Scienza e filosofia
Ultimamente mi è capitato spesso di non essere particolarmente entusiasta di dover partire per l’ennesima conferenza. Certo, è bello volare da un’altra parte per discutere di argomenti interessanti, ma è anche faticoso; se poi questo si accompagna alla necessità pratica di infilare la preparazione non solo di una valigia, ma anche di una presentazione possibilmente intelligente, diventa una vera incombenza.
In questo caso, però, mi sono davvero sbagliato: questa è stata una delle conferenze più interessanti di tutta la mia vita. Di solito, infatti, finisco nel solito gruppo di ingegneri, manager, accademici che discutono da anni sempre delle stesse cose; e la cosa diviene un po’ frustrante. In questo caso, invece, sono finito in un ambiente totalmente nuovo, e totalmente diverso: pensate che su trecento persone eravamo solo una manciata ad esibire un portatile.
Eppure, pensate che questi francesi, nell’ambito del proprio semestre di presidenza europea, hanno organizzato una conferenza ai massimi livelli – aperta di persona dalla ministra dell’Università francese e da quella tedesca – per interrogarsi sul rapporto tra scienza e società . Per tutta la mattinata si sono poste domande come: che tipo di società vogliamo costruire? come facciamo a usare la scienza per costruirlo? perché la gente da una parte vive in mezzo a gadget tecnologici di ogni tipo, e dall’altra ha sempre più spesso reazioni inconsulte contro il progresso scientifico? come può la scienza dialogare con la società ? come ci assicuriamo che il progresso sia etico e democratico?
Non so, può darsi che anche da noi si tengano discussioni di questo genere, ma dopo il terzo oratore che citava la ricerca sulle staminali come esempio negativo e preoccupante di folle impazzite che cercano di fermare la ricerca scientifica con argomenti del tutto irrazionali e con aperta ostilità verso i ricercatori, ho pensato che in Italia, invece di chiedersi come fare a riconciliare scienza e cittadini, i politici organizzano il “family day” e soffiano sulla protesta.
Fa effettivamente strano (ed è un po’ inquietante) trovarsi in mezzo a professoroni di ogni genere che ogni cinque minuti citano uno tra Kant, Aristotele, Cartesio, Hegel, ma anche filosofi contemporanei e persino Hofstadter. E non li citano a sproposito solo per sembrare colti, ma entrano perfettamente nel loro discorso! E’ la prima volta, insomma, che mi capita di riconoscere alla filosofia una dignità scientifica superiore a quella dell’analisi della partita al bar sport; effettivamente però, fatta da gente che ha studiato, non solo ha senso, ma pare persino una disciplina olistica per persone particolarmente profonde, con possibili conseguenze sulla direzione del mondo.
Nella mia sessione specialistica – quella sull’etica dell’ICT – c’è tal Rafael Capurro, filosofo uruguagio-tedesco, uno dei quindici membri del Comitato Consultivo Etico della Commissione Europea: è una di quelle persone che emanano un’aura di saggezza ed è stato un piacere discutere con lui. Ma anche tutti gli altri interventi sono di alto livello, interessanti, ben esposti (ok, se riuscite a eliminare quel vago senso di ispettore Clouseau che danno i francesi che parlano inglese) e puntuali sull’argomento. Domani mattina c’è il mio intervento, e spero di non dire troppe stupidaggini.
P.S. In compenso, sia la conferenza che l’albergo sono Internet-less e sono riuscito a collegarmi in modalità write-only dal wi-fi gratuito del Centro Pompidou, sempre sia lodato, che però funziona malissimo. Per la posta dovrete aspettare domani sera.
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24 Novembre 2008, 22:19
L’uomo ha paura di ciò che non conosce. “Filosofia” significa amore della conoscenza. La Filosofia quindi serve all’uomo per cercare di conoscere ciò che ancora non conosce e dare un significato o una spiegazione a fenomeni naturali a lui ancora incomprensibili, come per esempio la morte, la vita, l’amore, il pensiero, per poter lenire la paura. La Scienza invece è conoscenza, è ciò che l’uomo ha scoperto dopo anni di studi e sperimentazioni e che dà per acquisito.
24 Novembre 2008, 22:32
Piero: potresti essere un po’ meno italiano? Grazie
24 Novembre 2008, 23:24
Simone, il mio commento voleva solo dare uno spunto “filosofico” a VB per l’intervento di domani. Poi mi spieghi cosa intendi per “meno italiano”?
24 Novembre 2008, 23:46
ma va fai pena!!!!!!!!!!!!Ritirati!!!!!!!!!
25 Novembre 2008, 00:25
Francesco, Notte!
25 Novembre 2008, 10:43
@Piero: hint: Boris.
25 Novembre 2008, 10:48
Beh, fino a che recluti nel sistema accademico e di ricerca il raccomandato di turno o livelli verso il basso la conoscenza ovvero l’accesso alla conoscenza non puoi pretendere di “volare alto”, ti devi accontentare di ripetere le medesime cose “n” volte, un po’ perchè la consuetudine rassicura, un po’ perchè altrimenti passi per sovversivo, anti-sistema e quindi rischi l’isolamento.
Quando dicono che i ricercatori italiani all’estero sono apprezzatissimi, pensate solo una cosa: pensate all’entusiasmo di chi, soffocato dai lacci e lacciuoli vari, d’improvviso si trova di fronte alla libertà : libertà in tutti i sensi, intellettuale, di ricerca, di finanziamento, di trattare temi “scomodi” etc. Posti di fronte a queste condizioni (nel 99,9% dei casi impensabili al di sotto delle Alpi), come minimo si rifiorisce!
26 Novembre 2008, 10:26
vb, detesto quelli che con una mano si preoccupano della lentezza del progresso etico rispetto a quello tecnico (rif. Russel, Flores D’Arcais, Schiavone, Galimberti)… e con l’altra mano, magari per necessita’ dialettiche, degradano la filosofia a mero anti-pragmatismo. La formazione culturale “a contorno” dei tecnici (giuristi, economisti, informatici, medici, etc) e’ di fondamentale importanza. Insomma, sono felice che apprezzi la filosofia… ma tu davvero ti ricordi cosi’ chiaramente tutti quegli autori da riuscire a seguire i filosofi in una conferenza!?