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mercoledì 15 Agosto 2007, 03:16

Security (1)

Ci sono vari motivi per non venire negli Stati Uniti, ma uno è particolarmente pressante: la difficoltà tremenda per entrare ed uscire da questo paese.

All’andata, atterrati a LAX dopo tredici ore di volo, ci siamo prima dovuti subire venti minuti parcheggiati a terra, perché tutte le baie erano piene; dopodiché, una volta sbarcati, siamo stati scaricati in una specie di girone dantesco, ossia un enorme salone brulicante di gente, sbarrato da una fila di una cinquantina buona di sportelli, accoppiati a due a due su una doppia fila. Ogni quattro / sei sportelli c’è una coda, e già all’ingresso nel salone gli inservienti in divisa ti invitano con voce monotona ad andare avanti e ad infilarti in questa o quella massa umana.

Le code per i cittadini americani non sono brevi, ma quelle per il resto del mondo sono inumane: noi, giovedì, abbiamo fatto un’ora e mezza di coda, in piedi, lungo una serpentina di nastri che pareva non andare mai avanti, in un salone sovraffollato dove ci saranno stati quaranta gradi. Io stavo svenendo dal sonno, visto che ero completamente laggato; per fortuna ero in coda con il mio collega portoghese Francisco, che è un gran parlatore e ha mandato avanti la conversazione da solo.

Una volta giunti allo sportello, poi, il poliziotto – che non alza quasi mai gli occhi dal terminale – ti chiede come ti chiami, e perché vuoi entrare negli Stati Uniti, detto con un tono che significa “Perché vieni qui a rompere le scatole?”; e poi, “When are you getting back home?”, cioè “Quando te ne vai?”. Francisco – un pazzo – gli ha fatto la battuta, rispondendo “As soon as possible”; pensavo lo portassero via, ma il poliziotto si è limitato a guardarlo male e a rispondere “Sure, everyone should stay at home.”.

Insomma, si tratta di un sistema al limite dell’inumanità, che talvolta viene bellamente superata; come quando domenica pomeriggio si è piantato il server dell’immigrazione, e circa seimila persone sono rimaste in coda nel salone, ferme, per tre ore, o addirittura non sono state nemmeno lasciate scendere dagli aerei (perché una volta che sei a terra, in teoria, puoi chiedere asilo).

Va detto, tuttavia, che non si tratta tanto di cattiveria, quanto di una cultura in cui l’aspetto personale viene completamente cancellato, e le persone non vivono: funzionano. Ci sarebbe molto da dire su questo aspetto, e il racconto dei controlli di sicurezza non finisce certo qui, ma ora stanno imbarcando il mio volo, per cui devo andare!

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