Il lavoro del futuro
Nik il Nero è un ragazzo bolognese (ha 41 anni dunque in Italia lo si definisce “ragazzo”). E’ diventato piuttosto noto in questi anni: è l’autore di molti dei video del Movimento 5 Stelle emiliano, spesso ripresi anche sul blog di Grillo. I suoi video sono intelligenti, divertenti, ben girati, passano di bacheca in bacheca; Nik non è un regista famoso, ma è comunque conosciuto da Aosta a Palermo.
Eppure, con l’attività di videomaker, Nik non riesce a campare. Tra qualche giorno, avrà un nuovo lavoro: farà il camionista. E’ un lavoro che gli piace, che ha già fatto in passato; come scrive lui stesso su Facebook, “avrei fatto volentieri video per vivere, ma non ce la facevo, non guadagnavo abbastanza per mantenere la mia famiglia in modo dignitoso, quindi sono tornato alla mia vecchia passione, i camion e la strada, da piccolo sognavo di guidare i bisonti della strada, quel lavoro l’ho fatto per anni con piacere e dedizione, adesso visto che il mio sogno di videomaker non è decollato a dovere torno a farlo con piacere”.
So che i più cinici diranno che è giusto; c’è chi dice che girare video, scrivere, suonare, fare l’attore non sono veri lavori, a differenza che guidare camion. Eppure c’è qualcosa che non quadra; eppure è lustri che ci dicono che siamo un paese sviluppato e dunque che i lavori poco qualificati, come il camionista o il muratore, non hanno futuro, e che il futuro sta invece nei lavori qualificati, creativi e intellettuali, tra cui appunto quelli nello spettacolo e nella comunicazione.
La prova dei fatti, purtroppo, è diversa. Magari lo è non tanto perché quei lavori non ci siano, ma perché finiscono a chi non è qualificato, a chi non ha talento ma ha un contatto che conta. Io, per esempio, ho visto le ultime campagne di comunicazione della Presidenza del Consiglio e mi sono chiesto chi le abbia pensate. Quella contro l’omofobia, oltre ad essere moscia e inefficace, paragona tranquillamente una materia sensibile e personale come l’orientamento sessuale alla scelta del numero di scarpe; quella contro gli incidenti sul lavoro dice che se muori in un cantiere la colpa non è del tuo datore di lavoro che risparmia sulla sicurezza, dei controlli inesistenti e ammorbiditi o delle leggi lasche e incomprensibili, ma è tua, perché non hai “preteso” la sicurezza dal padrone.
Sono convinto che se avessero fatto fare questi spot a Nik sarebbero venuti fuori dei piccoli capolavori. Alla nostra economia, però, servono camionisti; e sarebbe ora di chiedersi il perché.
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