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Archivio per la categoria 'TorinoInBocca'


martedì 12 Maggio 2009, 14:18

Brevi

Segnalo velocemente alcuni appuntamenti: oggi alle 18, al Teatro Espace di via Mantova, Travaglio e De Lucia presentano il libro di quest’ultimo sull’inciucio televisivo tra Berlusconi e la sinistra. Domenica pomeriggio organizzeremo probabilmente un incontro con Maurizio Pallante e Paul Connett, per parlare di decrescita e di rifiuti. Infine, lunedì 25 maggio alla sera Beppe Grillo scenderà a Rivoli: un’altra serata da non perdere.

[tags]torino, appuntamenti, travaglio, de lucia, connett, pallante, beppe grillo[/tags]

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sabato 9 Maggio 2009, 21:28

Demoburocrazia

Presentare una lista civica alle elezioni provinciali non è un lavoro facile; dopo aver raccolto le firme e aver recuperato tutti i certificati elettorali nei vari Comuni della provincia, è necessario riordinare e controllare tutte le carte e tutti i timbri, assicurarsi firma per firma della corrispondenza perfetta tra elettore e certificato, contare le firme valide e impacchettare il tutto, facendosi al contempo una fotocopia di tutto, da utilizzare in caso di contestazioni.

Abbiamo iniziato alle 18 di venerdì (e vario lavoro era già stato fatto prima) e solo qualche minuto dopo le tre di notte abbiamo completato tutto, infilandolo in un borsone per la consegna. Ecco quindi alcuni dei candidati al lavoro presso la sede centrale del movimento, temporaneamente stabilita nel salotto di casa mia:

DSC02098s.JPG

Dopodiché, ieri mattina alle 7:30 circa – dopo circa tre ore di sonno – ci siamo presentati all’ingresso del Tribunale di Torino, pronti per la consegna delle firme. Speravamo di essere i primi; l’ordine di presentazione non determina l’ordine di apparizione della lista sulla scheda, ma è rilevante per due motivi; il primo è che, se qualcuno ha firmato per più di una lista, la sua firma viene assegnata alla lista presentata per prima; il secondo è che, se due simboli sono simili o confondibili, anche qui è il primo arrivato ad avere la precedenza.

Naturalmente siamo stati ingenui: al nostro arrivo c’erano già lì varie liste, ognuna rappresentata da un nutrito gruppo di persone a garanzia della posizione in coda, di fronte ai metal detector ancora chiusi. In particolare, i primi ad arrivare erano stati tutti i gruppi della sinistra (nell’ordine Comunisti Italiani, Sinistra Critica e Sinistra e Libertà, mentre Rifondazione era poco dopo di noi) per un motivo molto semplice: oltre ad avere simboli relativamente simili, contano su basi di militanti significativamente sovrapposte, per cui hanno problemi di doppie firme in quantità rilevante; la legge impedisce di presentare più di 1500 firme e dopo lo scarto dei doppioni ne devono avanzare almeno 1000, per cui chi arriva per ultimo rischia l’esclusione.

L’ufficio elettorale apriva alle 8, e man mano che l’ora si avvicinava l’assembramento si infittiva. Il sottoscritto, allenato da anni di stadi aeroporti e concerti, è riuscito a spogliarsi di ogni oggetto metallico e pertanto ad entrare tra i primissimi, non venendo fermato dalle guardie; avrei potuto prendere il numero 2, ma nel rispetto dell’ordine di arrivo all’esterno mi sono accontentato del numero 5.

Peccato che la presentazione di una lista sia una cosa lunga, perché è necessario ricontrollare, contare e verbalizzare tutto ciò che viene presentato, e in particolare le firme. Dunque siamo giunti alla scrivania del cancelliere soltanto alle dieci e un quarto; dopo mezz’oretta ci è stato chiesto di tornare dopo tre ore per concludere il verbale, dando loro il tempo di contare la pila delle firme e dei certificati, che qui potete vedere, depositata sulla scrivania, in tutto il suo splendore.

IMAGE_179s.jpg

Noi abbiamo consegnato 1348 firme, di cui solo 1225 valide e certificate, tra firme apposte con errore o trascritte in modo illeggibile, persone che sono risultate irreperibili nel Comune di residenza dichiarata (già vi dissi che molta gente non sa dove abita…) e persone il cui Comune era davvero troppo lontano perché riuscissimo a recuperarne il certificato nei soli tre giorni che avevamo a disposizione, oppure dove abbiamo incontrato uffici comunali ostruzionisti. Alla fine quelle accettate e verificate sono state 1183; quindi siamo stati ufficialmente ammessi alla competizione.

C’è solo una piccola aggiunta da fare: tra le persone in coda ho visto una faccia che mi era nota, e infatti tra le 38 liste presentate ve ne sono un paio (entrambe presentate dalle stesse persone, con due diverse scatole di firme: complimenti per la capacità di raccolta) che riportano bella grossa la scritta “grillo” o “grilli”, naturalmente senza alcuna autorizzazione o correlazione con Beppe Grillo, che anzi ha già ottenuto ragione dai tribunali lo scorso anno. Abbiamo presentato ricorso, ma la legge – che protegge i simboli dei partiti rappresentati in Parlamento – non protegge invece il simbolo di un movimento come il nostro, né si preoccupa di evitare l’evidente confusione che questo genererà negli elettori, forse perché è funzionale al risultato elettorale dei partiti suddetti.

In più noi non abbiamo il nome di Grillo nel nostro simbolo in alcuna maniera, per via della sua richiesta di lasciarlo fuori per coerenza con la sua posizione sull’abolizione delle province (che condividiamo, ma che per noi non è un motivo sufficiente per lasciare la Provincia nelle mani dei partiti fino a che esiste). E quindi… beh, la forma è salva, la democrazia boh: dato che ci sono persone che da dieci o vent’anni presentano a ogni elezione liste civetta di vario genere, ci devono essere sotto delle motivazioni che mi sfuggono.

[tags]elezioni, beppe grillo, torino a 5 stelle, burocrazia, tribunale, torino[/tags]

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mercoledì 6 Maggio 2009, 10:16

In tour

In questi giorni sono in giro dal mattino alla sera per visitare i municipi di buona parte dei Comuni della provincia di Torino, per ritirare i certificati elettorali delle persone che ci hanno dato la firma.

Abbiamo circa 400 firme da fuori Torino, sparse in 86 comuni, per ognuno dei quali bisogna mandare un fax in anticipo con i dati personali dei firmatari – precedentemente trascritti dai moduli firma dentro un foglio Excel, con inevitabili errori di trascrizione e di copia e incolla – per poi passare personalmente a ritirare i certificati. Dato che purtroppo soltanto io e un altro ci siamo dati disponibili per questo lavoro, e che tutto deve essere fatto in tre giorni (ieri, oggi e domani), capirete che non è un lavoro semplice: un’altra simpatica mina piazzata sulla via di chi volesse fare una lista civica dal basso.

In più, le cose si complicano continuamente; per esempio capita di andare a Moncalieri e di scoprire che una delle persone che ti ha detto di abitare lì, mostrandoti una carta d’identità di Moncalieri, in realtà si è già trasferito a Villastellone. Allora vai a Villastellone, e ti dicono che nel frattempo è già andato ad abitare a Rivoli… e così via. Naturalmente, a un certo punto smetti di inseguire e depenni la firma, ma in teoria non basta nemmeno un giro solo: dovresti farne uno per verificare i dati, e un secondo per chiedere i certificati ai Comuni giusti.

Oppure ci sono i Comuni pistini: per esempio a Nichelino le signorine (peraltro molto gentili) mi hanno fatto un quiz, perché la data di nascita di una persona era sbagliata e ciò impediva il rilascio del certificato; nome, cognome, luogo di nascita, giorno e mese di nascita ed estremi del documento erano giusti, ma avevamo tracopiato “1965” invece di “1985” come anno di nascita… In realtà il pistinismo è dovuto, per evitare che le liste rubacchino nomi e cognomi sull’elenco telefonico e si inventino i relativi dati (cosa che molti fanno comunque, mentre altri semplicemente hanno un loro raccomandato assunto all’anagrafe che gli passa gli elenchi, ai quali viene aggiunto uno scarabocchio come firma: vi ricorderete i casi romani); però, insomma…

Comunque – oltre ad aver finalmente scoperto l’uso del navigatore: ehi, è comodo, gli dici “municipio di Bruino” e fa tutto lui – è stato davvero interessante vedere un po’ di persone e di posti in provincia.

A Moncalieri l’ufficio è in un posto bellissimo, proprio sul piazzale del Castello; però ho fatto mezz’ora di coda fermo in macchina perché proprio quel giorno avevano deciso di riasfaltare a tradimento la strada che scende verso Trofarello. A Trofarello, dentro l’anagrafe, troneggia una gigantografia nuda di Del Pippa: brrr… A Villastellone la signora è stata gentile, anche se erano presi dalle loro comunali. A Carmagnola il municipio è in un bel palazzo, ma due su quattro erano sconosciuti o trasferiti.

Nel pomeriggio poi ho infilato nell’ordine Nichelino, La Loggia (bello, c’era un bel sole e sembrava davvero estate), Vinovo (paese antico e molto bello, con uno splendido castello, però con una pianta progettata da M. C. Escher: complice la chiusura per lavori dell’unica via in direzione Torino, ci ho messo mezz’ora e almeno tre giri in tondo per capire come uscire dal paese), Candiolo (efficientissimi, ritiro in dieci secondi), Orbassano (in pieno centro, ma mi han fatto una copia sola dei certificati…), Bruino (ne avevamo ben quattro) e infine, dato che c’era ancora tempo, Sangano, dove l’aria è già decisamente montana.

La val Sangone, circondata da montagne e piena di prati e boschi, è sempre bellissima: dev’essere per questo che vogliono farci passare in mezzo la TAV.

[tags]elezioni, certificati, comuni, burocrazia, torino a 5 stelle, torino, provincia[/tags]

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lunedì 4 Maggio 2009, 20:02

Quattro maggio

La vera notizia, oggi, è che non solo non pioveva, ma c’era un sole che spaccava le pietre. C’è chi ha attribuito la cosa al fatto che la tradizione del quattro maggio prevede la pioggia solo se esso cade in prossimità di una partita casalinga del Torino, e invece stavolta si è giocato in trasferta.

Dev’essere però che Firenze per il granata è quasi una seconda patria, e quindi è successa l’ennesima magia: all’avvicinarsi dell’ora fatidica, improvvisamente dal nulla sono spuntate le nubi. Per qualche minuto, solo qualche minuto, è stato di nuovo il quattro maggio: una pioggia sporca e cattiva sputava giù dal Paradiso la rabbia del destino, ora e per sempre cinico e baro. Era quasi grandine, una grandine di frammenti e meteore e briciole di aereo e di vite – chi ha visto le foto della tragedia sa, un calzino qui, una maniglia là, una ruota strappata dal nulla.

Il cielo, insomma, ha onorato la ricorrenza con una breve e intensissima cerimonia, tanta acqua come nel fondo di un oceano, come nel mare di Lisbona. E poi ci ha lasciati liberi nel ricordo: il tempo di arrivare al Fila ed era già di nuovo una giornata estiva.

Visitare il Fila fa bene e male insieme; è come andare a visitare un vecchio nonno a cui tieni moltissimo ed essere contento di rivederlo, ma allo stesso tempo accorgerti con dolore di come ogni volta la sua salute sia peggiore, e abbia qualche acciacco in più, e sembri più anziano e malridotto, e si avvii inesorabilmente verso la sua fine. I poveri monconi che si sono salvati dallo scempio delle speculazioni politiche e di quelle edilizie sono sempre più sbriciolati e traballanti, e sempre più presi d’assalto dalla vegetazione.

Grazie agli sforzi immensi ed encomiabili di tanti tifosi, che hanno passato settimane a falciare l’erba e rimuovere l’immondizia, oggi l’area era pulita e piena di gente; eppure mi ricordo che anche solo tre anni fa (quando pure io, insieme alla mitica Lorena – una tifosa granata di Santiago del Cile che si era pagata sei mesi in Italia per vedere il Toro – e a tanta altra gente avevo passato giorni sotto la pioggia, a rimuovere macerie, tagliare arbusti e passare la candeggina nelle stanze scoperchiate, e poi, dopo la festa, a togliere frammenti di vetro dal terreno con un cucchiaio) il Fila sembrava più in salute.

Dev’essere l’effetto delle tremende barriere di lamiera volute dal Comune: che insiste con questa stupida idea che qualcuno possa farsi male sulle gradinate pericolanti. Che poi sono pericolanti per scelta e volontà del Comune stesso e dei suoi amici palazzinari di ogni ordine e grado, che in questi dieci anni di Fila a monconi hanno già tentato di costruirci sopra qualsiasi cosa, supermercati, parcheggi, case di lusso a quindici minuti dal centro, e poi certo anche un campo di calcetto, però sintetico e che costi tantissimo; meglio ancora un campo di subbuteo, che toglie meno spazio ai negozi.

E così, ogni qualche mese il potere piazza un nuovo giro di barriere, una nuova staccionata, un nuovo muro; e tempo qualche settimana magicamente ci si apre un varco, e i bambini tornano a correre sul prato dietro un pallone, e gli adulti a chiacchierare guardando i bambini, e i vecchi a sedersi sulle gradinate, taluni anche ricordando le partite viste là da ragazzi.

Non mi illudo che capiscano in tanti; moltissimi, a Torino, il Fila non sanno nemmeno dove sia (e mi dispiace per loro). Il Fila, a Torino, è una delle ultime zone di libertà; invisibile agli assimilati, impenetrabile per l’ordine nuovo, scandalosa per gli sdegnati a comando, concupiscibile per il potere, invincibile fin che la forza tranquilla del suo popolo non la abbandonerà.

Sarà quando ci porteranno via il Fila del tutto, infatti, che Torino chinerà la testa.

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[tags]toro, torino, filadelfia, stadio, grande torino, superga, 4 maggio[/tags]

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venerdì 1 Maggio 2009, 14:06

S’è incazzato Chiamparino

Forse avrete letto l’intervista di oggi su La Stampa a Chiamparino, in cui spara a zero su coloro che si sono opposti alla fusione tra Iride ed Enìa.

La materia del contendere era chiara: alcuni partiti della maggioranza di Chiamparino concordavano con la posizione storica di Grillo e dei comitati del settore, cioè che le aziende municipalizzate devono restare sotto il controllo pubblico, tanto più se gestiscono la distribuzione di un bene vitale come l’acqua (a Torino SMAT “per il momento” è fuori dalla fusione; “per il momento” l’ha dichiarato in consiglio comunale l’altro giorno un esponente della giunta del Chiampa).

C’è da dire che anche la garanzia del controllo pubblico almeno al 51% è fittizia; basta vedere la SAGAT, la società che gestisce l’aeroporto di Caselle, che è a maggioranza pubblica ma che, tramite patti parasociali, è gestita di fatto dal socio privato (Benetton). Comunque, San Paolo Sergio Chiamparino è stato chiaro: il suo obiettivo è rendere la nostra acqua e la nostra elettricità “contendibili”, che significa “acquistabili in Borsa dalle banche mie amiche”; dopodiché, come regolarmente avviene privatizzando beni vitali in regime di monopolio o quasi, i servizi peggiorano e le tariffe salgono, a tutto vantaggio delle banche suddette.

Per questo motivo, la maggioranza si è spaccata, con i gruppi della sinistra (ad eccezione dei Comunisti Italiani) e l’Italia dei Valori che hanno votato contro la fusione dato che la clausola sul controllo pubblico non era stata inserita. Ma non è solo questo ciò che fa incazzare Chiamparino: egli dice nell’intervista che «In consiglio c’è stato un episodio significativo: i simpatizzanti di Attac, un gruppo di sinistra vicino a Grillo, hanno applaudito i discorsi del rappresentante di An, Ravello e dei leghisti. Questo vuol dire che la vera discriminante, il vero avversario, ormai, è il populismo che riguarda un pezzo della sinistra, Di Pietro e buona parte della destra. Se si vuole fare davvero un nuovo progetto per l’Italia è da lì che bisogna prendere le distanze. Dal populismo, sia che si ammanti di sinistrismo sia che si ammanti di perbenismo, al centro o a destra. Questo è il nemico del Paese che vuole affrontare la sfida della modernità».

Lasciamo perdere che la concezione di modernità di Chiamparino è vecchissima: è tutta basata sulla Borsa e sul cemento. Lasciamo anche perdere il fatto che non vi sia un contraddittorio ma solo un giornalista in adorazione (stamattina, come Torino a 5 Stelle, ho scritto al giornale; vediamo se rispondono). Tuttavia, solo una persona ossessionata da una divisione ideologica della società può trovare sbagliato che un gruppo che si batte per difendere il bene comune applauda l’intervento di un leghista che (anche solo per calcolo politico) dice la stessa cosa. Se mai, Chiamparino dovrebbe chiedersi com’è che la Lega dice cose più condivisibili e vicine ai cittadini di quelle che dice lui. Invece, parla seguendo il cliché sinistrorso per cui basta dare del leghista a qualcuno per squalificarlo, senza accorgersi che già alle ultime elezioni buona parte degli elettori di sinistra hanno cominciato a votare Lega.

Io, mercoledì, c’ero; sono andato a seguire il consiglio comunale incriminato. Sono arrivato alle 16 e delle (peraltro gentilissime) signore all’ingresso mi hanno fatto attendere fino alle 16,45, perché non si può entrare prima che la seduta sia ufficialmente aperta (non sia mai che il pubblico veda qualche compromettente chiacchierata preliminare). Poi mi hanno fatto salire, e posare la borsa; io avevo la macchina fotografica, e il vigile all’esterno mi ha confermato che era possibile riprendere, tanto è vero che mi ha fatto lasciare la borsa ma tenere la macchina; del resto i meetup cittadini in passato hanno ripreso il consiglio comunale varie volte.

Stavolta, però, si parlava di soldi, tantissimi soldi: e quindi, in sala, ecco la sorpresa.

Capito? Questi sono i nuovi ordini: il cittadino può ascoltare, ma non può muoversi, e nemmeno fare fotografie, a meno di chiedere una autorizzazione preliminare, cosa che peraltro, per un consiglio straordinario convocato il martedì sera per il mercoledì pomeriggio, mi pare un pelino difficile da fare.

Non posso quindi farvi vedere il cazzeggio continuo di questa gente (un po’ lo vedete all’inizio: nei primi dieci secondi c’è addirittura una votazione in corso, ma sentite il brusio e notate la gente che vaga per la sala) e nemmeno ascoltare le parole di Chiamparino che fa il bullo vantandosi in anticipo che la mozione sarà approvata, con totale disprezzo per il consiglio comunale e per la libertà di pensiero dei suoi consiglieri. Ci sarà prima o poi sul sito un video ripreso da una telecamera fissa, accuratamente pianificato in modo che sembri una cosa seria: anche voi, cliccate e adorate – è tutto quel che potete fare.

Ma io vi invito ad andare, una volta nella vostra vita, a vedere in azione quelli che governano la nostra città: tornerete anche voi con la rabbia.

[tags]torino, chiamparino, iride, enia, acqua, elettricità, fusione, borsa, finanza, informazione, fiato sul collo, grillo, torino a 5 stelle[/tags]

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mercoledì 29 Aprile 2009, 23:56

Torino sale

Sono appena tornato a casa, dopo aver passato la mattina a raccogliere firme e il pomeriggio a osservare il consiglio comunale in cui Chiamparino ha usato tutte le pressioni possibili per far approvare la fusione tra Iride e Enìa.

Per stasera mi limito a farvi notare l’ennesimo piccolo capolavoro di disinformazione de La Stampa: questo articolo trionfalmente intitolato “Intesa Sanpaolo, Torino sale al 9,9%”. Orgogliosi? Non è mica vero, come dicono tutti, che Torino ha svenduto il Sanpaolo e ora conta come il due di picche; ma se anche fosse, da domani le cose cambieranno, visto che Torino “sale al 9,9%”. E il sottotitolo spiega a grandi lettere: “La Compagnia “prenota” l’1,93% di Barclays e si consolida come primo azionista”! Capite, siamo anche previdenti: sapendo che la banca inglese venderà, noi ci siamo prenotati, muovendoci prima degli altri, per fare il colpaccio e diventare più potenti!

Se siete come la maggior parte dei lettori, che di finanza capiscono poco o nulla, andrete avanti con la rassicurante sensazione che Chiamparino e Benessia abbiano fatto l’ennesima grande impresa a favore della città. Se però leggete l’articolo, scoprirete che le cose sono un po’ diverse: ossia che nel marzo 2008 la Compagnia di San Paolo ha stipulato con Barclays un accordo che prevede per gli inglesi a giugno 2009 una opzione “put”, ossia il diritto di vendere, con relativo obbligo per la Compagnia di San Paolo di comprare. L’articolo spiega che il prezzo pattuito è di 3,20 euro, mentre l’attuale valore delle azioni è 2,32 euro.

In altre parole, la realtà è che Torino non “prenota” niente, ma è obbligata da un geniale contratto stipulato un anno fa a comprare a 3,20 euro delle azioni che ne valgono 2,32, ossia a regalare circa il 40% per cento di guadagno secco agli inglesi: che grandi finanzieri che abbiamo!

Beh, direte voi, ma così almeno comanderemo: e invece no! Perché alla fine l’articolo è costretto a spiegare che Credit Agricole e Generali hanno fatto un accordo per votare insieme i propri candidati al Consiglio d’Amministrazione, e, dato che insieme arrivano all’11%, avranno comunque più voti della Compagnia di San Paolo…

Insomma, la sostanza è che stiamo strapagando le azioni degli inglesi e comunque conteremo poco lo stesso: peccato che il giornale dica un’altra cosa…

[tags]torino, chiamparino, benessia, intesa, sanpaolo, generali, credit agricole, finanza, politica, la stampa, informazione[/tags]

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mercoledì 22 Aprile 2009, 16:13

Cinque firme, cinque stelle, un sacco di carta

E’ incominciata in questi giorni la raccolta delle firme per la presentazione della nostra lista civica provinciale Torino a 5 Stelle. Dobbiamo raccogliere mille firme; ne abbiamo raccolte duecento solo nel sabato di prova, ma il tempo scarseggia, dato che abbiamo tempo solo fino al 4 maggio e che c’è di mezzo pure un ponte che probabilmente desertificherà la città. Insomma, attorno a noi c’è tanta simpatia, ma la simpatia non basta: o le persone si danno da fare, ci trovano altri firmatari, li portano ai banchetti, o non riusciremo a presentarci.

La pagina con l’elenco sempre aggiornato delle opportunità per firmare è qui; questo è l’appello che spiega perché firmare; questi sono i banchetti di raccolta:

Mercoledì 22 aprile – ore 21-23 – corso Ferrucci 65/A, Torino (primo piano)
Giovedì 23 aprile – ore 16,30-18 – piazza Castello angolo via Garibaldi, Torino
Venerdì 24 aprile – ore 20-22,30 – Rivoli, Hotel Davide, via Legnano 21
Sabato 25 aprile – ore 15-19 – piazza Castello angolo via Garibaldi, Torino
Lunedì 27 aprile – ore 16,30-18 – piazza Castello angolo via Garibaldi, Torino

ma si può firmare anche in qualche Comune (tra cui l’ufficio elettorale di Torino al Rondò della Forca, che è aperto anche questo sabato e domenica).

Non è solo questo ciò che volevo dirvi, comunque; l’esperienza di organizzare in prima persona (in un gruppo piccolo ma agguerrito) una roba del genere è stata davvero istruttiva.

Si scopre infatti che tutto il nostro sistema elettorale, su cui è basata la nostra democrazia, è in realtà costruito per essere complesso ed arbitrario. Per presentare una lista esiste un comodo libretto del Ministero dell’Interno di alcune decine di pagine, che però vale fino a un certo punto, visto che ciò che conta è la legge. Voi penserete che ci siano dei moduli; invece no. I moduli devi farteli tu, seguendo una traccia che però varia a seconda dell’edizione del libretto e della fonte che trovi, e che è comunque pensata per gruppi senza problemi di soldi e di braccia: per esempio, le firme vanno raccolte su moduli che devono assolutamente essere dei fogli A3 fronte/retro a colori, e ancora grazie che esistono le copisterie (in realtà si puà fare anche su fogli A4 separati, ma serve poi una procedura magica presso un ufficio sconosciuto, sito in fondo a una grotta nelle miniere di Moria, per poterli riattaccare: “meglio di no”). Oppure, devi essere tu a certificare che i tuoi mille firmatari siano effettivamente elettori, e a questo scopo devi recarti negli uffici elettorali di ciascuno dei 315 comuni della provincia di Torino, uno per uno, e chiedere i certificati elettorali dei firmatari di quel comune, da allegare alla pratica: immaginate un po’.

Non esiste assolutamente nessuno autorizzato a dirti come fare; non solo, ma più sono gli uffici a cui chiedi e più sono le versioni diverse che ricevi. C’è l’ufficio che ti mette un timbro per autorizzare una cosa e quello che assolutamente si rifiuta di mettere un timbro, di solito con commenti tipo “siamo mica qui a timbrar fogli per lei”; c’è quello che accetta le cose scritte a penna e quello che le rifiuta; e poi c’è l’ufficio elettorale centrale, dove una persona (peraltro gentile e disponibile) non può far altro che dirti che non è autorizzata a rilasciare pareri ufficiali sul fatto che una data cosa sia accettabile o meno; tu devi raccogliere tutti i documenti, presentarli, e poi qualcuno deciderà se vanno bene o meno, ma solo quando sarà troppo tardi per rimediare.

Infine, c’è la questione delle firme: perché non penserete mica che basti la volontà del cittadino, e che quindi si possano raccogliere semplicemente le firme in giro. Le firme devono essere autenticate, e attenzione, dice la legge, ci sono due opzioni. Se sei un partito, che già dispone di eletti, i tuoi consiglieri comunali e provinciali possono autenticare le firme; ti basta riempire i moduli con i dati dei tuoi simpatizzanti, farli firmare e metterci il timbro. Se sei una lista civica, dato che ovviamente nessun partito ti vorrà aiutare, la legge ti permette di usare un dipendente comunale, un notaio o un giudice di pace, che però devono venire autorizzati con una procedura che richiede una settimana e la collaborazione di tre uffici (anche qui per fortuna ho trovato sempre persone gentili), e che poi possono ricevere firme solo nel territorio comunale. E soprattutto, devono aver voglia di venire gratis a star lì per intere giornate e weekend: voi lo fareste?

Noi non demordiamo, e insistiamo; se poi non raccoglieremo abbastanza firme, o se l’ufficio preposto deciderà che la congiunzione astrale ci è sfavorevole e la cacca di formica in alto a destra invalida i moduli, pace; è tutta esperienza per le prossime elezioni comunali.

[tags]elezioni, democrazia, torino, torino a 5 stelle, lista civica, burocrazia, moduli[/tags]

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lunedì 20 Aprile 2009, 12:35

Il Poli è radioattivo?

Ho ricevuto ieri sera un messaggio inquietante dal dottor Roberto Topino, già noto per avere individuato le misteriose piante deformi nei prati di Torino.

Tutto nasce da una delle tante cose dette con faciloneria quando si magnifica la costruzione di inceneritori: tutte quelle ceneri (in gran parte tossiche e classificate come rifiuto speciale) si potranno smaltire da qualche parte, ad esempio come materiale per costruzione o per terrapieni stradali. E così al dottor Topino è venuto un dubbio: ma non sarà che questa idea circola perché l’hanno già fatto in passato?

Così si è preso un contatore Geiger (buona parte dei rifiuti speciali sono costituiti da materiale radioattivo, ad esempio quello prodotto dagli ospedali) e ha percorso in bici un tratto del più grande lavoro di scavo mai effettuato in città: il passante ferroviario. E guardate qui…

Secondo il dottor Topino, il livello naturale di Torino è di 0,1 microsievert per ora; il livello misurato al Politecnico è di 0,6-0,8 in superficie (stessa cosa vicino all’igloo di Merz). Non so quanto sia pericoloso un tale livello, né se la cosa sia spiegabile in altro modo, né se il valore sia stabile nel tempo e correttamente misurato; certo che è una scoperta inquietante, e spero che ci sia qualche esperto disposto a capirne di più, magari al Politecnico stesso.
[tags]torino, rifiuti, inceneritore, radioattività, politecnico, inquinamento[/tags]

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sabato 18 Aprile 2009, 10:25

Bollettino

Oggi sono un po’ di corsa: nel pomeriggio, in piazza Castello lato via Garibaldi, comincia la raccolta delle firme per presentare la lista civica alle prossime elezioni provinciali (sì, la prossima volta ve lo dico con più anticipo: gli ultimi giorni sono stati un delirio di burocrazia e autorizzazioni di ogni genere, ma dovremmo riuscire a pubblicare presto luoghi e orari per le prossime due settimane).

Vi lascio quindi con il bollettino cittadino di questi ultimi due giorni: hanno infine arrestato Angelo Soria e adesso vorrei proprio sapere con che faccia la Bresso giustificherà il fatto di non averlo cacciato prima.

Nel frattempo è partita l’indagine sull’appalto dell’inceneritore del Gerbido, già bloccato dal TAR per irregolarità, o meglio per il sospetto che la cordata vincitrice non avesse in realtà i requisiti adatti, ma abbia magicamente vinto lo stesso. Bene, e allora come reagisce la cupola cittadina, all’idea che abbiano dato l’appalto a una cordata dai requisiti insufficienti e che è sotto indagine per accertare se abbia mentito in proposito?

Chiamparino sbotta: “Non capisco i tempi della giustizia”. Si sa, il problema sono queste maledette leggi e i giudici che si ostinano a farle rispettare, invece di permettere ai politici di assegnare liberalmente gli appalti come ritengono più opportuno; peraltro non si capisce come possa essere considerata lenta una inchiesta che è stata ufficialmente aperta da 24 ore. Si percepisce tutto il fastidio all’idea che, volendo costruire l’inceneritore a tutti i costi, si sia invece costretti a rendere conto della spesa di soli 12 milioni di euro solo per la costruzione. E allora la cupola che fa?

Beh, La Stampa pubblica a fianco il solito spaventapasseri: “rischiamo la fine di Napoli”. Intanto, anche se fosse vero il rischio, sarebbe perché loro non sono stati capaci di fare un appalto regolare, mica perché i giudici hanno trovato gli indizi e hanno cominciato a indagare. Ma sapete bene che se rischiamo di affogare nei rifiuti è più che altro perché le procedure per portare la raccolta differenziata porta a porta in tutti i quartieri torinesi vanno a rilento, proprio perché se andassero troppo in fretta poi non ci sarebbe più niente da bruciare, prima ancora che l’inceneritore sia pronto. Eppure, loro usano tutti i mezzi per spaventare la gente e convincerli che questi cattivi giudici gli faranno fare la fine dei napoli.

Colgo quindi l’occasione per segnalare che domani, sul sito del costruendo inceneritore, ci sarà una festa (portatevi da casa piatti posate e bicchieri non usa e getta) con tanto di semina di orto; anche se io non ci sarò causa matrimonio.

[tags]torino, chiamparino, bresso, grinzane, inceneritore, gerbido, no inc, scandali[/tags]

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martedì 14 Aprile 2009, 20:50

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Anche oggi, al rientro dalle vacanze, avrei dovuto fare un post per lamentarmi di qualcosa. Ma era una giornata talmente bella! E poi lo scoop a cui lavoravo da qualche giorno, sulle piante deformi che crescono sopra i veleni della Spina 3 – cosa che peraltro, se leggete il mio blog, avevate potuto immaginare già da mesi – e di tante altre parti di Torino, è arrivato fino sulle pagine di cronaca della Stampa, e ora non c’è più bisogno che ne parli (il merito comunque è tutto del dottor Roberto Topino dei comitati contro l’inceneritore).

E allora, con cosa vi lascio stasera? Beh, vi lascio con il link al nuovo blog dell’Athletic Daspo, il club formato da tutti i tifosi granata oggetto di divieto di accesso allo stadio. Tra essi vi sono parecchi ultrà, ma anche gente che vi è finita in mezzo abbastanza per caso: pare che qualche giornata fa abbiano diffidato anche i due ragazzini che si erano aggrappati alle recinzioni della curva per afferrare prima degli altri le maglie lanciate dai giocatori. Al di là della benemerita raccolta di materiale per l’Abruzzo, la cosa più interessante – a patto che le questioni legali non vi facciano venire il mal di testa, e che abbiate un quarto d’ora da dedicarvi – è l’analisi del testo della legge che regola tale dispositivo.

Non perdetevi la chicca dell’articolo 6 quater, terzo comma: quello che dice che ai tifosi può essere imposto di tutto per garantire la sicurezza, ma nel caso in cui “si tratti di impianti costruiti nel territorio di comuni aventi una popolazione inferiore a 100 mila abitanti e la competizione riguardi una squadra calcistica, avente sede o radicamento territoriale nel medesimo comune, promossa al predetto campionato per la prima volta negli ultimi venti anni”, anche gli stadi piccoli, inadeguati e insicuri possono essere utilizzati per giocare in serie A. Perché? Perché proprio quell’anno era appena stato promosso in serie A il Treviso, e volete mica che la Lega lasciasse che la squadra di casa dovesse andare a giocare da un’altra parte…

[tags]veleni, torino, spina 3, piante, inceneritori, calcio, serie a, treviso, lega, daspo, violenza, ultras[/tags]

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