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sabato 7 Gennaio 2012, 12:59

M’iscrivo ai terroristi

C’è un motivo per cui la politica tutta, da destra a sinistra, ha montato in questi primi giorni dell’anno una imponente e unanime campagna mediatica contro la rivolta anti-Equitalia e contro qualsiasi tentativo di capirla; e non è certo per via della violenza, che i vertici dello Stato italiano, dagli anni di piombo alla Valsusa, non si sono mai fatti problemi ad usare quando gli conveniva.

Da che mondo è mondo, difatti, esiste una sola cosa veramente in grado di rovesciare regimi e di scatenare genuine e inarrestabili rivoluzioni di massa (non colpi di stato organizzati dall’esercito e/o dalla CIA, come le “rivoluzioni colorate”). Non è il terrorismo, che anzi è solitamente usato come scusa per rinsaldare il potere, non sono le manifestazioni di piazza, che il giorno dopo sono già dimenticate, e non è la politica, i cui tempi di azione sono molto più lunghi. E’ il rifiuto di pagare le tasse.

I regimi, più o meno democratici che siano, mantengono i propri privilegi e il proprio stesso potere grazie al flusso ininterrotto di denaro che milioni di persone alimentano ogni giorno, e che permette di pagare i servi e i militari. Quando l’economia va in crisi, il flusso si riduce di suo; i servi cominciano a lamentarsi e i militari a restare senza benzina. A quel punto al regime non resta che spremere al massimo i contribuenti; se la spremitura diventa insostenibile, i contribuenti dicono basta e il regime, anche se spesso a costo di caos, violenze e guerre civili, finisce.

In Italia questo in sostanza non è mai successo. Quella parte del Paese che paga le tasse e mantiene tutti gli altri è stata allevata per essere contemporaneamente imbelle, egocentrica e piena di sensi di colpa: incapace di ribellarsi, incapace di unirsi su un obiettivo comune senza farsi comprare dopo cinque minuti, e incapace di capire che servire lo Stato è un dovere solo se lo Stato è lì per servire i cittadini. Chi evade per scelta in Italia lo fa generalmente per rubare, non per protestare, anche se è pronto a sostenere l’opposto. Gli onesti, invece, oltre ad essere spesso messi in condizione di non poter fisicamente evadere, sono stati educati a stare zitti e subire qualsiasi cosa.

E’ per questo che i pacchi bomba e i proiettili inviati ad Equitalia, per quanto sbagliati siano, fanno davvero, per la prima volta, paura alla casta. Perché sono troppi per essere mandati solo dai soliti “anarchici”, e perché un vero evasore non minaccia, ma cerca di venire a patti o di ungere qualche ruota. Chi manda quei proiettili è con tutta probabilità un cittadino incensurato, reso furioso dalla frustrazione di dover scegliere tra il rinunciare al proprio onore e al rispetto per la legge e il morire di fame per pagare una banda di incapaci e disonesti che ha catturato lo Stato. E così, come il leggendario Magnotta, si iscrive ai terroristi.

E ora dite anche a me che sono un terrorista: presto saremo milioni.

[tags]equitalia, terrorismo, tasse, stato, rivoluzione, politica[/tags]

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10 commenti a “M’iscrivo ai terroristi”

  1. Cloud:

    Ma che terrorista Vittorio se te lo dicono fai finta di non avere capito chi deve pagare sono sempre gli stessi i ricchi sono sempre al cavallo e chi vuole trovare un lavoro come me che non riesco a trovarlo devo bacciare il sedere però non solo il tipo però quello che lo bacia riesce a trovarlo che bella giustizia eh Vittorio.

  2. Berto:

    Gentile Bertola, mi spieghi: quali tasse potrei iniziare a non pagare sentendomi la coscienza a posto? Per iniziare, tanto per restare in ambito comunale (il Suo settore), Lei proporrebbe di smettere di pagare la Tarsu (così si blocca pure il pericoloso inceneritore del Gerbido, no?). Poi immagino che Lei sarebbe favorevole a ribellarsi contro le tasse sul suolo pubblico: potremmo tutti occuparne un pezzetto (più o meno come a Venaus) e installare un bel banchetto di articoli vari e commercio al dettaglio (questo potrebbe anche dare una bella spinta all’economia e ai redditi personali). In fondo di “commercianti al minuto” non autorizzati ce ne sono già tantissimi nelle vie di Torino, provenienti dall’Italia e da tutto il mondo.
    Seriamente, sono interessato, ci faccia qualche bella proposta…

  3. Marco[n]:

    No Vittorio, non sei un terrorista. Io piuttosto ti classificherei come illuso, o sognatore se preferisci. Quand’e’ stata l’ultima rivoluzione popolare in Italia?

  4. Giuseppe:

    Era rimasto dello champagne di San Silvestro, vedo.

  5. Alessandro D.:

    Sono contro tutte le violenze: in Val Susa (mi prodigo a diffondere le ragioni dei NO TAV ovunque) così come contro Equitalia.

    Ritengo che pagare le tasse (e le multe) sia una forma di rispetto/necessità della convivenza civile e, coerentemente stupido, non mi sento imbelle, egocentrico e pieno di sensi di colpa.
    Non so tu, ma io non spedirei mai proiettili e non giustificherò mai chi lo fa (la tua ipotesi che lo faccia un incensurato la ritengo moralmente “un’aggravante”).

    Poi è pacifico che, se Equitalia sbaglia, qualcuno al suo interno dovrebbe pagare anche i danni causati a chi ha ricevuto cartelle esattoriali sbagliate.

  6. vb:

    A parte che nessuno giustifica niente ma se mai prova a spiegare, posso chiederti una cosa? Secondo te, pagare alllo Stato il 30% di sanzione (alcune centinaia di euro) per un (1) giorno di ritardo nel versare l’IVA, mentre contemporaneamente stai aspettando da sei anni il rimborso di alcune migliaia di euro di tasse che lo Stato ti ha chiesto indebitamente e poi ha riconosciuto di non dover pretendere, è “una forma di rispetto/necessità della convivenza civile”?

  7. Alessandro D.:

    > A parte che nessuno giustifica niente ma se mai prova a spiegare
    >>E ora dite anche a me che sono un terrorista: presto saremo milioni.

    forse ho frainteso il tuo finale “ad effetto”: mi definirei terrorista solo in senso ghandiano.

    Ho chiaramente scritto
    >> Poi è pacifico che, se Equitalia sbaglia, qualcuno al suo interno dovrebbe pagare anche i danni causati a chi ha ricevuto cartelle esattoriali sbagliate.

    dici
    > mentre contemporaneamente stai aspettando da sei anni il rimborso di alcune migliaia di euro di tasse che lo Stato ti ha chiesto indebitamente e poi ha riconosciuto di non dover pretendere, è “una forma di rispetto/necessità della convivenza civile�

    Tu che altro proporresti se non aspettare e nel contempo cercare di fare in modo che i rimborsi siano più veloci ? (servirà a qualcosa la Politica?)

    Riguarda la sanzione del 30% sul ritardo di 1 giorno, è legittima (nel senso legale) ? Se si ti batti, in maniera altrettanto legittima, per fare in modo di cambiare le norme/leggi rispetto a tale sanzione (servirà a qualcosa la Politica?) Se non è legittima “shit happens”: purtroppo ogni tanto gli avvocati servono (con conseguenti mal di pancia, etc etc).

    Una domanda: perchè da qualche tempo ci sono persone che votano un certo movimento ? Proprio perchè la politica possa tornare ad essere utile al cittadino e non ai partiti (e spero di non sbagliarmi e di non essere considerato un sognatore :-) ). Se si devono risolvere i problemi senza la politica allora magari intervengono bombe e proiettili ma non mi allineerò mai con chi usa questi metodi: il “compagni che sbagliano” non è servito a fermare il terrorismo.

  8. vb:

    Guarda che forse hai frainteso: io ho detto che se mettere in discussione il sistema fiscale italiano vuol dire essere terroristi, allora anche io sono terrorista e lo stanno diventando moltissimi italiani. Io non ho mica detto che sia giusto mandare pacchi bomba, se mai ho contestato l’equiparazione tra chi manda pacchi bomba e chi dice che esistono ragioni fondate per cui gli italiani sono arrabbiati contro Equitalia…

  9. Alberto:

    Premesso che non ricordo quale sia lo sciopero fiscale che ha abbattuto un regime. sarebbe interessante chiedersi quale possa essere l’effetto di uno sciopero fiscale quale quello che proponi. Concretamente nella situazione attuale l’effetto sarebbe quello di aumentare l’evasione fiscale, ridurre il gettito fiscale e obbligare chi ci governa a trovare altrove il denaro necessario per finanziare la spesa pubblica o a tagliarla. La tua tassa evasa obbligherà probabilmente una qualche scuola a tagliare sulle pulizie o qualche ospedale a ridurre le dotazioni di garze, sicuro che sia l’uovo di Colombo per abbattere un regime? Se poi una simile iniziativa fosse sponsorizzata da un movimento politico (chessò il M5S ad esempio) sarebbe un ottimo modo per dar ragione a chi accusa tale movimento di populismo (d’altronde lo sciopero fiscale è sempre stato una cavallo di battaglia della Lega) e a convincere chi come me pensa che lo sciopero fiscale sia una cazzata a rivotare i soliti.
    Del populismo d’altronde tu usi uno degli espedienti dialettici più consueti, ovvero la antropomorfizzazione dello Stato. Parli dello Stato come se fosse un’entità senziente verso il quale ti senti in dovere di comportarti bene, solo se si comporta bene, che pretende ma non ti dà, con cui senti di avere un rapporto sbilanciato un po’ come con una fidanzata. E’ un ottimo espediente per catalizzare la rabbia dell’opinione pubblica: la rabbia è un meccanismo che difficilmente riesce a scatenarsi su base astratte e quindi ha bisogno di personalizzazioni. Peccato che poi quando devi passare all’azione, non sai bene contro chi dirigere la rabbia: se contro il Ministro, contro il dirigente dell’Agenzia dell’Entrate o contro l’impiegato allo sportello e solo allora scopri forse che lo Stato è un’organizzazione di cui, a diverso titolo, fa parte ognuno di noi e arrabbiarsi con lo Stato è utile quanto arrabbiarsi con il brutto tempo.
    Se l’Agenzia delle Entrate ti chiede indebitamente dei soldi è perché un impiegato ha fatto male il suo lavoro, o forse perché il suo dirigente ha organizzato male il lavoro di quell’ufficio, o ancora perché i fondi a disposizione di quell’ufficio erano stati tagliati dall’ultima finanziaria. Se una pratica di restituzione attende sei mesi è perché rimane sulla scrivania di un impiegato sfaccendato o perché il suo capo quando lo viene a sapere non lo cazzia o ancora perché a qualche dirigente fa comodo dilazionare i rimborsi per far quadrare i bilanci. L’unica cosa ragionevole da fare se non sei soddisfatto di come funziona l’apparato dello Stato è sostenere chi pensa di riformarlo.
    Il tutto per dire che certe sparate servono a guadagnare qualche facile consenso strappandolo magari a leghisti delusi ma non hanno alcun effetto migliorativo rispetto ai problemi che sottolinei. Se invece di queste fesserie il movimento, di cui fai parte, ha intenzione di fare (o le ha già fatte e non ne sono al corrente) delle proposte concrete per una riorganizzazione della Pubblica Amministrazione, farebbe cosa utile e sicuramente apprezzabile dal sottoscritto e da tanti come il sottoscritto che di retorica e populismo ne hanno francamente le tasche piene.

  10. Marco[n]:

    ^^ 92 minuti di applausi ininterrotti (cit.)

 
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