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Archivio per la categoria 'WeekBowl’s&Music'


domenica 4 Marzo 2007, 02:21

E’ finito Sanremo

Oh, io ricordo distintamente che, quando due anni fa dissi che Vorrei cantare come Biagio Antonacci era un capolavoro di musica popolare moderna e di sovversione del sistema dall’interno, varia gente mi prese per il culo; specialmente i fan di quella folta brigata di cantanti e musicisti italiani i quali, non possedendo il talento di comunicare in modo diretto e universale e nemmeno una goccia di genio, presumono di potersi costruire una immagine altamente artistica vendendo il meno possibile e tirandosela tantissimo (per Andrea: sì, sto parlando per esempio di Cristina Donà).

Peraltro, l’anno scorso Simone Cristicchi non mi aveva molto convinto, con una canzone che mi sembrava forzatamente alternativa; temevo si stesse avviando sulla strada della macchietta da buffone. Quest’anno, però, mai vittoria fu più meritata, tanto è vero che (mai accaduto prima) il premio principale, il premio della critica e il premio della stampa sono andati tutti alla stessa canzone.

Canzone che è oggettivamente molto bella, sia come musica che come testo, pieno di metafore che colpiscono in un lampo ma che si rifanno a sensazioni e situazioni profondamente vere; e non è nemmeno una astuta captatio benevolentiae, come forse si potrebbe sospettare di quella (dedicata a Borsellino e ai morti di mafia) che ha vinto tra i giovani, Il mio nome è mai più Mi fido di te Pensa. Cristicchi, invece, ha passato tra i matti gli ultimi due anni della propria vita, traendone un libro, uno spettacolo teatrale e un film in uscita in DVD; e sarebbe comunque difficile cantare una canzone del genere in modo credibile, trasmettendo emozioni, se non le si provasse sinceramente a propria volta. (Vedasi a riprova il miagolante Concato, un altro della categoria di cui parlavamo all’inizio, che su un tema potenzialmente altrettanto toccante era evidentemente fintissimo, e non è stato filato proprio da nessuno.)

Certo, per compensare tanta grazia ci hanno dovuto rifilare un pomposo Al Bano al secondo posto, e un bidello che passava di lì per caso al terzo. Silvestri, con una canzone piacevole ma leggerissima, ha mancato il podio di poco. Quinto, Mango – anzi, il Maestro Pino Mango, come pretende di essere chiamato nelle interviste – e qui siamo proprio nel pretenzioso-kitsch a manetta. In più, in un Festival musicamente migliore della media, sono affondati in tanti, dal sinatrico Johnny Dorelli al recitante Paolo Rossi, che portava un inedito di Rino Gaetano rispolverato dagli archivi (memorabile il giornalista che nell’intervista gli ha chiesto, “E Gaetano, che cosa dice della sua versione?”, provocando gelo in sala).

Del resto, non è un caso che, ancora una volta, basti un ospite straniero qualsiasi a ridicolizzare tutto il cast; stasera c’era Joss Stone, e se non sapete chi è, andate nell’angolino dietro la lavagna. A vent’anni non ancora compiuti, oltre ad esibire una voce straordinaria e parecchie altre parti del corpo piuttosto interessanti, ha preso in mano lo show ribaltando il teatro. Baudo era lì lì per lasciarle il microfono e la conduzione per il resto della serata…

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giovedì 1 Marzo 2007, 12:03

Imbarazzante

È il solo commento che riesco a fare per il Festival di Sanremo versione Pippo Baudo 2007, dopo averne visto un po’ tra ieri e l’altro ieri, sorretto dal commento della Gialappa’s Band su Radiodue (che se no ci sarebbe davvero da spararsi).

Ok, la musica a Sanremo ha sempre fatto abbastanza schifo almeno da vent’anni in qua, ma quest’anno siamo veramente sotto il livello della decenza. L’altra sera erano ospiti gli Scissor Sisters a cantare in playback I Don’t Feel Like Dancing – canzonetta carina, ma nulla di che – e sembrava fossero arrivati gli U2 dei tempi migliori sul palco della Festa di Sant’Alfio a Lentini (SR). Con la folla sotto che li snobba e urla imbestialita di ridargli subito Riccardo Gennaro.

E pensare che, per tutto questo, hanno fatto giocare il campionato di calcio mercoledì alle 15, prima assoluta di una giornata di serie A in pieno orario lavorativo, con gli abbonati imbestialiti di fronte alla scelta tra prendersi ferie o non vedere la partita. D’altra parte, anche il collegamento serale con trentamila persone, vecchietti e signore comprese, che urlano in coro e in delirio “La mamma di Farina è una puttana”, non avrebbe fatto una bella figura. Anche se Farina se lo meritava proprio.

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domenica 11 Febbraio 2007, 12:53

Mistero

Mistero è quello che succederà tra un paio d’ore allo stadio, dove ci recheremo senza sapere bene quel che sta per accadere.

Ieri la giornata di serie B si è svolta, tifosisticamente parlando, nel caos: in alcuni stadi era tutto come prima, con i tifosi in piedi, le bandiere, gli striscioni degli ultras. In altri c’è stato l’azzeramento, vietati gli striscioni con i nomi dei gruppi, vietate le bandiere e le aste, vietati persino i megafoni e le sciarpe (note armi improprie). In alcuni casi i gruppi in trasferta sono partiti e sono rimasti fuori dello stadio ospite, in altri sono stati bloccati, più spesso hanno dichiarato la sospensione delle proprie attività.

Oggi c’è la serie A, e a Torino si preannuncia il pugno duro: la Digos, si dice, si è fatta sentire per tutta la settimana a casa dei capi ultrà, preannunciando i famosi sette anni di guai. Il risultato prevedibile è stato che i gruppi organizzati hanno comunicato il passaggio in borghese, o se preferite in clandestinità: ogni ultras, se vuole, sarà allo stadio per conto proprio. Inoltre, i “vecchi” hanno girato al forum le minacce della Digos: visto che basta che un poliziotto abbia il sospetto, a proprio insindacabile giudizio, che tu possa voler compiere un atto violento, sarà sufficiente passare davanti allo stadio con una sciarpa sulla faccia per rischiare i suddetti sette anni di guai.

Certamente sarà una partita surreale; se davvero non potranno entrare nemmeno i megafoni, i tamburi e le aste di plastica (che, ricordo, come oggetto contundente sono inutili, perchè si flettono completamente), è probabile che ci sia il silenzio. Non è chiaro se si dovrà anche stare seduti, tantomeno se si dovrà andare al proprio posto – il che, ricordando che il Toro ha assegnato i posti a caso per cui ci sono famiglie con un posto qui e l’altro dall’altra parte della curva, e che da un buon terzo dei posti dell’Olimpico non si vede nulla, si preannuncia fonte di interessanti discussioni. E’ invece certo che il settore ospiti sarà chiuso e vuoto.

Nel frattempo, c’è anche chi ne dà una lettura politica. Certo è che, non importa quanto grave sia la situazione e quanto beceri siano i violenti da stadio, con i loro diritti civili, in mezzo agli applausi del popolino, Romano Prodi ci si è pulito il posteriore.

[tags]torino, toro, stadio, ultras[/tags]

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venerdì 9 Febbraio 2007, 16:44

Reclutamento

Mercoledì 7 marzo, ore 21:30. Palasport di Parma. Deep Purple. A qualcuno interessa?

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lunedì 29 Gennaio 2007, 08:50

[[Jim Noir – Eanie Meany]]

Oggi sono via tutto il giorno, ma volevo lo stesso lasciarvi qualcosa per iniziare bene la settimana; visto che è dall’inizio dell’anno che non metto più musica, ho optato per un brano famosissimo, oltre che, nella sua apparente naïveté, davvero bello.

Come? Non avete mai sentito nominare nè Jim Noir nè Eanie Meany? E’ possibile, anche se il nostro è già una stella dell’indie britannico (mancuniano, per la precisione). Siccome però sono sicuro che il brano l’avete già sentito – e vi ricorderete subito anche dove – ho deciso di rivendicare la mia libertà di farvi ascoltare un bel disco come lo farei con qualsiasi amico, senza copiarlo e a qualità talmente ridotta (64 kbps mono) che correrete subito a scatenare i vostri Edonkey comperare il disco in negozio. Enjoy.

Audio clip: Adobe Flash Player (version 9 or above) is required to play this audio clip. Download the latest version here. You also need to have JavaScript enabled in your browser.

If you don’t give my football back, I’m gonna get my dad on you
I only kicked it over your fence and broke a silly gnome or two

Eanie meany, run away
Eanie meany, run away

If you don’t give my football back, I’m gonna get my dad on you
I only kicked it over your fence and broke a silly gnome or two

Eanie meany, run away
Eanie meany, run away
Eanie meany, run away
Eanie meany, run away
Eanie meany, run away
Eanie meany, run away

Eanie meany, run away
Eanie, run away
Steal my football, run away
I’ll get it back some day

[tags]jim noir, eanie meany[/tags]

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domenica 31 Dicembre 2006, 23:59

L’oroscopo dell’anno nuovo

Care lettrici e cari lettori,

questo è l’ultimo post dell’anno e naturalmente, come tutti gli ultimi post dell’anno, viene preparato per apparire all’ultimo momento e festeggiare un anno che se ne va e un altro che arriva. Credo che la cosa migliore che si possa dire è che, senza ipocrisia e di cuore, spero che sia un anno in cui tutti voi potrete realizzare il più possibile dei vostri desideri.

Ma siccome l’uomo ha bisogno di certezze (che non può avere) e a questo scopo si è dotato dei più moderni sistemi di preveggenza, ho assoldato una consulente, nelle vesti di Raffaella Carrà, che ha scoperto per voi cosa vi riserverà il 2007. Pensate, ho persino deciso di sfidare tutte le case discografiche del mondo per farvi eccezionalmente ascoltare la previsione: se poi non avete l’audio, è trascritta più sotto.

Ora premete “play”, e auguri!

Audio clip: Adobe Flash Player (version 9 or above) is required to play this audio clip. Download the latest version here. You also need to have JavaScript enabled in your browser.

P.S. Io, il mio oroscopo, me lo tengo stretto e ci conto!

Maga Maghella, Maga Maghella
Se ti va brutta, se ti va bella
Nel tuo futuro leggerà
Maga Maghella Maga Magà
Con la bacchetta Maga Maghella
Dal firmamento prende una stella
Un micro-oroscopo ti farà
E subitosto te lo dirà

Se sei dei Gemelli tre giorni belli
Stasera esci se sei dei Pesci
Per la Bilancia che mal di pancia
Toro, lavoro ti arriverà

Maga Maghella, Maga Maghella
Se ti va brutta, se ti va bella
Nel tuo futuro leggerà
Maga Maghella Maga Magà
Maga Maghella Maga Magà

Tanta dolcezza per gli Scorpioni
E per la Vergine, baci a vagoni
L’Ariete posta riceverà
Al Sagittario, felicità!
Se sei dell’Acquario è straordinario
Un gran bel giorno al Capricorno
Per il Leone fuoco e passione
Cancro sei stanco, non lavorar

Maga Maghella, Maga Maghella
Se ti va brutta, se ti va bella
Nel tuo futuro leggerà
Maga Maghella Maga Magà
Maga Maghella Maga Magà

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sabato 23 Dicembre 2006, 02:41

Confermo: musica.

Questo post è solo per confermare quest’altro, e il fatto che uno può arrivare a casa assonnato dopo un cenone da amici, dire tra sè e sè “va bene, ne provo solo una”, e poi andare avanti sempre più esaltato per oltre due ore – anzi, sempre più alterato, perchè quando si suona per un po’, specie di notte, si entra in una specie di trance totale in cui il cervello è spento, e gli stimoli vanno direttamente dagli occhi alle mani, o, quando la musica è pregna, dall’anima alle mani.

Anche in età adulta, da persone serie, si può, si deve continuare a roccheggiare! In più, stasera ho scoperto vari gran pezzi (appunto: approfondire per bene i Kiss), e ne ho riscoperti altri dell’epoca (I feel so alone / Gonna end up a big ol’ pile o’ them bones – questa la suonavo anche, nelle birrerie). Menzione speciale per un brano a me totalmente sconosciuto di un gruppo a me totalmente sconosciuto, tal Carry On Wayward Son di tali Kansas, che è assolutamente eccezionale (però sono trent’anni che non è più obbligatorio inserire almeno cinque cambi di tempo per brano, eh!).

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giovedì 21 Dicembre 2006, 16:40

Giochi

Ieri mi è arrivato un pacco dalle Isole del Canale; oggi l’ho aperto.

Infilo il disco nella mia playstation, così a metà pomeriggio, solo un attimo, per vedere che c’è. Scegli una canzone, una sola; all’inizio ce ne sono poche, bisogna giocare un po’ per poterne suonare altre. Prendiamone una. Una? Tra queste? Ok.

Parte, una telecamera a spalla che si infila in un sordido pub, potrebbe essere l’inferno della Divina Commedia, o la cantina del Manhattan. Sul palco si attacca Heart Shaped Box, modalità difficile. Io, con la chitarra in mano, e il fantasma di Kurt Cobain scolpito nel cervello.

She eyes me like a pisces when I am weak. Aveva capito tutto, quell’uomo. Compreso che c’è qualcosa di speciale che si scatena quando un uomo prende in mano uno strumento musicale, meglio ancora se la chitarra, l’anima del rock. Perchè la mia adolescenza passata a chiedere a Bach la spiegazione delle segrete regole del mondo è storia chiusa; ma è quando si diventa adulti in questo fottuto mondo – I’ve been locked inside your heart-shaped box for weeks -, è quando si scopre che di armonia ce n’è poca e spesso è solo finta, che l’uomo imbraccia la sua chitarra, pompa il distorsore, e chiude fuori per un attimo tutto il resto.

Forever in debt to your priceless advice. La canzone si snoda come si snodava più di dieci anni fa, vomitando emozione, pezzi di vita mal digeriti, rimasti sullo stomaco, congelati e scongelati come una bistecca. Sa di sesso e di morte (poco di amore, ormai merce rarissima), è dolce e velenosa, disperata come la prima metà degli anni Novanta. Broken hymen of Your Highness, I’m left black. Sollevi il manico con la mano, come solleveresti una gonna. In questo momento di passione, ci sei solo tu e la musica, tu e quello che avrebbe potuto essere e non è, tu e una preghiera silente che già si è fatta imprecazione maledetta. Throw down your umbilical noose so I can climb right back.

E poi, posare il giocattolo, spezzare il cerchio magico, e tornare felicemente alla realtà, nella serenità di un pomeriggio invernale. Non importa quanti tasti ha la tua chitarra e che cosa la faccia suonare, importa il mondo insondato di profondità mai viste che ti porti dentro, e che ogni tanto, anche solo per gioco, si affaccia alla luce.

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giovedì 30 Novembre 2006, 12:46

[[System Of A Down – B.Y.O.B.]]

È qualche settimana che ascolto musica più dura del solito, e così ho pensato di dedicare un disco della settimana ai System Of A Down, gruppo alternative metal che negli Stati Uniti è in cima alle classifiche, ma che da noi è rimasto confinato alla musica inascoltabile per giovani metallari.

Eppure, i S.O.A.D. hanno una profondità sconosciuta alla maggior parte dei gruppi di quest’epoca di musichine commerciali. Formato da quattro armeno-americani di Los Angeles (di cui uno nato sul posto, due nati in Libano e uno nato a Yerevan), il gruppo fa musica apparentemente durissima, incomprensibile ai più. Ci vogliono una decina di ascolti solo per cominciare a capirci qualcosa, distinguere le strofe dai ritornelli, i riff dal rumore, le parole dalle grida.

Ma è proprio questo a rendere le cose interessanti: l’eccezionalità del gruppo sta nella sua ricchezza culturale e compositiva, che porta dentro un classico speed metal influenze di ogni genere, dall’hip hop alla musica mediorientale, confluendo in improvvisi ritornelli orecchiabili da boy band, però in versione epica. Soprattutto, la grande idea dei S.O.A.D. è di riproporre nel 2000 una versione flash del progressive anni ’70, a velocità moltiplicata per dieci, in cui i brani migliori diventano dei concept album di quattro minuti, con tre o quattro brani completamente diversi che si intersecano e si riprendono alla velocità della luce, costruendo una vera opera rock in miniatura.

Di questo calibro è ad esempio Chop Suey!, in cui il cantante, travestito da mio sosia del periodo con barba, presenta una trattazione biblica della maledizione divina, dello squallore della vita moderna e del suicidio, discesa direttamente dal monte Ararat dentro una folla di ragazzini che pogano in delirio nel nirvana del metallo pesante.

L’ultima coppia di dischi – Mezmerize e Hypnotize, risalenti all’anno scorso – contiene tanti brani che ti catturano al decimo ascolto per non lasciarti più. Molti hanno temi sociali accuratamente nascosti dietro filastrocche, come Radio Video, una canzone tradizionale russa rifatta a vocine, che ripete ossessivamente Hey man, look at me rockin’out / I’m on the radio / Hey man, look at me rockin’out / I’m on the video, indirizzato agli amici d’infanzia e al loro ricordo interiore, talvolta con dolcezza, talvolta con violenza, talvolta con una esplosione totalmente psicotica. Oppure come Violent Pornography, che descrive la massa di comunicazione commerciale sputata dai media come uno stupro collettivo ad alta velocità, violento e narcotizzante (una non-stop disco), concludendo con un bel Can you say ‘brainwashing’?

Il brano che ho scelto per l’ascolto è B.Y.O.B., il singolo del primo dei due dischi. Parla ovviamente di guerra in Iraq, e visto che i nonni di uno dei quattro vivono tuttora laggiù, potete immaginare l’approccio. Anche in questo caso, però, la trovata geniale è di estremizzare la leggerezza con cui il mondo occidentale affronta la questione, descrivendo la guerra come una festa (BYOB è la sigla che, in America, indica i locali dove ci si può portare la birra da casa, anche se qui l’ultima B non sta per beer ma per bombs), e incastonando in mezzo a una strofa violenta, disperata e velocissima un ritornello cantabile che, oltre ad entrarti in testa immediatamente, starebbe senza problemi in un pezzo di Robbie Williams.

Per fortuna che, in mezzo al piattume della musica mainstream, ci sono ancora dei gruppi così.

Why do they always send the poor?

Barbarisms by Barbaras with pointed heels
Victorious victories kneel for brand new spanking deals
Marching forward hypocritic and hypnotic computers
You depend on our protection yet you feed us lies from the tablecloth
La la la la la la la la la la

Everybody is going to the party, have a real good time
Dancing in the desert, blowing up the sunshine

Kneeling roses disappearing into Moses’ dry mouth
Breaking into Fort Knox stealing our intentions
Hangars sitting, dripped in oil, crying “freedom!”
Handed to obsoletion, still you feed us lies from the tablecloth
La la la la la la la la la la

Everybody is going to the party, have a real good time
Dancing in the desert, blowing up the sunshine
Everybody is going to the party, have a real good time
Dancing in the desert, blowing up the sunshine

Blast off, it’s party time
And we don’t live in a fascist nation
Blast off, it’s party time
And where the fuck are you?
Where the fuck are you?
Where the fuck are you?
Why don’t presidents fight the war?
Why do they always send the poor?
Why don’t presidents fight the war?
Why do they always send the poor?
Why do they always send the poor?
Why do they always send the poor?
Why do they always send the poor?

Kneeling roses disappearing into Moses’ dry mouth
Breaking into Fort Knox stealing our intentions
Hangars sitting, dripped in oil, crying “freedom!”
Handed to obsoletion, still you feed us lies from the tablecloth
La la la la la la la la la la

Everybody is going to the party, have a real good time
Dancing in the desert, blowing up the sunshine
Everybody is going to the party, have a real good time
Dancing in the desert, blowing up the sun

Where the fuck are you?
Where the fuck are you?
Why don’t presidents fight the war?
Why do they always send the poor?
Why don’t presidents fight the war?
Why do they always send the poor?
Why do they always send the poor?
Why do they always send the poor?

Why do they always send the poor?
Why do they always send the poor?
Why do they always send the poor?
They always send the poor
They always send the poor

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giovedì 23 Novembre 2006, 18:40

[[Skiantos – Italiano, terrone che amo]]

Per completare il discorso del post precedente, tiro fuori dall’armadio un pezzo strepitoso di quel gruppo “demenziale intelligente” – solitario per tutti gli anni ’80, prima della comparsa degli Elio e le Storie Tese – che sono gli Skiantos. Il disco è Signore dei dischi (1992), quello la cui title-track, rivolgendosi al discografico che tutto può, gli chiedeva gentilmente: “Voglio andare in classifica entro i primi sei / Signore dei dischi / servirebbe un miracolo / come hai fatto con Zucchero / vuoi tentare con noi?” Il secondo singolo è questo, e contiene tutto l’affetto e insieme la delusione e insieme il bonario sfottimento che la parte ideale di ogni italiano prova per la parte reale di ogni italiano: un vero inno nazionale.

Ti amo terrone, ti amo terrone, ti amo
Ti amo terrone, ti amo terrone, ti amo
Con la catena d’oro, la pasta al pomodoro
Tondo basso e moro, di sicuro un uomo vero

Ti amo terrone, ti amo terrone, ti amo
Ti amo terrone, ti amo terrone, ti amo
Cordiale e pasticcione, buono e chiacchierone
Tenero e padrone, furbo e intrallazzone

Italiano terrone che amo
Con la passione forte che scappa da ogni parte
Italiano terrone che amo
Non gli togli:
la pancetta
la vendetta
la cenetta
la pasquetta
l’italietta
la mamma
la pizza
l’insalata
la canottiera… bucata!

Ti amo terrone, ti amo terrone, ti amo
Ti amo terrone, ti amo terrone, ti amo
Generoso, che stravede per i figli
Egoista, non gli cavi il portafogli

Italiano terrone che amo
Con la passione forte che scappa da ogni parte
Italiano terrone che amo
Non gli togli:
la mazzetta
la michetta
la porchetta
Elisabetta
la macchinetta
il cappuccino
il bicchierino
la sorella
la fidanzata
la maglietta… sudata!

Italiano terrone che amo
Con la passione forte che scappa da ogni parte
Italiano terrone che amo
Ti amo terrone, ti amo terrone, ti amo
Italiano terrone che amo
Con la passione forte che scappa da ogni parte
Italiano terrone che amo

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