Sky
Vittorio vb Bertola
Wandering on the Web since 1995

Tue 3 - 2:40
Hello, unidentified human being!
Italiano English Piemonteis
home
home
home
about me
about me
site help
site help
site news
site news
license
license
contact me
contact me
blog
near a tree [it]
near a tree [it]
old blogs
old blogs
personal
documents
documents
photos
photos
videos
videos
music
music
activities
net governance
net governance
town council
town council
software
software
help
howto
howto
internet faq
internet faq
usenet & faqs
usenet & faqs
stuff
piemonteis
piemonteis
conan
conan
mononoke hime
mononoke hime
ancient software
ancient software
biz
consultancy
consultancy
talks
talks
job placement
job placement
business angel
business angel
sites & software
sites & software
admin
login
login
your vb
your vb
register
register
sabato 8 Settembre 2012, 11:27

Il mio fuori onda: riflessioni sul futuro del Movimento

La sparata televisiva di Favia ha provocato un’ondata di reazioni articolate da tutti i consiglieri a cinque stelle d’Italia; dunque mi permetto di aggiungere la mia e di parlare per una volta, in modo più costruttivo, dell’organizzazione del Movimento. Se a me un giornalista avesse chiesto (fuori onda o no cambia poco, io dico le stesse cose) quali sono le questioni interne aperte per il Movimento, cosa avrei risposto?

Favia ha detto o insinuato diverse falsità di cui non poteva non sapere la falsità: che ci sono gli infiltrati, che Casaleggio sceglie i candidati, che chi non la pensa così è un burattino di Casaleggio (magari è soltanto qualcuno che i suggerimenti e le critiche li fa, ma non davanti alle telecamere di regime e non con toni esasperati). Casualmente noi giovedì sera avevamo la riunione cittadina: il Movimento è quello, sono stanze con dozzine di persone che discutono, non è l’immagine che viene dipinta in televisione, e se qualcuno non è convinto farebbe bene a venire a vedere con i propri occhi e solo dopo giudicare.

Il punto difatti è che il Movimento, con tutti i suoi difetti, è l’unica forza politica che non viene da un sistema ventennale e marcio in cui tutti hanno scheletri nell’armadio e convenienze da difendere, e che presenta progetti e usanze che possono essere più o meno condivisibili, ma che sono certo molto più moderni degli altri. L’obiettivo dei media è nascondere questa differenza e portare gli italiani a discutere invece, e a prendere come base per decidere del proprio futuro, stupidaggini: non i piani per il futuro del Paese, ma il taglio di capelli di Casaleggio (il nuovo calzino azzurro del momento). C’è chi lo fa perché è pagato, e chi lo fa perché purtroppo il taglio di capelli di Casaleggio, vista l’attitudine degli italiani televedenti, fa molta più audience della riforma del lavoro.

L’obiettivo della manovra mediatica è stato raggiunto. Non solo quello di screditarci, ma anche un obiettivo ancora più facile da raggiungere: quello di costringerci sulla difensiva. Da settimane, se uno apre il blog di Grillo non trova quasi più discussioni di sostanza e informazioni poco note, trova solo risposte obbligate ad attacchi pretestuosi, smentite e sfuriate sull’informazione venduta. Questo ci costringe a dare l’impressione di non avere niente da proporre e rafforza l’immagine artefatta di vaffanculi e basta. Il programma c’è, ma non riusciamo a tirarlo fuori e la prima domanda è: cosa possiamo fare per comunicarlo meglio? E come possiamo rovesciare la situazione e, mediaticamente parlando, passare all’attacco?

Poi: Favia era complice, Favia era ingenuo? Alla fine lo scopriremo solo vivendo, ma cambia poco. La vicenda di Favia, se mai, spinge a una riflessione che nel Movimento non si è quasi mai fatta: come selezioniamo le nostre persone, specie quelle da mandare agli incarichi più importanti? Che caratteristiche devono avere? E la nostra idea di politica come servizio civile a tempo determinato, in pratica, può funzionare? Richiede degli aggiustamenti? L’esperienza di questi primi anni di presenza nelle istituzioni cosa ci insegna?

La prima parte della discussione è il punto veramente cruciale se vogliamo partecipare con successo alle elezioni nazionali. Se ci vogliamo partecipare per sport, per piazzare venti persone che vadano a gridare vaffanculo, allora possiamo anche non preoccuparcene. Ma io vorrei che partecipassimo alle elezioni nazionali per provare a vincerle, ma non per il potere, ma perché è l’unico modo per riuscire a cambiare l’Italia, e altri anni di pastone Monti – Passera – CasiniItalia – Bersani – Vendola – Berlusconi non li posso reggere.

Ma se vogliamo anche solo essere considerabili come alternativa di governo, dobbiamo smentire coi fatti e con la comunicazione l’immagine che ci vogliono appiccicare, quella di ragazzini dietro un comico urlante, ben disposti ma inesperti, e presentare al Paese la proposta di una nuova classe dirigente. E no, non giovanotti simpatici e non casalinghe di Voghera, ma persone che nel loro settore abbiano un curriculum così, la competenza per realizzare il programma e la capacità di esporlo in pubblico; che siano credibili per mettere mano al casino che è l’Italia di oggi, nel disastro in cui si trova. Non basta scrivere una riga in un PDF con “abolizione del precariato” per abolire il precariato, e la vera sfida del Movimento è, nel momento in cui gli italiani ci danno la chance di provarci, passare dalle buone intenzioni ai risultati concreti. Ma come troviamo queste persone, come le selezioniamo?

Ma non servono solo questi; serve un organismo di migliaia di persone coese e motivate che lavorino insieme verso lo stesso obiettivo, dall’attivista di quartiere fino al candidato premier. Siamo sicuri di esserlo? In qualsiasi organizzazione umana, dalle aziende al volontariato, motivare le persone e farle sentire parte di un progetto è la chiave del successo. Ma da noi? Bene hanno fatto in molti a rimarcare che tipicamente il problema dei consiglieri del Movimento è l’opposto di quanto dice Favia: altro che ingerenze di Casaleggio, la realtà è che rimani spesso solo con le tue responsabilità e i problemi della tua città, con appena qualche attivista di buon cuore a darti una mano; e che ogni gruppo generalmente non sa cosa fa il vicino e reinventa la ruota ogni volta.

Da noi il consigliere-dipendente dei cittadini, a parte i regionali, è pagato poco o nulla rispetto alla mole di lavoro, è precario con contratto di sei mesi in sei mesi, sacrifica il lavoro e la famiglia, si mette contro il potere di tutta la città, che spesso gli fa terra bruciata attorno; in alternativa, con la scusa di una battuta, cercano di capire se sei il tipo che prima o poi cede alle lusinghe (a noi hanno già offerto di tutto, dall’assessorato alla candidatura al Parlamento… sempre per “scherzo” s’intende). Dal lato del Movimento c’è tanto lavoro, parecchi vincoli e doveri aggiuntivi, tanta gente che ti fa ossessivamente le pulci, nessuna prospettiva di promozione (anzi: è esplicitamente vietato essere promossi), una presunzione di colpevolezza (dal momento in cui vieni eletto sei considerato per principio un carrierista che aspetta solo l’occasione per vendersi) e un atteggiamento stile “non ce ne frega niente di te, se non ti piace vattene” (così poi confermi la presunzione precedente).

Ora, nel mondo ideale il Movimento potrebbe contare su una abbondante scorta di santi votati al martirio, ma, scendendo nel mondo delle persone reali, quanto può essere psicologicamente (de)motivante questo modo di impostare il lavoro dei consiglieri? C’è da stupirsi se poi qualcuno se la prende con Casaleggio, qualcuno contesta le regole, qualcun altro comincia a lavorare per se stesso, e più semplicemente nel giro di qualche tempo nessuno si offrirà più di fare il consigliere comunale e ci sarà la fila solo per il Parlamento?

E quanti degli scazzi pubblici che tanto ci danneggiano si potrebbero evitare semplicemente costruendo gli spazi per parlarsi e chiarirsi, invece di mandarsele a dire da una città all’altra a mezzo stampa e rete, prima che i rapporti personali si deteriorino e incancreniscano? Ma spazi per parlarsi tra compagni di avventura, non congressi con alzate di mano, votazioni e spaccature in maggioranze e minoranze; e persone il cui ruolo (informale) non sia quello di coordinare o dirigere, ma di ascoltare, consigliare e aiutare a far funzionare la rete di collaborazioni in orizzontale, e non per l’autorità concessagli da una regola ma per l’autorevolezza dei singoli ottenuta con il lavoro.

E poi, nel lungo termine, quanto può essere attraente la nostra “offerta di lavoro” nelle istituzioni e per chi? Perché non è affatto vero che eleggere Tizio o eleggere Caio è la stessa cosa perché sono solo terminali di una rete; nella realtà, la capacità, l’onestà, l’altruismo, la voglia di fare della persona che mettiamo nelle istituzioni sono vitali per un risultato positivo o negativo. Nessuno di noi è insostituibile, ma non tutti sono in grado di svolgere in modo soddisfacente determinati ruoli, come dimostra la moltiplicazione dei “PS” o la variabilità del lavoro fatto, per qualità e quantità, nelle diverse istituzioni (di cui peraltro il Movimento non ha alcuno strumento sistematico di misurazione, e anche su questo bisogna lavorare). E non di rado, più uno sgomita per venire eletto e meno è adatto al ruolo; mentre quelli adatti sono proprio quelli che hanno meno possibilità, o meno incentivi, per accettare il difficile ruolo di cui dicevamo sopra.

La prospettiva delle elezioni nazionali, poi, ha fatto letteralmente impazzire una parte del Movimento. Onesti attivisti si improvvisano concionatori, cominciano ad aprirsi siti personali e a pubblicare arringhe improponibili in un italiano stentato. Nascono gruppetti dai nomi equivoci che organizzano eventi a colpi di slogan populisti semplicemente per arruolare futuri cliccatori alle primarie. Il messaggio che è passato è che l’unica cosa che conterà per andare in Parlamento è la popolarità in rete. Ma siamo sicuri che sia il criterio giusto? E prima di pensare ai candidati, non dovremmo pensare a tutte le cose che ho elencato più sopra? (A parte che non ha senso pensare ai candidati prima di conoscere la legge elettorale…)

Ecco, queste sarebbero le osservazioni costruttive che avrei voluto sentir sollevare da Favia – non le paranoie su Casaleggio dittatore o sulla “democrazia interna” (slogan che vuol dire tutto e niente). Queste, e altre, sono le questioni che spero di vedere affrontate da Grillo e da Casaleggio, meglio se prima ascoltando e chiedendo alla rete suggerimenti e proposte, e solo dopo prendendo le decisioni. Entro sei mesi capiremo se il Movimento sarà riuscito a fare il salto di qualità: io confido di sì, perché è vitale per il futuro del Paese.

[tags]movimento 5 stelle, grillo, casaleggio, favia, organizzazione, democrazia, politica[/tags]

divider

12 commenti a “Il mio fuori onda: riflessioni sul futuro del Movimento”

  1. polemico74:

    Ma chi pensi di prendere in giro? Avete fatto un’assemblea in cui avete deciso le primarie per il sindaco e poi grillo ha deciso che non si facevano più e avete fatto sparire la notizia.
    Il tuo amico casapeggio ha deciso da solo gli incarichi all’interno del movimento e vi siete quasi scannati…tu ovviamente lo difendevi perché eri uno dei prescelti.
    La democrazia non sapete neanche dove stia di casa…

  2. Roberto:

    Questa volta non si può non scrivere qualcosa, perchè ormai è evidente che in Rete siamo i più letti da tutti,..soprattutto da quelli NON del MoVimento (=la cui paura di esser spazzati via è sempre più crescente!) Attaccare un Articolo come quello di Bertola di oggi è…PATETICO. Forza Ragazzi/e, TUTTI!! …Ci aspettano un Autunno/Inverno sotto i riflettori & sotto tiro continuo = NON MOLLIAMO ORA!!!…Perchè siamo l’unica speranza per questo Paese… PS= Chi non ha ancora capito che a questo MoVimento ci si avvicina con l’intenzione di DARE il più possibile(e secondo le proprio inclinazioni & possibilità), e NON per chiedere…secondo me, non ha capito nulla = L'”Avere” sarà quello (comune!) di riappropriarci della gestione Nostro Paese, dalle Circoscrizioni alle Regioni, passando per Comuni, Province(?)..e se il Popolo vorrà.. ;-) (Primavera 2013).

  3. cadma:

    Forse cambiare il modo di far Politica in Italia (e nel mondo) è impossibile.
    Forse siamo destinati a fare un salto all’indietro, forse ci penserà l’economia ad aprirci gli occhi che l’andazzo (la mentalità) deve cambiare…Forse è questo il nostro destino, di litigare ed essere divisi per poi far cambiare poco.

    Rivoluzione? La fa la pancia e per ora i frigoriferi della maggioranza sono ben pieni. Secondo me potrebbero essere per strada ad elemosinare anche il 10 per cento della popolazione (6 milioni di persone …. mica bruscolini, che ancora ci sarebbero solo disordini inconcludenti, che non mi auguro affatto). Si, ci vuole una RIVOLUZIONE DEL MODO DI PENSARE LAN POLITICA E DI INTENDERE LO STATO: ce la faremo? Oggi non credo proprio. Si vede che il sistema clientelare che ha invaso tutti i campi a chi ne ha beneficiato va bene così e agli altri…anche!…(nella speranza di passare prima o poi alla categoria precedente).

    A chi fa parte dei Partiti tradizionali dico: ma a voi va bene così come sono ora i Partiti con 4 persone che comandano ed elargiscono favori spartendosi il potere?

    Vi va bene che la un sistema inefficiente come il nostro ci abbia portato al limite di non poter pagare nè pensioni, nè gli stessi politici?

    C’è democrazia dentro ai partiti classici? E se non c’è, riuscite a portare dei cambiamenti, gente NUOVA E COMPETENTE, EQUILIBRATA, ONESTA?

    Vi sembra giusto che un politico mantenga il potere fino a ben oltre 70, 80, 90 anni? Non si potrebbe obbligare a lasciare a 70 anni (3 anni di più va là concediamoli…) come le altre categorie? Quali partiti oggi hanno intenzioni serie in merito? NESSUNO, ovvio e chi è che si zappa sui piedi? E quale imprenditore appoggerà un movimento che si proponesse di non agevolarlo ad avere incarichi dallo stato?
    E se ha sempre lavorato quasi SOLO con incarichi statali?
    Lotterà alla morte per cancellare certe brutte idee di concorrenza LEALE e così via.

    NB (vorrei ricordare che se all’improvviso non ci comprassero più i Buoni la realtà VERA ci apparirebbe presto e non sarebbe per niente gradevole (euro o NON euro). Questa verità NASCOSTA ho dovuto sentirmela raccontare da un comico da anni, anche oggi ricomincia la litanìa Governativa “con la fine del tunnel è vicina”….ma se i metodi di governare e di far politica e impresa non cambiano e sono corresponsabili (assieme alle cause esterne) del disastro, come possiamo migliorare drasticamente? Tranquilli NON SUCCEDERA’…

  4. rccs:

    Quando scrivi articoli come questo, mi chiedo che ci stai a fare in un partito come l’ M5S (e questo è un complimento). Purtroppo, l’unica risposta che riesco a darmi, è che probabilmente ci tieni troppo a una poltrona (visto tra l’altro che ti sei candidato ad ogni elezione possibile).

    PS: ricordo bene anch’io le vicende descritte da polemico.

  5. Piero:

    Favia è persona intelligente con idee innovative e che apprezzo, come gran parte degli esponenti del M5S. Peccato per quel suo fuori onda che, secondo me, non fa onore né a lui, né al Movimento.

    Favia, tirando in ballo il problema della democrazia all’interno del M5S, accennando poi al padre-padrone che starebbe dietro al M5S, porta a galla una realtà sulla quale poggiano tutte le società occidentali: il patriarcato. Nel patriarcato comandano i padri, i nonni, cioè i più anziani. La degenerazione del patriarcato va sotto il nome di “nonnismo”: comportamento vessatorio dei più anziani nei confronti dei più giovani. Il M5S è giovane rispetto alla vecchia guardia politica fondata sui partiti.

    Non mi meraviglia quindi che Favia abbia accennato al padre padrone. Ha fatto bene, perché è il patriarcato più che la democrazia il fondamento della nostra società ad ogni livello: in famiglia, in politica, sul lavoro, nella scuola, ecc.

    Il problema è patriarcale e nel patriarcato non ci può essere democrazia, perché o comandano gli anziani o comanda il popolo.

    Per cui, quando si parla di democrazia, occorre chiarire quale democrazia si ha in mente, se quella diretta del popolo, dove il cittadino ha la possibilità di partecipare alle decisioni che lo riguardano prese nelle istituzioni, o quella rappresentativa di tipo patriarcale, dove il delegato-padre sostituisce il cittadino-figlio nelle istituzioni e nei partiti facendone le veci e decidendo al suo posto.

  6. Marco[n]:

    @cadma Lo sai, vero, che Grillo ha gia’ 64 anni? ;-)

  7. L.L.:

    “Nascono gruppetti dai nomi equivoci che organizzano eventi a colpi di slogan populisti semplicemente per arruolare futuri cliccatori alle primarie. Il messaggio che è passato è che l’unica cosa che conterà per andare in Parlamento è la popolarità in rete.”

    Questi gruppetti che aprono blog hanno semplicemente imparato la lezione dal blog di Beppe Grillo funziona: Eugenio Benetazzo, Giampiero Giuliani, Loretta Napoleoni, Ida Magli, Claudio Messora.

    Forse dimentico qualcuno, ma in quanto a populismo il blog di Beppe Grillo non si fa mancare proprio nulla, eh.

    Sono vostri allievi, adesso mi sa che ve li dovete smazzare.

  8. vb:

    Beh dai, mettere insieme Napoleoni e Benetazzo mi pare un po’ azzardato…

  9. L.L.:

    “Beh dai, mettere insieme Napoleoni e Benetazzo mi pare un po’ azzardato…”

    Prendiamo questi due come esempio. Eppure entrambi si trovano esposti nel blog quando espongono tesi funzionali alla posizione anti-Euro.

    Io non so se queste precise persone verrano scelte – in un ipotetico futuro di parlamento – come consulenti economici del M5S, o se Giuliani e Messora saranno i vostri referenti scientifici, o Ida Magli l’esperta di politiche d’integrazione, oppure saranno altre persone ma con idee simili (tutto lo fa pensare, visto la frequenza di pubblicazione sul blog). In entrambi i casi, la prospettiva mi fa una certa paura.

  10. Claudio C:

    Scusa la domanda… ma la piattaforma LiquidFeedback che cos’è? E’ davvero “la soluzione” per il movimento oppure no? Perchè non si è deciso di adottarla?

  11. Daniele:

    Vorrei commentare questa frase: “Serve un organismo di migliaia di persone coese e motivate che lavorino insieme verso lo stesso obiettivo, dall’attivista di quartiere fino al candidato premier. Siamo sicuri di esserlo? ”

    E’ questo a mio avviso il punto centrale, se non c’e’ coordinazione tramite la rete, tramite un software (si cita spesso LiquidFeedback) gli “eletti”, che siano alla regione, o che siano al Parlamento, avranno solo qualche attivista di buon cuore a darli una mano.

    La democrazia diretta, dal basso, necessita di un strumento efficace e moderno per cambiare il modo di fare politica.

    Un saluto a tutti

    Daniele

  12. cadma:

    @Marco: Io Grillo non lo voterei mai (anche se si candidasse) ciò non toglie che il rinnovamento del modo di pensare nei partiti tradizionali io lo sto ancora aspettando.. NOTA A MARGINE:
    avete notato che quell’antipatico (o simpatico, dipende da punti di vista…io sono per la prima sensazione) di Aldo Forbice è stato scippato della trasmissione (qualcuno dirà: era ora) dopo una caterva di anni GUARDA CASO proprio quando stava conducendo una “battaglia” (populista?) della riduzione dei costi della Politica (o meglio DEI POLITICI) del dimezzamento dei parlamentari, dell’abolizione del vitalizio…etc…etc; APPENA HA COMINCIATO A PARLARE DELLE STESSE COSE CHE L’ORRENDO BEPPE PROPINA A NOI POVERI FESSI …è stato allontanato: ora c’è ZAPPING 2.0 …. sicuramente è un caso….

 
Creative Commons License
This site (C) 1995-2024 by Vittorio Bertola - Privacy and cookies information
Some rights reserved according to the Creative Commons Attribution - Non Commercial - Sharealike license
Attribution Noncommercial Sharealike