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mercoledì 16 Giugno 2010, 12:55

5 stelle, Torino e la buonanima di Mao

Che sia già tempo di grandi manovre per le prossime elezioni comunali torinesi è evidente a tutti: basta aprire i giornali e leggere dei piatti che volano in casa PD, dove si stanno già scornando due progetti diversi. Da una parte quello dei quadri di partito, che, divisi nelle varie correnti, stanno spingendo come aspirante candidato sindaco ognuno il proprio capetto, Fassino, Placido, Gariglio, Tricarico e tanti altri; dall’altra Chiamparino che vorrebbe aprire alla “società civile” – nome con cui lui indica il gruppo di potere economico che controlla Torino da decenni – costruendo una “lista civica” che peschi sia nel centrosinistra che nel centrodestra e che sia produttiva per Fiat, Sanpaolo e compagnia bella, con candidati sindaco Evelina Christillin, il rettore del Poli Profumo o addirittura il volto cattivo della Tav, Mario Virano.

Potevano allora non partire le piccole manovre anche in casa 5 stelle? No, non potevano; e difatti già da un minuto dopo le elezioni regionali varie persone hanno cominciato a lavorare per essere in pole position quando si sceglieranno i candidati. Non c’è peraltro nulla di scandaloso: per cominciare, la politica è una passione spesso basata sull’ego dei singoli; ma soprattutto, al di là delle aspirazioni personali, il Movimento 5 Stelle ha una identità politica ancora incompleta.

Se sugli argomenti della Carta di Firenze siamo tutti d’accordo, quando si parla di lavoro, di società, di economia la situazione è meno chiara; la linea volutamente non ideologica di Grillo e l’origine protestataria del movimento fanno sì che al suo interno si ritrovino posizioni molto diverse. L’esempio che faccio sempre è quello dell’immigrazione – soltanto il secondo tema più importante delle prossime comunali dopo il lavoro… -, su cui io ho una posizione basata sull’integrazione aperta degli onesti e la repressione dura di chi delinque, mentre una parte del movimento cittadino sostiene le classiche posizioni della sinistra estrema, a partire dalla chiusura dei CIE e dalla libertà di movimento e di ingresso in Italia. Insomma, non si tratta soltanto di scegliere gli eventuali futuri consiglieri tra tante persone che ambiscono al ruolo, ma di scegliere quale sarà l’anima del movimento che prevarrà e la sua linea sulle materie più politiche.

E così, dopo la confusa fase di smantellamento istituzionale di cui vi ho già raccontato, e altre cose che non vi ho raccontato per carità di patria, il gruppo consiliare regionale – cercando di fare da arbitro – ha organizzato un incontro pubblico per il 22 giugno, alle 21 in corso Ferrucci 65/A, invitando i cittadini a partecipare per discutere un programma: io sarò all’estero (vedrò di lasciare un video o un documento scritto), ma voi siete incoraggiati ad esserci.

Qualche giorno fa, comunque, ho ricevuto una convocazione per una riunione privata, tenutasi lunedì sera, a cui sono stati invitati una quindicina di attivisti noti. L’argomento doveva essere l’organizzazione pratica dell’incontro del 22, e invece, giunto lì, mi sono trovato davanti senza preavviso all’atto costitutivo di un “non Comitato Promotore”. Insomma, l’idea è: siccome Grillo ha fatto un “non Statuto” per vietare qualsiasi organizzazione strutturata di partito, noi facciamo un “non Comitato Promotore” e così lo freghiamo e la facciamo lo stesso.

Qualche forma organizzativa è necessaria, e, se l’obiettivo fosse organizzare il direttivo di un movimento, credo che condividerei la maggior parte del documento; il punto però è che non dovrebbe esserci nessun direttivo, o perlomeno che, se proprio un livello intermedio è necessario, esso dovrebbe essere eletto dai cittadini e dalla base del movimento, e composto di persone rappresentative, anziché da chi è abbastanza motivato da presentarsi in forze a una riunione serale.

Tanto per testare le intenzioni, io ho fatto subito una domanda chiarificatrice: ma questo “non comitato” organizza soltanto le consultazioni in cui i cittadini sceglieranno programma e candidati, oppure è un organo politico che prenderà decisioni a nome di tutto il movimento cittadino?

Ho ricevuto solo mezze risposte un po’ imbarazzate; alla fine però molti hanno ammesso chiaramente – del resto è scritto anche nella prima frase del documento – che, nelle loro intenzioni, questo sarà il gruppo che prenderà ogni decisione politica, sia perchè la piattaforma di Grillo non c’è ancora e nessuno sa come sarà fatta, sia perché “è necessario che il movimento sia gestito dagli attivisti”, riconoscendo insomma a chi si presenta alle riunioni – anche se magari non ha mai montato un gazebo o dato un volantino, anzi magari non ci ha nemmeno votato – un ruolo superiore a quello del semplice cittadino che partecipa soltanto via rete.

Non è una novità… alla fine, è emerso di nuovo il tentativo di realizzare una visione marxista classica, per cui le masse sono ignoranti e vanno educate (vedi in proposito l’ultima citazione di Mao in fondo qui), in quanto non capaci di autogovernarsi, e in cui l’autorità ultima e infallibile resta al Partito, il quale decide al proprio interno la linea a cui tutti i membri si devono attenere. E infatti, la prima bozza del documento presentata in riunione diceva che chi partecipava al gruppo si impegnava a non dissentire mai dal gruppo in pubblico; e parte della riunione è stata dedicata a come affrontare i casi di comportamenti “lesivi dell’immagine del movimento”, come (esempio fatto veramente, ammiccando al sottoscritto) raccontare sul proprio blog ciò che accade alle riunioni e magari fare delle critiche alla linea ufficiale o, Mao non voglia, sollecitare una discussione pubblica e peggio ancora proporre di far prendere le decisioni alle “masse”.

Io non sono d’accordo con questo modo di fare e con la visione politica che esso sottintende: la mia visione del mondo e della politica è diversa. La promessa che ho fatto e che ci è stata fatta durante la scorsa campagna elettorale è quella di piantarla con mozioni, verbali e direttivi e di intraprendere un esperimento di democrazia partecipativa in cui tutte le decisioni saranno prese in rete; ci sono già centinaia, forse alcune migliaia, di torinesi iscritti al Movimento sul sito di Grillo, e aspettano solo di poter dire la loro.

Ora, concordo sul fatto che sia necessario un gruppetto organizzativo di volontari (ma persone che rinuncino dal principio a candidarsi, non persone che ucciderebbero la nonna per fare il capolista) e che le decisioni pratiche possano tranquillamente venire prese da loro; ma all’idea che le scelte politiche vadano prese dai cittadini, in rete e magari ogni tanto anche tramite una grande consultazione popolare coi gazebo nelle piazze, non posso rinunciare.

Per cambiare questa città è necessaria una grande mobilitazione delle persone più capaci e moderne, non un piccolo orticello chiuso di quattro amici che aspirano a fare politica, con idee scongelate dagli anni ’70 e pittate di verde per renderle presentabili. E’ necessario coinvolgere altre fasce sociali, comitati, movimenti, individui di valore e critici con il sistema, e soprattutto migliaia di persone, a cui non possiamo soltanto chiedere il voto all’ultimo momento, ma che devono diventare nostri simpatizzanti regolari, con cui confrontarci giorno dopo giorno e da cui ricevere indicazioni; perché questo accada è necessario usare la rete, non si può procedere per riunioni fisiche due sere a settimana – una richiesta che pone una barriera significativa alla partecipazione per molti.

E qualcuno di questi simpatizzanti lo dobbiamo anche candidare, pescando meritocraticamente tra persone che abbiano dimostrato qualcosa nella vita, e lasciando perdere la sindrome da assedio, la paura di discutere in pubblico, le rivendicazioni del genere “quando io due anni fa prendevo freddo ai banchetti tu dov’eri”, e anche il desiderio inconfessabile di alcuni di non dover dividere il giocattolino con nessuno.

Persino il PD ha nel proprio statuto il principio delle primarie aperte a tutti i cittadini: possibile che proprio noi ci mettiamo sulla strada del gruppetto di attivisti che decide in una stanza? Se la piattaforma partecipativa di Grillo non sarà pronta possiamo farci la nostra, come io ho fatto la mia; non ci vuole molto, anzi sono sicuro che troveremo dei volontari per lavorarci. Se la direzione sarà questa, io confermo tutto il mio impegno. Ma se questo deve diventare l’ennesimo partitino della sinistra post-bertinottiana… no grazie, ho di meglio da fare nella vita.

P.S. A proposito della mia piattaforma, sto scrivendo il software per poter lanciare la prima consultazione. Ho già un paio di cose da chiedere, ma sono benvenuti suggerimenti sugli argomenti di discussione.

[tags]movimento 5 stelle, torino, beppe grillo, politica, elezioni comunali, partiti, sinistra, ideologia[/tags]

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7 commenti a “5 stelle, Torino e la buonanima di Mao”

  1. xily:

    Condivido pienamente quanto hai scritto.

  2. Gian:

    Gentile V.B. quanto da te scritto e’ abbastanza condivisibile (il comunismo e’ morto lasciamolo riposare in pace),tuttavia mi pongo un dubbio :

    quali sistemi di sicurezza (in termini di certificati e policy) andrebbero messi in atto per promuovere dei sondaggi “sicuri” ed affidabili ?

    Non vorrai dirmi che un sondaggio in rete con user e psw e’ uno strumento affidabile e trasparente ?

    I sondaggi sono sempre sulla bocca di un noto umano mediatico …sulla loro validita’ ho dei grossi dubbi .

    Rendere trasparente significa anche spazzare la mente da eventuali dubbi .

    Con sincerita’

    Gian

  3. Piero:

    Anche io penso che la Rete dovrebbe essere il luogo privilegiato per confrontarsi e fare proposte politiche da discutere. Una piattaforma finalizzata in tal senso è già un passo avanti importante che può trovare un suo sviluppo.

    Il problema, secondo me, è culturale perché qui in Italia c’è molta diffidenza e ignoranza nei confronti delle tecnologie informatiche. Ad esempio solo pochi anni fa non era possibile per i privati registrare più di un dominio .it e con tali premesse non si va da nessuna parte.

    Ancora oggi quando si parla di indirizzo IP, la maggior parte della gente non sa neanche cosa sia. Termini come formattazione, salvataggio dei dati, cartella, file, driver, server, risultano ostici e mettono in crisi tanta gente spaesandola.

    Per noi configurare un server è scontato, ma ci sono ancora tante persone anche giovani che non ne vogliono sapere di mettere le mani su una tastiera o su di un mouse e preferiscono muoversi di persona anziché muovere i dati. Lo stesso Beppe Grillo, all’inizio, prendeva a martellate il PC. Poi è riuscito a fare il salto quantico e a ricredersi, ma tante altre persone ancora non riescono a fare il salto quantico e per loro i partiti, la TV, l’automobile, il negozio sotto casa, sono il loro punto di riferimento principale.

    Conosco giovani avvocati e medici che di fronte ad un Cd di dati contenente una Rmn o una raccolta giurisprudenziale vanno ancora in crisi e bisogna spiegargli come fare ad accedere ai dati.

    Per cui penso che ci voglia ancora molta pazienza e umiltà in attesa del salto quantico che prima o poi arriverà per tutti.

  4. Michele Ferraudo:

    Dio è morto, Marx e morto, sono morti pure Mao e Lenin ma neanche voi state troppo bene.
    Il fatto che ad ogni scadenza vi accapigliate sulle poltrone non vi fa venire il sospetto che il problema non sia solo di “piattaforma” software, ma anche di “sostanza”?
    Forse dovreste, come dice Mao, “imparare dalle masse”. E a credere meno nei singoli, a cominciare da Grillo, investendo di più nel “collettivo”.
    O, detta in modo più moderno, dovreste essere un poco più “modesti” e ridurre la smania di potere e protagonismo.

  5. beppe gillio:

    LA RETE NON E’ (ANCORA) IL MONDO

    Sono d’accordo con Vittorio quando denuncia i limiti di una tendenza del Movimento che vorrebbe attribuire al solo attivista la responsabilità degli indirizzi e delle scelte politiche.
    In disaccordo totale, invece, con l’auspicio di “un esperimento di democrazia partecipativa in cui tutte le decisioni saranno prese in reteâ€.
    Disaccordo perché la rete offre oggi voce a una sola parte, molto caratterizzata (nelle diversità) e ancora fortemente minoritaria della società civile.
    Apro una parentesi. Passo gran parte del mio tempo in navigazioni (per lavoro e per mia informazione), ma ho anche ripetute occasioni d’incontro “politico†con un mondo reale. Negli ultimi due anni ho infatti partecipato intensamente, nella mia città, alla raccolta di:
    – 763 firme per il V2-day;
    – 800 firme autenticate di soli eporediesi per una delibera popolare contro il traforo di Montenavale;
    – 448 firme autenticate di sottoscrizione della presentazione della lista 5 Stelle;
    – 2.492 (per ora) firme autenticate per il referendum per l’acqua pubblica.
    Ho dunque incontrato centinaia di persone, di ogni età, e dopo aver parlato con molte di loro posso ben dire che una maggioranza assoluta o non conosce o raramente ricorre a internet.
    E anche tra i navigatori assidui, nostri simpatizzanti, solo una minoranza frequenta i siti che dovrebbero essere di loro interesse.
    Il forum dei Grilli Eporediesi, che pur conta 248 iscritti e un attivo di 584 discussioni, stenta a raggiunge la trentina di visitatori diversi al mese. Rarissimi gli interventi di coloro che non sono “attivistiâ€. E ciò in un territorio, come quello del basso Canavese, che ha più di 100.000 anime.
    Discreta l’affluenza al nostro sito http://www.grillieporediesi.org/ (più di 20.000 pagine aperte in un anno), ma forse più per la curiosità o il bisogno d’informazione di “esterni†che non dei tanti amici incontrati ai banchetti.
    E, attenzione, parlo di un gruppo, quello dei Grilli Eporediesi, che è tutt’altro che invisibile. Un gruppo che è stato alla testa di battaglie importanti in collaborazione con altre associazioni. Un gruppo che è spesso considerato un interlocutore “ufficiale†dall’amministrazione, da partiti, da associazioni.
    Ecco perché penso che sia importante e degno di assunzioni di responsabilità l’attivista. Ma un certo tipo di attivista ovvero quello che è costantemente a contatto con realtà non virtuali. Quello che ha rapporti aperti e intensi con la società civile. E non ovviamente a titolo personale ma in quanto membro di un’associazione di base.
    E a questo punto mi permetto di ingerirmi nelle vicende metropolitane. Vedo che il sito 5 Stelle è passato dalle circa 200.000 visite mensile del tempo elettorale a circa 20.000 (quanti i simpatizzanti e quanti gli avversari o gli “addetti ai lavoriâ€?). Coloro che intervengono con commenti sono nell’ordine di poche decine. Per cui mi sembra un falso problema decidere se siano più importanti i dieci attivisti o i quaranta “di baseâ€.
    Quel che è certo è che un Movimento attivo a livello di base non si vede. E non si vede semplicemente perché non esiste.
    Mentre la democrazia di base non si può esercitare in forme individualistiche, ma in attività e realtà associative diffuse. Torino è grande e infatti ci sono “le Torino†delle circoscrizioni. Ognuna con le sue specificità e i suoi problemi. E in esse dovrebbero operare i militanti, coagulando forze e coltivando autonomia di azioni.
    Ma per ciò fare occorre uscire da una realtà che spesso tende a essere solo virtuale.
    Insomma, anche Donna Prassede, che pur era una zelante ancella della volontà del cielo, “spesso faceva un grosso sbaglio, ch’era di prender per cielo il suo cervelloâ€. E la mia conclusione è che non sarebbe meno fallace prendere per volontà di popolo gli umori dei soli (o, ancor peggio, di pochi) cittadini telematici.
    Ciao
    Beppe (Ivrea)

  6. vb:

    @Gian: Ci sono vari metodi per identificare con certezza le persone nel momento in cui gli affidi l’account, ad esempio chiedendo un documento in un incontro di persona o perlomeno mediante l’invio a casa di una lettera con la password (che, se il postino non bara, arriva solo se a quell’indirizzo c’è veramente una persona che si chiama così). Quest’ultimo è il metodo che, pare, userà Grillo.

    @Beppe: Ci sarebbe una lunga riflessione da fare sulla trasformazione della politica da discussione collettiva mediata dai partiti a rapporto diretto tra il singolo politico e i suoi elettori… Certamente non dobbiamo trascurare quella metà di italiani (dalle nostre parti peraltro sono di meno) che non ha Internet, e certamente non bisogna fare l’errore di pensare che i simpatizzanti vengano continuamente a seguirti. Basta che tu li possa mobilitare e interpellare quando serve.

  7. beppe gillio:

    Vb: “Basta che tu li possa mobilitare e interpellare quando serve”.
    Se questa è la tua concezione della democrazia di base siamo distanti anni luce.
    Ciao
    Beppe

 
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