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Archivio per il mese di Marzo 2020


domenica 22 Marzo 2020, 09:59

Una rapida analisi dei dati (2)

Per mantenere un po’ di ordine mentale in ciò che sta succedendo, ecco una nuova analisi dei dati matematici.

L’Italia è stata messa in “lockdown”, quello in vigore fino a ieri, tra domenica 8 e mercoledì 11 marzo. Come vi scrissi in un post di allora, qualsiasi misura ha un effetto sui contagi che nella realtà è immediato, ma nei numeri rilevati e comunicati alle sei di sera si vede con un ritardo legato al tempo di incubazione e di crescita dei sintomi fino al momento del tampone, che a Wuhan risultava essere mediamente di 12 giorni. Trattandosi di una media sulla somma di casi singoli, questo vuol dire che i primi effetti dovrebbero vedersi 9-10 giorni dopo, e poi aumentare ed essere pienamente efficaci dopo un paio di settimane.

L’obiettivo del “lockdown” è quello di far scendere il fattore R0 dell’epidemia, cioé il numero medio di persone contagiate da ogni infetto, sotto 1. Infatti, se R0<1 ogni nuovo infetto contagia meno di un’altra persona e quindi il numero dei nuovi casi tende a diminuire, fino ad azzerarsi; se R0>1 invece il numero tende ad aumentare e si ha una crescita di tipo esponenziale, in cui a essere costante non è il numero di nuovi casi, ma la percentuale dei nuovi casi rispetto al valore precedente.

Quindi, l’andamento dei nuovi casi ci dice se siamo riusciti a bloccare la diffusione esponenziale del virus oppure no; nel momento in cui R0 scende sotto 1, i nuovi casi dovrebbero stabilizzarsi in valore assoluto per qualche giorno e poi iniziare a scendere.

L’andamento nazionale è la somma degli andamenti dei vari focolai, ma vista anche la concentrazione dell’epidemia nelle zone chiuse per prima, ci aspettavamo che intorno al 18 marzo la crescita percentuale cominciasse a scendere, e che intorno a oggi il numero di casi iniziasse a stabilizzarsi. Questo era importante perché, come scrissi alla fine del post precedente, “sappiamo che un blocco stile Wuhan (cioé compresi uffici, fabbriche e tutti i negozi non strettamente vitali) funziona. Non sappiamo se funzioni un blocco come l’attuale”.

I dati, nella realtà, hanno fatto qualcosa di piuttosto imprevisto. La crescita percentuale fissa dell’esponenziale dei nuovi casi, che prima delle misure era del 20-25%, ha iniziato a scendere già attorno al 13 marzo, ma dal 16 si è assestata con impressionante regolarità attorno al 14% e non è più scesa. In pratica, da una settimana siamo ancora in fase di crescita esponenziale, soltanto più lenta, con un tempo di raddoppio di 5-6 giorni invece che di 2-3. In compenso, il cambio di trend che ci aspettavamo negli ultimi 3-4 giorni non è minimamente apparso.

Come interpretare questi dati? Ci sono diverse possibilità.

Una è che i nostri tempi di ritardo siano più lunghi del previsto, magari per problemi del nostro sistema di rilevamento dei casi, o perché ci vogliono diversi giorni perché la maggior parte della gente inizi davvero a rispettare le prescrizioni. Questo vorrebbe dire che gli effetti visti una settimana fa sono quelli delle misure prese l’ultima settimana di febbraio, e che vedremo quelli dell’8 marzo tra qualche giorno. Potrebbe dunque darsi che già il “lockdown” delle scorse settimane fosse sufficiente, e serva solo avere pazienza.

L’altra è invece che il “lockdown” applicato fino a ieri sia insufficiente a far scendere R0 sotto 1, e che questo calo sia già l’effetto delle misure dell’8 marzo, e che sia finito così, dimostrandosi largamente insufficiente. In questo secondo caso, vedremo continuare la crescita al 14% ancora per 10-12 giorni; magari un po’ meno, visto che i primi effetti in questa ipotesi si sarebbero visti cinque giorni dopo le prime misure. Poi, scopriremo gli effetti del nuovo lockdown più stretto deciso stanotte.

Il problema è che, se siamo nel secondo scenario, al punto attuale dell’epidemia ogni giorno di ritardo nell’introdurre misure più stringenti significa migliaia di morti in più. Applicando il 14% di crescita per dieci giorni a partire da oggi, si ottengono 145.000 nuovi casi e quasi 17.000 nuovi morti. Applicandolo invece a partire da ieri, con un solo giorno di anticipo si sarebbero potuti evitare (o fortemente ridurre) 25.000 casi e quasi 4.000 morti. E tutto questo senza considerare che in realtà l’effetto delle misure sul numero dei morti è ritardato rispetto a quello sui nuovi casi, e infatti i morti stanno tuttora salendo al 18-19%.

Capite dunque perché, nel dubbio, il governo si sia finalmente deciso a introdurre nuove restrizioni. A dire il vero, credo che il governo le abbia introdotte adesso per calcoli politici, perché le stavano già introducendo le Regioni con loro ordinanze e Conte non voleva perdere il ruolo di leader agli occhi degli italiani. Ad ogni modo, hanno un senso: se si vedrà un netto calo già nei prossimi giorni le si potrebbe parzialmente riconsiderare, altrimenti ce le terremo senz’altro per settimane.

Nel frattempo, ecco, se – a parte chi lavora nelle attività essenziali, e ha tutta la mia gratitudine – poteste cortesemente stare a casa quando non è strettamente necessario a sopravvivere, fareste un favore a tutti.

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martedì 17 Marzo 2020, 14:14

Stamattina sono uscito di casa

Stamattina, dopo nove giorni, sono uscito di casa – per fare la spesa.

Ero leggermente ansioso, tipo che ero sveglio dalle cinque con la tachicardia solo al pensiero di uscire; perché alla fine, casa propria è il simbolo del proprio animo e chiudercisi dentro dà sicurezza. Mi immaginavo un deserto postnucleare, e invece no: le strade sono piene di macchine e di gente che si fa i cazzi suoi. Ok, non piene come in un giorno normale, ma comunque a ogni semaforo sei in mezzo a diverse altre macchine, e pure i pullman (quasi vuoti – tanto vale che li riducano).

Sono arrivato al Lidl di corso Potenza alle 8:20, dieci minuti prima che aprisse: ero il numero nove, ma siccome la capienza è di dieci alla volta, sono entrato subito. Ma ci ho messo comunque un’ora e mezza: credo che 140 euro al Lidl non li rispenderò mai più… (anche se compravo per noi e per mia mamma).

La sorpresa è che c’era quasi tutto: persino le ricariche del sapone liquido, sparite da febbraio. Mancavano solo i guanti di gomma (e l’alcool, beh, quello è ormai leggenda). Però quando dopo un po’ di ricerca ho trovato in fondo allo scaffale gli ultimi pezzi di mozzarella per pizza, ho comunque esultato a braccia alzate come ai mondiali di calcio. Invece non ho comprato carta igienica, anche se ne ho solo più 47 rotoli: scusate ma per noi anali la certezza di cagare in morbidezza è psicologicamente vitale (comunque l’ho comprata per mia mamma).

Dentro, il clima era surreale. La mascherina ce l’avevamo in pochi (la mia era autoprodotta con un tovagliolo e dello spago, perché pensavo che senza mi avrebbero guardato male). Le distanze sono chiare alla cassa, dove hanno anche messo degli utili adesivi per terra; meno altrove, perché buona parte semplicemente se ne frega. Attorno alla verdura sembrava Porta Palazzo… E pure a me è toccato il vecchio, senza mascherina, che mi è venuto a mezzo metro perché doveva assolutamente farsi dire dove si trovava lo yogurt greco che a sua moglie piace tanto e allora l’aveva mandato lì e (a questo punto, dopo avergli indicato col dito il vicino scaffale di metri e metri di yogurt, ero già andato via).

In cassa non ho aspettato molto, meno del solito; avevo ancora mezzo carrello pieno quando tutto il nastro trasportatore era già occupato, ma la santa cassiera mi ha detto di fare con calma, io l’ho ringraziata e mi sono scusato per lo spesone da 7-10 giorni di autonomia più scorte, lei mi ha detto che faccio bene e che dovremmo fare tutti così. Infatti prima di me è passata una signora che ha speso sei euro in tutto, tipo pane e latte e bon, e si è pure lamentata che aveva dovuto aspettare tutta la spesa di quello davanti. Forse sarebbe il caso di mettere un minimo di spesa o un massimo di uscite settimanali per la spesa, se no questa diventa una scusa buona per uscire continuamente di casa.

Nota di assurdità al fatto che ste povere cassiere hanno anche dovuto mettersi a transennare il pezzo con la cartoleria, il fai da te e gli accessori da giardino. Capisco che chi ha la cartoleria chiusa si lamenti se i supermercati invece vendono le stesse cose, ma tanto le vende comunque anche Amazon. E non ha molto senso che io lavori da casa e però se finisco la carta da stampante debba restare senza, o comprarla online per forza e far girare qualcuno per portarmela.

Infine, io avevo la mia brava autocertificazione (grazie al fatto che non ho finito la carta da stampante) ma nessuno mi ha fermato, né era molto probabile che succedesse, vista la quantità di veicoli in giro. C’erano due vigili in mezzo a corso Francia subito prima di piazza Massaua, fermavano una macchina ogni tanto, una in un senso e poi una nell’altro, mentre altre 50 macchine sfrecciavano via.

In sostanza, è stato bello mettere il naso fuori, ma tutto sommato si sta meglio a casa: a disinfettare due volte tutta la spesa con due diversi disinfettanti.

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mercoledì 11 Marzo 2020, 15:08

Una rapida analisi dei dati

Mi rendo conto che capire i dati di una epidemia non è immediato; detto che io non sono una fonte ufficiale di previsioni, tantomeno in una situazione così incerta, viste le domande ribadisco alcune cose.

1. Qualsiasi misura di contenimento del covid-19 ha effetto visibile mediamente 10-12 giorni dopo, che è il tempo medio che passa tra quando uno si infetta e quando ha sintomi così gravi da andare in ospedale a fare il tampone.

2. Questo vuol dire che quasi tutti quelli che si sono infettati dall’inizio di marzo a oggi non sono ancora ufficialmente noti (anche se, incontrandoli, in gran parte mostreranno qualche sintomo ancora lieve) né conteggiati. Però vi possono infettare.

3. Questo vuole anche dire che i dati di questa settimana e dell’inizio della prossima NON misureranno l’efficacia delle misure introdotte questa settimana, se non in minima parte (che cresce col tempo).

4. E’ dunque presumibile che da qui a metà-fine della prossima settimana continueremo a vedere una crescita esponenziale di tutto (tra l’altro, il dato ridotto dell’incremento di casi di ieri non fa testo perché mancava mezza Lombardia, e facilmente ad esso corrisponderà un incremento più alto stasera). Speriamo che la crescita sia un po’ più lenta perché la settimana scorsa più gente è rimasta a casa, ma non so quanto.

5. Al ritmo attuale, tutto raddoppia ogni tre giorni. Questo significa che da qui a metà settimana prossima i numeri giornalieri di nuovi casi e nuovi morti si moltiplicheranno per cinque o giù di lì, a meno di quanto detto al punto precedente. Non è quello che vi deve spaventare: ormai non ci si può fare niente.

6. In Piemonte mi risultano (a oggi a mezzogiorno) 75 ricoverati su 312 posti di terapia intensiva (poi immagino ci siano altri posti occupati da malati di altro). Questo, più il punto precedente, vuol dire che a metà settimana prossima, se il trend non rallenta, gli ospedali saranno ampiamente saturi. In Lombardia credo lo siano già, o quasi.

7. Quindi questa settimana è il momento più rischioso per incontrare persone (perché ci sono in giro molti infetti non ancora sintomatici, esponenzialmente più che nelle settimane passate) e anche quello più rischioso per ammalarsi (perché non ci sarà posto in ospedale se ci doveste finire). State a casa, uscite giusto solo una volta per la spesa.

8. Se le misure prese domenica saranno sufficienti, da metà-fine della prossima settimana succederà come a Wuhan, cioé il numero di nuovi casi rilevati (che, in realtà, è il numero di nuovi infetti di 10-12 giorni prima) si stabilizzerà per qualche giorno e poi inizierà a scendere. Se non succederà, allora sarà un disastro.

9. Tutto questo vi fa capire anche perché, nel dubbio, adottare ancora ulteriori restrizioni senza aspettare di vedere l’effetto delle precedenti potrebbe non essere una cattiva idea. Sappiamo che un blocco stile Wuhan (cioé compresi uffici, fabbriche e tutti i negozi non strettamente vitali) funziona. Non sappiamo se funzioni un blocco come l’attuale, con uffici e fabbriche aperte e la gente che interpreta la legge per farsi una corsetta al parco o andare a comprare il giornale; siamo i primi a sperimentarlo.

P.S.: Tutto quello che avete letto è una stima logica in base ai dati disponibili, ma che potrebbe essere anche molto sbagliata in meglio o in peggio.

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martedì 3 Marzo 2020, 13:53

Nuovo cinema Coronavirus

Uno degli effetti di essere chiusi in casa in questi giorni è di aver voglia di guardare qualcosa la sera; e così, sto apprezzando Prime Video.

Finalmente dopo trent’anni ho potuto vedere Sonatine di Kitano: molto bello… se apprezzate il cinema giapponese. E’ un film di gangster, con regolamentari sparatorie e ammazzamenti, ma è completamente diverso da un film di gangster americano, e facilmente dopo la prima mezz’ora, agli ennesimi trenta secondi di inquadratura di un’auto che corre nel nulla, vi sentirete annoiati e perplessi.

Superata quella fase, se siete fortunati, comincerete ad apprezzare non solo l’estetica e la simmetria delle inquadrature di Kitano e la meravigliosa natura di Okinawa, nonché la colonna sonora di Hisaishi (che, per chi non lo sapesse, è l’autore di quasi tutte le musiche dei film di Miyazaki), ma il senso alienante e dis-alienante dell’intera faccenda. Andando avanti, durante le famose scene dei giochi sulla spiaggia o nel fantastico climax finale, potrete chiedervi se il protagonista è impazzito o ha ritrovato la ragione, se ha distrutto o riconquistato la sua vita.

Essendo un film giapponese, racconta la vita per elisione, per piccoli dettagli da cui è compito dello spettatore inferire il tutto, e comunque lascia con più domande di quelle con cui si è partiti; ma nonostante il ritmo (che se era lento nel 1993, figuratevi nel 2020), è una esperienza premiante che ricorda che una volta, prima dei polpettoni miliardari di supereroi in mutande, esisteva anche un cinema non puramente di intrattenimento.

Ieri sera invece ho visto Le ricette della signora Toku, un film molto più recente, bello anch’esso (specialmente, due ottimi attori protagonisti); ma a confronto persino Una tomba per le lucciole è il carnevale di Rio. E niente, i giapponesi sono pessimisti sulla vita; e con tutte le epiche disgrazie che regolarmente li affliggono, vorrei vedere.

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