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Archivio per il giorno 3 Ottobre 2013


giovedì 3 Ottobre 2013, 17:10

Il Movimento del sorriso

Da ieri, tra le tante cose che vengono “tirate” dai media contro il Movimento 5 Stelle, c’è anche un non-caso: quello delle inesistenti minacce che il senatore Castaldi avrebbe urlato in aula contro la fuoriuscita senatrice De Pin. Già ieri su Facebook avevo scritto che bastava guardare la fonte del racconto, ovvero un tweet del senatore Esposito, per capirne l’attendibilità (vedi una ricostruzione della vicenda); in realtà non ci sono state minacce, smentite dalla stessa De Pin, ma un richiamo gridato alla coerenza, per cui peraltro Castaldi si è anche onorevolmente scusato.

Il richiamo a De Pin ci sta tutto. Sicuramente un parlamentare, una volta eletto, ha il diritto legale di fare ciò che vuole senza essere minacciato o vincolato. Dal punto di vista politico, però, se ti candidi in una formazione che predica il vincolo di mandato e che pone in cima alle posizioni quella di non fare alleanze, non puoi solo sei mesi dopo dire che non riconosci il vincolo di mandato e che vuoi fare alleanze o addirittura entrare al governo: vuol dire che hai preso in giro tutti. Il fatto di mettersi a piangere, poi, per quanto umanamente comprensibile, indica solo la propria inadeguatezza alla situazione e alle responsabilità che ci si è presi.

Tuttavia, credo che sia davvero opportuna una riflessione sul clima interno che si è sviluppato in questi mesi attorno al Movimento 5 Stelle; perché c’è una parte del mondo che ruota attorno a noi – degli elettori, degli attivisti e talvolta anche degli eletti – che dimostra un crescente tasso di aggressività e di intolleranza, che rischia di cancellare quanto (molto) di buono il Movimento sta facendo, di spaventare molte delle persone che ci hanno votato e di aprire le porte a una contemporanea marginalizzazione e radicalizzazione del Movimento, che significherebbe la sua sconfitta e magari il passaggio dei più esagitati a forme meno democratiche di lotta; un film già visto negli anni ’70.

Pur con tutto il disprezzo e la disapprovazione che provo per De Pin e simili, non è assolutamente accettabile che loro siano soggette ad aggressioni verbali come queste (peraltro anche orridamente sessiste). Le si può denunciare semplicemente contestando loro l’incoerenza, in maniera civile, accettando però il fatto che ogni cittadino, in un Paese libero, può manifestare le proprie opinioni e agire di conseguenza, persino quando tali opinioni derivino dal mero interesse personale.

Vi è, in una parte del Movimento (e sottolineo una parte, nonostante i tentativi da fuori di far sembrare che sia il tutto), una crescente incapacità di accettare qualsiasi dissenso, anzi, qualsiasi discussione; una parte di Movimento imbevuta di un sacro fuoco per cui “io so cos’è giusto” e chi mette in dubbio qualcosa ha già tradito; oppure, per cui le critiche equivalgono necessariamente a un tentativo di indebolire il Movimento o comunque danno fastidio a prescindere, persino se oneste e motivate.

Persino a me è successo, per qualsiasi momento di scontento personale o per analisi credo garbate e costruttive come queste, di venire accusato di carrierismo e di esibizionismo, di sentir dire che “parla così perché vuole andare in un partito”, di sentirmi chiedere dimissioni, passi indietro, ritorni allo “spirito originario”, e “se non ti piace vattene”. Per aver espresso su Facebook la mia delusione (personale e soggettiva) per come era andata una iniziativa del Movimento cittadino, invece di poterne parlare tranquillamente, mi sono trovato cinque o sei nostri attivisti in sequenza a riempirmi di insulti e di “vergogna!”, fin che non ho cancellato l’intera discussione.

Del resto, anche il linguaggio del Movimento si fa aggressivo; dal blog di Grillo all’ultimo gruppo locale, è un fiorire di “distrugge i partiti”, di “intervento durissimo”, di metafore con guerre e soldati. A me questi toni non piacciono, non li condivido: si può essere fermi e incorruttibili senza per questo distruggere nessuno, anzi parlando a chi non la pensa come te tranquillamente e con buona educazione. Eppure i “toni duri” vengono usati perché funzionano, perché raccolgono applausi, perché a chiederli siete voi (la parte più rumorosa di voi, che non è detto sia la più numerosa), nonostante ci portino a metterci sullo stesso becero livello dei partiti, nonostante dalla violenza, anche verbale, non possa affatto nascere un mondo migliore.

Di fronte a De Pin e soci, più che mettersi a insultarli, bisognerebbe riflettere su come migliorare, su come evitare in futuro di candidare persone non all’altezza (tra l’altro politicamente pure un po’ scarse, visto che si vedevano già come preziosi salvatori del governo e ora contano meno di un usciere). Bisognerebbe riflettere sulla mancanza di meritocrazia nel Movimento, vissuta da molti nell’ambiente non come un problema ma addirittura come una grande conquista, quella che permette all’italiano medio, dopo aver sognato di andare in televisione, di sognare di andare in Parlamento, indipendentemente dalle proprie effettive capacità.

Bisognerebbe chiedersi davvero chi metteremo a governare l’Italia se il sistema si dissolverà, come faremo a essere pronti, come faremo a convincere gli italiani che siamo pronti, come proporremo persone credibili per competenza e serietà, persone che urlino poco ma che, ognuna nel proprio settore, sappiano quello che fanno e possano costruire qualcosa di buono per tutti. Quelle che già ci sono nei nostri gruppi parlamentari sono lì abbastanza per caso, scelte in quarantott’ore tra un numero limitato di attivisti mai messi alla prova; quelle che sarebbero forse disponibili ad aiutarci, tra il meglio delle intelligenze italiane, sono spaventate proprio da quanto sopra.

Eppure, io non so nemmeno dove portare una discussione del genere, con chi farla, come concluderla; ormai si fa sempre più comunicazione, ma sempre meno partecipazione e assemblea; io non ho altro modo che parlarne in rete, ma non mollo. Vorrei che il Movimento 5 Stelle fosse ricordato come la forza politica che ha sollevato l’Italia con le idee e con un sorriso, mettendo il Paese in mano a persone nuove, capaci e scelte per merito; e non come quella che passava il tempo a gridare dietro agli altri.

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