Un nuovo patto per un lockdown più intelligente
Una delle capacità fondamentali di un buon governante è capire quando i sacrifici che chiede ai cittadini sono sostenibili e quando non lo sono.
Quasi due mesi fa, lo Stato ha fatto un patto con gli italiani: i cittadini dovevano stare a casa per qualche settimana, mentre il governo avrebbe contenuto e ridotto l’epidemia per riportare la situazione quasi alla normalità . I cittadini hanno sostanzialmente rispettato la loro parte del patto; lo Stato no, per suoi errori e disorganizzazione. Magari era impossibile fare di meglio (mah), ed è chiaro che riaprire troppe attività , ora o a breve, sarebbe irresponsabile, ma il rischio adesso è quello di una generale perdita di fiducia nello Stato e di una rivolta silenziosa, già visibile nel percepibile aumento della gente per strada, con successiva nuova epidemia e caos.
Per questo è necessario rivedere le restrizioni in maniera intelligente, mantenendo i divieti che servono ma evitando i divieti stupidi, quelli che frustrano inutilmente la gente senza contribuire significativamente a contenere l’epidemia. Basterebbe passare a principi semplici, ma ben definiti:
1. Qualsiasi attività che non provochi un contatto diretto con persone che non siano un convivente o un familiare (nel seguito “terzi”) è permessa.
2. Le attività che richiedono un contatto diretto con terzi sono permesse se ricadono tra questi casi:
- attività lavorative che non possono essere svolte in telelavoro;
- esami, interventi e visite mediche prescritti da un medico o da altre autorità sanitarie;
- acquisti e ritiri di beni o servizi presso qualsiasi negozio o attività aperta al pubblico;
- accesso a uffici pubblici e privati per pratiche che non possono essere svolte a distanza né rinviate senza creare danno a nessuno;
- spostamenti e attività necessarie ad evitare un grave rischio per la salute o la sicurezza di qualcuno;
- altri casi di necessità preventivamente autorizzati dalla Polizia Municipale del Comune in cui ci si trova.
Quanto sopra è permesso indipendentemente dalle distanze da percorrere, ma solo se le attività per cui si lavora o presso cui ci si reca sono legittimamente autorizzate a restare aperte. Tali attività devono comunque adottare accorgimenti per ridurre il più possibile i contatti diretti.
3. Al di fuori delle attività permesse, ognuno è tenuto a rimanere all’interno del proprio domicilio.
4. E’ permesso scegliere il proprio domicilio presso qualsiasi abitazione in cui si evitino contatti diretti con terzi. Se si dispone di più di un domicilio adatto, è permesso spostarsi tra essi secondo le condizioni del punto 5.
5. Gli spostamenti a piedi o su un veicolo, se da soli o insieme soltanto a conviventi o familiari, sono permessi se funzionali allo svolgimento di una attività permessa e solo evitando contatti diretti con terzi. Gli altri spostamenti sono permessi solo se funzionali alle attività permesse di cui al punto 2 e solo indossando i dispositivi di protezione individuale. Limiti geografici agli spostamenti possono essere imposti separatamente se vi è la necessità di contenere il contagio all’interno di determinate aree.
6. Un contatto diretto è definito come uno tra i casi seguenti:
- parlare con un’altra persona a meno di due metri di distanza;
- restare a meno di due metri di distanza da una o più persone per più di due minuti;
- stare in uno stesso spazio chiuso con una o più persone per più di quindici minuti, se la superficie dello spazio chiuso è inferiore a 40 mq per persona.
7. Chiunque, durante lo svolgimento delle attività permesse, è tenuto a comportarsi in modo da ridurre numero e durata dei contatti diretti con terzi e, durante di essi, a usare i dispositivi di protezione individuale.
Quanto sopra (di cui naturalmente si possono discutere i dettagli) garantirebbe già una maggiore libertà , ma sarebbe una libertà limitata a situazioni che non creano rischio significativo, dando in modo intelligente una valvola di sfogo alla popolazione; ed eviterebbe multe totalmente prive di senso, come quella alla famiglia di Grosseto che portava la bimba a un controllo post trapianto, o alla famiglia scesa in tre a buttare l’immondizia (che rischio crea?), e anche soprusi da dittatura orwelliana, come la gente che, a seconda di come gira al poliziotto, viene multata perché c’era troppo vino nella spesa, o perché poteva andare in un’altra farmacia più lontana ma dentro il Comune, o perché ha usato un autolavaggio che pure era autorizzato ad aprire.
Sarebbe una buona base per proseguire un lockdown che pure è pesante per tutti, ma che altrimenti diventerà sempre più insopportabile di fronte al mix di fallimento sanitario e repressione inutile, con tanto di elicotteri mandati a pattugliare i parchi e le spiagge mentre la gente aspetta per settimane un tampone.
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