Arrivederci all’anno prossimo
Oggi in montagna è una domenica di mezzo agosto: è quel giorno dell’anno in cui c’è l’invasione. Senza arrivare, come nella foto qui sotto, a chi rischia la vita spingendo una bicicletta sul ghiacciaio senza sapere cosa sta facendo, a quote più normali è il delirio.
E’ il giorno in cui dalla pianura arrivano SUV pieni di gente che ignorando qualsiasi cartello e qualsiasi divieto si inerpicano sulle piste forestali fino a parcheggiare spuzzettando proprio in mezzo al prato, lasciandoci in mezzo due bei solchi. E’ il giorno in cui i sentieri si intasano di famiglie in ciabatte con due cani rigorosamente senza guinzaglio, tre bambini urlanti e scatenati che fanno scappare qualsiasi forma di vita per chilometri, e il papà bestemmiante che spinge un passeggino sul sentiero in salita tra i sassi o in mezzo al fango. E’ il giorno in cui le rive dei torrenti e dei laghetti diventano discoteche a cielo aperto, con gente seminuda che piazza la musica a volume altissimo e non ci sono abbastanza assessori in giunta per bastonarli tutti. E’ il giorno in cui a salire per il bosco rischi di essere arrotato da un commendatore di Monza che ha appena comprato la mountain bike da Decathlon (però la più costosa) e si è fatto portar su dal taxi fuoristrada per fare solo la discesa a rotta di collo, però senza saper frenare.
Ma per carità , vi perdoniamo, sperando che almeno uno su cento di voi si accorga della meraviglia della montagna, del silenzio e della fatica, della vita nascosta e sfuggente agli umani, e provi il desiderio di tornarci in modo e in momento diverso. Quanto agli altri novantanove, arrivederci: per fortuna ci vedremo solo l’anno prossimo.