Il disco della settimana
Era l’ottobre 1994, Ligabue aveva già finito le idee e aveva trascorso l’annata a riascoltare tutti i dischi dei REM degli anni ’80 (è noto che, come i Litfiba, anche i REM veri sono quelli degli anni ’80, fino a prima della firma con una major e del grande successo). E così se ne uscì con un disco che era, diciamo così, molto ispirato ad essi, a partire dal singolo di lancio, che era semplicemente una cover di It’s the end of the world as we know it (canzone peraltro molto bella, al punto che i REM stessi ne fecero una quasi cover con un nuovo titolo dieci anni dopo).
Il disco conteneva però questo piccolo gioiellino di chitarra acustica (e piano, nella versione su disco), che potrebbe veramente essere un pezzo dei REM, ed è un complimento. Anche il giochino della seconda voce che parte all’improvviso cantando qualcosa di completamente diverso è copiato dai REM, e senza grande sforzo: solo nel gennaio 1994, pochi mesi prima, era uscito Your Ghost, il singolo di lancio della sfortunata carriera di Kristin Hersh, con Michael Stipe che appariva dal nulla a metà pezzo, come un fantasma, a cantare “you were in my dream”. Your Ghost è un pezzo bellissimo e soprattutto molto in linea col clima totalmente depresso della musica del 1994, l’anno d’apice del grunge e del suicidio di Kurt Cobain; ma può darsi che dopo la morte di Cobain nessuno avesse più tanta voglia di depressione, perché del singolo e della cantante si persero presto le tracce.
Il pezzo di Ligabue invece, come Ligabue stesso, è ancora qui con noi, e non so se sia un bene. Ma se a fare il secondo ci si mette Mauro Pagani, persino in modalità “timbrare il cartellino, due svisate di flauto e via”, lo possiamo tranquillamente passare come disco della domenica mattina per un inizio di 2021 collettivamente depresso come il 1994, anche se per motivi diversi. Speriamo che domenica prossima il clima sia più rosa e meno “giallo rafforzato”, che non ho ben capito che colore sia ma temo assomigli molto al marrone.