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mercoledì 30 Ottobre 2013, 15:41

I dati di spesa sul welfare

Ieri il consiglio comunale ha approvato il bilancio di previsione per il 2013; e già l’idea di approvare un bilancio di previsione – che dovrebbe pianificare le spese dell’anno – a fine ottobre, avendo atteso per tutto l’anno che da Roma decidessero su IMU eccetera, dimostra quanto la gestione della cosa pubblica sia ormai in totale emergenza.

Vorrei affrontare in questo post l’argomento dei finanziamenti al welfare, ossia a tutte quelle categorie deboli che hanno bisogno di essere sostenute dalla collettività. In questo modo potrò anche chiarire una questione che mi è stata sollevata infinite volte nelle scorse settimane, girandomi a colpi di due o tre al giorno due link (presi da blog piuttosto xenofobi) che hanno imperversato per i social network, ovvero “la città dà cinque milioni di euro agli zingari e poi taglia le scuole” e poi “undici milioni di euro regalati a zingari e immigrati”. Io vi dirò come stanno le cose, poi ognuno potrà farsi la propria opinione.

Questa è la tabella che illustra gli stanziamenti per le varie macro-categorie del welfare cittadino, confrontati con quelli degli anni precedenti, aggiornando quella che già vi avevo mostrato lo scorso anno:


2011 2012 2013 Var. sul 2012 Var. sul 2011 % sul tot.
Stranieri e nomadi 4.229.312 4.291.577 10.909.570 +154,2% +158,0% 11,3%
Anziani e famiglie 37.689.973 29.581.872 32.228.987 +8,9% -14,5% 33,3%
Adulti in difficoltà 6.864.354 6.925.343 8.111.122 +17,1% +18,2% 8,4%
Minori 22.607.373 18.737.517 19.888.586 +6,1% -12,0% 20,6%
Disabili 27.186.539 25.243.076 25.563.363 +1,3% -6,0% 26,4%
Altro 498.994 25.500 25.500


TOTALE 99.076.545 84.804.885 96.727.128 +14,1% -2,4%
di cui





Fondi comunali 41.172.897 40.176.639 42.417.521 +5,6% +3,0%  
Fondi esterni 57.903.648 44.628.246 54.309.607 +21,7% -6,2%

Quest’anno le cose sono migliorate; lo stanziamento complessivo è risalito quasi ai livelli del 2011, recuperando gran parte dei tagli del 2012, anche se per completezza va detto che su altre spese che non fanno parte del settore welfare le cose non sono andate così bene; per esempio il fondo per i trasporti dei disabili è di 1,5 milioni di euro (l’anno scorso erano 2,2, nel 2011 erano 3), e quello per i cantieri di lavoro (ovvero lavori socialmente utili per disoccupati) ha subito tagli analoghi.

Il grosso della risalita sul welfare vero e proprio, tuttavia, deriva non dai fondi comunali – che sono un po’ aumentati, ma sono aumentate non di poco anche le tasse… – ma dai fondi regionali e nazionali, che sono aumentati del 20% rispetto allo scorso anno. Ad ogni modo, questa è una buona notizia e ne va dato atto, dopo che molti di noi, in maniera bipartisan, avevano passato i mesi a battere sul tema.

In sostanza, sul welfare vengono stanziati 97 milioni di euro, così ripartiti: 32 per l’assistenza agli anziani, 26 per i disabili, 20 per i minori, 11 per stranieri e nomadi, 8 per gli adulti in difficoltà. Come detto, il totale è quasi pari a quello del 2011 (97 invece di 99) ma è diversa la ripartizione, che allora era: 38 per gli anziani, 27 per i disabili, 23 per i minori, 4 per stranieri e nomadi e 7 per gli adulti in difficoltà.

E’ chiaro che l’aumento di una volta e mezzo dello stanziamento per stranieri e nomadi è quello che proporzionalmente attira di più l’attenzione, ma va anche spiegato che tale aumento è dovuto all’arrivo di cinque milioni di euro di fondi nazionali stanziati molti anni fa per affrontare il problema dei campi nomadi abusivi e recentemente sbloccati; degli 11 milioni, i fondi comunali destinati a questo capitolo sono solo 800.000 euro, corrispondenti alla quota minima prevista per poter avere i finanziamenti nazionali; inoltre, una buona parte di questo fondo non è per i nomadi ma per i profughi e per i minorenni stranieri soli. E poi, è un po’ ingannevole parlare solo degli 11 milioni e non spiegare che ce ne sono altri 86 destinati a tutte le altre categorie, o non spiegare che l’aumento è un fatto straordinario derivante in gran parte da un fondo nazionale una tantum.

Certo, lascia perplessi anche la divisione dei 900.000 euro disponibili per investimenti nell’edilizia sociale per il 2013, che sono così ripartiti: zero per anziani, adulti, stranieri e minori; 300.000 euro per i disabili (realizzazione di rampe di accesso ai Poveri Vecchi); 600.000 euro per i nomadi (ripristino delle casette danneggiate nel campo regolare di via Germagnano e relativi impianti igienici e idrici; impianto di raccolta acque bianche nel campo di strada dell’Aeroporto; realizzazione di una barriera attorno all’area di Lungo Stura Lazio).

Allora, è vero che spendiamo “undici milioni di euro per zingari e immigrati”? Tecnicamente sì, almeno se equipariamo fondi locali e nazionali, ma la vera domanda è: ma questi soldi a cosa servono? Sono spesi bene o spesi male? E’ questo il problema; perché da una parte non possiamo pensare di risolvere il problema senza spendere niente (persino per abbattere le baracche abusive servono soldi e non pochi), ma dall’altra quanto speso in questi anni non è mai servito a risolvere il problema; si è limitato a finanziare associazioni direttamente connesse alla politica, dando risultati scarsi o nulli sia per i rom che per chi vive vicino a loro.

Insomma, io sarei ben lieto di spendere cinque milioni di euro se servissero a far sparire i campi abusivi, a togliere i bambini dall’immondizia (e dalle famiglie che li sfruttano), ad avviare qualcuno a una condizione di vita decente e a cacciare o catturare i delinquenti; ma ho il forte sospetto che anche questi soldi non serviranno a questo (nel video sopra trovate il mio intervento in aula quando si è discusso dell’argomento a settembre). E a cosa servirà ripristinare le casette di via Germagnano, distrutte nelle faide tra gli stessi occupanti, sapendo che verranno presto di nuovo devastate?

E allora, poi non ci si può lamentare se – come raccontavo anche nel mio intervento – mentre la politica pontifica e poi s’indigna e grida al razzismo a qualsiasi mezza parola non allineata sull’argomento, e però mantiene su queste spese una omertà difficile da penetrare persino per noi, basta girare per strada per sentire invettive e voci incontrollate contro “gli zingari” (ieri sul 4 un ventenne italiano apostrofava urlando il controllore con “e poi agli zingari non fate mai niente, anzi il Comune gli regala i biglietti e loro li rivendono e si fanno i soldi e poi girano senza”), e sui social network continuano a fare furore i link di cui sopra o foto come questa, in cui bastano un cartone e due pacchi di pasta a scatenare la furia da tastiera contro i rom, condivisa e approvata da decine di migliaia di persone. Io ho molta paura che prima o poi il nodo verrà al pettine, e nel modo peggiore.

Il discorso, peraltro, va per forza di cose esteso a tutte le categorie di cui sopra: c’è una grande parte di società che si trova in difficoltà ed è doveroso assisterla, ma al suo interno ce n’è una parte per cui questa assistenza è diventata un meccanismo opaco e clientelare, in cui la casa popolare o l’assistenza economica, anche se ottenute per diritto, implicano la riconoscenza in sede di cabina elettorale, o magari persino di congresso di partito (vedete l’istruttivo racconto del senatore Esposito su quanto avviene a Santa Rita); e ce n’è una parte di cui alla politica, più che il suo benessere, importano gli appalti che si possono dare ad aziende e cooperative amiche in nome del welfare.

In una società che prospera, la collettività è in grado di sostenere fasce anche rilevanti che vivono di pura assistenza; in una società in cui le fasce in difficoltà aumentano e le aziende chiudono, in cui le entrate fiscali diminuiscono e la spesa per il welfare aumenta, questo non è più sostenibile. Il rischio, conoscendo la politica, è che il welfare progressivamente sparisca per tutti, tranne che per quelli che permettono col loro voto di sostenere il sistema.

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