuno una diversa parte della Francia: la Piccardia, il Lionese, la Gascogna, l’Algeria… I maleducati americani hanno cominciato a rumoreggiare quando ancora il sindaco di Parigi e gli altri dignitari stavano tenendo i loro discorsi: è dovuto intervenire il padrone di casa a cazziarli brutalmente.

Poi ha cominciato ad arrivare il cibo; ed ecco, qui s’è rivelata tutta l’anima francese, nel senso che il cibo offerto era sicuramente ottimo e abbondante, ma di quello stile che a me proprio non piace: infiniti vassoi di microscopiche tartine basate su un pezzettino di pane messo sotto una goccia di cremina bianca in cui è infilata una rosellina di carota sopra la quale sta un pezzettino di carne su cui è spalmata un’oncia di formaggio fresco. Anche ammesso che ti piacciano tutti gli ingredienti, sgomiti un’ora per arrivare al vassoio e poi devi assaporare la portata con un microscopio; il sapore risulta pertanto comunque indefinibile… In più, il servizio dev’essere perfetto; il che vuol dire che anche se si è formata una coda di decine di persone affamate, se mancano le roselline di carota il servizio si ferma, e non ricomincia finché tutto non è raffinatamente al suo posto; questo almeno fino a che la gente non rompe gli argini e non comincia a rubare i piatti a metà preparazione.

Per fortuna dopo un po’ è iniziata la partita, e i tedeschi si sono tolti di mezzo; così io mi sono dedicato a del pesce crudo in olio d’oliva che era davvero buonissimo. Peraltro, dopo anni di buffet, ho imparato tutti i trucchi; il trucco del vecchio amico in coda; il trucco del contromano distratto; il trucco delle mani in levare; il trucco della coppia chiacchierona; il trucco del retrotavolo; e così via. Ma c’erano pur sempre centinaia di persone, e dopo un po’ mi sono stufato e ho ripreso la metro per tornare in albergo.

Posso così segnalarvi che la stazione metro 4 di Monparnaso-Benvenuta è formata da un reticolo di corridoi assurdo: per uscire dal lato della stazione dei treni, si fa un percorso di lunghezza comparabile al famigerato tunnel camaleontico dell’aeroporto di Francoforte, con parecchi saliscendi senza ombra di scale mobili, e con un tappeto rotolante rotto. Non è, insomma, una metro per pigraccioni.

[tags]parigi, ricevimento, hotel de ville, buffet, metro[/tags]

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domenica 22 Giugno 2008, 14:41

Le rante

Cari 2-0 amici 2-0 francesi,

passi che mi accogliete all’aeroporto Carlo De Goglio con il trionfo della vostra francesità, ossia un posto bellissimo, mozzafiato, elegantissimo, che però ha il piccolo particolare di non funzionare: a parte il fatto che uno dei sei padiglioni è crollato prima ancora che divenisse usato, i bagagli ci mettono ore ad arrivare e poi sono tutti mescolati con quelli di altri voli, gli spazi sono sovraffollati, le indicazioni sono confusionarie e per arrivare a prendere il treno per Parigi bisogna compiere una mezza maratona;

passi che alla stazione del treno non c’è scritto dove vanno i treni, ma ci sono solo sigle di quattro lettere come KROL e PEPE e un sacco di pallini che dovrebbero dirmi in quale combinazione di stazioni dai nomi assurdi ferma quel particolare treno, e insomma, anche se vi ringrazio per aver finalmente messo un treno ogni tanto che non ferma in tutte quelle stazioni inutili tipo Villapinta, Olnago Sottobosco e Biancomesnile, sappiate che non si capisce niente, tanto che avete dovuto scrivere sulla piattaforma “Tutti treni vanno a Parigi”, che però, vi comunico, in italiano è sbagliato;

passi che per salire sui treni bisogna dotarsi di biglietto che (manco fossimo nell’Ottocento) va obliterato, però l’obliteratrice non è sui binari, ma a un altro piano, ed è indicata soltanto in francese, e io devo capire che “compostare” per voi significa fare un buchino su un lato;

passi che i treni che trasportano le persone dall’aeroporto in città non hanno lo spazio per le valigie, ma solo una ringhierina in alto dove ci sta forse il beauty case della nonna, non certo una valigia da volo internazionale, e così le carrozze sono piene di bagagli buttati ovunque;

passi che siccome siete monotoni mi chiedete di scendere dal treno che arriva dall’aeroporto Carlo De Goglio, e prendere la metro in direzione piazza Carlo De Goglio;

passi che la coincidenza richiede circa dieci minuti di scale sotterranee in su e in giù, senza l’ombra di una scala mobile (memo: mai più interscambio a Denfert-Rochereau);

passi che all’ingresso della metro più che i tornelli ci sono delle vergini di Norimberga, in cui passare con una valigia e una borsa richiede un contorsionismo degno di un corso di mimo;

passi che i vagoni della metro sono pieni di locali fermi davanti alle porte che se vedono un turista con le valigie si mettono il più in mezzo che possono;

passi che alla reception di un albergo a cinque stelle da 300 euro a notte (che ovviamente non pago io) ci mettete una signorina che a sentire una domanda in inglese ti guarda dall’alto in basso come un puzzone e comunque non la capisce;

ma che poi, giunto in camera, accenda la televisione e vi debba sentire per un intero gran premio parlare di tali Massà e Raikkonèn

(P.S. Comunque Parigi è un gran bel posto!)

[tags]la france[/tags]

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venerdì 20 Giugno 2008, 14:28

Svolta a destra

Stamattina mi è capitato di far parte di un altro episodio stradale interessante.

Arrivando dal centro, percorrevo il sottopasso di corso Regina Margherita sotto la ferrovia per Milano; per i non torinesi, è un budello risalente agli anni ’30, martoriato dai cantieri, dove un corso principale si stringe in una corsia libera più una corsia preferenziale per senso di marcia, separate solo dalla striscia gialla dipinta.

Percorrevo il passaggio agli inevitabili 40 orari, dietro una lunga fila di auto, ed ero nel punto più basso, quello dove il passaggio si stringe per via dei pilastri centrali; conseguentemente ho accostato un po’ verso destra e ho sentito strombazzare. Dietro di me, a circa 80 all’ora, stava arrivando un’auto dei vigili; mi stava segnalando che non accostassi troppo, perché mi stavano per superare a destra sfruttando la preferenziale.

Compiuto il sorpasso, i vigili hanno proseguito sulla corsia preferenziale, mentre davanti a me, dove la corsia agibile si allarga quel tanto da permettere il passaggio di due auto affiancate a dieci centimetri di distanza, sulla parte destra, al fondo della salita, si è formata la solita corsia di auto in attesa di svoltare a destra in via Macerata.

Si tratta di una svolta a destra vietata; tuttavia è una manovra comunissima, che ad ogni ciclo semaforico fanno almeno una decina di auto, perché è l’unico modo che permetta di accedere dal centro alla zona di via Livorno, all’Ipercoop, al multisala Medusa, all’Environment Park e insomma a un intero quartiere di decine di migliaia di abitanti. Le svolte a destra e a sinistra sono infatti vietate anche in tutti gli incroci successivi per 1500 metri; il percorso legale per quel quartiere in sostanza non esiste, richiederebbe di non imboccare il sottopasso e passare da piazza Statuto (almeno 4-5 minuti in più, a seconda delle code) o di andare avanti fino a corso Svizzera per poi ritornare indietro da corso Umbria (allungando di oltre due chilometri). E quindi, la cittadinanza che frequenta la zona – me compreso – ha deciso da anni che, nonostante il cartello, la svolta a destra in via Macerata è legale.

Per svoltare, però, bisogna attraversare la preferenziale; e infatti, proprio mentre l’auto davanti a me stava per farlo, sono sopraggiunti i vigili. L’auto si è fermata per farli passare; i vigili però hanno inchiodato, hanno tirato giù il finestrino e si sono messi a redarguire il conducente. Il conducente aveva un passeggero che ha tirato fuori la testa e ha cominciato temerariamente a discutere; al che pure io ho spento la radio, abbassato i finestrini e carpito brani della discussione. Mentre l’incrocio si intasava, il passeggero ha spiegato ai vigili quello che vi ho spiegato io sopra, cioè che se tutte le svolte a destra e a sinistra sono vietate per chilometri la gente non può che infilarsi dove la violazione disturba di meno.

Alla fine, ognuno è rimasto della sua opinione: dopo quasi un minuto di discussione, con il sottopasso ormai abbastanza intasato, i vigili sono ripartiti senza fare la multa, e l’auto davanti a me ha effettuato la svolta vietata, con me dietro. Non so dare ragione a nessuno dei due; certo mi stupisce che ci si scanni sul sintomo – cioè se sia giusto o meno che tutti in quel punto svoltino in divieto – invece che discutere del problema, cioè di come ordinare nel modo migliore possibile l’esigenza di migliaia di persone di andare da A a B; insomma come non si colga la differenza tra vietare una svolta a destra ogni tanto, e vietare tutte le svolte per chilometri. Che poi è come la differenza tra un moderatore che una volta ti toglie la parola perché sei andato oltre il tempo stabilito, e un sistema in cui non puoi parlare mai.

[tags]torino, viabilità, vigili, segnaletica, multe[/tags]

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venerdì 20 Giugno 2008, 12:55

Sono tonto

Davanti a un posto in cui vado regolarmente – quasi in centro, in piena zona blu e comunque imparcheggiabile – si trova una carrozzeria. Davanti alla carrozzeria c’è sempre, da anni, una Punto blu chiaro in riparazione, ferma col cofano aperto; siccome non ci sono parcheggi e l’unico posto riservato giallo del carrozziere è solitamente già pieno di altre auto in lavorazione, la Punto blu chiaro è normalmente piazzata davanti ai cassonetti o a uno dei portoni dell’isolato, di quelli che sono un passo carrabile ma vengono usati poco o nulla perché portano a un cortiletto o al retro della scuola, dove le auto non parcheggiano. Qualunque cosa succeda, compreso il fatto che il proprietario del portone possa dover passare, l’auto è lì e non viene mai spostata; tanto che gli stessi proprietari spesso vanno a cercarsi parcheggio in strada per le strisce blu, invece di scendere, chiamare il carrozziere e pretendere lo spostamento.

Io però ci ho messo quattro anni per capire che, visto che la Punto blu chiaro è lì ogni santo giorno, è l’auto personale del carrozziere; e che viene messa lì col cofano aperto non perché ci sia bisogno di ripararla, ma per avere una scusa per non doverla spostare troppo facilmente, e per giustificare perché sia ferma lì senza pagare la sosta.

[tags]italiani, carrozzerie[/tags]

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martedì 17 Giugno 2008, 09:54

Cara Tiscali

Cara Tiscali S.p.A.,

ho ricevuto ieri sera una comunicazione di mancato pagamento della prima fattura (risalente a marzo 2008) del mio abbonamento ADSL, con preavviso che mi staccherete il servizio se non pago entro sette giorni.

Ora, permettetemi di ricapitolare brevemente la situazione.

Per prima cosa, a dicembre, ho aperto l’abbonamento e ho cominciato ad attendermi i vostri addebiti in banca, che non sono mai arrivati.

A un certo punto, avendo traslocato, ho anche provato a cambiare il mio indirizzo e le mie coordinate bancarie nel vostro “130 fai da te” su Web, ma il sistema non funzionava e si piantava con messaggi semi-incomprensibili in inglese, tipo “Wrong parameter: county” o qualcosa del genere.

Allora ho provato a segnalare il problema tramite il vostro labirinto di form di “assistenza” per contattarvi via Web, e non ho mai ricevuto nemmeno una riga di risposta.

Poi, dopo quattro mesi di silenzio, mi avete mandato una fattura per tre mesi tutti in una volta, insieme a una lettera in cui dicevate che non riuscivate a far funzionare un semplice RID per vostre disorganizzazioni e mi avete chiesto di pagare via posta.

Poi ho chiamato il 130 e mi avete detto di ignorare la lettera e aspettare perchè avevate avuto problemi ma sarebbe stato incassato tutto col RID.

Poi mi avete mandato la seconda fattura, senza alcuna notizia della prima.

Adesso avete mandato un minaccioso sollecito di pagamento per la prima fattura, nonostante siate riusciti ad addebitarmi correttamente la seconda e quindi non si capisca perché non abbiate semplicemente incassato anche la prima via RID; anche se devo dire che la seconda fattura risulta pagata correttamente sul vostro “130 fai da te”, ma io non ne ho ancora visto l’addebito sul mio conto, quindi non so bene cosa abbiate fatto.

Ieri sera sono andato sul “130 fai da te” per provare a pagare la fattura mancante via carta di credito, secondo la procedura indicata nel sollecito, e la procedura era errata. Nel mio dettaglio fatture, accanto a quella in questione, non compare il link per pagare, ma c’è scritto “non pagata*” e sotto “* = pagamento in corso”. Naturalmente ignoro se ciò voglia dire che avete nel frattempo mandato la richiesta di addebito alla mia banca, o se il pagamento in corso sia in realtà il sollecito che avete inviato.

Allora ho provato sempre sul “130 fai da te” a cambiare la modalità di pagamento e a metterla sulla mia carta di credito, e nonostante usi quella carta regolarmente e ovunque, mi dice “carta di credito non valida”.

Insomma, che cosa volete da me? Non ho mai visto una disorganizzazione e una impreparazione del genere, ormai persino l’Azienda Elettrica di Roccacannuccia riesce a incassare un RID e a far funzionare una interfaccia web di customer management, mentre voi da sei mesi state sbattendo contro questo difficilissimo problema di incassare da me cento euro e rotti nonostante io vi abbia fornito due diverse coordinate bancarie valide e il mio numero di carta di credito.

A questo punto, vi pregherei gentilmente di incassare i vostri soldi dal mio conto in banca senza farmi perdere ulteriormente tempo. O perlomeno, se devo fare qualcosa io, mandatemi delle istruzioni per pagare online che non si rivelino errate, e che non mi costringano a stare venti minuti in attesa col cellulare ad ascoltare l’orrenda musichina del 130 a mie spese.

Grazie,

[tags]tiscali, adsl, in italia i consumatori sono trattati come merde grazie alla connivenza dei politici[/tags]

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lunedì 16 Giugno 2008, 17:29

Sappiatelo prima

Non mi era mai successo di sognare in anticipo l’esito di eventi imminenti, di qualsiasi genere essi fossero: esami universitari, riunioni aziendali o concorsi a premi. Mi è successo domenica mattina, e quindi lo riporto fedelmente per aiutare chi deve scommettere: Francia – Italia 2-0 (anche se quando mi sono svegliato la partita non era ancora finita). L’Italia giocherà in maglia bianca, e avrà uno sponsor nella parte bassa della maglietta, più o meno all’altezza delle parti intime: con un sobrio carattere istituzionale, ci sarà scritto “Family Day”. Sarà per quello che perderemo?

[tags]sogni, calcio, europei, italia[/tags]

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sabato 7 Giugno 2008, 20:07

Eleganza

Ma se è vero che, come mi hanno detto, le cravatte nere si mettono solo ai funerali, perché allora in questo momento al Tg1 Gianni Riotta sta prostrandosi intervistando George W con una cravatta nerissima?

[tags]bush, riotta, cravatta nera, eleganza[/tags]

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sabato 7 Giugno 2008, 16:33

C’est la vie globale

No, non ho esaurito gli argomenti su cui bloggare: ne ho in coda un certo numero. E’ solo che oggi pomeriggio sono impegnato; infatti credo di avervi raccontato che un gruppo di brasiliani sta organizzando un workshop sulla Carta dei Diritti della Rete per il 31 luglio a Sapporo, in Giappone, e che mi hanno invitato a parlare. Il problema è che io ho già un impegno per il 28 luglio a Dublino, per cui ho bisogno di prenotare un biglietto aereo monstre del tipo Torino – Francoforte – Dublino – (pausa) – Dublino – Francoforte – Tokyo – Sapporo – (pausa) – Sapporo – Tokyo – (pausa) – Tokyo – Francoforte – Torino, cercando di massimizzare insieme il risparmio, la velocità degli spostamenti, la prevedibile puntualità, l’upgradabilità della versione di economy class, il numero di lounge visitabili e il numero di miglia accumulate.

Ora, potrei andare in una agenzia di viaggi, ma volete che io rinunci al piacere di cercarmi le offerte delle varie compagnie aeree? Anche se essendo giappe sono un po’ strane, per esempio sospendono per l’estate il trattamento dei cani dal naso corto. In più, c’è anche il problema che il costo del volo mi sarà sì rimborsato, però il rimborso arriverà da Creative Commons Sudafrica, con cui mi devo accordare per il budget disponibile: per fortuna che almeno lì il fuso è simile e sono gentili ed efficienti, ma il tetto (albergo compreso) è sotto i 2000 euro, e se non trovo qualche offerta scontata difficilmente riuscirò a farmi rimborsare interamente il viaggio.

Insomma, è un piacevole problema, ma non è come andare alla macchinetta a fare il biglietto del regionale per Chivasso. Però forse potrei sfruttare questo genere di competenza offrendo servizi di advisory per la prenotazione online di voli intercontinentali…

[tags]voli, viaggi, italia, giappone, brasile, irlanda, sudafrica[/tags]

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martedì 3 Giugno 2008, 15:32

Una giornata dimenticabile

Oggi non so proprio di cosa bloggare: domenica, quando me le hanno dette, mi sono dimenticato di scrivermi le idee per i post di questa settimana, e di conseguenza non ho niente da scrivere. Anche i blog oggi sono mosci, e non parliamo dei giornali! E’ proprio una giornata post-ponte (per voi che l’avete fatto, io ieri ho lavorato), di quelle in cui guardi il monitor, sospiri, e poi ti dici: eh, oggi s’ha proprio da contribuire all’incremento del PIL. E giù di vignette di Dilbert.

Meglio comunque di ieri, che a un certo punto è venuto il tornado e le finestre del mio salotto sembravano gli oblò di un traghetto Tirrenia in mezzo a una tempesta. A un certo punto il balcone ha esondato, e un’onda sbirula di acqua piovana ha invaso metà sala, fino al televisore. E non trovavo uno straccio che fosse uno: ho asciugato il palchetto con l’asciugamano da spiaggia, così poi anche al mare mi sentirò a casa. Però, Giove Pluvio, guarda che maggio è finito: non ti provare a ricominciare con la pioggia, che ne abbiamo avuta a sufficienza!

[tags]tags?[/tags]

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