Tanti saluti dalla FCA
Lunedì, il consiglio comunale di Torino ha dimostrato tutta la sua inutilità prodigandosi in un lungo dibattito a posteriori sulla partenza della Fiat, che diventa FCA e sposta la sede legale e fiscale all’estero; dibattito inutile perché molto pochi in quell’aula hanno qualche competenza a proposito della gestione di un’azienda, e perché è una pia illusione che la politica cittadina possa avere un vero potere contrattuale verso una azienda di quelle dimensioni.
Tuttavia, come ho detto nel mio intervento, c’è una cosa che i cittadini possono e devono chiedere ai loro politici: quella di preservare la dignità . E invece, il discorso in aula di Fassino, come quello sui giornali, è stato imbarazzante; sembrava il responsabile delle relazioni pubbliche della Fiat, al punto di arrivare a scaricare lui sulla politica nazionale la responsabilità di non aver creato un ambiente propizio al mantenimento a Torino della sede, come se non fosse lui da una vita uno di quei politici nazionali che la portano sulle spalle.
Io sono stato l’unico, in quell’aula, a constatare un elemento importante: che nel rapporto simbiotico di favori reciproci tra l’azienda e la politica torinese, durato per decenni, i primi a prostrarsi e a promettere favori erano i politici. In cambio, loro hanno avuto la compiacenza del giornale e del sistema economico della città , che gli ha molto facilitato il mantenimento del potere; e talvolta (e anche qui sono stato l’unico a ricordarlo) hanno avuto anche altro, come si svelò ai tempi di Mani Pulite.
Nessun sindaco può impedire alla Fiat di spostare la sede all’estero; ma un sindaco degno di questo nome, invece di dire sempre di sì, di avallare i continui tagli all’occupazione e ai diritti, e poi di difendere ancora l’azienda una volta giunti alla sua partenza, si sarebbe dato da fare per creare condizioni adatte a farla rimanere in positivo, come succede altrove per altre case automobilistiche; puntando sulla qualificazione dei lavoratori e dei prodotti, e non sui tagli, e spingendo per affrontare a livello nazionale i problemi di fondo dell’economia italiana.
Forse non sarebbe cambiato niente, se non una cosa: la dignità dell’amministrazione comunale e di tutta la città .
7 Febbraio 2014, 12:40
Cito da La Stampa del 31/10/2010 (“Come, tu leggi La Stampa? ma se ne dici sempre peste e corna” “E altrimenti come potrei dirne peste e corna?”)
“(Chiamparino)Stoccata alla Fiom: ‘Parlano senza aver mai lavorato ‘” La vicenda è nota, per cui mi limito alle mie considerazioni.
La dichiarazione, è ovvio, aveva solo fini patrimoniali: un Chiamparino qualsiasi non può permettersi di mettersi di traverso alla Fiat. Ha bisogno di articoli favorevoli sui giornali. Fuck the FIOM ! Da allora, ho notato per Torino una certa quantità di macchine (rigorosamente FIAT) che hanno la dicitura “IO GUIDO”. Tra l’altro, vorrei sapere chi sarebbe “IO” visto che sono sempre parcheggiate. Quando hai un minuto di tempo magari potresti vedere quanto rendono alle casse del comune e se non sia il caso di raddoppiarne il numero, o anche triplicarlo.
E’ dai tempi di Motorola che il Comune paga perché le imprese vengano a Torino: ed è dai tempi di Motorola che le imprese vengono, incassano e spariscono. Non subito, ovvio: il tempo materiale di accumulare una ragionevole scusa per farlo.
Per citare un disoccupato che al Centro dell’Impiego un mese fa ha cominciato a sbraitare (e meno male che si è fermato lì), “A Torino non c’è lavoro per nessuno”. In realtà , come i recenti scandali ci hanno mostrato, per qualcuno c’è. Ma non è questo il punto.
Dal 1994, anno in cui Castellani ha preso piede a Torino (una delle firme in calce alla sua lista è mia, e mi pento di non essere analfabeta) stiamo precipitando. Non cadendo: precipitando. Ti confesso che io aspetto solo un’occasione per mollare tutto ed andarmene. Fossi più giovane, andrei all’estero. Alla mia età , dovrò accontentarmi di qualsiasi posto che sia meglio di Torino. Fortunatamente, la lista si allunga di giorno in giorno.