Una maledetta parola (Intervento sulla residenza ai profughi)
“La politica di diritti ne promette a iosa, perché c’è questa abitudine della politica italiana di promettere diritti a tutti, anche se non siamo in periodo elettorale – anzi, forse ormai siamo in periodo elettorale sempre -, comunque di fare una dichiarazione di principio, condivisibile e giusta fin che si vuole, ma poi di non preoccuparsi della possibilità effettiva di implementare quello che si promette.
E’ questo il problema, perché poi il risultato pratico di un approccio di questo genere è che il costo di questa accoglienza, giusta e sacrosanta eccetera, non lo pagherò io, non lo pagherete voi, non lo pagheranno quelli che si incatenavano né quelli che non si incatenavano, perché tutti noi torneremo a casa, mangeremo il nostro panettone, siamo tutte persone che bene o male non hanno problemi ad arrivare a fine mese; lo pagheranno quelli che veramente sono nelle nostre periferie e aspettano l’accoglienza e non riescono ad averla perché lo Stato italiano non ce la fa più ad accogliere le persone che perdono il lavoro, che perdono la casa.
E soltanto la settimana scorsa si è impiccato un signore di cinquant’anni perché ha avuto lo sfratto, in questa città , e io non ho sentito una maledetta parola in questo consiglio comunale per questa persona.”
Alla fine, come già vi avevo anticipato, mi sono astenuto a riguardo della concessione della residenza ai profughi, non perché non condivida il principio, ma perché non condivido l’ipocrisia con cui la politica italiana affronta queste cose. Come sempre, io sono un portavoce dei cittadini e credo che il complesso del mio voto astenuto e del voto favorevole di Chiara rispecchi le diverse visioni che il Movimento ha in materia.
Comunque, per questa scelta, anche da persone del Movimento 5 Stelle, sono stato chiamato xenofobo, disumano, “di destra” e così via. Alcuni hanno chiesto le mie dimissioni. Il mio mandato è come sempre a disposizione, ma credo che sia necessaria una riflessione pubblica e profonda sul pluralismo interno al Movimento.