Destra e sinistra ai tempi della rete
Oggi pomeriggio ho scritto la posizione del Movimento 5 Stelle torinese sull’accordo di Mirafiori, e l’ho pubblicata. Uno dei primi commenti è stato: “non siete di sinistra, di più”. E io sono rimasto perplesso: perché?
Destra e sinistra sono termini che ormai vogliono dire poco; le forze politiche attuali (anche quelle “di sinistra”) sono nei fatti allineate al sistema e ne traggono beneficio e rendita di posizione, e a quel punto il modo in cui partecipano al teatrino diventa francamente poco rilevante: alleandosi al primo o al secondo turno, alleandosi con entusiasmo o dopo parole di fuoco, alleandosi su tutto o solo sulle spartizioni interessate, ma sempre alleandosi col PD±L di turno e permettendo ad esso di restare al potere, in cambio di briciole del potere stesso.
Se vogliamo operare una distinzione, dobbiamo dunque operarne una teorica: tra forze politiche che pensassero al bene comune, ci si potrebbe dividere tra quelli che pensano che il bene comune si ottenga lasciando il più possibile liberi di fare i singoli cittadini, e quelli che pensano che il bene comune si ottenga con un grandioso schema pianificato in cui lo Stato è al centro di tutto. Questa, nella lontana galassia in cui i politici sono onesti e disinteressati, sarebbe la differenza tra la destra e la sinistra.
In questo schema, un internettaro come me non può che stare dalla parte della libertà ; Internet è il meraviglioso prodotto della libera e incontrollata iniziativa individuale di tantissime persone, senza alcuna pianificazione o alcun controllo centralizzato, e con regole che (almeno nella sua fase costitutiva) si evolvevano davvero dal basso.
E allora com’è che su Mirafiori parlo di tassare le stock option all’80% o mettere dazi alle importazioni? Beh, vedete, Internet è anche il meraviglioso prodotto della libera condivisione, ovvero di tante persone che hanno usato la propria libertà per farsi tra loro del bene invece che del male, capendo che così si sarebbero ottenuti vantaggi superiori per tutti. La competizione a somma zero, quella in cui ognuno costruisce per sé solo sottraendo agli altri, non sta nello spirito della rete, né funziona.
Insomma, condivisione e competizione non sono – come ci hanno fatto credere – due concetti tra loro inconciliabili, ma sono due facce della stessa medaglia. La competizione promuove l’innovazione e l’ingegno, ma non potrebbe esistere se non partisse da una base condivisa di sapere e di opportunità . Compito della politica è mantenere l’equilibrio tra le due facce della medaglia, lasciando libere le persone di sviluppare al meglio le proprie attitudini e le proprie potenzialità , ma garantendo la solidarietà necessaria perché possano esistere diritti, sicurezze e opportunità per tutti, senza le quali non c’è civiltà ma solo la giungla, e a lungo termine non c’è benessere per nessuno.
E’ per questo che è così difficile interpretare secondo i vecchi schemi quello che diciamo; e intanto, io mi colloco fieramente a destristra. Ma anche un po’ a sinestra.
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