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giovedì 1 Maggio 2008, 22:53

Dichiarazioni dei redditi 2005 online e scaricabili

Questo blog crede nella trasparenza, e nei miracoli sovversivi che fa Internet. E’ per questo motivo che qui o qui (NOTA: file completo e definitivo, link aggiornato il 3/5 alle 18:30) – se superate con pazienza tutte le prove che i siti di hosting gratuito di file impongono agli utenti, non registrandovi e non pagando – troverete le dichiarazioni dei redditi 2005 di tutti i torinesi (per ora mancano ancora i cognomi da ZAG in poi, che da Emule non sono ancora arrivati). Io, a leggere i redditi di certe persone (meno del previsto comunque), mi son già fatto crasse ma amare risate. Domani il commento a tutta la vicenda, e magari qualche altra città; comunque non avete bisogno di me, attaccatevi a un qualsiasi peer-to-peer e ringraziate che esista.

P.S. Se qualcuno si lamenta della cosa, ricordo che questi dati sono già pubblici; solo, prima per consultarli bisognava andare in Comune. Lo stesso Garante per la Privacy oggi ha “consigliato” di non pubblicarli in rete, proprio perché non ha alcun appiglio per ordinarlo…

Aggiunta: Dopo aver letto un po’, mi è venuto in mente che forse non a tutti può essere ovvio il significato dei numeri nelle tabelle. In pratica, per chi ha un lavoro dipendente o precario si trova il reddito lordo nella prima colonna e la tassa pagata nella seconda. Chi invece ha una partita IVA o un’impresa ha il fatturato nell’ultima colonna, e il reddito lordo nella penultima, anche se in vari casi c’è scritto zero, compresi casi in cui il reddito non è affatto zero (tipo il mio) – quindi non so bene con che criterio la riempiano o meno. Ovviamente qui non compaiono le rendite finanziarie; inoltre ci sono casi di persone che conosco e che so che hanno presentato la dichiarazione, in cui la riga però è vuota. Insomma, comunque questi numeri vanno presi con le pinze, anzi forse a questo punto sarebbe bene che l’Agenzia delle Entrate ce li spiegasse…

Aggiunta 2: E’ comparsa anche Milano. Se ne vedo altri di grandi città li linkerò qui dentro, ma consiglio a tutti gli interessati di cercarseli da soli: in rete è pieno di istruzioni su come installare Emule per il vostro sistema operativo, e Repubblica spiega come fare a trovare i file.

[tags]torino, milano, dichiarazioni, redditi, 2005, scaricare[/tags]

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giovedì 1 Maggio 2008, 12:14

La sceneggiata Napolitano

Ha fatto discutere, ieri su Repubblica, la lettera a Napolitano di una ragazza napoletana “costretta” ad abortire perché in due guadagnano “solo” 1300 euro al mese, avendo pure la casa gratis da un parente. Questo blog, oltre ad essersi finalmente deciso ad istituire con effetto retroattivo la doverosa categoria Piangioccioni, ha realizzato uno scoop clamoroso: ha scoperto il primo testo della lettera, quello effettivamente scritto dalla ragazza prima che Repubblica ci mettesse le mani. Riportiamo qui sotto i due testi, fianco a fianco, senza commento.

Nota: Nella bozza compaiono anche alcuni dati autobiografici che Repubblica ha poi attentamente omesso dal testo finale, ma che sono stati prontamente spiattellati dalla ragazza nei suoi quindici minuti di celebrità.


Testo pubblicato da Repubblica Testo originale
Egregio Presidente, sono incinta. Egregio Presidente, ho quasi trent’anni, ho un lavoro, sono sposata e sono incinta. Ciao Nappy, sono incinta. Sai Nappy, ho trent’anni, ho un lavoro, sono sposata (il mio lui è cubano venticinquenne, è un artista, sai mi sono innamorata subito, l’ho guardato e ho pensato “mì che artista!”), ma non ho ancora imparato a prendere la pillola.
Egregio Presidente, tra un paio di settimane abortirò!! E così, Nappy, mo’ voglio usare ‘stu figlio per farmi pubblicità e vedere se scucio dei soldi a qualcuno.
Nonostante la mia non fosse una gravidanza programmata, l’aver scoperto di essere positiva al test mi ha dato un’emozione bruciante, una felicità incontenibile. L’idea di aver concepito un figlio con l’uomo che amo è qualcosa di così forte ed intimo che è impossibile da spiegare. Io ‘stu figlio proprio non lo volevo, e a dire il vero di ‘sto negrone mi sto anche un po’ rompendo le palle, però aspetta che prendo un paio di Harmony e tracopio un paio di frasi ad effetto, così magari riesco a convincere pure me stessa che lo amo ancora, pure se m’ha messa incinta a tradimento perché non gli piace il preservativo.
Ad ogni modo la mia gioia non ha visto la luce del giorno dopo. Ben presto la ragione, come spesso accade, ha preso il posto del cuore e mi ha schiaffeggiata forte, come si fa per scacciare in un colpo una forte sbronza. Trombare senza preservativo è stato bellissimo, però poi sono scesi gli ormoni e ho capito di aver fatto una gran minchiata.
La verità, mio caro Presidente, è che nonostante sia io che mio marito abbiamo un lavoro, un lavoro che ci impegna 6 giorni alla settimana e che abbiamo trovato dopo infiniti “lavoretti” che definire umilianti e sottopagati è dir poco; ebbene dopo tutto ciò, ad oggi le nostre entrate ammontano a circa 1.300 euro al mese. Sai Nappy, io non sono manco laureata, però non è possibile che oggi a Napoli una vada a cercare lavoro e non le offrano subito duemila euro al mese per non fare un cazzo! Che vergogna! Così ci tocca lavorare addirittura anche il sabato, per guadagnare una miseria, due lire, insomma 1300 euro al mese, che non ci pago nemmeno la vacanza a Sciarm.
Per trovare questo lavoro qualche anno fa ho rinunciato a portare a termine la mia carriera universitaria. Nonostante il profitto fosse elevato e la mia media superasse il 29, dissi addio ai miei studi e al mio praticantato da giornalista. Studiavo Scienze Politiche a Napoli, una facoltà che Arvard e Ieyl gli fanno un pippone. Lì agli esami ti danno o 29 o 30, io ero tra quelli che prendevano 29. Così ho smesso di studiare e già che c’ero pure di lavorare, che era tanta tanta fatica, Nappy!
Quest’ultima rinuncia fu per me la più dolorosa perché la verità è che, seppur i miei compiti di neofita fossero praticamente identici a quelli di un professionista, non ho mai riscosso neppure un centesimo dal quotidiano locale per il quale scrivevo. Pensa che avevo scritto già tanti articoli, uno sul divieto di sosta in via Ponte Cagnano, uno pure sul nuovo centro commerciale, e però non m’avevano ancora assunta, e come si fa allora, che io c’ho fretta di farmi assumere, che poi devo mettermi in maternità ed entro tre anni voglio andare in pensione!
Il lavoro era splendido, ma non si può vivere solo di passione. Quindi ho mollato il lavoro per avere più tempo per il mio uomo, che mi appassionava di più, ma poi ho capito che nun mi danno uno stipendio solo per trombare!
Purtroppo la vita mi mise di fronte ad una scelta. Mi ero innamorata e desideravo vivere insieme al mio compagno, quindi, o perseguivo la mia ambizione, che mi imponeva però di gravare ancora sulle spalle della mia famiglia, oppure spiccavo il volo e mi rimboccavo le maniche accettando qualsiasi tipo di occupazione che mi garantisse un reddito, dandomi la possibilità di coronare il mio sogno d’amore. I miei genitori, alla vista di un fidanzato artista cubano venticinquenne, mi hanno diseredata e buttata fuori di casa, quindi o lo mollavo, mi laureavo e facevo una vita come chiunque altro, o, pensa, mi toccava lavorare e mantenermi da sola, e ho solo trent’anni!!
Scelsi la seconda strada. Scelsi l’amore! Scelsi l’amore e glielo assicuro, Signor Presidente, non c’è stato un giorno, da allora, in cui io me ne sia pentita!!! E qui ho fatto un’altra minchiata e ancora mi chiedo perché, Nappy, ma non lo voglio ammettere perché la mia autostima andrebbe in crisi, quindi invoco te, la Madonna e Maradona.
Ora però è diverso…! Ma, in effetti, ho proprio fatto una minchiata.
Presidente, ora devo scegliere se essere egoista e portare a termine la mia gravidanza, sapendo di non poter garantire al mio piccolo neppure la mera sopravvivenza; Nappy, è vero che a Napule la vita costa un terzo che a Milano e a Milano è pieno di famiglie che vivono con 1000 euro al mese senza nemmeno avere la casa pagata come me, ma nu figliu costa, che c’ha bisogno delle pappine, dei pannolini, del passeggino firmato del Grande Fratello… Poi vedessi mai che non posso più andare in palestra e al mio uomo tocca rinunciare alla pleistescion! Lui alla pleistescion non rinuncia, io alla palestra nemmeno, e stu figlio poi resta senza pappine!
oppure andare su quel lettino d’ ospedale e lasciare che qualcuno risucchi il mio cuore spezzato dal mio utero sanguinante, dicendo addio a questo figlio che se ne andrà via per sempre!! Non importa se ce ne saranno altri dopo di lui… Il mio bimbo non tornerà più!! Non tornerà mai più!!!! (Qui fare sceneggiata, inventarsi qualcosa di splatter, che Nappy è vecchio e s’impressiona facilmente!)
Ma questa è la vita!! Giusto, Signor Presidente??? Nappy, ma veramente la vita è così? Io non pensavo proprio! Nisciuno me l’aveva detto!
Si, questa è la vita!!! Qui non c’è nessuno che ti tende una mano, nessuno che ti aiuti quando hai veramente bisogno!! E per favore, mi risparmi banalità del tipo: “Dove si mangia in due, si mangia anche in tre!!”. Capisci, mi tocca veramente pensare a me stessa! Io! Com’è possibile che non mi basti sedere lì e chiamare la mamma?
Mi risparmi la retorica, perché è l’ultima cosa di cui ho bisogno. Caccia i soldi, Nappy!
Sa benissimo anche Lei che se ad oggi, ad esempio, decidessi di adottare un figlio, nessun Ente mi accorderebbe mai il suo consenso. Nessun assistente sociale affiderebbe a me e a mio marito un bambino e questo perché i nostri introiti verrebbero considerati insufficienti al sostentamento di un’altra persona. Nessuno si sentirebbe di condannare quell’assistente sociale per una scelta di questo tipo, giusto?? Dunque se un giorno Giorg Cluny venisse a Napule pittato da artista cubano e mi incontrasse per strada, rimarrebbe rapito dalla mia bellezza e quindi mi firmerebbe un assegno da un milione di dollari e io lo incasserei subito e nessuno mi direbbe niente, giusto??
Egli sarebbe considerato un professionista attento ai bisogni del minore. Farebbe solo ciò che dovrebbero fare tutti quando mi vedono.
E allora mi chiedo e chiedo a chiunque sia pronto a dire che non si dovrebbe mai abortire, perché “se c’è l’amore c’è tutto”, io chiedo a queste persone: “Ma hanno forse più necessità i bimbi adottivi rispetto a quelli biologici???” E allora, caro Nappy, caro Ferrara e cari vescovi, forse che un milione di dollari mi farebbe meno comodo solo perché Giorg Cluny oggi non poteva passare?
Credo di no, Signor Presidente!! Credo proprio di no!!!!! Comunque è inutile arrovellarsi su dubbi e domande che non troveranno una risposta e che, già lo so, continueranno a tormentarmi e ad attanagliarmi l’anima per sempre!!! Certo che no, Nappy!! Quindi ho diritto a un milione di dollari, cacciali subito o verrò lì al Viminale per farti venire i sensi di colpa, dei sensi di colpa tremendi, tremendissimi!!
Ma c’è una domanda, mio caro Presidente, a cui vorrei che Lei rispondesse: PERCHE’, per il solo fatto di aver avuto la sfortuna di nascere in questo paese, un Paese che detesta i giovani, che ne ha già ucciso sogni e speranze e che ha già dato in pasto ai ratti le ceneri del loro futuro; Insomma Nappy: vedi come sono BRAVA ad accampare scuse di ogni genere pur di non prendermi la responsabilità della mia vita e delle cazzate che ho fatto imperterrita una dietro l’altra? Come me fanno ogni giorno milioni di giovani italiani!
ebbene perché per il solo fatto di esser nata qui, ho dovuto rinunciare prima alla mia ambizione a crearmi una carriera soddisfacente, Vedi, Biagi fu licenziato ingiustamente per motivi politici, quindi sono stata licenziata ingiustamente anch’io, anche se sono io che me ne sono andata volontariamente!
e cosa infinitamente più drammatica, sono costretta adesso a rinunciare al mio DIRITTO ad essere MADRE????????? Io esisto, quindi ho diritto a casa gratis! cibo gratis! stipendio gratis! pensione gratis! auto gratis! pleistescion gratis! vacanze gratis! tivvù al plasma gratis! e il figlio pure gratis, che tanto a me di lui nun me ne fotte un cazzo, se no non abortirei e comunque non comincerei a strumentalizzarlo prima ancora che nasca! quindi se voi volete stu figlio, pagatemelo voi! Insomma, NDO cazzo STA il mio MILIONE DI DOLLARI??????????????????

[tags]italia, piangioccioni, bamboccioni, sceneggiate, napoli, aborto, gravidanza, riascoltatevi forma e sostanza dei csi che lindo ferretti aveva già capito tutto[/tags]

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mercoledì 30 Aprile 2008, 20:58

Arrivare a Milano non è facile

Oggi pomeriggio alle 15 avevo un appuntamento a Milano, in zona via Ripamonti, con un potenziale nuovo cliente: quindi, giacca e cravatta e attenta pianificazione per arrivare puntuali. Niente auto perché andare in auto a Milano città è una follia; niente treno delle 13, che ti lascia solo un quarto d’ora per attraversare Milano; invece, treno delle 12 e un’ora abbondante per muoversi.

Per prendere con tranquillità il treno delle 12 da Porta Susa, devo uscire di casa alle 11:35, massimo massimo 11:40, e andare a prendere la metro. Quindi, finisco i lavori della mattinata, e poco dopo le 11 mi accingo a fare una telefonata importante che avevo preannunciato, prima di prepararmi ad uscire; solo che, cerca e ricerca, non trovo il cellulare. Dopo dieci minuti di perquisizione di tutta la casa, non mi resta che pensare di averlo lasciato in auto ieri mattina; per cui, rimando la telefonata e decido di prepararmi e di passare a prenderlo mentre scendo. (Io, vivendo davanti alla mail, uso il cellulare molto poco; non è inusuale che non faccia o riceva nemmeno una telefonata in tutto il giorno, quindi posso perderlo o averlo spento per 24 ore senza accorgermene.)

Comunque, il tempo perso a cercare mi ha sballato i tempi, e quando scendo sono le 11:38; un po’ tardi, considerato che la rimessa dove tengo l’auto sta a due minuti a piedi, ma ancora accettabile. Cammino di buon passo, apro il cancelletto, guardo la rimessa e… l’auto non c’è. Attimo di panico, e poi realizzo: non l’avevo parcheggiata in garage, ma l’avevo lasciata in strada, esattamente a dieci metri dal portone di casa, ma nell’altra direzione. Decisione difficile: lascio perdere il cellulare, paccando l’interlocutore importante, o torno indietro con la quasi certezza di perdere il treno? Alla fine ripercorro di corsa la strada all’indietro, trovo l’auto, il cellulare è sul sedile – è rimasto lì per un giorno e nessuno ha fatto una piega -, lo prendo, mi incammino… ma sono le 11:43. Decido comunque di provarci.

Mi va bene: alle 11:48 sono alla metro, faccio il biglietto, scendo le scale, alle 11:51 arriva il treno, alle 11:55 sono a Porta Susa (che magia la metropolitana). Corro alla macchinetta, faccio il biglietto, lo timbro proprio mentre il treno entra in stazione, e prendo il convoglio per la coda.

Arrivo a Milano, e vista l’abbondanza di tempo opto per i mezzi: niente taxi. Così pranzo con calma, prendo la metro, poi il tram 24, che, orologio alla mano, mi lascerà davanti alla mia destinazione alle 14:55.

E invece no: tre fermate prima della mia, il tram si ferma, e il conducente annuncia che c’è un incidente, i binari sono bloccati, e la corsa termina lì. Così, insieme a una fiumana di gente che bestemmia e insinua che l’autista volesse soltanto andare in deposito per staccare prima, mi faccio le ultime tre fermate a piedi, a passo da alpino; e arrivo comunque cinque minuti in ritardo. Si vede che non era proprio giornata.

Del resto, al ritorno parto alle 16:30 per prendere il treno delle 17:15; riprendo il 24 in direzione centro; arrivato allo stesso incrocio di prima, ma dall’altra direzione, il tramviere annuncia che “la corsa finisce qui” senza dare motivi. Così mi devo fare di nuovo la camminata, stavolta per due fermate fino alla metro Crocetta (quella che Google chiama Lamarmora Romana, e che secondo me dovrebbe evidentemente chiamarsi Loisiana); e di nuovo prendo il treno per un solo minuto.

Diciamo che ho capito come mai, nonostante il delirio del traffico di Milano, i milanesi continuano a muoversi in auto!

[tags]milano, torino, muoversi, tram, atm di m[/tags]

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mercoledì 30 Aprile 2008, 10:04

I poteri forti

Sul piano umano lo sfogo di Barbara Palombelli in Rutelli a mezzo Radio Rai è comprensibile: dev’essere dura pensare di avere davanti cinque anni da First Lady de Roma e poi ritrovarsi beffati.

Dal punto di vista professionale, lo è già molto meno: la conduttrice di una trasmissione radiofonica che sceglie di dedicare una intera puntata al voto in cui era coinvolto il marito, e che invece di intervistare gli ospiti si mette ad esporre i propri commenti e le proprie lamentele, non mi sembra una gran giornalista. Berlusconi fa ben di peggio con i propri media, ma almeno non mette a difenderlo i propri parenti.

Dal punto di vista politico, poi, non ne parliamo: sarà anche vero che qualche banchiere o palazzinaro ha pensato che a Roma – città che vive prevalentemente di spesa pubblica – sarebbero circolati più soldi con un sindaco amico di Berlusconi che con uno nemico. Ma non è quella la ragione per cui Rutelli ha perso, nè è possibile addurla come scusante.

Soprattutto, con che faccia una signora che ha uno spazio incredibile su giornali, radio e televisioni sia pubbliche che private di qualsiasi orientamento, da Repubblica al TG5 – certo per i propri grandi meriti, che traspaiono evidenti da una qualsiasi puntata di una sua rubrica – si può mettere a dire in pubblico di avere contro i “poteri forti”?

Insomma, la vera domanda è: ma questi maggiorenti del centrosinistra non si rendono conto da soli di essere ridicoli?

[tags]rutelli, palombelli, roma, politica, poteri forti[/tags]

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martedì 29 Aprile 2008, 14:36

Caro Chiamparino

Caro Chiampa, i complimenti te li ho fatti, ma una volta basta: capisco che La Stampa insiste nel pubblicare fotocopie della stessa lettera anonima (in alcuni punti praticamente identica parola per parola, vedi kebab ai funghi) per metterti in difficoltà, va bene che la gente vuole politici partecipi e pure sceriffi, ma sentire un sindaco che notifica alla collettività che l’altra sera c’era gente che beveva birra davanti a un supermercato (mio dio che reato!) mette un po’ tristezza…

[tags]torino, chiamparino, la stampa, specchio dei tempi[/tags]

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martedì 29 Aprile 2008, 09:50

Il 25 aprile è morto

A Roma rigurgiti fascisti: saranno mica i peperoni? Questo è il livello di analisi che, una stupidaggine dietro l’altra, emerge dal centrosinistra ancora una volta perdente, stavolta alle comunali di Roma: mitica l’idea che Rutelli abbia perso perché gli elettori di Bertinotti avrebbero votato Alemanno per punire il PD dopo le politiche. E invece quella di Roma è una seconda svolta storica dopo quella di quindici giorni fa, perché un fascista sindaco di Roma non c’era più stato dalla Liberazione: nemmeno Fini in persona c’era riuscito. E invece, Alemanno è stato eletto a valanga.

Io non sono romano e non sono quindi veramente titolato a giudicare, ma da quel che si legge e si vede è stata una scelta ad personam, contro Rutelli. E molto chiara, visto che un buon 5% degli elettori avrebbero votato centrosinistra alla provincia e Alemanno al Comune; persino quando tutti riconoscono che il centrosinistra non ha amministrato affatto male, anzi, ma evidentemente non è quello che importava.

Allora, perchè? Il mio naso dice che Rutelli è il vecchio: un faccione riciclato, una minestra riscaldata. Che la gente non lo vuole perché rappresenta la casta, quelli che non parlano inglese, hanno fatto politica tutta la vita e non sanno fare niente di preciso, ma in un modo o nell’altro si ripiazzano sempre. Che un piacione accomodante e sorridente, quindi senza nerbo e senza palle, andava bene nell’Italia berlusconian-speranzosa degli anni ’90, non nell’Italia berlusconian-rabbiosa del 2008.

Già, dicono tutti, verissimo, ma dall’altra parte c’era un fascista dichiarato, uno che è stato accolto dai saluti romani, e che ha stravinto tre giorni dopo la Festa della Liberazione! Ecco, questo secondo me è l’aspetto più importante. E’ inutile, cara Repubblica, che tu mi piazzi foto di croci celtiche (di due anni fa) in prima pagina: non fanno più paura a nessuno. Anzi, in una parte crescente degli italiani ispirano sicurezza.

Insomma, gli italiani preferiscono i fascisti ai partigiani, se i fascisti promettono di occuparsi una buona volta della feccia che invade liberamente le nostre città, mentre i partigiani non solo sono vecchi e stanchi, hanno murato le armi e sono troppo impegnati a festeggiarsi da soli, ma non considerano la feccia nemmeno un problema, anzi negano persino la sua esistenza. E’ molto bella e commovente la storia del nonno di Suzukimaruti, ma è, appunto, una storia: una favola che ha la stessa attualità di Pollicino e di Biancaneve.

Perché il venticinque aprile è morto, e non da ora; l’hanno ucciso decenni di feste stinte, svogliate e fotocopiate, in cui al popolo veniva intimato di partecipare perché sì, e anzi chi non lo faceva era spesso additato come un criminale. Soprattutto, l’ha ucciso l’essere stato usato per anni dalla sinistra come una coperta di Linus, cioè noi facciamo errori, ci beccano con le mani nella marmellata come dei democristiani qualsiasi, non capiamo niente dei nuovi strati sociali e della nuova organizzazione del lavoro né ci interessa capirli, non ci interessano i problemi della gente perché la gente è imbecille e berlusconiana, però noi abbiamo il venticinque aprile quindi abbiamo ragione punto. E a forza di agitare i vessilli partigiani per coprirsi dagli sputazzi, i vessilli si sono coperti di sputazzi.

Ho trovato commovente, nei commenti al post di cui sopra, come persone intelligenti e d’animo nobile come Axell e GiorgioV abbiano difeso fino all’inverosimile la manifestazione ufficiale del 25 aprile, dicendo che in fondo quando suonavano i Marlene Kuntz è apparso di botto qualche migliaio di giovani (tutti sicuramente interessatissimi alla Resistenza), che “meglio cinquecento volenterosi che centomila pecore” (riferendosi a Grillo). La verità è che, a parte qualche intellettuale, la gente è, se va bene, indifferente al venticinque aprile; se va male, ne ha le scatole piene per via degli sputazzi di cui sopra.

E quindi, è ora che smettiamo di farci illusioni: il venticinque aprile è morto. Se il centrosinistra vuol governare al posto dei post-fascisti, deve rispondere concretamente ai problemi che la gente percepisce come fondamentali. Al sindaco di una grande città, che non ha potere diretto sull’economia, la maggior parte delle persone chiede una sola cosa: ordine e sicurezza. Chiede l’eliminazione dei campi nomadi, la ripulitura delle strade da lavavetri e venditori abusivi, una repressione forte della criminalità anche e soprattutto extracomunitaria. Il miracolo sarebbe che la sinistra elaborasse una risposta a questa richiesta che non passi per la via della spranga. Ma se alla sinistra non piace occuparsene, non c’è problema: vada pure definitivamente in pensione, perché è lì pronto un piccolo Alemanno per ogni città.

P.S. Se vi sentite tranquilli perché Roma è lontana, pensateci meglio: a Orbassano, città ex operaia che ha sempre avuto sindaci di centrosinistra eletti senza neppure andare al ballottaggio, ha vinto il centrodestra con il 60%.

[tags]elezioni, politica, sinistra, rutelli, alemanno, roma, ordine, sicurezza[/tags]

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lunedì 28 Aprile 2008, 17:21

La television piemonteisa

Ël mè sòcio a dis semper che mi i pòrto nen business. Tòh, varda sì! ‘Sti sì a son dij mè amis…

[tags]piemont, piemonteis, television[/tags]

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lunedì 28 Aprile 2008, 10:43

Il fascismo di Wikipedia

Sì lo so, il titolo – oltre che ispirato a Beppe Grillo – è provocatorio; ma io, di certi atteggiamenti sulla Wikipedia italiana, mi sono ampiamente rotto le scatole.

E’ noto che con Wikipedia io ho un rapporto di amore e odio: amo l’idea – in fondo, la mia guida a Internet era una piccola Wikipedia ante litteram, una collezione organizzata di sapere reso accessibile a tutti, pur senza la collettivizzazione – e proprio per questo spesso odio il pessimo modo con cui spesso viene realizzata. Sono stato ben lieto ed onorato di concedere una intervista al loro wikigiornale, ammesso che venga mai pubblicata (dopo questo post poi…), ma non sono mai stato attivo sull’enciclopedia, se non per correggere qualche errore quando ci incappo o per qualche piccolo contributo su argomenti che conosco bene. Le uniche due nuove pagine con cui ho contribuito alla Wikipedia italiana (in inglese ne ho altre) sono quindi it.arti.cartoni e Progetto Prometeo.

Gli episodi con cui Wikipedia si rende ridicola da sola sono parecchi. Ogni tanto li riporto anch’io, dal caso “invasione dell’Iraq” – di basso impatto pratico, ma un bel campanello d’allarme – al linciaggio del diverso Del Papa. In altri casi ho lasciato correre: non ho parlato del caso Domenici, il sindaco di Firenze che ha denunciato Wikipedia per calunnia, ricevendo da molti wikipediani la buffa risposta che “calunniare su wikipedia non è una cosa grave perché il calunniato può collegarsi e cancellare il testo”. E mi sono astenuto dal commentare le chat piccanti di Jimbo Wales, il guru dei wikipediani, che non solo si vantava delle proprie prestazioni come un coatto qualsiasi, ma pare aver chiesto a un tizio una “donazione” di cinquemila dollari in cambio della riscrittura della sua voce su Wikipedia in modo più favorevole.

Una settimana fa un mio amico internettaro di centrodestra – ne esistono parecchi, solo stanno ben coperti per evitare gli sputi – mi ha passato indignato il link alla pagina di Calderoli, un politico che si diffama da solo, ma la cui voce è dedicata per due terzi a una raccolta di citazioni fuori contesto scelte accuratamente per metterlo in cattiva luce, insomma è enciclopedica e imparziale come un numero di Potere Operaio. Ci sarebbe venuto fuori un bel post, ma io mi sono trattenuto.

Stamattina, però, ho scoperto – per caso, perché non ti avvertono nemmeno con una mail – che la mia voce it.arti.cartoni è stata proposta per la seconda volta per la cancellazione. Era già accaduto meno di sei mesi fa, con esito negativo; rifarlo ora sa veramente di accanimento ad vocem, se non proprio ad personam. L’esauriente e argomentata motivazione fornita stavolta dall’utente Dylan86 – che all’epoca dei fatti raccontati aveva nove anni, quindi è sicuramente in grado di valutarne il rilievo – è:

newsgroup storico ma a mio avviso non enciclopedico

Un po’ come se io entrassi in una biblioteca, vedessi un libro su un argomento di cui non so nulla e che non mi interessa, e pensassi: non mi interessa, quindi buttiamolo via. E lo mettessi d’autorità nel cestino.

E’ evidente a chiunque che ad editare una enciclopedia dovrebbero essere persone dotate di moderazione, competenza specifica e capacità di essere super partes; e invece su Wikipedia sono ragazzini e invasati che nelle proprie pagine dichiarano apertamente di essere non solo parziali, ma faziosi. Io mi sono limitato a cliccare su qualcuno degli utenti elencati nella votazione, e ho trovato uno orgogliosamente supersinistro, un esperto di operazioni militari del Cinquecento che come qualifica principale ha “parlo il bresciano come lingua madre”, uno che è incazzatissimo peggio di Luca Luciani per un motivo che nemmeno in dodici righe di rant è in grado di spiegare ma che ha a che fare con “propaganda di DNR”, e uno il cui hobby è scrivere versi poetici per prendere per il culo qualche poveraccio che si era permesso di contribuire con una voce non di suo gradimento.

In che modo queste persone siano qualificate per esprimere un giudizio scientifico credibile sui primordi della storia di Internet in Italia, a me onestamente sfugge. Tutte le enciclopedie e le pubblicazioni scientifiche del mondo si sono scervellate per decenni per costruire meccanismi di review degli articoli che fossero oggettivi e imparziali e che assicurassero l’adeguata competenza dei revisori; poi arriva Wikipedia e dice, che bisogno c’è? Basta mettersi a votare tra amici.

Peccato che la verità non si decida ai voti, ma anzi che i voti – tanto più in gruppi autoselezionati e relativamente piccoli – riflettano per definizione i luoghi comuni e i pregiudizi medi, e in Italia anche e soprattutto le reti di conoscenze personali. Insomma, ho il forte sospetto, suffragato da quel che ho visto, che su Wikipedia una pagina sia enciclopedica se è scritta da un membro del gruppo, possibilmente con milioni di edit alle spalle (insomma, con rare eccezioni, un nerd privo di vita sociale) e comunque con decine di amici altrettanto nerd da chiamare a votare. Se invece è scritta da qualcuno che magari è un docente universitario internazionalmente noto, ma non chatta abitualmente con Kiara92 e Puccipuforzaroma, si beccherà la cancellazione e magari anche la poesiola di dileggio. In sostanza, un vero comportamento squadrista che perdipiù premia l’ignoranza e l’incompetenza.

Parrebbe evidente infatti che un sito organico e gestito dal basso cresca tanto più è ampio il suo contenuto: se arriva qualcuno che dedica gratuitamente il proprio tempo a parlare di un argomento anche poco conosciuto, gli si dovrebbe dare un bacio in fronte; a meno che non sia proprio una voce sfacciatamente pubblicitaria, inesatta o sgrammaticata, è comunque un arricchimento. Insomma, invece di dedicare energie a cancellare il lavoro degli altri, tutti questi ragazzini potrebbero meglio dedicarle a costruire qualcosa loro.

Purtroppo, però, l’Italia è il paese dell’uomo qualcuno e i ragazzini – inclusi i ragazzini quarantenni – si sentono fighi e potenti a bulleggiare altra gente a caso. Tra l’altro, è il saggio motivo per cui ci vanno diciott’anni per votare e venticinque al Senato; su Wikipedia, invece, puoi essere infantile quanto vuoi e nessuno ti dice nulla, anzi ti applaudono pure, tutti convinti di essere dei grandi perché “noi siamo duepuntozero”. Ma sarà mica un caso se si accumulano cattiva stampa, polemiche e querele?

Insomma, ormai ho il sospetto che Wikipedia sia come il comunismo: funziona soltanto in teoria. E però, forse quei pochi adulti maturi che ci sono nella Wikipedia italiana potrebbero pur capire che così non si può andare avanti.

[tags]wikipedia, enciclopedia, verità, pregiudizi[/tags]

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domenica 27 Aprile 2008, 21:24

Ristrutturazioni

Non voglio fare troppo il grillo; ma in questo ponte è stato anche inaugurato il nuovo padiglione alimentare del mercato di Porta Palazzo, ossia la ristrutturazione completa del vecchio edificio storico. Non ho visto il risultato, ma ho ascoltato il servizio al giornale radio regionale: ci si vantava con grande orgoglio di avere speso oltre otto milioni di euro per ripristinare i quarantadue stand del mercato.

Ora, a parte che ti sparano queste cifre con entusiasmo, come se aver speso molto fosse una nota di merito, e invece dovrebbero vantarsi quando riescono a fare le cose spendendo poco; ma otto milioni diviso quarantadue fa circa duecentomila euro per ciascuno stand, che, se non ricordo male da prima della chiusura, è sostanzialmente un grosso cubicolo in muratura dentro il padiglione, con un bancone che serve ad esporre la merce. In pratica, spendevamo meno (e facevamo prima) a comprare a ciascuno di questi ambulanti un appartamento, o un negozio grande il doppio in via Roma. Mah…

[tags]torino, porta palazzo[/tags]

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sabato 26 Aprile 2008, 10:01

Il V2-Day è il messaggio

Come avete visto, questo blog ha deciso di dedicare un ampio spazio al V2-Day (che finisce qui, se non altro perché sarò offline fino a domani sera). Ciò non tanto perché io condivida completamente la manifestazione: da anni scrivo che Grillo è luci ed ombre, e se va ammirato il suo coraggio nel denunciare senza giri di parole le abbondanti storture e vergogne della nostra classe politica – ripagato da notevoli ritorni anche economici, ma onestamente non credo che Grillo lo faccia per soldi -, sentire centomila persone che urlano in coro “vaffanculo!” fa un po’ preoccupare per il futuro della nostra democrazia.

Non va però dimenticato che Grillo è l’effetto, non la causa; è l’effetto di un sistema politico bloccato, incapace, corrotto, e che dimostra di non reagire a nulla a meno che non si arrivi alle piazze urlanti, ai lanci di monetine o alle rivoluzioni giudiziarie. E’ l’effetto di un sistema mediatico in cui i giornali fanno i titoli su Peter Falk seminudo per strada o sul tyrannosaurus antenato del pollo, e che ha abbandonato la stessa idea che si possa fare una inchiesta giornalistica o che si possa dire qualcosa di scomodo, limitando l’informazione sulle richieste e sulle necessità della gente al fatto che (ultim’ora!) il 28% delle donne italiane pagherebbe fino a 5000 euro per una notte di sesso con Massimo Giletti.

In un sistema del genere, dove migliaia di persone provano continuamente a denunciare piccoli e grandi problemi e non hanno il minimo spazio sui media, l’unico modo di far emergere un messaggio rivoluzionario è quello di Grillo: un mix di provocazione, verità, esagerazione, comicità, showbusiness, piazze piene e slogan facili. Sarà populista, sarà demagogico, ma, signori intellettuali con la puzza sotto il naso e signori politici che vi cagate sotto, è la logica conseguenza dell’Italia ignorante, delusa e sfruttata che voi, destra e sinistra a braccetto, avete costruito negli ultimi trent’anni. E perlomeno è un fenomeno violento soltanto a parole; non provoca la violenza vera, anzi sublima in gestacci ed in amare risate la rabbia che altrimenti veramente rischierebbe uno sfogo alla maniera degli anni ’70, e anzi che probabilmente lo farà, se il tentativo di Grillo di provocare cambiamenti radicali non avrà successo.

Per questo, sapendo che i media di regime avrebbero minimizzato, io mi son fatto un punto d’onore di pubblicare qui sopra più informazioni possibili, il meno mediate possibili. Non sono un giornalista, ma credo di aver fatto, ieri, più giornalismo io che tre quarti dei giornalisti che erano in quella piazza. Sta poi ad ognuno scegliere da che parte stare, se da quella di Grillo o da quella della contromanifestazione ufficiale; o meglio ancora, stare dalla parte di se stessi, appoggiando Grillo quando dice qualcosa di condivisibile, e criticandolo quando non lo fa.

Sono quindi rimasto molto deluso dal fatto che la blogosfera ne abbia parlato così poco, e soprattutto così male: per una volta che Internet doveva supplire al silenzio dell’informazione ufficiale, dimostrando il proprio fondamentale ruolo di promozione del pluralismo e della libertà, i bloggherz erano impegnati a montar foto e filmini sì, ma solo quelli delle marchette e del relativo catering offertogli da Microsoft. Ho molto apprezzato che ne abbia parlato .mau. che di Grillo non è certo un fan, ma che come me ha visto il problema; ho apprezzato anche che lo stesso Mantellini si sia chiesto come mai se ne parlasse poco, anche se poi si è pure lui concentrato sulle tartine di Steve Ballmer. Per carità, le PR aziendali sono legittime ed ognuno scrive di ciò che vuole, ma a che serve avere blog seguitissimi, se davanti a un Paese che affonda ci si rifugia nel parlar di fuffa e di quanto è stato bello ingoiarsela? E ha senso interpretare il blogging come una brutta copia del giornalismo piccino di questi anni, da regalino e marchetta?

Spero che queste mie considerazioni non provochino offesa, ma riflessione. Purtroppo, non si è visto in rete un grande dibattito sul rapporto tra informazione, politici, cittadini e nuovi media; ha riscosso più successo il tentativo, fondato ma anche velenoso, di screditare la manifestazione sostenendo che le firme raccolte non saranno valide. Ma chi se ne frega! Il mezzo è il messaggio, il punto fondamentale di ieri non è se abolire o no l’ordine dei giornalisti, è che centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza per provare a cambiare l’Italia, senza alcun battage pubblicitario e con tutti i media contro e quasi sempre in chiarissima cattiva fede.

Queste persone pongono una richiesta politica che poi, come sappiamo tutti benissimo, è la stessa di milioni di persone che ieri non erano in piazza e che, obtorto collo e turandosi il naso, hanno votato Veltrusconi con scarsa convinzione. E’ questa richiesta politica che va capita, documentata, affrontata. Si possono anche annullare le firme, ma, in un paese civile, un movimento di piazza così ampio per abolire la legge Gasparri provocherebbe l’immediata abolizione della legge Gasparri, o perlomeno una pronta discussione in Parlamento su come accogliere queste istanze; non ci sarebbe nemmeno bisogno del referendum.

Per cui, per favore, smettiamola di guardare il dito e cominciamo a guardare le nostre responsabilità. Di cittadini, che hanno il diritto e il dovere di fare qualcosa per salvare il proprio Paese. E in particolare di blogger e di esperti di Internet, visto che è la rete a rompere gli schemi ed è la rete a rendere possibile una vittoria contro un regime che controlla tutti gli altri media; almeno finché non troveranno il modo di imbavagliarla.
[tags]v2day, grillo, media, blog, italia[/tags]

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