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martedì 24 Settembre 2019, 21:17

La triste verità sull’ambiente

Vi giuro, non volevo parlare anch’io di Greta Thunberg, ma mi sembra che siate tutti abbastanza fuori strada, divisi tra sostenitori e critici. Ma lei è solo una ragazzina, e per quanto lodevole non può salvare il mondo, perché non ha la minima idea di come funzioni davvero. Greta che grida, piange e attacca i politici rassicura esattamente come rassicurava Grillo, suggerendo soluzioni semplici a problemi complessi, ma con un piccolo problema: non funzionano.

E’ duro sentirselo dire, ma per quanto sia giusto mettere in atto ogni passo possibile contro il cambiamento climatico, non esiste una soluzione che sia efficace, immediata e socialmente sostenibile. Esistono soluzioni parziali che miglioreranno le cose piano piano, forse troppo piano per la scala del problema. Accelerare più di tanto, però, non è fattibile, e non per cattiveria dei politici o per ingordigia degli industriali.

Semplicemente, al momento l’umanità non dispone di tecnologie e risorse sufficienti a garantire neanche lontanamente il nostro stile di vita ma a emissioni zero. E non è una questione di cambiare la macchina, di riciclare la plastica o di non andare in vacanza in aereo – quelle, permettetemi, sono meritorie cagate. E’ tutta la nostra organizzazione sociale – la creazione e distribuzione del cibo, la generazione di energia, le attività che permettono a ognuno di guadagnare i soldi con i quali sopravvivere – che non può prescindere dall’inquinamento.

Oggi, vivere tutti a emissioni zero – e non solo una manciata di ricchi con abbastanza soldi per mangiare vegano e comprare una Tesla – vorrebbe dire vivere molto peggio e in molti casi morire di fame, innanzi tutto nei paesi non occidentali, che già oggi generano due terzi delle emissioni e hanno ancora meno alternative di noi.

Per cui, fate attenzione a che Greta non vi intrattenga troppo, distraendovi dal vero problema: siamo davvero disposti, tutti, a rinunciare in profondità al livello di benessere materiale che abbiamo raggiunto, e non solo per due o tre cose superficiali? Io penso di no, e quindi, quale politico potrebbe mai porsi come obiettivo una cosa del genere? E’ impossibile; è solo possibile tirare avanti minimizzando i danni, e sperando che, ancora una volta, l’umanità riesca a cavarsela.

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6 commenti a “La triste verità sull’ambiente”

  1. MailMaster C.:

    Sono d’accordo con te, non è facile risolvere i problemi climatici e Greta non ha la possibilità concreta di farlo, perché le complicazioni sono enormi. Però è invidiabile il coraggio e la determinazione che dimostra, e credo che se anche pochi giovani si sentiranno motivati ed ispirati a prestare più attenzione per lo meno al momento del voto o di alcune scelte di vita, un po’ di merito questa ragazza è giusto che se lo prenda.
    La cosa per me assolutamente incomprensibile sono gli attacchi personali di grandi pensatori e giornalisti italiani verso di lei, a mio avviso si rasenta la patologia psicologica. Ma è un altro discorso.

    Mandi

  2. GS:

    In qualità di ambientalista dall’età di sette anni, devo dire che la vedo più grigia, come Greta o anche peggio.

    > non esiste una soluzione che sia efficace, immediata e socialmente sostenibile.

    Per questo si tergiversa e si rimanda. Man mano che si rimanda, tuttavia, il problema si aggrava e quando una soluzione sarà necessaria dovrà essere efficace e immediata. Temo che a quel punto la sostenibilità sociale sarà sacrificabile, il che non promette nulla di buono.
    Trump afferma di non credere ai mutamenti climatici, ma intanto propone di comprare la Groenlandia: questo significa che ci crede eccome, quello a cui non crede ̬ che siano un problema. Ma la mia impressione ̬ che le cosiddette elite Рquelle vere, i padroni del mondo Рsiano perfettamente a conoscenza del problema e aspettino che si aggravi al punto che le soluzioni praticabili risultino accettabili.
    Quando la complessità rende insolubili i problemi è il tempo dei nodi gordiani, che non piaceranno a nessuno, e questo potrebbe spiegare il lento stillicidio di provvedimenti autoritari dagli anni 2000 in poi. La vedo grigia perché in una società che deve affrontare una grave emergenza ambientale, e magari delle rivolte, cose come la libertà, la democrazia e i diritti saranno lussi a cui si può rinunciare.

    > al momento l’umanità non dispone di tecnologie e risorse sufficienti a garantire neanche lontanamente il nostro stile di vita ma a emissioni zero.

    Perfettamente d’accordo, e ancor più dato che la popolazione continua a crescere. Ma non è detto che chi è in grado di imporre soluzioni abbia in mente l’umanità. L’obiettivo non sarà il benessere, ma sopravvivere. Se possibile tutti, se no qualcuno. Non mi vedo in pole position però, e ciò mi preoccupa.

    Perciò Greta Thunberg ha ragione quando grida ai governi che le hanno rubato il futuro. Ha ragione, ed è una adolescente che ovviamente vede le cose senza sfumature, per cui può dire quello che dice e ne è stato fatto un personaggio di fama mondiale affinché il messaggio sia ascoltato da molte persone. Inizialmente la sua popolarità costruita dai media mi rendeva perplesso, ho impiegato qualche tempo a capire.

    Quando nel 79 mi lamentavo che non nevicava più come nel 75 incontravo indifferenza, ostilità e fastidio, nessuno faceva di me un fenomeno e mi portava sull’Atlantico in barca a vela. Il messaggio che allora era prematuro e irritante oggi è funzionale a un certo tipo di potere – ed ecco che tiro di nuovo fuori le elite come un complottaro della baiona – perché, oltre ad essere vero, può essere usato per dar contro a Trump, o a Putin, o alla Cina, all’India e a chi in un dato momento non si allinea con ciò che questo potere vuole. Se in America Trump non avesse spodestato i democratici, se Putin non avesse impedito all’industria, all’economia e alle risorse russe di finire in mano agli stessi che sono padroni qui da noi, ho la sensazione che Greta avrebbe molto meno seguito.

  3. mfp:

    Scusa ma, ancora una volta non sono d’accordo con te. Indipendentemente da quello che facciamo e’ sempre e comunque tirare avanti e “io speriamo che me la cavo”.

    Il concetto della “decrescita felice” continua ad essere valido: imporsi di cambiare i metodi con cui fare le cose, consente di ridurre il peso economico sul pianeta senza particolari rinunce. Entrambe le cose sono fondamentali: cercare metodi per evitare rinunce gravose. Una volta entrati in quest’ottica, la velocita’ del cambiamento generale e’… una derivata. Nessuno e’ in grado di dire quanto ci sia di antropico nel global warming, se il clima continuera’ a stravolgersi o tornera’ a regimi piu’ miti, se gli espedienti che mettiamo in pratica sono sufficienti o meno. Dobbiamo metterli in pratica per semplice principio di precauzione. Poi se saranno sufficienti avremo una “grande felicita’”, altrimenti creperemo a milioni tra inondazioni, carenza di cibi sani, malattie, criminalita’, ecc. Il successo o meno lo decreteranno i posteri. Al momento possiamo solo citare esempi sommari: la gente morta nell’alluvione in sardegna perche’ avevano casa costruita nell’antico letto di un fiume secco, l’alluvione ha riportato in piena il fiume e distrutto le case. Se a questo sommi gli altri esempi, puoi iniziare a fare due conti su quanto e’ costato non onorare il principio di precauzione.

    Il “vivere senza plastica” o “vivere con 100 oggetti in tutto”, erano e (sono tutt’oggi) esperimenti che alcuni coraggiosi mettono in pratica sulla propria pelle per arrivare a capire cosa effettivamente e’ possibile fare. E’ solo durante la loro esperienza di vivere in modo atipico all’interno di questo sistema produttivo insostenibile, che gli consente di scorgere decine di espedienti utili estendibili a tutti, es: installare l’areatore ai rubinetti per lavarsi le mani usando meno acqua (senza doversi disturbare a chiudere il rubinetto tra una bagnata e l’altra); quell’areatore e’ un oggetto che io inconsapevolmente avevo in casa da circa 20 anni prima che diventasse oggetto di culto per gli ecologisti a stampa, era semplicemente parte del rubinetto che ho comprato per i lavandini di casa; cosi’ quando l’ho visto saltare fuori su decine di articoli sparsi per internet ho notato di averlo gia’ e mi sono fatto un conto su quanta acqua avessi risparmiato in 20 anni, e questo numero diventa imponente nel momento in cui tutti i rubinetti che escono dalle fabbriche ne hanno uno incorporato di default. Analogamente per qualunque altro espediente (es: led al posto dei bulbi a incandescenza e lampadine elettroniche piu’ complesse dei led). Tra l’altro, di tanto in tanto, qualcuno di questi espedienti porta anche a piccole possibilita’ di business. E ad eccessi intollerabili: da McDonald non danno piu’ le cannucce in forza alla nuova legge che bandisce piatti, posate, bicchieri e … cannucce, di plastica. Va bene prendere atto del problema della plastica, ma cosi’ e’ esattamente il contrario della decrescita felice. E’ una privazione forzata. E’ il risultato della codardia dei politici, che per 20 anni non hanno voluto perorare la causa ambientale dicendo ai loro elettori che avrebbero creato una carbon tax (o certificati verdi, o un’altra delle tante iniziative fallite nei passati 20 anni). Anche l’aumento dell’IVA lo e’. L’aumento della benzina, ecc. I piatti di plastica servono, tassandoli pesantemente con una carbon tax a scaglioni, dove i piatti di plastica sono nello scaglione piu’ tassato, magari arriverebbero a costare piu’ dei piatti di porcellana, pero’ avremmo ancora la possibilita’ di comprarli (e avere la cannuccia da McDonald, pagandola, se proprio ti pesa troppo bere da un cazzo di bicchiere come facciamo tutti i giorni a casa). Ci sono delle circostanze in cui il piatto di plastica e’ insostituibile, es: hai appena traslocato, e’ notte, sei nella nuova casa senza corrente elettrica, hai appena appoggiato l’ultimo scatolone, i patti sono nello scatolone, e per i bambini hai una teglia di lasagna che ti ha portato mamma. Hai gia’ speso centinaia di euro per affittare il furgone, comprare attrezzi, scatole, scatoloni e scatolette; a quell’ora della notte probabilmente pagare 5 euro per un piatto di plastica non ti sarebbe sembrato poi cosi’ male. Rispetto che mangiare tutti insieme dalla teglia come cani nella ciotola…
    Queste rinunce stanno avvenendo, e continueranno ad avvenire, mano mano che arriviamo impreparati al collasso e quindi occorre tagliare improvvisamente. Che sia tagliare finanziariamente i servizi pubblici (Monti, 2011) o eliminare i piatti di plastica, e’ poco differente.

    E ancora parlando di plastica: in Australia le bottiglie (e tanichette: di latte, di spremuta d’arancia, e altri cibi freschi) hanno tutte lo stesso formato (che tra l’altro calza a pennello dentro al frigorifero) e usano tutte lo stesso tipo di plastica (HDPE, se non ricordo male); in comune con molti prodotti chimici da officina. Questo facilita molto tutte le procedure di produzione, distribuzione, stoccaggio e riciclo. Il risultato (di questo e altri fattori piu’ importanti) e’ che vivono in una abbondanza surreale, per noi che veniamo dal vecchio continente, senza impattare piu’ di noi sull’ambiente. Noi che abbiamo bottiglie di tutti i tipi (vetro, plastica, tetrapak) e dimensioni (0.75 tonda bassa collo lungo per il vino, 1.5 litri tonda e alta per l’acqua minerale, 1 litro quadrata per il latte, vari pesi e misure per le altre bevande) abbiamo costi enormi per tutta la filiera, e ci avanza sempre uno spazietto inutilizzabile ad uno dei lati dello sportello del frigorifero.
    Pensa quanto risparmieremmo se trovassimo un modo per fare la pasta senza scaldare e poi buttare 3-4 litri d’acqua al giorno, tutti i giorni, in 20-30 milioni di case.

    E poi c’e’ la questione di valorizzare chi risparmia. Ad oggi abbiamo avuto l’esempio di Renzi alla provincia di Firenze che fece pagare le bollette dell’acqua non consumata anche a chi aveva risparmiato. A cui e’ seguita la legge che ci impone di pagare anche la corrente elettrica che non abbiamo consumato noi. A me starebbe bene pagare la corrente elettrica (e l’acqua, e il gas, e la connessione internet) agli indigenti, ma gradirei non pagare gli sprechi e le ruberie che avvengono all’interno delle aziende che amministrano questi servizi. Invece oggi gli indigenti continuano a morire di freddo mentre sono usati come scusa per nascondere la cattiva amministrazione, e io mi impoverisco perche’ costretto a pagare non si sa bene cosa. Sempre in Australia, sulle bollette che arrivano c’e’ il dettaglio al centesimo di come verranno spesi i soldi che stai per bonificare all’azienda erogatrice del servizio.

    Tutto inizia dal regolare formalmente le nascite. Perche’ ogni nuovo nato e’ sia un costo (servono tanti pannolini di plastica) che una enorme incognita (perche’ potrebbe diventare come Salvini). Possibilmente in modo flessibile e piu’ naturale possibile, ma farlo. Cosa che a parte i cinesi, nessuno ha mai fatto. A noi non costerebbe molto; abbiamo gia’ una naturale propensione a non proliferare troppo se non siamo economicamente in grado di farlo. Mettere una lista d’attesa pubblica unica, non manipolabile, dove iscriversi (senza condizioni di ingresso) quando si vuole avere un figlio, per poi dare il via anno per anno ad un certo numero di nascite dipendente dalla crescita economica dell’anno precedente, non sarebbe una cosa che ci peserebbe poi molto. Una volta preso questo impegno nazionale, sarebbe possibile costruire su questo l’alternativa che molti, dagenerazioni, hanno sempre sognato (“l’altra europa”, “l’altra italia”, “una nuova vita”).

    Per il resto, Greta e’ come Salvini: pretendono di produrre effetti positivi chiacchierando. Greta e’ una ragazzina, e’ beata ingenuita’. Salvini no. E’ una ragazzina che fa parte dello show artificiale e posticcio che e’ rimasto in piedi dopo il collasso economico e l’eliminazione di Internet, come Saviano, come tanti altri fenomeni poco realistici. Senza nulla togliere al loro merito di sostenere nobili cause.

  4. Rccs:

    Si, ma Greta non ha una biowashball da vendere ai gonzi

  5. Gian:

    Cortese V.B. tu hai certezza oggettiva che sia l’uomo a mutare il clima del pianeta ? O forse e’ un mutamento naturale dovuto all’attivita’ della nostra stella ?

  6. GS:

    Che io ne sappia, la maggior parte dei climatologi sostiene l’origine antropica del riscaldamento dell’atmosfera.

    Ma quale ne sia la causa, il riscaldamento va fermato, Bisogna imparare a controllare il clima e stabilizzarlo in modo che non si verifichino più le variazioni che si sono verificate in passato. Perché in passato la terra era deserta, oggi fittamente popolata (troppo, secondo me, ma è un altro discorso) da miliardi di persone che un mutamento climatico, in qualsiasi senso, può ridurre alla fame.

    Se la temperatura aumenta e il livello del mare sale, oggi miliardi di persone vivono nelle pianure alluvionali o ne dipendono per l’alimentazione.

 
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