Tu spacchi gli alberghi e orini sul mondo
Le luci sul palco sono spente, quando improvvisamente si accende un suono di tastiere, che pare di un organo maestoso ed immobile; lentamente cresce e occupa tutto lo spazio dell’arena. Una luce rossa, illuminando il fumo, comincia a sottolinearlo; piano piano altre tastiere disegnano arabeschi suggestivi. Poi entra una chitarra, nello spazio fermo; suona poche note, di blues, malinconiche, fino a portare per la prima volta a cambiare l’accordo sottostante. Dopo due o tre minuti di estasi sonora, sale sul palco un tizio strano, vestito come un turco ottomano; imbraccia la chitarra e… suona un riff tanto ridicolmente semplice da essere demenziale. Sono quattro note – si bemolle, fa, sol, mi – e lui si esalta per averlo suonato giusto, e lo ripete, e ancora e ancora, per il divertimento del pubblico.
E’ Sciao, l’inedito (ma già edito da altri) di Elio e le Storie Tese che apre Bellimbusti balneari, il loro tour estivo del 2010, visto per voi stasera a Legnano perché ci sono capitato, e perché quando verranno a fine luglio a Collegno sarò dall’altra parte del mondo. Non andrò oltre nel racconto per non rovinare le sorprese a chi ancora lo deve vedere, ma come al solito il concerto merita. La scaletta è centrata soprattutto su Studentessi e i grandi classici sono pochissimi, anche se mi pregio di aver potuto ballare dal vivo con loro trenta secondi di Born to be Abramo. C’è anche un po’ meno Mangoni del solito, ma il suo vuoto viene riempito dalla bella voce di Paola Folli che rifà tutte le parti femminili della storia degli Elii, dalla Ruggiero in Plafone (e rifare alla perfezione quella parte non è certo facile) alla Carrà in Presidance.
Il meglio per me è stato che stavolta, sufficientemente vicino al palco e a volume abbastanza assordante, le parti dure del concerto suonavano davvero dure: a ben vedere, Il rock’n’roll avrebbe potuto essere l’opener di un concerto dei Metallica e ciò avrebbe soltanto potuto migliorare la carriera dei suddetti. Così ci si accorge come una buona metà dei migliori assoli di chitarra della storia della musica italiana siano stati prodotti da Cesareo: a me, per esempio, fa impazzire la sezione centrale di Heavy Samba, ma anche nella canzone romantica italiana per eccellenza, Servi della gleba, la parte di chitarra è un sottile grande classico.
In generale, vale sempre la pena di andare a vedere l’unico gruppo italiano che sappia davvero suonare…
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