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domenica 12 Aprile 2009, 09:03

Resurrezione

“Are you hoping for a miracle?”, ripeteva la canzone alla radio sotto la pioggia di venerdì notte; che poi non era veramente la radio a mandarla, visto che trasmetteva un po’ della solitammerda che mandano in questa età sbracata anche le radio progressiste, ma ero io che avevo in testa quel pezzo – gran pezzo – da tutta la serata, e me lo trasmettevo da solo tra me e me.

Erano quasi le due, e tornavo a casa dopo una serata perfetta in cui non speravo più. Non è che la vita da adulti sia malvagia, ma è soltanto quando ti ricordi com’era a vent’anni che realizzi come a un certo punto, anche quando ti sembra che stia migliorando e indubbiamente per molti versi lo fa, la vita non possa fare altro che decadere dal suo punto di climax giovanile.

A vent’anni io ero così: le mie prime vere uscite di casa erano per suonare. Tre anni che sembrarono trenta, in cui vivemmo tutte le avventure possibili e immaginabili; poi il silenzio, altre cose, qualche reunion ogni tanto. Adesso era un anno e mezzo che non succedeva, e poi le ultime volte erano state prive di fascino, stanche, svuotate. Stasera non ci si aspettava granché, e invece, come è suo destino se appena lo lasci scorrere, il rock ha roccheggiato.

Dovevo lasciarmi prendere dagli auspici, e capire subito che quella della resurrezione del Cristo sarebbe stata anche una settimana di resurrezione di vite passate: sabato scorso ero andato a un addio al celibato dove il padrone del locale, un signore molto molto comunista, appreso della circostanza aveva offerto a tutto il tavolo un blocco di fumo. Io in tutta la mia vita ho fumato zero sigarette e un paio di spinelli; ciò nonostante il fumo fa sempre contenta la compagnia, e quando è regalato è un segno di buon auspicio.

Stasera invece è successo che dopo un anno e mezzo che la mia tastiera prendeva polvere – non avevo mai aperto la custodia, depositata in cantina, da quando avevo traslocato – e nonostante l’accresciuta scomodità di dover recuperare l’auto e riportarla fino in cortile per caricare l’attrezzo, si è scoperto al momento buono che c’era dell’energia che doveva uscire. Ed è quell’energia che, attenzione, non può uscire in altro modo se non con un gruppo rock, quell’entità misteriosa che permette la fusione di anime e di sentimenti in un meccanismo corale e silenzioso, ma spaventosamente efficace (almeno per chi vi sta dentro, poi chi ascolta può anche tapparsi le orecchie) anche quando la tecnica non è dalla tua parte.

Del resto devi proprio avere i pezzi nell’anima, perché canzoni non suonate da uno, due, cinque, dieci anni ti vengano ancora naturali al primo tentativo; e così, esauriti i riti – l’accordatura, il ritardo cosmico del cantante, le Moretti a garganella, il mixer su cui manca sempre il pulsantino giusto – la sessione che doveva finire alle 22 è finita alle 24.

E non solo: finito, pausa sigaretta (altrui), e poi si deve mangiare, e dove si va a cenare a Torino ben dopo mezzanotte? Beh, si passa da un bancomat bastardo – con lo spregio di mollare l’auto sulle rotaie del tram in piena via Stradella, di giorno zona totalmente off limits per la sosta d’attimino, di notte buia e deserta – e si va al Manhattan, e chi se ne frega se ci sono già stato ieri (a parte il mio stomaco).

Stasera è sera diversa: stasera si va sotto, nell’inferno dei punkettari, dove si può fumare anzi si deve, e punkabbestia e tipe in microgonna si distinguono a malapena nella nube di fumo. Infatti tornato a casa puzzo di fumo, capite, di fumo, e ho anche bevuto due o tre birre, e fanculo al salutismo: com’era bello il mondo quando uscivi dai locali e pur aborrendo il fumo puzzavi come Marlboro Country, quando la vita sapeva di vita e non di vieti divieti. Ma l’uomo in natura beve, fuma, scopa, rutta, caga, si scascia in tutti i modi possibili e manda pure affanculo le donne su base regolare, pur sapendo di non poter vivere senza di loro; nessun uomo è uomo se non vive almeno qualche volta le vignette di Andy Capp.

E allora al piano di sotto del Manhattan c’è ancora un pianeta, un pianeta di un cagnone molosso grande come un vitello e più sveglio del suo padrone centrosocialista che al tavolino si baccaglia una che pare una ex suora del Cottolengo; un pianeta di musica forte tanto ed assurda proprio. Immaginate dei tizi con un batterista che rulla fortissimo, che festeggiano il Venerdì Santo con un concerto punk metal che si conclude ben oltre l’una, tanto forte da impedirti di parlare – se sei controvento l’onda d’urto dell’amplificazione ti ricaccia le parole in gola, in senso fisico – e vaffanculo anche ai vigili e alle ordinanze contro i rumori notturni, che in quella cantina sei nella gola di Satana e da fuori non si sente niente.

Satana ti travia e tu ti perdi, nell’estasi provocata dall’ora tarda dalla stanchezza e dalle onde sonore; ti spari la tua birra e pizza gigante con dieci euro – un altro miracolo, dato che notoriamente un deca non bastava già 17 anni fa – mentre il batterista rulla e rirulla e alla fine i tizi attaccano il ritornello, e il ritornello, peraltro non molto diverso da quello dei pezzi precedenti (pezzi loro, capisci: loro sono artisti, loro suonano pezzi loro, mica le cover), è fatto di urla belluine che dicono: “D*O FAAAAAAAAAAAA!! D*O FAAAAAAAAAAAA!! D*O FA, D*O FA, D*O FAAAAAAAAAAAAAAA!! D*O FAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA, AAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!”. E così per interi minuti: questa, signori, è la buona Pasqua punk.

[tags]musica, radio, bloc party, rock, punk, birrerie, gruppi, moretti, accordatore, binari del tram, pub, manhattan, vigili nemici della musica, cani e padroni di cani, baccaglio libero, microgonne, satana, rumori molesti, resurrezione, pasqua, in missione per conto di dio[/tags]

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sabato 11 Aprile 2009, 09:47

Antispam del ciufolo

Ieri ho inviato una mail a una persona che non conosco (ma che aveva volontariamente lasciato il suo indirizzo sul sito per essere contattato), e, molte ore dopo, mi è tornato indietro il messaggio seguente:

Verifica e-mail ZoneAlarm Security Suite

Grazie per avermi inviato il messaggio e-mail con l’oggetto “(…)”. Sono contento di ricevere i tuoi messaggi.

Per eliminare la posta indesiderata sto utilizzando ZoneAlarm Security Suite.
ZoneAlarm Security Suite ha messo il messaggio in attesa.

Fai clic sul pulsante seguente per essere aggiunto all’elenco delle persone consentite, così potrò ricevere i tuoi messaggi e potremo comunicare liberamente.

Non rispondere a questo messaggio.

Il bello è che, trattandosi di un messaggio evidentemente preconfezionato e pieno di marchi commerciali… è finito esso stesso nel mio spam!

Quindi, recuperato il messaggio, accettata la rottura di scatole e digerito il patetico “sono contento di ricevere i tuoi messaggi” che questo software butta lì per cercare di nascondere la propria assoluta sgradevolezza, mi sono apprestato a procedere. Ho cliccato sul pulsante, e ho dovuto attendere decine di secondi perché il server di codesta azienda, c.mailfrontier.net, si degnasse di rispondere… la cosa seguente:

503 Service Temporarily Unavailable

The server is temporarily unable to service your request due to maintenance downtime or capacity problems. Please try again later.

Ho riprovato, ma non c’è stato modo. Splendido, no? Un sistema antispam che non solo rompe le scatole a chi ti manda posta legittima che tu stesso hai richiesto e probabilmente stai aspettando, ma poi non funziona nemmeno!

Un sistema del genere distrugge il senso della posta elettronica: che senso ha che io dia in giro la mia e-mail se poi i messaggi degli sconosciuti vengono bloccati a mia insaputa? (Sicuramente ci sarà in questo software un modo per produrre un report sui messaggi bloccati, altrettanto sicuramente non lo userà nessuno.) Che cosa succederebbe in rete se tutti rovesciassero il paradigma, e, invece di filtrare lo spam, chiedessero di confermare uno a uno i messaggi di posta elettronica legittimi? Quante ore passeremmo a fare conferme?

E se io invece fossi davvero uno spammer, attrezzato per mandare migliaia di messaggi in maniera totalmente automatica, quanti secondi ci metterei ad automatizzare anche la conferma a queste richieste? Il link era bello in chiaro nel messaggio…

Una cosa del genere può essere stata prodotta da una azienda Internet di soli due tipi: 1) che non ha capito i principi architetturali di Internet, o 2) che mira ad arrangiarsi invece di fare il lavoro che dovrebbbe, cercando di scaricare il lavoro di distinguere tra spam e posta legittima non sui propri algoritmi, ma sugli umani che vogliono contattare il proprio ignaro cliente, chiedendo di premere il pulsantino.

Insomma, cara Zonelabs, se non sei capace a fare un algoritmo anti-spam che funzioni passabilmente in modo automatico, piuttosto ritirati dal mercato; ma non venire a rompere le scatole a me, e soprattutto non rendere i tuoi clienti irraggiungibili a loro insaputa…

[tags]spam, antispam, filtri, posta elettronica, email, internet, zonealarm, zonelabs[/tags]

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venerdì 10 Aprile 2009, 15:43

Mirror climbing

Oggi, dopo la lettura della pagina di cronaca cittadina de La Stampa, non mi metto nemmeno a scrivere il commento.

Faccio solo notare come l’avvicinarsi del momento elettorale provochi non solo l’uso calcolato di servizi che esistono da un decennio (come Torino Facilissima) come scusa per un lancio stampa che cerchi di far sembrare moderni i Chiampa-amici, ma soprattutto l’addensarsi di uscite mediatiche mirabolanti, pensate per abbindolare i torinesi con la promessa di un meraviglioso futuro che prevederà (ovviamente grazie a nuove immense colate di cemento pagate coi nostri soldi) autostrade sotterranee multi-livello, fantastici centri direzionali di non si sa bene cosa e persino un laghetto col fondo trasparente sotto il quale si vede passare il treno (già che abbiamo euro da buttare). Certo, come no.

Peccato che ogni tanto i giornali siano costretti a riportare anche la dura realtà: questa.

[tags]torino, chiamparino, lavori, giornali, la stampa, porta susa[/tags]

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giovedì 9 Aprile 2009, 14:56

Schiscia la notizia

Lo sapete qual è la notizia di ieri pomeriggio a proposito del terremoto in Abruzzo, vero?

Eppure è stata in home page addirittura sui giornali stranieri: ce l’avevano in bella evidenza quelli inglesi (il Times e il Guardian), quelli tedeschi (la FAZ), quelli francesi (Le Monde); da testimonianza su un forum, ne ha parlato persino una radio a Città del Messico. Infatti, ieri pomeriggio, intervistato dalla televisione tedesca N-TV, Berlusconi ha dichiarato che i terremotati dell’Abruzzo non devono essere poi così tristi a stare nelle tendopoli anche se sono un po’ raffazzonate, perché “bisogna prendere questo come un camping del fine settimana”:

A qualsiasi essere umano dotato di un minimo di raziocinio, suggerire che gente che ha perso tutto e non ha prospettive di riavere una propria casa per anni sia lì per divertirsi per il week-end sembra allucinante, per non parlare dell’assunto che per tutti sia normale andare a passare il fine settimana in campeggio o in vacanza o magari in una di sette ville in Sardegna. Infatti, questo dicono i giornali di cui sopra: per esempio il Times parla di “a serious verbal gaffe” e ricorda che Berlusconi, dopo le note (solo a chi legge i blog) figure di merda al G-20, ha minacciato serie ritorsioni contro quei media che si ostinano a riportare quello che fa e che dice.

E in Italia? Voi siete stati informati di questa dichiarazione o di questa polemica da uno qualsiasi dei telegiornali di ieri sera, o dai siti dei giornali di stamattina? Io ho guardato un po’, trovando vari articoli su Berlusconi, ma zero tracce di questa dichiarazione. Il giornale di “opposizione”, anzi, ieri sera in home page aveva queste foto: Berlusconi con un elmo da centurione romano, in posa marziale, che consola la vecchina. Al massimo, è tutto un fiorire del solito coro: chi critica, chi solleva anche solo l’ipotesi che lo Stato sia prima che dopo non abbia poi fatto così bene come dicono i media, è un disfattista, è uno sciacallo, si vergogni.

In attesa di vedere su Repubblica la foto di Berlusconi a torso nudo nei campi abruzzesi, mentre gli italiani dormono beati e convinti di vivere nel migliore dei mondi possibili, qui ci limitiamo a farvi sapere ogni tanto quel che non vedete; almeno fino a che ce lo lasceranno fare.

[tags]berlusconi, terremoto, abruzzo, gaffe, campeggio, media, giornali, times, guardian, faz, le monde, repubblica, informazione, dittatura[/tags]

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mercoledì 8 Aprile 2009, 18:03

Il cielo su Torino

Dalle finestre del mio salotto si vedono sempre le montagne: è anzi un bellissimo spettacolo, quello di un panorama che è sempre lo stesso eppure muta continuamente con il cambiare del tempo e delle stagioni. L’orizzonte è aperto per oltre 180 gradi e la lunga teoria dei monti e delle valli, unita al soffio dei venti, permette un continuo gioco di variazioni.

Oggi pomeriggio però è successa una cosa particolare: è una delle rarissime volte in cui fuori dalla mia finestra il cielo è un muro grigio uniforme, come un groppo di fumo denso e impenetrabile, come una lastra di lamiera a tinta unita. A ben guardare, anche oggi sopra i tetti si vedono alcuni elementi: si distingue leggermente il Musinè, con la sua erta perfettamente dritta da un lato e con il profilo digradante a gobboni dall’altro. E soprattutto, ma solo guardando bene, anche il grigio del cielo ha delle chiazze più chiare, come se sulla vernice qualcuno avesse sparso un po’ d’acqua per diluirla, creando un effetto slavato che si estende piano piano.

Da dietro la zona più chiara, trapela comunque un po’ di luce: ed è quasi come se quella parte di cielo fosse illuminata con un riflettore, volendo significare che in fin dei conti è primavera, e c’è comunque una più che concreta speranza di tempi migliori.

[tags]cielo, torino, panorama, alpi[/tags]

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martedì 7 Aprile 2009, 16:02

Euro di tutti i colori

(Nota: Ormai, quando non so più a che santo votarmi, scrivo una lettera a Beppe Grillo.)

Caro Beppe,

qui a Torino la cupola che governa la città – noi li chiamiamo i Chiampa-amici – è sempre più in crisi. Mentre le fabbriche chiudono una dopo l’altra, stanno venendo fuori tutti i loro altarini: nelle scorse settimane si è scoperto che il tanto decantato Premio Grinzane Cavour, uno dei fiori all’occhiello degli amministratori sabaudi, serviva a riversare milioni dei nostri euro nelle tasche di alcuni Chiampa-amici, finiti un po’ nell’acquisto di terreni e appartamenti di lusso, e un po’ nell’offrire cene e viaggi da favola agli altri Chiampa-amici. Lo scandalo è tale che Angelo Soria, il dirigente regionale responsabile delle comunicazioni nonché fratello del direttore del Grinzane a cui firmava vari finanziamenti, per punizione si è addirittura preso un mese di ferie, e forse dovrà addirittura spostarsi di stanza: poveretto!

Imperterriti, comunque, i Chiampa-amici continuano a spendere e spandere i nostri soldi come più conviene a loro. Nell’attesa di risolvere il mistero della diga di terra in mezzo al Po, costruita, spazzata via e ricostruita già cinque volte a spese dei contribuenti, io mi sono chiesto: ma da dove prendono i soldi?

Per questo mi ha colpito leggere nelle scorse settimane una improvvisa ondata di lamentele sulle bollette della luce inviate da Iride (la municipalizzata dell’energia un tempo nota come AEM, poi fusasi con l’equivalente genovese; quindi è probabile che sia l’azienda che dà elettricità anche a te). Persino il giornale cittadino, notoriamente allineato e coperto quando si parla di colà dove si puote, non ha potuto esimersi dal pubblicarle: famiglie, piccole imprese, single, persone che segnalano che improvvisamente, senza nessun motivo e senza alcun cambiamento nei loro usi di energia, le loro bollette della luce sono aumentate del 20, 30, 50, 80 per cento.

Alcuni attribuiscono questo mistero alla sostituzione dei contatori meccanici con quelli elettronici, che sarebbero più sensibili e quindi darebbero letture più alte a parità di consumo. Anche se fosse vero, l’energia effettivamente fornita non è cambiata, dunque a che diritto viene aumentata la bolletta? Se cambia il metodo di misurazione aumentando a tutti la lettura a parità di energia fornita e quindi di costi per Iride, Iride dovrebbe abbassare il prezzo unitario dell’energia, no? In quanto azienda pubblica è lì per fornire un servizio efficiente ed economico, non per guadagnarci, vero?

Ma anche così, ci sono persone che lamentano l’inspiegabile aumento anche senza aver cambiato il contatore: allora, cosa sta succedendo? Immagino che sia tutto regolare: sarà certamente una allucinazione collettiva, una “inflazione percepita” (ti ricordi che ce l’avevano spiegato, che l’aumento dei prezzi dopo l’introduzione dell’euro era solo “percepito”, insomma eravamo pazzi noi), un grappolo statistico in cui chiunque abbia avuto un minimo aumento, anche se normale, si lamenta per principio o per imitazione. Certamente Iride provvederà a spiegarcelo.

Io però, a te che sai tutto, volevo fare una domanda: i giornali hanno parlato molto del fatto che, in una di quelle operazioni di finanza creativa a spese dei contribuenti, Iride dovrebbe prossimamente fondersi con Enìa, la sua equivalente emiliana. Naturalmente, per determinare chi comanda e chi guadagna in una fusione sono fondamentali il fatturato e gli utili di ognuno: dunque non sarà mica che i Chiampa-amici hanno interesse a migliorare i conti di Iride a tutti i costi?

Non solo: sulla testa di Iride è piovuta una grossa tegola quando i tribunali dell’Unione Europea hanno confermato che essa aveva indebitamente goduto di 180 milioni di euro in aiuti di Stato, che doveva quindi restituire (già, perché all’Europa questa strana cosa tutta italiana delle aziende municipalizzate gestite dai politici, che sono pubbliche quando devono socializzare le perdite e private quando devono spendere gli utili, proprio non va giù). Il problema è che l’asfittico bilancio del Comune di Torino, già duramente provato dai geniali investimenti in derivati fatti dai Chiampa-amici, ha assoluto bisogno della sua quota di utili da Iride: dunque, se Iride ripaga lo Stato per gli aiuti indebitamente ricevuti, non ha più i soldi per riempire le vuote casse di Chiamparino. Vero è che i Chiampa-amici sono finalmente riusciti a farsi approvare in Parlamento un emendamento per rimandare la restituzione a fine anno (vedi che contare nel PDmenoL serve sempre), tanto si sa che noi contribuenti, per riavere i nostri soldi, possiamo aspettare all’infinito; ma non sarà che nel frattempo è emersa l’esigenza di costruirsi comunque un dividendo?

Comunque, ho anche un’altro dubbio: ma secondo te, questo improvviso aumento delle bollette della luce dei torinesi sarà mica legato al fatto che – secondo la classifica pubblicata da Repubblica – il presidente e l’amministratore delegato di Iride sono i due manager pubblici meglio pagati del Piemonte, guadagnando rispettivamente 550.000 e 525.000 euro lordi l’anno?

[tags]iride, energia, bollette, chiamparino, torino, enia, finanza, municipalizzate, stipendi, grinzane, scandalo[/tags]

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lunedì 6 Aprile 2009, 14:30

Fatalità

Abbiamo uno strano rapporto con le fatalità; da una parte facciamo sempre fatica ad accettarle, nella ricerca spasmodica di un colpevole, di un responsabile, di una causa. Dall’altra utilizziamo termini come “disgrazia” e “incidente” come uno scudo, per evitare di doverci assumere le nostre responsabilità.

Questo è vero nel nostro piccolo: un automobilista prudente che viene travolto da un albero che cade è certamente vittima di un incidente, ma come si può chiamare incidente il caso in cui lo scontro si verifica perché l’auto sta venendo guidata a velocità folle?

Lo stesso accade per i terremoti, come quello terribile dell’Aquila; e lasciamo perdere l’episodio inquietante per cui un ricercatore dell’INFN – i cui laboratori si trovano sotto il Gran Sasso, a quindici chilometri dall’epicentro del terremoto – aveva misurato una alterazione nei livelli di radon che suggeriva la probabilità di un forte terremoto in questi giorni e l’aveva comunicata a Bertolaso & friends, ricevendone in cambio una denuncia per procurato allarme. Naturalmente ora Bertolaso e Berlusconi continuano a ripetere ai giornali, cercando di pararsi le spalle, che i terremoti non sono prevedibili; è comunque vero che si tratta di teorie ancora da dimostrare, e che prevedere un terremoto con la precisione di alcuni giorni è poco utile, dato che è difficile pensare di evacuare un’intera provincia per così tanto tempo.

Ma anche in questo caso, è noto a tutti che gli Appennini sono una zona ad elevato pericolo sismico, essendo un punto di contatto tra zolle diverse, tra cui quella tirrenica che continua a ruotare verso nord-est. Ogni pochi anni si verifica un terremoto: da quello, altrettanto devastante, dell’Umbria orientale sono passati solo dodici anni; e nel frattempo c’è stato l’episodio di San Giuliano di Puglia, con la scuola crollata in testa ai bambini.

In queste condizioni, sarebbe soltanto normale fare come fanno in ogni zona a rischio sismico, dalla California al Giappone, ossia costruire le case in modo adeguato, preparare i piani di evacuazione, insegnare alle persone come comportarsi. Da noi, nulla di tutto questo; si continuano a costruire gli edifici con la sabbia e con lo sputo; e poi, quando inevitabilmente arriva una scossa grave ma nemmeno spaventosa, statisticamente del tutto normale, gli edifici anche recenti crollano in testa alla gente.

A San Giuliano il processo si è concluso da poco, e ha concluso che il crollo non è stato “una fatalità colpa del terremoto” ma il risultato di lavori edilizi fatti senza criterio. Chissà che non si riesca a capire che, almeno in una parte dei casi, sarà certamente lo stesso anche in Abruzzo; e a cambiare le regole con cui si fanno le case.

P.S. Ma non è finita: poco fa, la diretta di Sky ci ha mostrato una delle cose più disgustose che abbia mai visto. Da un’ambulanza stava uscendo il corpo di una vittima; bene, i volontari e gli operatori della Croce Rossa hanno dovuto disporsi davanti al portellone, mettendosi stretti stretti e con le braccia alzate. Perché? Perché intorno c’erano decine di giornalisti e teleoperatori che cercavano spasmodicamente di fotografare e riprendere il morto in ogni modo. Nonostante gli inviti dei carabinieri e i giusti insulti della gente, questi hanno continuato imperterriti; e quando il trasporto della salma è iniziato, s’è visto uno di loro sollevare la telecamera e darla quasi in testa alla catena umana, e un altro buttarsi per terra e cercare di far passare l’obiettivo tra le gambe dei volontari. Certo che quando si tocca il fondo, in Italia si trova sempre il modo di cominciare a scavare; sarebbe meglio che queste persone però andassero a scavare le macerie.

[tags]terremoto, fatalità, natura, incidente, aquila, abruzzo, media, giornalisti[/tags]

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domenica 5 Aprile 2009, 17:09

Non ci resta che chattare

Ci sono nel calcio quelle annate in cui tutto ciò che può andare storto lo fa: e si sommano gli errori dei giocatori, quelli degli allenatori, quelli della società, quelli degli arbitri nonché l’inevitabile (e, nel caso del Toro, consueta) sfiga cosmica.

Questo è un anno così: anche la partita persa oggi 1-0 contro un modesto Palermo dimostra perfettamente la situazione, con 75 minuti di nulla assoluto, una squadra allo sbando e senza voglia; e un quarto d’ora di arrembaggio finale in cui in un’altra annata si sarebbe ottenuto il pareggio, ma oggi l’arbitro ha negato un rigore netto e una bella punizione ha colpito un clamoroso palo.

Quando le cose girano così, c’è poco da fare: sono gli anni in cui quasi certamente si finisce in B, a meno che non cambi improvvisamente il vento. Per consolarsi, non resta che seguire la partita – oltre che rubando qualche immagine scattosa dai vari UUSee e JustinTV – su un forum insieme ad altri malati di tifo, possibilmente dotati di senso dell’umorismo. In questo modo, i tiri alle stelle dell'”attaccante” Stellone – uno che dell’attaccante ha tutto, meno che la capacità di far gol – e uno spettacolo sportivo da film dell’orrore possono sembrare meno intollerabili. E quindi, ecco una selezione di commenti e scambi di vedute durante il progressivo affondamento di oggi…

> partiamo con Stellone e Rosina in attacco, ma se davanti giocassero Borgonovo e Pistorius avremmo più chance…

> io mi chiedo, chi dovrebbe segnare dei nostri?
> quando devi risponderti, fai il vago…

> Stellone sta collezionando buone statistiche. Ha già fatto una “double double”, 10 assist, e 11 rimbalzi, di cui 5 offensivi. High five!

> siamo così piciu che se ci fosse un campionato dei piciu noi arriveremmo secondi… perchè? perchè siamo piciu

> Scusate se chiedo una cosa che magari è ovvia ma non ho seguito molto oggi: perchè Bianchi non gioca?
> è infortunato, al suo posto non gioca Stellone.

> sai, se stiamo in A conviene anche a Zamparini: anche quest’estate potrà rifilarci un paio di bidoni ultrapagati… Cairo è il suo miglior cliente…. Urbano è per Zampa quello che Bruno Sacchi era per “Ciro il libraio” de “I ragazzi della terza C”…

> Urbano ha dimenticato il libretto degli assegni a Torino, in compenso ha portato dietro un pacco di preservativi alla frutta, nel caso Zamparini accettasse un altro metodo di pagamento.

> reazione furiosa..tiro di dzemaili da 40 metri ai 2 all’ora

> Ventola è rapace come un pappagallo morto.

> justin tv morto.
> a reggere ‘sta partita non ce l’ha fatta più nemmeno lo streaming…

> anche a voi è saltato lo streaming qui? :? http://www.justin.tv/giovanni94m2
> si saltato! rimosso dai proprietari del copyright
> dario argento?

> li stiamo schiacciando nella nostra metacampo.

> tiro di Stellone, alto
> sto cercando il pallone di Stellone su Google Earth

> Tiro di Stellone. Morto il Sindaco di Pescara.

> drop di Stellone. 3 punti, magari evitiamo il cucchiaio di legno

> Lapo si è iscritto ad un Toro Club. Cosa non farebbe per prenderlo in culo gratis ogni domenica!

[tags]calcio, toro, serie a[/tags]

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sabato 4 Aprile 2009, 15:49

A Caturday post

Mentre girovagavo tra gli scaffali dell’Harvard Book Shop – la storica libreria situata proprio di fronte all’omonima università – il mio sguardo è stato attratto magneticamente da un disegno sulla copertina di un libro:

lolcats-front.jpg

Naturalmente il disegno non è completo senza osservare anche il retro della copertina:

lolcats-back.jpg

Sì, è proprio come sembra: uno dei due gatti ha appena ceduto il suo amico a un banco dei pegni (pawn shop) in cambio di soldi, ma dalla vetrina è caduta la A, per cui, appropriatamente, la scritta recita “PWN”.

Ma non temete: dentro il libro c’è anche la vignetta in cui i due gatti passano davanti alle sbarre di un canile (dog pound) pieno di cani rinchiusi e commentano “P0UND”, o si tirano addosso un’enorme pagnotta di grano (pone bread) gridando “PONED”. E naturalmente la vignetta numero 1 rappresenta un gatto davanti a un banchetto di hamburger, che chiede…

Insomma, questo è una piccola gemma di fumetto in cui l’autore emergente Adam Koford prende due gatti e li disegna meravigliosamente al modo delle strisce americane di vagabondi di inizio Novecento, meglio se animali come Krazy Kat. E però, in mezzo a questa eleganza antiquata, i due gatti parlano un lolspeak perfetto, creando un assurdo effetto comico legato all’uso delle battute viete e cretine dei lolcats – una roba in sè tremenda, che non ha mai fatto ridere nessuno sopra i quattro anni – in bocca a gatti veri, impegnati in contesti divertenti e pieni di riferimenti ai classici del fumetto americano.

Il libro – che contiene anche una introduzione di John Hodgman, autore satirico americano che sicuramente ricorderete nel ruolo di “PC” all’interno delle pubblicità della Apple – è ovviamente rifinito e perfezionato rispetto alle prime uscite online; comunque, qui su Flickr trovate una raccolta completa delle strisce, mentre il blog presenta le nuove vignette.

E’ frequente trovare del contenuto generalista rivisto e specializzato per i nerd, ma è molto più difficile prendere del contenuto da nerd e renderlo generalista e molto migliore dell’originale: per questo motivo questo fumetto è già diventato un mio preferito!

[tags]fumetto, stati uniti, lolcats, lolspeak, gatti, koford[/tags]

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venerdì 3 Aprile 2009, 14:26

Ritmo

Oggi è la mia prima giornata di nuovo a Torino, e vederla dopo New York mi ha fatto impressione: tutto sembra fermo.

A New York le grandi avenue hanno quattro, cinque, sei corsie in un solo senso di marcia, e anche se gli ingorghi esistono eccome, i semafori sono tutti sincronizzati, e la massa di auto in movimento è sempre elevata. Stamattina ho preso corso Vittorio per andare in centro, e il viale era intasato: c’è un semaforo uno (quello all’angolo di via Morosini) che rimane inspiegabilmente rosso per dei minuti, anche se dalla traversa non passa mai nessuno, ed è sufficiente a impilare dieci auto che sono a loro volta sufficienti a bloccare l’incrocio di corso Inghilterra e intasare tutto; il sistema è talmente mal regolato da non reggere nemmeno dieci auto per volta.

A New York i pedoni sono frettolosi e indisciplinati; quando scatta il verde per le auto, lasciano esaurire l’ondata e poi passano col rosso, se necessario correndo. Da noi ci sono quelli che scrivono a Specchio dei Tempi per lamentarsi che il verde pedonale per attraversare corso Siracusa dura solo mezzo minuto, e alle volte gli tocca finire col giallo e a quest’idea gli viene tanta paura.

A New York non solo le scale mobili della metro (dove esistono, perché la struttura è davvero vintage: è ancora esattamente com’era cent’anni fa all’inaugurazione, solo scrostata e arrugginita) sono piene di gente che le sale e le scende di corsa mentre i pochi fermi stanno rigorosamente da un lato, ma ci sono avvisi luminosi e sonori che invitano a salire e scendere velocemente per non rallentare il passaggio degli altri viaggiatori. Da noi, le scale mobili della metro sono piene di gente stravaccata in modo da bloccare il passaggio, che si guarda attorno ed esclama stupefatta “Oooh! Si muove!”.

Vivere in una città tranquilla ha comunque tanti vantaggi; credo che Torino sia la grande città più vivibile d’Italia, e anche una delle più fascinose. Eppure, girando il mondo ti rendi anche conto di come qui le cose siano ferme a decenni fa, e che quel che qui ti sembra una grande conquista (dalla metro alla vita notturna) sia nel resto del mondo un minimo essenziale; e capisci meglio perché i torinesi espatriati e i visitatori stranieri apprezzino molto Torino, ma la vedano, in prospettiva globale, come una sonnolenta, marginale città di provincia.

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