Falsi flop e veri problemi del Movimento 5 Stelle
Ha fatto un certo scalpore, qualche giorno fa, il risultato elettorale del Friuli Venezia Giulia, dove il Movimento – che alle politiche di febbraio aveva preso il 27% – non è andato oltre il 14% come lista e il 19% come presidente (la differenza è data da voti disgiunti degli elettori del centrodestra contro il loro candidato ufficiale). Subito i giornali hanno titolato “flop del M5S, voti dimezzati”. Ma è vero?
In realtà non è proprio così; il problema, se mai, è che alle elezioni amministrative il M5S prende sempre molti meno voti che a quelle politiche. Già il 24 e 25 febbraio, dove si votava contemporaneamente per le politiche e le regionali, il risultato era stato simile: in Lombardia avevamo preso il 19% alle politiche e il 13% alle regionali, in Molise il 27% e il 16%, nel Lazio il 27% e il 20%. Perché? Perché sul piano nazionale sono più forti sia la rabbia contro i partiti che il traino di Beppe Grillo, mentre a livello locale gli elettori sono più legati a esponenti di partito direttamente conosciuti e con una rete consolidata sul territorio, a cui noi opponiamo persone magari bravissime ma sostanzialmente sconosciute.
Bisogna se mai chiedersi come mai in Friuli, dopo tutta la vicenda del Quirinale, così tante persone deluse dai partiti sono rimaste a casa, invece di venire a votare per il M5S. Che cosa non le ha convinte della nostra azione in questi due mesi, e come possiamo migliorare per il futuro?
Non possiamo certo gettare la croce addosso ai nostri parlamentari, che stanno dando il massimo in condizioni difficili, lavorando giorno e notte; pur con l’ostruzionismo del sistema, a partire dal mancato avvio delle commissioni parlamentari, hanno presentato già moltissime proposte e si stanno facendo valere. Tuttavia, è indubbio che certe cose non hanno funzionato.
La prima è la comunicazione: sono state fatte tantissime iniziative, ma nessuno lo sa. Va bene avere i media contro, ma non lo sanno nemmeno gli attivisti e i consiglieri sul territorio… Anche nell’altro senso, il coinvolgimento degli attivisti nei lavori parlamentari ancora latita. Chi conosce direttamente i parlamentari può ogni tanto cercare di chiamarli e riceve ogni tanto aggiornamenti e richieste di aiuto, ma per tutti gli altri è il buio: urge realizzare strumenti di comunicazione fissi e uniformi (blog, newsletter…) e occasioni regolari di confronto coi cittadini.
Anche dal punto di vista della tattica politica, l’inesperienza si paga. L’unica scelta di successo, quella delle “quirinarie” e della candidatura di Rodotà , è passata sopra la testa dei parlamentari, venendo organizzata da Grillo e Casaleggio e finalizzata dalle scelte intelligenti della rete e dei singoli candidati coinvolti. Anche così, se Gabanelli e Strada non avessero rinunciato sarebbe finita come per la presidenza del Senato, con il M5S a votare all’infinito un candidato senza speranza salvo qualcuno che si smarca al momento del voto, magari per candidati ben peggiori di Rodotà . Ma questo non è il modo di fare politica, almeno se ogni tanto si vuole portare a casa qualcosa; restare sulla prima scelta rifiutandosi di convergere sulla seconda o sulla terza, ottenendo così solo la decima o la centesima, non è coerenza ma stupidità .
Un altro problema emerso con chiarezza è quello delle persone, ben esemplificato dal caso Mastrangeli. Chi sta nel Movimento conosce Marino Mastrangeli da anni; lo conosce come una persona spasmodicamente in cerca di visibilità , ad esempio attraverso lo “spamming” di messaggi e iniziative sui meetup di mezza Italia (alcuni l’avevano direttamente bannato). E’ chiaro che una persona così non ha le caratteristiche per reggere all’allettante prospettiva di finire permanentemente in televisione, a costo di farsi strumentalizzare contro il Movimento. Ma allora, come mai l’abbiamo candidato?
Abbiamo un bel dire che i nostri eletti sono portavoce scelti e controllati dal basso; in realtà , una volta entrato in Parlamento uno fa quello che vuole fino alla fine della legislatura, ed è impossibile farlo dimettere contro la sua volontà ; al massimo lo si può cacciare, ma ne ha più danno il Movimento che lui (anzi, un nostro parlamentare una volta cacciato potrà cominciare a tenersi l’intero stipendio…). Per fortuna si tratta di pochi casi su 160 eletti, ma possiamo fare meglio?
Del resto, quello delle persone da candidare è veramente a mio parere il maggiore problema del Movimento. A questi livelli è molto difficile essere in grado di risultare convincenti, competenti e simpatici, perdipiù avendo i media contro; se poi in testa si hanno i microchip o non si è in grado di scrivere in italiano corretto, il disastro è probabile. La stessa Roberta Lombardi, un’attivista storica, preparata e riconosciuta da tutti, che umanamente ha tutta la mia solidarietà per essersi fatta carico di una missione impossibile, messa nel tritacarne dei media si è fatta triturare, venendo fuori come una persona spocchiosa e antipatica.
Nonostante l’idea del portavoce, la maggior parte degli elettori vuole fidarsi di una faccia e non di un simbolo; di una faccia che risulti convincente per migliaia di elettori e non solo per qualche decina di iscritti durante le parlamentarie, magari organizzati da uno dei tanti gruppetti di amici in carriera che inevitabilmente si sono formati. Quando le persone che esponiamo fanno una gaffe dietro l’altra o non sembrano all’altezza, non si può sempre dare la colpa ai giornalisti cattivi. Se non siamo in grado di presentare una nuova classe dirigente che non solo sia all’altezza, ma che anche lo sembri quando appare in pubblico e in televisione, non saremo mai credibili come forza di governo.
Veniamo così all’ultimo problema: la capacità di fare autocritica e di gestire una dialettica interna. Non si può pensare di costruire una forza politica del 30% in cui però tutti siano sempre d’accordo su tutto, e non si può reagire alle critiche e alle richieste di spiegazioni dal basso con accuse di “fare polemica” o di tradire la causa; non si può rimandare la discussione a un fantomatico “dopo” che poi non arriva mai. Troppa gente nel Movimento si è fatta prendere la mano dalle dichiarazioni bellicose di Grillo e pensa di stare in un esercito, spesso autonominandosi generale, e magari uscendosene con uno snobismo veramente fuori posto (l’altro giorno c’erano nostri esponenti che volevano “abolire il calcio perché solo gli idioti lo seguono”: una cosa che può dire un partitino dell’1%, non certo una forza politica che aspira ad essere di massa in Italia).
Serve una maturazione generale, e serve in fretta. Io spero che sia possibile discutere di tutti questi problemi con tranquillità , e cominciare presto a risolverli.
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