Alla ricerca delle cinque stelle
Quando, oltre sei anni fa, decisi di unirmi al movimento nato attorno al blog di Beppe Grillo, le cose che mi affascinarono furono due: una visione di società diversa, sostenibile ambientalmente e socialmente, simboleggiata dalle cinque stelle di ambiente, acqua, energia, sviluppo e trasporti; e l’ambiente estremamente orizzontale, informale e privo di gerarchie, in cui magari ci si scannava per mesi, ma senza che nessuno pretendesse di contare più di un altro. E’ vero che già allora il movimento criticava i partiti, contestava le spese e i privilegi della casta politica ed economica, evidenziava la parzialità dell’informazione; ma i cambiamenti nella politica e nell’economia erano dei mezzi per arrivare al fine delle cinque stelle.
La discussione di questi giorni sulla collocazione europea del Movimento evidenzia proprio il compiuto rovesciamento di questa prospettiva originale; perché nell’ultimo anno e mezzo i temi principali sono stati altri, come purtroppo è ovvio in tempi di crisi sempre più dura, ovvero l’economia e l’euro; e, da quando c’è di mezzo il potere vero, il successo nell’attività politica è diventato il fine, mentre le cinque stelle sono diventate un pezzo secondario delle cose da promettere agli italiani per avere il loro voto, ovvero un mezzo per raggiungere il fine di vincere le elezioni.
Anche se io penso che della scelta europea non si debba fare il dramma che ne fanno molti, e che comunque vada sarà una alleanza parziale, politica sì (lo obbliga il regolamento del Parlamento Europeo), ma che non impedirà al M5S di sganciarsi quando opportuno e perseguire il proprio programma, è chiaro che la scelta tende a riflettere le priorità personali tra i due ambiti.
Chi viene da lontano ed è più legato ai temi delle cinque stelle preferisce collocarsi nel mondo ecologista, a costo di ritrovarsi insieme anche a un po’ di vecchi tromboni di sinistra con la puzza sotto il naso, che di Grillo hanno detto tutto il male possibile; chi invece si è unito più recentemente, attratto dalle battaglie contro i politici e contro la politica economica europea, preferisce senz’altro Farage, fregandosene dei suoi disvalori sociali e ambientali, e puntando soprattutto sulla sua contrapposizione con l’establishment.
Il vero problema, dunque, non è la presunta xenofobia-maschilismo-omofobia di Farage, sulla cui reale consistenza ho molti dubbi (e li ha pure Balasso…); se uno legge Repubblica siamo razzisti pure noi, e del resto in Italia chiunque richieda un minimo di controllo sull’immigrazione (me compreso) si becca del razzista a prescindere.
Il problema è il rischio di posizionare il M5S, sulla scia dell’ultraliberismo di Farage, là dove ha fallito Giannino; come una forza liberal-conservatrice che per carità , in Italia sarebbe più che benvenuta visto il tradizionale livello da peracottari della nostra destra, ma che non è compatibile con la visione sociale di molte delle persone che in giro per l’Italia hanno fatto il Movimento. E anche in ottica utilitaristica ed elettorale, in un Paese in cui molta gente è convinta che il lavoro non si crei per via di qualche singolo intraprendente e innovatore che si prende i suoi rischi, ma scendendo in piazza a gridare “lavoro! lavoro!” fin che il governo non stacca un assegno a debito, dubito che una posizione del genere possa avere un futuro politico di massa tale da cambiare l’Italia.
C’è, inoltre, un distinguo importante da fare proprio rispetto all’euroscetticismo. Il Movimento 5 Stelle in campagna elettorale ha detto di voler cambiare le basi della politica economica europea e di voler valutare se uscire dall’euro, ma non ha mai parlato di uscire dall’Unione Europea. Io stesso, in campagna elettorale, ho ribadito l’importanza dell’unità europea per riuscire ad affrontare le grandi sfide globali che ci aspettano (vedi il pezzo di video in alto). Io mi sento europeo e voglio restarlo, mentre Farage non si sente europeo, non vuole riformare l’Unione ma distruggerla, ed è molto più allineato alla finanza e agli interessi angloamericani che alle necessità del povero Sud dell’Europa. Peraltro, da questo punto di vista, nemmeno i Verdi, che non hanno mai portato avanti una vera critica all’idea dell’euro, sono granché compatibili con noi.
Alle tensioni per questa scelta difficile si aggiungono la delusione per l’emorragia di voti alle elezioni – anche qui spiegata spesso in modi opposti, cioé con i toni esagerati di Grillo da parte di chi propende per i Verdi (vedi Travaglio) e con il voto sul reato di immigrazione clandestina da parte di chi propende per UKIP – e il problema mai risolto dei rapporti tra Grillo e tutti gli altri – c’è chi scherza dicendo che come responsabile della comunicazione interna dovremmo assumere Salvini – e quindi si capisce che è un momento difficile.
L’unico modo per evitare una spaccatura, essendo di fatto impossibile a questo punto creare un gruppo proprio (bisognava muoversi mesi fa…), sarebbe quello di non scegliere, di entrare in Europa in punta di piedi per poi capire meglio dove e come sistemarsi; le altre strade portano sicuramente a perdere dei pezzi, di elettori e in una certa misura (soprattutto tra chi da perdere ha solo i sacrifici e non i privilegi delle cariche più alte) anche di eletti.
L’hanno capito anche i partiti, e ha ragione Cabras quando scrive che essi bastonano il cane per farlo affogare. Tuttavia, la sensazione è che il Movimento abbia accumulato in questo anno e mezzo malcontento e dubbi innanzi tutto al proprio interno, e che adesso, dopo averli repressi per non danneggiare la campagna elettorale, vengano fuori tutti insieme; cosa peraltro normale, dopo elezioni che non sono andate bene (e per noi è la prima volta).
Non chiamatela autocritica se non volete, ma ci sono delle cose (queste e molte altre) da mettere a posto, prima di poter riprendere il cammino; a partire dal definire in modo più esplicito, una volta per tutte, su quale progetto politico e su quale modello di società il Movimento vuole unire le persone; e se le cinque stelle sono ancora attuali, o se l’idea luminosa e positiva di una nuova società , che esse rappresentano, si è persa nella cupa guerra contro tutto.