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martedì 14 Gennaio 2014, 10:22

Sul voto di ieri: unità è unanimità?

La votazione online di ieri ha rappresentato un altro momento importante nel cammino del Movimento 5 Stelle sulla strada della democrazia partecipativa, offrendo ai cittadini una possibilità impensabile nei partiti; vale però la pena di fare qualche riflessione non tanto sul tema (su cui già scrissi al Fatto Quotidiano che la pensavo così) ma sul metodo.

Sul tema, mi limito a osservare che questa non era comunque una votazione per scegliere se essere favorevoli o meno all’immigrazione, dato che c’è indubbiamente chi ha votato per abrogare il reato perché vuole favorire l’afflusso di immigrati, ma c’è anche chi ha votato per abrogare il reato per rendere più semplici ed efficaci le procedure di espulsione. La posizione del Movimento sull’immigrazione è dunque ancora aperta.

Sul metodo, si pone innanzi tutto un problema sulla rappresentatività di queste votazioni, con solo 24.000 partecipanti rispetto ai nove milioni di voti presi (tralascio il discorso su scarsa informazione preventiva e brevi tempi di votazione che è ovvio). Dai commenti sul blog di Grillo fino a messaggi ricevuti personalmente, ci sono diversi nostri elettori che contestano la validità di votazioni così ristrette; la nostra risposta è, ovviamente, che è sufficiente che si iscrivano anche loro per poter avere voce in capitolo.

Il problema, però, è che mentre nella nostra testa gli iscritti alla piattaforma sono “i cittadini”, per molti cittadini che simpatizzano per noi quelli sono “i tesserati”: ci sono commenti che dicono proprio così, “avete fatto votare solo i tesserati”. Paradossalmente, mentre per noi il meccanismo di ieri è un modo per rimetterci ai cittadini, per molti nostri elettori (ovviamente quelli contrari alla decisione presa) è un modo per ignorare il loro voto e prendere la strada voluta da un “apparato di partito”, tradendo le promesse fatte in campagna elettorale e sul blog, dove Grillo comunque aveva espresso una visione diversa.

Noi abbiamo sempre dato per scontato che l’obiettivo fosse avere 60 milioni di italiani attivi, e peggio per chi non partecipa. Adesso, scopriamo l’esistenza di nostri elettori che non hanno alcuna intenzione di divenire cittadini attivi iscrivendosi alla piattaforma, ma che, in quanto elettori, pretendono che si rispetti la loro idea, espressa al momento della croce sulla scheda, senza chiedergli continuamente di partecipare a una votazione online per ribadirla; una risposta andrà data, pena la perdita della loro fiducia.

L’altro problema è relativo all’uso che va fatto del risultato. Ci sono argomenti su cui una sola scelta è possibile, per cui se si vota sulla scelta di un candidato Presidente della Repubblica, o su quale gruppo parlamentare sostenere al Parlamento Europeo, la scelta più votata vince e le altre si abbandonano; ma esistono argomenti, come quello di ieri, su cui l’unanimità del gruppo parlamentare è tutt’altro che obbligatoria.

La votazione dal basso dovrebbe servire ad evitare che i portavoce portino avanti le proprie idee personali anziché quelle dei cittadini. Tuttavia, una volta accertato che i cittadini sono significativamente divisi, perché obbligare anche eventuali portavoce che fossero d’accordo con la minoranza dei cittadini a cambiare la propria opinione? In questo modo si ottiene l’effetto opposto a quello inteso, perché si elimina una delle due voci e si crea una grossa quantità di nostri elettori privi di portavoce.

Se, come ieri, il 60% sostiene una posizione maggioritaria e il 40% una minoritaria, sarebbe sufficiente che il gruppo parlamentare, confrontandosi prima, garantisse che almeno il 60% dei portavoce votasse per la posizione maggioritaria, lasciando però a un certo numero di portavoce la possibilità di esprimere anche la posizione minoritaria e rappresentando così ancora meglio tutto l’insieme dei cittadini, e non solo il 60%.

Esistono tutta una serie di questioni con forti componenti di valori personali su cui ciclicamente la politica italiana ama dividersi: si va dalla depenalizzazione delle droghe leggere all’uso del crocifisso nelle scuole, passando per i matrimoni omosessuali e per l’eutanasia. Su questioni così etiche io troverei giusto che in Parlamento il Movimento non andasse per maggioranze, ma esprimesse posizioni difformi e variegate, non in base alle idee personali dei portavoce, ma più o meno proporzionalmente alle diverse idee presenti tra i nostri elettori.

Accade spesso, tra gli attivisti e gli eletti del Movimento, di veder confondere l’unità con l’unanimità. Ma un Movimento unito non è un piccolo gruppo di persone che la pensano tutte alla stessa maniera, ma un grande gruppo che sa accettare e anzi valorizzare la diversità interna di opinione, risultando così attraente per un numero maggiore di cittadini.

Un Movimento che, perse di vista le questioni veramente fondamentali (casa, lavoro e sopravvivenza delle persone), cominciasse a portare avanti a colpi di maggioranze online un programma di sinistra radicale sull’immigrazione e su altre questioni controverse, marginalizzando le opinioni difformi, non sarebbe un Movimento unito; al contrario, sarebbe un Movimento che perderebbe progressivamente sempre più pezzi e sempre più voti, e alla fine anche il mio.

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6 commenti a “Sul voto di ieri: unità è unanimità?”

  1. mke777:

    Condivido al 100%
    Sarebbe corretto rappresentare con i portavoce l’opinione degli iscritti quindi 40% contro 60% a favore.

  2. rccs:

    la nostra risposta è, ovviamente, che è sufficiente che si iscrivano anche loro per poter avere voce in capitolo.

    Ma ci sei o ci fai o sei in malafede? Al voto di ieri, come ai precedenti, solo gli iscritti ENTRO IL 30/6/2012 potevano votare!

    Non basta iscriversi! Bisogna anche aspettare che Grillo o Casaleggio o chissachì decida che tu puoi votare o meno.

  3. mfp:

    rccs, sei un dito al culo; spero che per lo meno non ti paghino con i rimborsi elettorali ma piuttosto caghi il cazzo per motu proprio: la sincerità e’ un valore, la propaganda no.

    Provo a spiegarti brevemente cosa scrive Bertola – scusa Vitto’ se ho interpretato male – in termini meno supercazzolosi.

    Problema primo: per evitare i disturbatori professionisti vengono prefissate delle tempistiche d’iscrizione in modo da tagliarli fuori, questo implica che tu – noto detrattore – non riuscirai mai ad iscriverti almeno fino a che non comprendi quale sia il metodo con cui ti tagliano fuori e quindi riesci ad anticiparli, conformarti, iscriverti per tempo, e quindi prendere parte all’agorà m5s (civilmente, altrimenti vieni tagliato fuori ex-post con altri metodi).
    Questo metodo ha il pregio di tagliare fuori ex-ante tutti i merdoni che vengono pagati dai rimborsi elettorali (che il m5s non prende) per imputtanare i metodi elettronici di partecipazione (cfr. cybersquatting); ma purtroppo ha il difetto di mettere in difficoltà i cittadini che, vuoi per abitudine repubblicana (vota per delegare ogni 5 anni), vuoi per atarassica noncuranza, vuoi per un più classico chiagni e fotti… non partecipano costantemente. Io non ho accesso alla piattaforma del m5s Torino quindi non so come sia fatta ma in Liquid Feedback (impiegato da m5s lombardia e Lazio) il problema e’ brillantemente risolto con il meccanismo delle deleghe. Probabilmente a Torino non ci siete ancora arrivati per spavalderia regiotecnocomunista… poco male… ci arriverete: la gente ha il suo lavoro, non può stare tutto il tempo a deliberare.
    E no, la battuta non te la spiego perché sicuramente tu non hai mai usato il cselt per trombare (tu hai Faccebookkino), ne’ hai a casa un cd pieno di mp3 dei cartoni animati (tu hai TuTubbies).

    Problema secondo: tertium non datur, e poi li’ al freddo le membrane cerebrali si irrigidiscono, i neuroni si congelano, e vedete tutto o in bianco o in nero. Al massimo con qualche sfumatura di grigio. Tant’e’ che Bertola del problema delle minoranze ne fa una questione di contenuti quando invece sempre Liquid Feedback (o meglio, il metodo schulze) risolve brillantemente il problema restituendo risultati multipli prioritizzati. Nel caso ad esempio dell’elezione del presidente della Repubblica, che per forza di cose prevede la produzione di un solo presidente, il sistema ha restituito più nomi che sono stati portati avanti in aula con lo stesso ordine con cui erano usciti fuori dalle urne… il problema non e’ stato cioè il metodo (schulze) di votazione della piattaforma elettronica, ma la ridondanza: se la piattaforma fosse stata esecutiva, invece di dover ridiscutere in parlamento i risultati dell’assemblea digitale permanente che si era già espressa, avremmo avuto qualcuno tra Zagrebelski, Rodotà, etc, non Tutannapolitanum II. Perfino in caso di imprevisti (es: presidente eletto esplode lungo la via della cerimonia di insediamento o poco dopo, cfr. JFK) non occorre rivoltare d’urgenza perché è possibile procedere con il secondo risultato delle urne, e poi il terzo, etc.

    In sostanza, rccs, devi solo dare fuoco alla tessera cartacea del PD/PDL/LEGA/etc, dotarti di una elettronica di M5S/Pirati, e poi potrai iscriverti e delegare/votare. Così, oltre a vedere riconosciuti i tuoi diritti costituzionali e toglierti dalla testa la paranoietta CasaleggioGrillina, la smetti di cagare il cazzo qui.

  4. lucano:

    La demograzia dice che se 60 su 40 vogliono la pizza margherita (si può ordinare una sola pizza) ;si chieda quindi la pizza margherita anche se il capotavola preferirebbe la capricciosa.La maggioranza vince dicevamo noi bambini quando si doveva scegliere il gioco. Ora decidete chi è la maggioranza ,quella a palazzo o quella alla rete ?

  5. Orlando:

    Ciao, tutto bene?
    Scrivo con un ritardo allucinante sui fatti, per cui anche quello che dico avrà un valore relativo. Okay.
    Il problema che io vedo con Internet (e di cui è un anno che parlo, rompendo le scatole a tutti i tuoi utenti che in più occasioni infatti mi hanno redarguito); è che non ha controllo. Un recente studio inglese ha dimostrato il valore del pettegolezzo nelle moderne società. La motivazione: la paura delle chiacchiere degli altri, e di come queste influenzano il loro comportamento verso di noi, ci spinge a comportarci bene. Su Internet non c’è nessun controlllo: se io in un accesso di follia, adesso mi mettessi a glorificare i campi di concentramento, chi può punirmi? La polizia postale? cerchiamo di essere serii.
    Ed ecco perché a mio avviso un voto come quello sui clandestini, e su tante altre cose, richiederebbe un modo di verificare la bona fides di chi sta votando. Alle ultime primarie (quelle di Renzi) sono con la mia amica in uno dei seggi dove si vota. Entra uno: vota, poi uscendo apostrofa la “scrutatrice”: “Tanto ricordati che comunque io non vi voterò mai, voto Berlusconi, siete tutti uguali”. Idiota, certo: ma capisci cosa voglio dire?
    Prima che ti vengano strane idee: no, non ho votato alle primarie. Ma la mia amica si, ed è persona più che degna. Perché non è detto che tutti gli elettori del PD siano da disprezzare

  6. lucano:

    Orlando le votazioni tramite Internet le avete inventate voi. Ora decidete se vale la votazione che chiede l’abolizione del reato di clandestinità e se vale la votazione che vorrebbe un sistema elettorale “proporzionale”. Insomma siete in mezzo al guado , come dire : smarriti. Riguardo alle primarie del PD niente da dire ,3 milioni di elettori per 2 euro a cranio .Tra coloro che hanno votato ci saranno stati Forza Italioti , chissà qualche grillino , curiosi e poi magari anche qualcuno che uscendo si è pigliato la pizzicata (così diciamo noi del Sud ) con una bella scrutatrice. La voglia di partecipare i Italia c’è 3 milioni lo hanno dimostrato. Rimane l’amaro in bocca per le preferenze perdute , ma sappiamo tutti di chi è la colpa,

 
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