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martedì 16 Aprile 2013, 12:28

L’impresa

Giovedì scorso, in commissione Lavoro, abbiamo parlato del Centro Agroalimentare Torinese (CAAT), ovvero i nuovi mercati generali, costruiti negli anni ’90 tra Grugliasco e Rivalta. Su richiesta di alcuni consiglieri della maggioranza, i dirigenti del centro sono stati sottoposti a due ore di terzo grado perché La Stampa aveva riportato che nel centro lavorano degli immigrati sfruttati, che di notte si infilano clandestinamente e vengono impiegati in nero da una delle quaranta cooperative o da uno dei cento imprenditori grossisti che lavorano nel centro.

Per due ore si è parlato di come reprimere questo fenomeno, attribuendone la colpa esclusivamente alle imprese. Si è parlato di maggiori punizioni da infliggere a chi viene trovato a impiegare clandestini (da sette a quattordici giorni di chiusura dell’attività), di come buttare fuori immediatamente le aziende che non hanno pagato i contributi, di ulteriori adempimenti burocratici da richiedere alle imprese per provare di non essere mafiose. In sostanza, per l’intera seduta il consiglio comunale si è dedicato a come creare nuove complicazioni e nuovi controlli, basati sull’idea che un imprenditore sia di base un potenziale criminale, e che debba essere lui a provare continuamente di non esserlo.

Sabato, uno di quei cento imprenditori del Caat si è suicidato: tra crisi, controlli, tasse, banche e burocrazia, non riusciva più a tenere in piedi l’azienda.

Questa lugubre coincidenza fa davvero molto riflettere sul pessimo rapporto tra la politica e le imprese; quelle che, bene o male, tengono in piedi tutto il resto. Quelle che sono sempre e solo viste come vacche da mungere, con una pressione fiscale e un carico di adempimenti legali fuori da ogni logica, salvo poi stupirsi e indignarsi se qualcuno di loro cede e sposta le attività all’estero, dove gli fanno ponti d’oro. Quelle per cui non vale la presunzione di innocenza, ma la presunzione di colpevolezza: se uno è imprenditore, di sicuro evade o elude le tasse, e comunque sfrutta la gente per arricchirsi.

In un Paese normale, a chi ha il coraggio di intraprendere verrebbe dato un premio: non tanto perché crea ricchezza per sé, ma soprattutto perché la crea per gli altri. I 16 milioni di pensionati, i 3 milioni e mezzo di dipendenti pubblici, i 13 milioni di adulti disoccupati o inattivi e gli 8 milioni di bambini e ragazzi si mantengono tutti sulla ricchezza creata dai 19 milioni di lavoratori privati, senza la quale non ci sarebbe niente da tassare e dunque nessuna risorsa con cui pagare pensioni, stipendi pubblici e welfare. Ma un rapporto numerico del genere quanto può essere sostenibile?

confapri-torino-incontro.jpg

Ieri a Torino il Movimento 5 Stelle ha incontrato Confapri, un forum di imprenditori che non ce la fanno più. Abbiamo ascoltato le loro storie, che sono poi tutte simili: tasse che non si riescono a pagare, una burocrazia infinita che si autoalimenta, le banche che strozzano peggio degli usurai. Gianroberto Casaleggio ha illustrato le proposte che il Movimento 5 Stelle ha fatto e che presenterà come proposte di legge; tutti erano d’accordo, ma con una sola postilla: fate presto.

In questo momento, difatti, tenere aperta in Italia un’impresa è già un’impresa di per sé; se non facciamo presto, potremo discutere all’infinito di grandi diritti e di grandi principi, ma l’economia del nostro Paese sarà talmente desertificata che non ci saranno mai più i soldi per garantirli.

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25 commenti a “L’impresa”

  1. rccs:

    E’ sempre piuttosto meschino sfruttare le tragedie (in questo caso un suicidio) per farsi le proprie ragioni.

    Comunque a poco a poco esce l’anima del M5menoelle: il partito delle imprese.

  2. rccs:

    PS: Ohibò, adesso le leggi le fa Casaleggio. E io scemo che pensavo venissero fuori dai meetup con la collaborazione di tutti i cittadini o iscritti…

  3. mike:

    Io conosco una persona, un imprenditore che ha un negozio, un piccolo supermercato. Lo conosco da trent’anni, mai una volta che non mi abbia battuto lo scontrino fiscale, le persone che lavorano in negozio sono tutte in regola con le marchette pagate.

    Eppure si è comprato i muri del supermercato, e due appartamenti sopra, l’alloggio a Finale Ligure e la casa a Bardonecchia.

    Fortunatamente per lui non si è mai trovato a dover avere la concorrenza di qualche evasore fiscale che assume i garzoni in nero, evasore fiscale che adesso con equitalia alle calcagna se la sta facendo sotto.

    Io non voglio l’abolizione di Equitalia, voglio avere Equitalia plus: anche i privati e le imprese possono chiedere ad equitalia che riscuota i loro crediti, tanto per esser chiari.

  4. Piero:

    Quello che dice Gianroberto è condivisibile. Gli sprechi, i costi della burocrazia statale e della politica vanno eliminati per rendere le imprese più competitive. Tuttavia non credo che ciò basti a risolvere la crisi economica che è internazionale.

    Questa è una società basata su un modello a mio avviso sbagliato che è quello dell’economia di mercato, dove il mercato la fa da padrone. Questo modello vale non solo in Italia, ma in tutto il mondo. E’ un modello meritocratico dove il più efficiente, il più bravo e il più forte trionfa e detta legge, sottomettendo il più debole e il meno efficiente.

    Il ruolo della politica è quello di mettere dei limiti, delle regole al più forte e risolvere i conflitti di interesse bilanciando le posizioni dominanti. Questi limiti, in un contesto globalizzato, la politica non li può mettere solo in casa sua, solo al suo imprenditore, senza considerare la situazione globale, altrimenti gli seghi le gambe e di conseguenza la politica si dà la zappa sui piedi.

    L’imprenditore di un paese limitato da burocrazia e tasse di quel paese non può competere con l’imprenditore di un altro paese non soggetto agli stessi limiti e alla stessa tassazione e viceversa. Per cui uno dei due o soccombe o emigra. Di conseguenza la politica del paese con un imprenditore in meno si impoverisce per poi soccombere anche lei.

    Per cui o si crea un governo mondiale, una politica economica e fiscale mondiale e non solo europea (come è nei programmi di Mario Monti che vuole cedere sovranità fiscale), o si cambia modello economico, introducendo per esempio un modello di economia di comunione, oppure ci si adegua al modello e alla politica del paese più forte, se non si vuole morire.

  5. polemico74:

    Adesso ti da’ fastidio che ci sia qualcuno che lotti contro lo sfruttamento in nero degli immigrati…ti confermi un razzista fascistello

  6. Alessandro D.:

    >Gianroberto Casaleggio ha illustrato le proposte del Movimento 5 Stelle ha fatto e che presenterà come proposte di legge

    Il governo attuale può discutere proposte di legge ?

    >se non facciamo presto, potremo discutere all’infinito di grandi diritti e di grandi principi, ma l’economia del nostro Paese sarà talmente desertificata che non ci saranno mai più i soldi per garantirli.

    Ti riferisci a qualcuno in particolare rispetto al fare in fretta o è un’esortazione per tutti ? Per aiutare l’economia posso solo continuare a pagare le tasse (tutti i mesi in busta) e, forse, votare quando richiesto.

  7. trucido:

    Ma come ti permetti di mettere i dipendenti pubblici tra i mantenuti al pari degli inattivi o dei bambini?
    Solo una crassa ignoranza lo giustifica. Da un candidato sindaco sarebbe d’obbligo un po di rispetto e buona educazione. Prova a portare in giro il tuo sedere per una città come torino senza un vigile urbano, o un poliziotto, o un infermiere al bisogno, che facciano il loro santo lavoro tutti i giorni. Prova a farti la tua pensione con la tua famosa propesione al risparmio da piccolo imprenditore e senza badanti (leggi Inps), sicuro che faresti la fame. Per non dire di come ti permetti di considerare i pensionati che si sono pagati nel tempo la loro pensione pagando di tasca loro i contributi dei mantenuti, ma come ti permetti?. Vergogna!

  8. Camillo:

    @trucido

    L’accostamento è suggestivo, ma il fatto che sull’utile prodotto dalle imprese produttive (dai lavoratori, in ultima analisi) gravi il costo del funzionamento dello Stato e degli interessi sul debito credo sia pacifico. Sul tema statali-mantenuti il capo/portavoce/garante del movimento, ben prima di Brunetta, ci ha fatto su dei post “memorabili”, qualche anno fa. Niente di nuovo. In un paese normale il Bertola se ne starebbe legittimamente e serenamente in un partito di centro-destra.

  9. vb:

    @trucido: Nessuno ha parlato di mantenuti o ha detto che il lavoro pubblico è meno utile o meno produttivo di quello privato, ma il pubblico svolge quasi sempre servizi per la collettività che sono per definizione in passivo (es. la scuola, la sanità, le strade, la burocrazia…), e che sono pagati in tutto o in gran parte con i soldi delle tasse o con quelli che le famiglie hanno in tasca per via del proprio stipendio privato (se ce l’hanno per via di uno stipendio pubblico o di una pensione è una partita di giro).

    In altre parole, come dicevo, se non c’è nessuna attività privata da tassare non ci possono essere nemmeno i soldi per pagare gli stipendi pubblici… ma questa è un’ovvietà macroeconomica, non capisco come la si possa contestare.

  10. mfp:

    @all ha scritto contestare o sbaglio?

    Io contesto, l’aiuto io er trucido. Trucido, chiedigli “attivo o passivo, per chi?”.

    Guarda Bertola, la macroeconomia tutta si contesta così: la definizione accademica di “passivo” e’ sbagliata. Un esempio tra quelli che hai fatto, le strade: se fai le strade sgaruppate (risparmio passivo), gli ammortizzatori si scaricano (costo passivo), e l’aggiustaammortizzatori ha piu’ lavoro (risparmio attivo) con cui pagare gli stipendi pubblici via tasse (costo attivo). Oppure se vuoi farla meno keynesiana per un piu’ generale saggio principio di precauzione: se non differenzi tra attività privata e attività pubblica non esiste attivo e passivo. Ma i tesorieri dei partiti delittano e le banche esplodono. Oppure puoi giocare alla Manina Invisibile, Opus Dei, Gioco delle tre carte, ingress/egress, zingara e luna Nera… per 35 anni; poi svegliarti una mattina (pensando alla pensione come tutte le mattine) e bella cia… ehm… wish you were h… ehm… capire che avresti dovuto lamentarti quando Berlusconi quei soldi se li stava giocando a dadi… Futures… Edges Funds… Lost&Found in Iraq… con la tua pensione c’ha comprato il dito medio di Cattelan da mettere in Piazza Affari e ha lasciato il resto a Fassino per farcisi i volantini elettorali. Nel frattempo io e Bertola automatizzavamo l’attività comunale facendo le domande un potente hardware fornito da IBM (Watson), che ci ha permesso di produrre un potente software (SAP), con cui orchestrare tutte le aziende private che fanno il lavoro dell’IRI, per cui sostanzialmente non servono piu’ lavoratori pubblici. Per questo ad oggi Bertola ti mette tra i mantenuti al paro dei bambini e dei pensionati.

    Poi, se uno vuole contestare per bene, in Stile Corona e rudezza quanto basta, aggiunge in fondo qualcosa tipo: “l’ipterattività e’ una caratteristica comune ai cocainomani e a chi vive al freddo, quindi vergogna Bertola”. Cambiando il nome all’occorrenza.

  11. polemico74:

    “il lavoro pubblico è meno utile o meno produttivo di quello privato”

    Ma tu sei un vero demente…ti auguro di finire in ospedale a dire a un infermiere o a un medico che il suo lavoro e’ meno utile di chi ha fondato vitamic…

    Sei davvero un poveraccio

  12. vb:

    @polemico74 sei ridicolo, io scrivo “nessuno ha detto che il lavoro pubblico è meno utile o meno produttivo di quello privato” e tu riporti “il lavoro pubblico è meno utile o meno produttivo di quello privato”… come manipolatore di opinioni non sei tanto evoluto :-D

  13. enrico b:

    A Dio piacendo Casaleggio non si è espresso contro la TAV Torino-Lione, anche se proprio a Torino era, e ha detto che l’e-commerce le aziende potrebbero vendere e fatturare di più, il che ovviamente richiede una logistica efficiente e non ferrovie dei tempi di Cavour sia pure rattoppate alla bell’e meglio. Insomma persino i grillini quando cercano di fare dei ragionamenti un poco seri sull’economia smettono di essere NO TAV

  14. enrico b:

    Un’altra osservazione. Facendo riferimento alle scarne notizie circa le soluzioni proposte da Casaleggio per uscire dalla crisi (http://torino.repubblica.it/cronaca/2013/04/15/news/il_decalogo_di_casaleggio_per_rilanciare_l_economia-56691479/ ad esempio), si nota l’assenza del mantra economico per eccellenza del M5S, cioè la decrescita felice in stile Latouche. A me sembrerebbe che è proprio nei momento di crisi sia maggiormente necessario individuare e perseguire nuove vie, e invece Casaleggio rinuncia a proporre la strada rivoluzionaria della decrescita felice e si orienta a soluzioni che aumentino la produzione e la vendita di merci attraverso l’esportazione incentivata dall’e-commerce.

    A me la cosa pare molto contraddittoria e mi fa dubitare della serietà di alcuni punti programmatici del tutto irrealizzabili del M5S.

  15. Mike:

    enrico b: non diciamo cavolate, i problemi della logistica ferroviaria in Italia non dipendono dal non fare il tunnel di base della Torino Lione. Quanti treni merci al giorno passano in questo momento sulla linea AV tra Torino e Milano?

    Come mai il CAAT di Grugliasco nonostante sia stato costruito un ponte non è collegato al SITO? Come mai sulla linea storica stanno togliendo i binari di precedenza e gli scali merci?

    Certo se tu hai gli amici degli amici che fanno movimento terra e colate di cemento…

  16. enrico B:

    Il futuro della logistica ferroviaria del Piemonte dipende eccome dalla Torino-Lione e a dirlo sono quelli che le merci le producono e le spostano, cioè le associazioni degli imprenditori, e i rappresentanti dei lavoratori che lavorano nelle aziende produttive, cioè i sindacati (FIOM esclusa) che ribadiscono in ogni occasione che quella linea è essenziale per il futuro dell’economia piemontese.

    E rimane poi il fatto che la madre di tutte le battaglie politiche e economiche del M5S in Piemonte, cioè la Torino-Lione, sparisce dall’orizzonte quando il guru economico del M5S viene a Torino a parlare di economia. Se ci fosse un minimo di coerenza, Casaleggio avrebbe dovuto rendere evidenti come la non costruzione della TAV avrebbe portato giovamento all’economia e al lavoro in Piemonte, ma questo non è affatto avvenuto. Non solo, uno dei presupposti culturali su cui si basa il NO del M5S alla TAV, cioè la decrescita felice, è stato del tutto sconfessato dallo stesso Casaleggio, che ha spiegato che le aziende piemontesi per crescere devono ricorrere all’e-commerce, per produrre, vendere e spostare più merce.

    In altre parole ci sono i discorsi buoni per eccitare le piazze, ma poi quando arriva la necessità di confrontarsi con la dura realtà, si dicono cose ben diverse.

  17. mfp:

    enrico B, maddechestaiaparla’? “la madre di tutte le battaglie politiche e economiche del M5S in Piemonte, cioè la Torino-Lione” … certo che voi savojardi avete perso la sovranità nel ’48 (senza parlare di Nizza e il resto dei round precedenti) ma ve sentite ancora al centro del mondo eh…

    Scorri il blog di Grillo iniziando dal 2005 e vedi che la madre e’ la c.d. “democrazia diretta” (ma se vai indietro ci trovi anche gli spazzolini da denti componibili e i colluttori da 20 lire). La TAV e’ uno degli ultimi capitoli ed e’ arrivato solo quando a Grillo sono state tirate le orecchie dalla EuDIGOS: “voj fa er rivoluzionario? Vai, parlace te con la gente incazzata che tira sassi; e se poi te impallinano non veni’ a piagne”. La TAV e’ parte del film, anzi, del videogioco, visto che in rete e’ possibile interagire. Ed e’ una parte tutt’al piu’ simbolica; un simbolo forte ma, nonostante i numeri, rimane poca cosa… e’ un correttivo, un dettaglio… puoi togliere 80 miliardi dalla TAV e darli alle PMI per farle fiatare 1 anno, oppure fare la TAV e l’economia distribuita si arrangi da sola per 10 anni in attesa che la TAV sia completa. Se non e’ la TAV a saltare possono essere i finanziamenti ai partiti e ai media, il welfare, o i costi delle istituzioni; c’e’ talmente tanto altro a cui pensare che la TAV e’ veramente l’ultimo dei problemi se non fosse che stanno iniziando a lavorare per intascare i soldi, fuggire, e poi essendo oramai davanti al fatto parzialmente compiuto… doverlo terminare per non perdere i soldi già spesi. A me sembra che la TAV non importi a nessuno (non all’EU, non ai piemontesi, non ai francesi, tanto meno a noi italiani ulteriori) se non che al governo inciucione che ha bisogno di giustificare delle uscite sui libri contabili… non importa se sia un terremoto o una tavvina… ogni opportunità e’ buona. Probabile che siano soldi già spesi. Altrimenti avrebbero concesso un po’ piu’ di attenzione alla possibilità di riciclare la linea ferroviaria già esistente; che e’ un buon compromesso per salvare capre e cavoli.

  18. enrico b:

    80 miliardi per la TAV? Ho sentito molti numeri sparati a caso, ma questo li batte tutti.

    La TAV è poi così marginale che nel 2012 Grillo voleva Perino quale candidato premier per il M5S, cosa che non si è concretizzata per il rifiuto di Perino stesso. E non raccontiamo storie per il resto, la centralità della lotta NO TAV nella politica del M5S è del tutto evidente, sia a livello nazionale e sia, in misura molto maggiore, a livello piemontese.

    Infine sull’utilità della TAV avrei molte cose da dire, ma qui l’argomento è un altro, cioè il fatto che l’ostilità alla TAV e gli stessi principi teorici che sono alla base di questa ostilità spariscono o sono smentiti quando i massimi esponenti del M5S cercano di fare un discorso appena serio sull’economia.

  19. Alessandro D.:

    @mfp: la madre di tutte le battaglie politiche e economiche del M5S *in Piemonte*. Non è orgoglio savojardo-centrico.

    @enrico B: IMO Casaleggio non ne ha parlato (vb confermi che non ha affrontato l’argomento ?) perché non è scemo e sa che le imprese sono più che favorevoli. In questo momento sarebbero favorevoli anche a raffreddare l’inferno facendo roteare il din-don dell’impresario e di tutti gli operai se qualcuno le pagasse!

  20. mfp:

    (ora mi esprimo in una delicata forummizzazione triangolare del blog; fortuna che vb e’ un fisico… perche’ se era un matematico, senza fare nomi…)

    Ok, una volta concordato che “la madre di tutte le battaglie politiche e economiche del M5S” e’ la c.d. “democrazia diretta” e non e’ quindi una cosa che riguarda il Piemonte (mannaggia ai savojardi, tranne che imbevuti col caffe’ e spalmati di crema)… gli 80 miliardi non sono il costo della TAV ma i finanziamenti che la BCE vorrebbe distribuire alle PMI, dato che la TAV e’ stata già finanziata (se effettivamente i lavori ci sono o fanno finta che ci siano; io la’ non ci sono mai stato, guardo Turi sui tralicci e penso di si ma… ‘na marchetta tubovisiva per 50 euro e’ sempre in agguato; basta prendere uno con una denuncia farlocca, al fine di tenerlo per le palle, e fargli fare la scimmietta tutto il tempo necessario e sufficiente alla regale magistratura per cercare un reato necessario e sufficiente evidentemente a condannarlo nel caso parlasse troppo… ehm… ad accertare che non esista fumus commissi delicti e quindi arrivi l’archiviazione; tanto gli elementi delle indagini preliminari sono secretati da apposita legge bavaglio anti-giornalista quindi il laogai e’ assicurato).
    Vi risulta che progetti multimiliardari si finanzino dall’oggi al domani? Se la TAV non fosse passata (nella precedente iterazione; che non so quanto dura… a meno di interrupt extracomunitari dovrebbe essere un qualche incrocio tra legislature europee, presidenze italiane e governances piemontesi) il suo costo (ie: risparmio), che non so quantificare, sarebbe parte di quegli 80 miliardi… o forse del reddito garantito… o forse di altro… compreso adesso?

    P.s.: per quanto concerne la democrazia diretta, esistono problemi CONCRETI nell’implementarla. Se te la implementano con Scioni che spia la gente su ordine di Tronchetti, ti ritrovi in Bahrein senza passare da Roma.

  21. Orlando:

    Cosa dirti? hai ragione. Non è il primo suicidio a cui assistiamo in Italia, non sarà l’ultimo purtroppo. I potenti si sono già accordati, quindi le cose restano come erano. Ci hanno preso per il sedere, inutile prendersela: o aggiungeremo al danno anche le beffe (che peraltro, sulla stampa stanno già fioccando copiose).
    Alle prossime elezioni faremo i conti: tanto, quando credi possano durare PD e PDL insieme? un anno? due ? Appena uno dei due penserà di poter vincere, farà cadere il governo tecnico. Stiamo pronti.

  22. enrico b:

    Ripeto che per il contesto piemontese l’argomento di carattere economico sul quale il M5S si è più sbilanciato e impegnato fino a farne la madre di tutte le battaglie sabaude, con una enfasi che non si vedeva dai tempi del principe Eugenio o dell’epopea del Colle dell’Assietta è la TAV Torino-Lione. Adesso noto una doppia sconfessione: prima Casaleggio la ignora, poi mfp la derubrica a faccenduola secondaria. Ma siete andati a scuola da Cicchitto?

  23. mfp:

    enrico, io non ho tessere di partito … e neanche di un movimento. Non ho idea cosa stiano facendo nei palazzi d’Italia. Non ho nemmeno votato; sono all’opposizione in ogni caso; e guardo con attenzione al Piemonte perchè secondo me puo’ dare esempi utili al resto.

    Della TAV non so un cazzo. Leggendo i giornali mi sembra di capire che l’obiezione e’ accompagnata da una proposta sensata: esiste già una linea ferroviaria e costerebbe meno potenziare quella invece di aprirne un’altra. Vagliato questo credo non ci sia piu’ nulla da dire; e in ogni caso non da dire in un convegno dedicato alle PMI…

  24. enrico b:

    Sarebbe interessante a questo punto che Casaleggio desse qualche indicazioni alle PMI su come muoversi nella prospettiva della bancarotta dell’Italia data per sicura da Grillo per il prossimo autunno.

    Ripeto poi che non mi interessa in questa sede discutere dell’utilità della TAV Torino-Lione, ma di come Casaleggio parlando a Torino di economia non solo la ignori ma addirittura neghi i presupposti teorici su cui si basa l’opposizione M5S alla TAV.

  25. mfp:

    A me non sembra che neghi nulla; ha detto di tagliare i costi fiscali correnti (es: irap). Che e’ poi quello che molti imprenditori chiedono da tempo: tassare la produzione passata reale; non quella futura presunta, quella che forse domani potrebbe nel migliore dei casi esserci se l’uomo del monte dice si e nel frattempo devo mantenere lo stipendio a chiunque. Io stesso anni fa aprii una partita iva perchè conditio sine qua non e’ possibile fare commercio, e a fine anno dovetti pagare migliaia di euro di costi fissi indipendenti dalle (poche) fatture che avevo fatto: perche’? Che cosa sto pagando? Io ho chiuso baracca e burattini, ho mandato tutti affanculo, e da allora non mi capacito come sia possibile che gli altri non abbiano fatto altrettanto.

    LaCosa di cui sopra e’ perfettamente in linea con il niet popolare sulla TAV: se dobbiamo dare retta a previsioni del futuro, diamo retta a quelle conservative piuttosto che a quelle schizococainomani. Ovvero che le merci in transito, e quindi i consumi correnti, si riducono, non aumentano. In via poi del tutto filosofica si tratta di premiare il generale che vince la guerra senza confronto, piuttosto che quello che la vince con enorme dispendio di risorse. O ancora, premiare l’individuo che a parità di soddisfazione consuma meno, piuttosto che l’individuo che produce di piu’. Il processo di conversione e’ necessariamente piu’ o meno lungo e tortuoso, e’ normale che al momento ti risulti opaco e non esaustivo. Ma non vedo incongruenze sostanziali. E’ Principio di Precauzione. E’ semplicemente economia reale. Non finanziaria. E’ quella in cui quando sali nella macchina nuova di pacca ti viene da pensare “grazie Taranto, grazie minatori australiani, grazie compare operaio”, non “ammazza che figata, me la so’ proprio meritata”. Lo so, dopo 50 anni di droga petrolifera, non ci siamo abituati… e onestamente anche io sono molto nervoso… se stralcio il 95% di quello che so (perche’ lo so per interposta persona), mi manca visione d’insieme. Pero’ questo e’.

    Starei piuttosto attento ai costi reali che in questo processo ti vengono addebitati due o piu’ volte: pago le tasse e poi devo anche pagare gessetti e carta igenica per la scuola di mio figlio? Pago il denaro il 5% annuo alla BCE, e poi devo pagare anche le microtransazioni al supermercato, al benzinaio, e su internette?

 
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