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venerdì 5 Gennaio 2007, 18:53

Disastri colposi

Va bene, innanzi tutto è colpa mia, che per paura di sbagliare faccio gli script che lasciano una copia della vecchia versione dei file rinominata come *.old. Però è soprattutto colpa di quel genio che, secoli fa, progettando la tastiera italiana decise di mettere l’asterisco proprio a fianco dell’Invio: di modo che, dopo aver digitato correttamente un centinaio di volte “rm *.old”, alla centounesima ti scivoli il dito dall’asterisco all’adiacente Invio quando sei arrivato solo a “rm *”.

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venerdì 5 Gennaio 2007, 10:22

Pena di morte

Non so quanto integralmente siano state trasmesse dai vari telegiornali italiani; comunque le immagini dell’esecuzione di Saddam Hussein dovrebbero essere viste per intero da tutti, non certo per ribaltare il giudizio su quello che comunque resta un dittatore sanguinario, ma perchè è comunque bene sapere di cosa si parla quando si affronta il tema dell’uccisione di una persona per decisione collettiva.

E poi, questo prova che tutte le finte pruderie dei nostri giornalisti, che ogni tanto non mandano in onda qualcosa “perchè sono immagini troppo forti” (o troppo scomode?), sono rese assolutamente irrilevanti dall’esistenza di YouTube.

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giovedì 4 Gennaio 2007, 10:27

Eppur si muove

Probabilmente è una questione tecnica che interessa direttamente pochi di voi, ma da questa settimana è in vigore un cambiamento storico: con solo una quindicina d’anni di ritardo, l’ITU – l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di standardizzazione delle telecomunicazioni – ha deciso di rendere gratuitamente disponibili in PDF i propri standard attualmente in uso.

Nell’era di Internet, gli standard dell’ITU effettivamente fondamentali sono ormai pochi; comunque, che vogliate costruire un modem 56k (raccomandazione V.90), implementare un sistema di sicurezza per la posta elettronica (X.509) o imparare le reti a pacchetto dell’era pre-Internet (X.25) – o magari accedere a questi documenti per studiarli -, ora potete almeno leggere lo standard gratuitamente.

Il segno del cambiamento, difatti, è soprattutto simbolico. L’ITU, difatti, è stata sin dalla metà dell’Ottocento il luogo dove si realizzavano gli standard delle telecomunicazioni, mediante lunghe negoziazioni tra rappresentanti dei governi e delle telecom monopoliste nazionali. Tutto questo è andato improvvisamente in crisi negli anni Novanta, quando il modello di rete a pacchetto definito dall’ITU, l’OSI, fu sorprendentemente trascurato dal mondo a favore del TCP/IP di Internet. Ci sono vari motivi per cui ciò è avvenuto, ma uno dei maggiori è proprio che gli standard TCP/IP, memorizzati nelle cosiddette RFC, sono sempre stati sviluppati in modo aperto a tutti e resi disponibili elettronicamente senza costi, mentre per partecipare alla definizione degli standard dell’ITU bisogna esserne membri – non tutti lo possono essere, e costa parecchio – e anche solo per leggerli, fino a ieri, bisognava pagare botte di 15-20 euro l’uno.

L’ITU sta lottando da anni per non scomparire, ingoiata dalla decentralizzazione e dalla privatizzazione della governance delle telecomunicazioni; questa mossa è un segno che infine, pur con la lentezza delle grandi burocrazie, qualcosa sta cominciando a capire.

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mercoledì 3 Gennaio 2007, 13:49

Ancora filtri

Come probabilmente sapete, ieri il Ministro delle Comunicazioni Gentiloni ha annunciato un nuovo decreto legge contro la pedopornografia in rete, che peraltro è semplicemente l’attuazione di una legge approvata nel febbraio scorso dal governo precedente.

Il principio, testo del decreto alla mano, è molto semplice: un “centro di prevenzione” presso il Ministero dell’Interno manterrà una blacklist di siti proibiti, o per URL, o per indirizzo IP. I provider saranno tenuti a implementare questa blacklist, a livello di server DNS nel caso di URL – come già avviene per i siti di scommesse online – o a livello di routing (si presume) nel caso di indirizzi IP; la legge prevede un tempo di intervento massimo di sei ore, che è peraltro uno specchio per i media, visto che presumibilmente gli aggiornamenti della blacklist saranno istantanei e automatizzati tramite messaggi cifrati.

Ci sono naturalmente vari dubbi su un provvedimento come questo; il filtro a livello di DNS è chiaramente inefficace per un utente motivato – è come il bando dei liquidi a bordo degli aerei, insomma – mentre quello a livello di IP, oltre ad essere potenzialmente lesivo di altri siti che siano ospitati sulla stessa macchina, mi sembra di difficile scalabilità.

In ogni caso, il vero problema è concedere alle autorità di polizia – si badi bene, non alla magistratura – la possibilità di tagliar fuori siti dalla rete in modo immediato e automatico, senza alcun tipo di controllo di terze parti (la stessa lista dei siti oscurati, dice la legge, deve essere mantenuta assolutamente riservata). In altre parole, in teoria la polizia postale potrebbe decidere di rendere inaccessibile il mio blog, e io forse non capirei nemmeno perchè non lo si vede più, nè avrei modo di ricorrere o chiedere spiegazioni a qualcuno.

Il decreto in essere è stato negoziato direttamente tra il governo e i rappresentanti dei provider; a nessuno è venuto in mente di sentire anche il pubblico. Anche noi, membri di un comitato consultivo che dovrebbe occuparsi di governance della rete, non siamo stati consultati in alcun modo. Purtroppo la macchina ministeriale è complessa, e spesso una mano non sa cosa faccia l’altra; certo che l’impressione è che ogni ministro di questo governo vada per la propria strada, badando più ai comunicati stampa e alla visibilità personale che alla sostanza delle cose.

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martedì 2 Gennaio 2007, 16:10

Tanto tuonò che nevve

Lo sapevo che c’era una congiura contro di me, segretamente in atto da tempo e tesa a concretizzarsi nelle vicinanze di questo Capodanno.

Non è un caso che, quando a marzo di questdell’anno scorso ho cambiato macchina e ne ho preso una con le ruote troppo grosse per poterci montare le catene, mi sia preoccupato di far inserire nel contratto la possibilità di farmi montare gratuitamente le gomme da neve all’inizio dell’inverno. Io ci ho provato, a farlo; solo che ho passato l’intero mese di dicembre in giro qua e là – iniziando col Brasile per finire in Germania – e la procedura si è rivelata più complessa del previsto: al ventitrè di dicembre ero finalmente riuscito a scoprire dove dovevo andare e che documenti dovevo portare, ma era troppo tardi.

Peraltro, questo era l’inverno più secco del secolo, e quindi, quando mi hanno invitato per il Capodanno a Courmayeur e mi hanno detto di portare le catene, io ho risposto incoscientemente: “Catene? Non le ho, ma a che servono? Non c’è un fiocco di neve neanche in cima ai monti…”. Ecco, probabilmente questo ha segnato la mia condanna; perchè ieri sera in val d’Aosta ha cominciato a nevicare, e mentre gli albergatori ringraziavano chi di dovere, io stamattina mi sono trovato la mia macchina ex parcheggiata in un prato in salita e ora parcheggiata in mezzo a venti centimetri di neve fresca in salita.

E in più, ieri avevo anche pensato di spostare l’auto in un posto più comodo, ma i locali mi hanno rassicurato sul fatto che le strade vengono pulite e non c’è poi tanto da preoccuparsi… insomma, me la sono voluta. Ci ho messo un’ora e mezza da quando ho cominciato a pulire i vetri a quando sono arrivato all’autostrada, con alcune scene piuttosto da film.

Per cominciare, passata la fase iniziale di rimozione (quella in cui il mio amico sfotteva dalla finestra dicendo “non mi muovo ad aiutarti finchè non sei slittato almeno per mezzo minuto”, al che io sono slittato fino a mezzo metro dalla fiancata della macchina più vicina e lì abbiamo capito che era una cosa seria), ci siamo messi con la pala a scavare percorsi ideali di uscita in retromarcia dal prato nevoso. Peccato però che il suggerimento “ACCELERA AL MASSIMO E NON TI FERMARE” cozzi con una serie di meccanismi automatici di difesa che stanno nel mio cervello, per cui mi sono fermato almeno tre volte durante la manovra.

Ma il bello doveva ancora venire: appena la macchina ha terminato la curva in retromarcia e si è trovata col muso in direzione di massima pendenza, ecco… ha cominciato a scendere. Da sola, con me sopra, perso come un astronauta dell’Apollo 13. Al che io mi sono buttato sul freno, e la macchina ha cominciato a scivolare più forte, beccheggiando verso destra in direzione di 1) un palo 2) un muro. Mi sono così trovato in mezzo a quella scena di Austin Powers in cui lui sta per essere investito da uno schiacciasassi che però si muove pianissimo, e quindi sta fermo per trenta secondi gridando, mentre il disastro gli si avvicina a velocità ridicola!

Insomma, ho capito che appoggiarmi sul freno non serviva a nulla, e quindi, sempre scivolando verso il palo, ho preso adeguati rimedi: ho tirato giù il finestrino elettrico premendo sull’apposito pulsante, e ho cominciato a gridare: “AIIIUUUUUUTTOOOOOO!!!!”. Questo però non ha deviato la macchina, al che, quando il palo era già incombente, mi sono deciso a tentare il tutto per tutto: ho veramente lasciato la frizione e accelerato, e le ruote hanno veramente cominciato ad andare nella direzione impartita loro dal volante, infilando la mia auto nello stretto passaggio con un balzo felino. E ho persino fatto una curva a destra che era larga come una macchina più dieci centimetri!

Lo step successivo è stata una discesa ripida e diritta: ecco, lì ho cambiato la procedura, perchè, dopo essermi buttato sul freno ancora senza risultati, invece di gridare aiuto ho avuto un’altra ottima idea: mi sono istintivamente aggrappato al freno a mano! Scoprendo con orrore che neanche quello aveva alcun effetto, e mentre il mio amico gridava di non frenare, un passante ha gridato il più utile consiglio “METTI LA PRIMA E VAI”, che in effetti ha funzionato e mi ha permesso persino di fare un’altra curva a fine discesa.

Quando poi sono arrivato al tornante in palesi condizioni di instabilità mentale e fisica, e ci ho trovato in mezzo una gentile mammina che aveva deciso di fermarsi col passeggino esattamente nel punto dove sarei andato a sbattere io se avessi perso aderenza, ho pensato che l’istinto materno può rendere gli esseri umani infinitamente stupidi.

(Lasciamo perdere il maledetto autobus delle Ferrovie Nord Milano che, in un tratto di autostrada gelato e con il limite dei 100, andando a 112 all’ora contro i miei 110, ha deciso che doveva assolutamente superarmi, e poi, realizzato che non sarebbe mai riuscito a terminare la manovra prima di giungere a Milano, ha semplicemente cominciato a chiudermi costringendomi a inchiodare. Doveva essere davvero la mia giornata fortunata.)

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lunedì 1 Gennaio 2007, 18:52

Connessioni di Capodanno

Non ho nulla di particolare da bloggare – fatto cenone di Capodanno, alcool ovviamente abbondante, dormito fino a tardi, risveglio con avanzi sparsi, ulteriore sonno ecc. – se non che stasera, approfittando del fatto che la casa di Courmayeur in cui mi trovo è dotata di telefono, abbiamo deciso di condividere la connessione. Il mio amico si è collegato via modem con il suo MacBook Pro, e ha attivato la condivisione su wi-fi.

Il suo collegamento funzionava bene, ma da me non funzionava praticamente nulla: i siti si bloccavano subito, la posta non si apriva, e con un ping si perdeva l’80% dei pacchetti. Proviamo vari aggiustamenti: cambiare posizione, allontanarsi, avvicinarsi, cambiare tipo di rete wi-fi, fino ai fix esoterici dei parametri di rete. Alla fine, scoraggiati, decidiamo di usare le buone vecchie abitudini: tiriamo fuori un cavo di rete, connettiamo i due computer fisicamente, et voilà, tutto funziona perfettamente.

Morale: probabilmente le schede wi-fi della Apple (specie quelle dei MacBook Pro, che sono di nuova generazione e quindi hanno dei driver ancora giovani) fanno abbastanza schifo…

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domenica 31 Dicembre 2006, 23:59

L’oroscopo dell’anno nuovo

Care lettrici e cari lettori,

questo è l’ultimo post dell’anno e naturalmente, come tutti gli ultimi post dell’anno, viene preparato per apparire all’ultimo momento e festeggiare un anno che se ne va e un altro che arriva. Credo che la cosa migliore che si possa dire è che, senza ipocrisia e di cuore, spero che sia un anno in cui tutti voi potrete realizzare il più possibile dei vostri desideri.

Ma siccome l’uomo ha bisogno di certezze (che non può avere) e a questo scopo si è dotato dei più moderni sistemi di preveggenza, ho assoldato una consulente, nelle vesti di Raffaella Carrà, che ha scoperto per voi cosa vi riserverà il 2007. Pensate, ho persino deciso di sfidare tutte le case discografiche del mondo per farvi eccezionalmente ascoltare la previsione: se poi non avete l’audio, è trascritta più sotto.

Ora premete “play”, e auguri!

Audio clip: Adobe Flash Player (version 9 or above) is required to play this audio clip. Download the latest version here. You also need to have JavaScript enabled in your browser.

P.S. Io, il mio oroscopo, me lo tengo stretto e ci conto!

Maga Maghella, Maga Maghella
Se ti va brutta, se ti va bella
Nel tuo futuro leggerà
Maga Maghella Maga Magà
Con la bacchetta Maga Maghella
Dal firmamento prende una stella
Un micro-oroscopo ti farà
E subitosto te lo dirà

Se sei dei Gemelli tre giorni belli
Stasera esci se sei dei Pesci
Per la Bilancia che mal di pancia
Toro, lavoro ti arriverà

Maga Maghella, Maga Maghella
Se ti va brutta, se ti va bella
Nel tuo futuro leggerà
Maga Maghella Maga Magà
Maga Maghella Maga Magà

Tanta dolcezza per gli Scorpioni
E per la Vergine, baci a vagoni
L’Ariete posta riceverà
Al Sagittario, felicità!
Se sei dell’Acquario è straordinario
Un gran bel giorno al Capricorno
Per il Leone fuoco e passione
Cancro sei stanco, non lavorar

Maga Maghella, Maga Maghella
Se ti va brutta, se ti va bella
Nel tuo futuro leggerà
Maga Maghella Maga Magà
Maga Maghella Maga Magà

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sabato 30 Dicembre 2006, 20:16

23C3 VI

Ho deciso che nel programma dell’ultima giornata del 23C3 non c’era niente di davvero interessante, e così ho dedicato il tempo a visitare la città (argomento su cui avrei molto da raccontare, ma lo farò eventualmente con calma una volta tornato a casa e passato Capodanno). Sono quindi arrivato alla sede del congresso giusto in tempo per l’ultimo seminario, e poi per la cerimonia di chiusura.

Il seminario che ho seguito parlava di discordianesimo e di culture jamming, mostrando esempi eccezionali di sovversione culturale di ogni genere. Probabilmente l’unico artista del genere di cui si è sentito in Italia è Banksy, quello che appende quadri modificati nei musei che regolarmente nessuno trova; eppure c’è veramente qualsiasi tipo di apparente follia con un significato politico o artistico sotterraneo.

Ad esempio, a San Francisco un gruppo di performer ha partecipato alla classica gara di corsa Bay To Breakers – in cui decine di migliaia di persone corrono dall’interno della baia fino all’oceano – però vestendosi da salmone e percorrendo la strada al contrario, dal mare verso l’interno; l’idea ha avuto talmente successo che sia la Nike che la Bacardi l’hanno riutilizzata per degli spot (con successiva discussione se ciò sia bene o male).

Interessante anche il Burning Man, una specie di comune estiva in cui è vietato l’uso di denaro, e in cui cinquantamila persone campeggiano per una settimana nel deserto utilizzando solo il dono e il baratto (a parte naturalmente quando prendono la macchina e vanno al supermercato del paese vicino). Più preoccupante l’esperimento effettuato su un gruppo di bambini, che hanno preferito avere come colazione una pietra invece di una banana, solo perchè sulla pietra c’era un adesivo dell’Uomo Ragno.

Insomma, il culture jamming è un tentativo di svegliare le coscienze evitando l’assuefazione e le ipotesi scontate o inculcate nei nostri cervelli dalla comunicazione commerciale… devo dire che l’idea mi attira.

La cerimonia conclusiva è stata più morigerata; notevole il numero finale di partecipanti, tra abbonamenti e biglietti giornalieri, ossia circa 4200 persone (numero giustamente appropriato). Il wi-fi nelle stanze più affollate non funzionava granchè, ma d’altra parte c’erano circa 1600 portatili collegati alla wireless LAN… Ed è successo che il loro router centrale ha raggiunto un limite di indirizzamento di 4096 macchine sulla stessa rete che non conosceva nemmeno il suo costruttore! Comunque, a parte un ISP che ha chiamato per chiedere di rendere inaccessbile la sua intera rete dall’interno del congresso, nessun problema di hacking degno di nota, e arrivederci al campeggio che il CCC organizzerà nell’estate 2007.

Vorrei aggiungere, per finire, alcune considerazioni sull’eccellente livello di questa conferenza – anche se gli habitué si sono ovviamente lamentati che quest’anno non era come l’altr’anno, e che l’altr’anno sì che c’erano dei seminari tecnicissimi con i controfiocchi mentre quest’anno c’erano solo banalità, e così via. Tuttavia, questa è una conferenza hacker organizzata in modo professionale, non solo per il numero di persone – credo anche retribuite in buona parte – che ci lavorano, ma per l’approccio generale, con tanto di atti stampati, radiomicrofoni di ultima generazione, maxischermi con maxiproiettore, relatori da tutto il mondo e biglietto d’ingresso a 80 euro.

Non è detto che questo sia necessariamente meglio delle nostre conferenze italiane, la maggior parte delle quali hanno una scala molto minore, e sono organizzate in modo totalmente amatoriale. Tuttavia, mi ha fatto piacere arrivare in una conferenza dove la prima cosa che hanno detto a tutti è “niente fumo di nessun genere dentro l’edificio, niente sacchi a pelo, niente ubriachi molesti”: ti dà l’impressione che l’obiettivo principale della conferenza sia la discussione di informazioni tecniche poco conosciute e di argomenti sociali e politici scottanti, e non una grande festa di alcool e canne tutti insieme, con annessa okkupazione e piscio di cane. Massimo rispetto sia per le okkupazioni che per i cani, ma io credo che una conferenza di hacker debba essere altra cosa; è vero che esistono già anche in Italia conferenze che adottano questo approccio, però sarebbe bello arrivare infine a costruire un evento italiano del rilievo e della sostanza di questo 23C3.

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sabato 30 Dicembre 2006, 18:14

Banca Sella e la sicurezza

Cara Banca Sella:

già non sono sicuro che sia così geniale costringermi a cambiare PIN e password ogni 60 giorni: vuol dire che devo cambiare la password quando ho appena cominciato ad impararla, ergo, se fossi un utente medio, mi verrebbe voglia di non impararla proprio e semplicemente scrivermela da qualche parte.

Ma costringermi a cambiarla assolutamente e senza modo di rimandare nemmeno di un giorno, solo per poter avere accesso al mio conto, quando sono nel bel mezzo della più tosta conferenza di hacker d’Europa, rasenta il dolo ai miei danni!

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sabato 30 Dicembre 2006, 17:49

23C3 V

Ieri sera ho assistito a un grandissimo discorso di Larry Lessig, il fondatore dei Creative Commons. Più che un professore, sembra un attore o anzi un politico; il suo discorso è perfetto, studiato, sincronizzato con le slide, divertente, interessante, pieno di battute e di metafore da ricordare.

Qui, sembrava più che altro interessato a ricucire le differenze con i duri e puri del free software, che accusano Creative Commons di fare compromessi introducendo la clausola “non commerciale” tra le sue possibili licenze, il che è una contraddizione rispetto alla libertà totale offerta dalla licenza GPL della Free Software Foundation; Lessig ha giustamente spiegato che il principio del copyleft serve ad evitare il “free riding” – le persone che usano il lavoro altrui senza contribuire nulla – e che per musica e testo, a differenza che per il software, il free riding sarebbe possibile se non ci fosse una clausola contro l’uso commerciale non autorizzato del materiale.

La strategia che Lessig suggerisce per la vittoria del principio della condivisione libera del contenuto è quella di costruire una base di contenuto alternativo a quello delle major discografiche, magari non altrettanto buona, ma accessibile a condizioni molto migliori e quindi più facilmente utilizzata; il principio di Vitaminic insomma. Lessig ritiene che la battaglia non possa essere vinta nè craccando le tecnologie come si è fatto in questi anni, nè politicamente vista la forza delle lobby, nè tramite battaglie legali, visto che tutte le battaglie politiche e legali saranno perdute finchè il grande pubblico resterà convinto che l’obiettivo di tutti i fricchettoni dello sharing è soltanto quello di rubare gratis la musica altrui.

Avevo già ascoltato Lessig a Milano, due anni fa, nella conferenza organizzata da Fiorello Cortiana; ma lo spettacolo che lui ha messo in piedi qui è così avvincente che bisognerebbe mandarlo in TV, o farne uno spettacolo teatrale. In generale, avremmo bisogno di più discussione di massa su questi temi, anche in Italia.

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