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sabato 4 Ottobre 2008, 11:47

La sinistra e il razzismo

Per metà del Paese, le cose scorrono normali: ci si alza, si va a lavorare, si esce la sera, si va al cinema… Per l’altra metà, invece, tutto si è fermato, e la vita è ormai completamente sconvolta da una emergenza nazionale: l’Italia è preda del razzismo.

Basta leggere Repubblica o ascoltare Radio Popolare per trovarsi continuamente di fronte a casi clamorosi: un nero picchiato qui, un nero umiliato là… sembra che d’improvviso tutti gli italiani siano impazziti e si siano messi a caccia degli stranieri. Un fenomeno peraltro inspiegabile, visto che sugli altri giornali – anche quelli non particolarmente destrorsi, come il Corriere o La Stampa – le notizie in proposito, sparate ad altissimo volume dai giornali vicini ai partiti di sinistra, si conquistano al massimo qualche trafiletto come normali fatti di cronaca.

L’ultima è notevole: quella della donna somala che denuncia che all’arrivo all’aeroporto di Ciampino è stata maltrattata e spogliata “in quanto nera”. Dal titolo sembra una cosa vergognosa, poi leggendo l’articolo si scopre che l’episodio sarebbe avvenuto tre mesi fa ma la signora se l’è ricordato soltanto adesso; che la signora aveva precedenti per traffico di droga – ma Repubblica si dilunga a spiegarci che il khat è droga, sì, ma poi non è così tanto droga – e quindi la perquisizione era motivata dal cercare se avesse nello stomaco ovuli di stupefacente; e che, secondo la polizia, lei avrebbe resistito e dato in escandescenze.

Ora, sappiamo tutti che la polizia italiana può fare le peggio cose (vedi Genova), ma questa è un’altra cosa che stupisce dell’approccio di Repubblica: per principio, la parola di un nero è verità, mentre la parola di dieci poliziotti, un questore, un sindaco e così via non conta assolutamente niente. Questo è particolarmente evidente nell’altro caso di un ghanese picchiato dai vigili di Parma e poi insultato, fino a ridargli la busta coi documenti con sopra scritto “negro”. La polizia municipale spiega che l’occhio nero del ragazzo è legato alla colluttazione avuta con gli agenti al momento del fermo, con due agenti finiti al pronto soccorso con tanto di referto; e che la busta gli è stata consegnata bianca, “negro” se l’è scritto da solo. Ora, io non so; è anche possibile che ci sia stato un complotto dei vigili, aiutati dai medici dell’ospedale, con conseguenti rischi di licenziamento e reati penali, tutto per il dubbio piacere di scrivere “negro” su una busta; prima di darlo per scontato e di gridare al razzismo, però, aspetterei un’inchiesta o perlomeno qualche prova.

Un altro episodio di giornalismo d’assalto è coinciso con il recentissimo caso, a Milano, di un ambulante senegalese abusivo rimasto coinvolto in una rissa al mercato con il verduriere italiano davanti al cui banco si era piazzato, che gli avrebbe detto anche “sporco negro”. Prima Repubblica pubblica una breve notizia, poi spara la cosa in prima nazionale. Anche qui, però, leggendo l’articolo si scopre che i testimoni hanno visto la rissa, ma non hanno sentito insulti razzisti; ciò nonostante, l’articolo – riprendendo anche un pronto comunicato della Cgil che denuncia il clima di razzismo crescente alimentato dal governo Berlusconi ecc. ecc. – conclude che si è trattato di una aggressione per via del colore della pelle.

Peccato che i primi commenti all’articolo, tra cui il mio, siano un po’ perplessi, visto che a ben vedere pare una rissa qualsiasi e che lo stesso articolo dice che gli insulti razzisti potrebbero anche non esserci stati (ma anche se ci fossero stati, una volta che si perde il controllo e ci si mena ci si grida qualsiasi cosa; quanti di noi da incazzati hanno detto delle cose che non pensavano veramente, solo per ferire l’altro?); in più, alcuni fanno notare che sono altrettanto frequenti gli episodi opposti, di neri che molestano italiani, ma Repubblica non li riporta.

Apriti cielo! Stamattina l’articolo originale è sostituito da uno nuovo; sono apparse magicamente le testimonianze che giurano che sì, è stato detto “sporco negro” – per quanto si dica anche, ovviamente alla fine e en passant, che nessuno è stato disposto a metterlo per iscritto davanti alla polizia – e che sarebbe stato chiamato un sicario, mentre dell’amatissima Cgil, a scanso di equivoci, non si parla più. E non è la prima volta che Repubblica si rimangia le proprie parole quando si accorge che non sono sufficienti a convincere la gente della propria tesi.

Quindi? Di casi di razzismo ce ne sono comunque: ad esempio il pestaggio del cinese a Roma. A ben vedere, però, sono bravate compiute da sedicenni; razziste sì, ma nell’ambito del generale bullismo verso il diverso, perché la mia sensazione dalle cronache successive è di generale incultura, e quindi che così come hanno pestato il cinese quei ragazzini avrebbero pestato il primo della classe o il disabile della porta a fianco, tanto per divertirsi in branco.

Insomma, come già scrissi tempo fa, il problema non è tanto il razzismo, quanto il sentirsi dei “noi” opposti a “loro”; il dissolversi del senso di comunità, sostituendolo con l’appartenenza a tribù in guerra tra loro, alcune definite dalla nazionalità, altre dallo status sociale o dalle opinioni politiche. I fatti, quindi, diventano superflui; ogni episodio è soltanto un teatrino in cui, a seconda della tribù di appartenenza, si assegnano dei ruoli a ciascuno degli intervenuti e si salta subito alle conclusioni (come peraltro avranno fatto varie persone di sinistra, che leggendo questo articolo avranno pensato “ecco il solito fascista-razzista-liberista-conservatore-evasorefiscale” senza veramente valutare i fatti e le argomentazioni che sto portando, né tutto il complesso delle mie idee, che certo non sono classificabili con le categorie politiche tradizionali).

La tribù dei giornalisti, ormai, è tra le più odiate; un sondaggio dell’altro giorno diceva che per circa due terzi degli italiani i giornali non sono credibili, e che strumentalizzano le notizie per fini politici o economici. A leggere Repubblica, si capisce perché.

Peccato che l’effetto di questi articoli sia l’opposto: nelle intenzioni di Repubblica dovrebbe servire a spaventare i moderati, facendo loro pensare che Berlusconi sia il nuovo Mussolini e portandoli a votare PD. Nella realtà, la gente non è così scema; vede ogni giorno cosa avviene per strada, e sa perfettamente che c’è una parte di immigrati dediti a non far nulla, all’accattonaggio, all’abusivismo o addirittura alla criminalità, che però non viene punita un po’ per difficoltà pratica, un po’ per lo sfascio della giustizia italiana, un po’ per paura e un po’ per ideologia. Leggere le distorsioni e le verità precotte di Repubblica fa soltanto crescere la rabbia contro queste persone; e, man mano che il tempo passa, sarà questa rabbia a trasformarsi davvero in razzismo.

[tags]italia, razzismo, violenza, neri, milano, parma, roma, repubblica, media, giornalisti[/tags]

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23 commenti a “La sinistra e il razzismo”

  1. vong:

    che la stampa si butti a pesce sugli “argomenti caldi” non è una novità, anzi, e non ci vedo dietro questa volontà di portare voti a un partito a un altro. poi ovvio anche che mentre certi giornali (o i certi lettori) sono più orientati a parlare di romeni assalitori e albanesi rapinatori, altri giornali (con altri lettori) preferiscono orientarsi su neri picchiati. Insomma è la solita campagna stampa che si esaurirà in un paio di settimane. certo che se per una volta una campagna stampa fa luce su un certo razzismo (che aldilà dei singoli episodi c’è e non mi sembra si possa dire il contrario) mi viene da dire che non tutto il male viene per nuocere…. sempre meglio di quando a maggio Repubblica, insieme a tutti gli altri, ci raccontava che le zingarelle rubano i bambini.

  2. D# AKA BlindWolf:

    Concordo con vongoloid: giornali e telegiornali vanno spesso a “mode” temporanee. Oggi le aggressioni a presunto sfondo razziale, ieri (e probabilmente domani) i pitbull impazziti, gli stupri, le rapine in villa, i sassi dal cavalcavia, la meningite (vi ricordate un annetto fa? ogni caso di meningite in Veneto finiva in prima pagina. E statisticamente i casi erano inferiori alla media…), il jolly del caldo estivo (d’estate fa caldo? ma va?!).

    E non dimentichiamo quando negli anni ’80 la mia cittadina natale (Casale Monferrato) è salita alla ribalta perchè una discarica abusiva ne aveva inquinato la falda acquifera: ogni giorno i telegiornali riportavano di una nuova discarica abusiva scoperta da qualche parte in Italia (genere di notizia oggi relagata al bisettimanale locale).

  3. Fabio Forno:

    Forse il soggetto sarà un moda temporanea, ma il modo di procedere appartiene a un filone che ha una lunga storia: creiamo dei mostri per poterci sentire meglio, più giusti, più buoni, perché noi quelle cose non le faremmo mai.
    Repubblica in questo è bravissima e non solo distorce la realtà per fini politici, ma è una spacciatrice di droga che permette di non mettersi troppo in discussione (non è la sola, ma lì vedo dei maestri)

  4. rectoscopy:

    Ok, non bisogna dare sempre ragione al primo che passa e sempre torto alle forze di polizia.
    Certo è che la Polizia a volte adotta scuse fantasiose. L’altro ieri la scusa ufficiale della denudazione della donna somala in aeroporto era “lei si è infuriata e ci ha gettato addosso i vestiti”. A me sinceramente sembra una presa per il culo. Tant’è che adesso è spuntata un’altra scusa: “aveva precedenti come ovulatrice, quindi cercavamo ovuli”. Ovviamente la donna nega questi precedenti.

  5. Mike:

    Il punto è che se esiste una parte di immigrati che delinque, non per questo bisogna assumere che per il solo fatto che una persona sia di Paternò o di Ceppaloni che sia un estorsore od uno spacciatore di droga. Ma forse tu parlavi degli altri immigrati, quelli più nuovi…

    Secondo me quello che certi giornali (ed alcuni movimenti politici) han fatto è stato quello di spingere per l’equazione immigrato uguale criminalità, dimenticandosi ovviamente che anche gli italiani delinquono eccome, spingendo come dice Fabio forno, sul fatto che noi (che ci siamo fatti l’orto abusivo con casetta prefabbricata) quelle cose (di stare in un accampamento abusivo con i caravan) non li faremmo mai.

  6. Antonio:

    Ciao Vittorio,
    sono Antonio della redazione di Migrart Blog, l’iniziativa di ATM tesa a favorire l’integrazione e la conversazione attorno al tema dellìimmigrazione.

    Nel nostro ultimo articolo abbiamo citato il pezzo di Repubblica e il tuo commento perché ne abbiamo apprezzato la lucidità.

    Anche questo post è molto interessante. Complimenti.
    Beh, speriamo di vederti presto sul nostro Blog.
    Buona domenica.

  7. Alberto:

    Non credo che si debba essere dei fini sociologi per rendersi conto che l’ostilità verso il diverso ed in particolare l’immigrato è diffuso in modo dirompente nella società di oggi ed il fatto che, non solo in Italia, dei partiti politici facciano di questa ostilità motivo del proprio successo elettorale ne è la dimostrazione che va al di là di ogni sondaggio o valutazione. Questa realtà non è un invenzione di Repubblica o di Radio Popolare ma una caratteristica di questa fase storica dell’Europa. L’associazione extracomunitario=delinquente è radicato in una vasta parte dell’opinione pubblica e quella vasta parte ha spesso figli con tendenze al bullismo.
    Anche i fascisti che andavano in giro a manganellare gli oppositori politici negli anni 20 erano niente più che bulletti che, se nati in un’altra epoca, si sarebbero limitati a picchiare il primo della classe, ma in quell’epoca furono arruolati da forze politiche che poi portarono l’Europa al disastro.
    Proprio per evitare certe derive è importante non minimizzare certi episodi, pur nella massima attenzione all’accertamento della verità. Se ne è accorto perfino Fini, che nel passato ha avuto sul tema uscite molto malaccorte, figuriamoci vb…

  8. roberto celani:

    Gentile Sig. Bertola,
    facciamo attenzione a non gettare, con l’acqua sporca della speculazione giornalistica e della strumentalizzazione politica, anche il bambino dell’allarme razzismo.

    A tal proposito temo anche le sue semplificazioni siano poco attente a fenomeni che seppure amplificati sono realmente presenti nel tessuto sociale italiano.
    L’Italia è un paese razzista? NO
    L’Italia non è un paese razzista semplicemente perchè non c’è un razzismo codificato nelle leggi come nella Germania nazista o nel Sudafrica dell’apartheid o negli Stati Uniti della segregazione razziale…
    In Italia c’è razzismo? SI
    In Italia accadono quotidiani episodi di razzismo ai quali tutti noi assistiamo. Sugli autobus, negli uffici pubblici, nei mercati…
    Come definire altrimenti l’aggressione “inconfutabile” all’immigrato cinese a Roma?
    Episodi frutto di un razzismo spicciolo sdoganato nel sentire comune da alcune forze politiche che hanno, attraverso facili e demagogiche semplificazioni, fatto emergere il “cuore nero” di alcuni cittadini.

    Questo sentimento, spesso frutto di guerre fra poveri fomentate dal ventre molle del paese, andrebbe combattuto con gli strumenti dell’informazione indipendente che non è però disponibile in questo paese.

    Le linko qui un esempio recente:
    http://www.everyonegroup.com/it/EveryOne/MainPage/Entries/2008/9/21_Catania._Assolta_la_giovane_coppia_Rom_accusata_di_sequestro_di_persona.html

    Ciò non deve però far venir meno l’allarme per questi episodi.
    E quando qualcuno, come lei, li declassa a “bravate minorili” o si fida ciecamente delle giustificazioni inattendibili delle forze di polizia, quando altri le giustificano con le quotidiane difficoltà ambientali, quando altri ancora arrivano a teorizzare che certi comportamenti siano specifici di determinate etnie, io ritengo che il pericolo sia sempre più grande.

  9. vb:

    Ma che una percentuale di razzisti nella nostra società ci sia è indubbio, c’è in tutte le nazioni sviluppate del mondo; così come indubbiamente questo è un periodo storico in cui esso tende a crescere. Quello che io contesto è che un approccio mediatico troppo semplicistico, che si limita a dire “cattivi razzisti” agli italiani senza tenere conto delle radici vere di questo conflitto, produce soltanto l’effetto opposto, cioè aumenta il razzismo.

    Idem per il passaggio successivo, che fanno molti degli “antirazzisti”: siccome in vari casi gli stranieri vengono ingiustamente presunti colpevoli per causa di un pregiudizio, allora tutti gli stranieri presunti colpevoli sono certamente innocenti. A parte l’ingiustizia di un assunto del genere, il mancato riconoscimento degli oggettivi problemi di elevata criminalità in vari gruppi di stranieri porta la gente a pensare “ma come, questi delinquono e nessuno dice niente”, e quindi a covare altro razzismo.

    Quindi, alla difesa inflessibile degli stranieri quando sono innocenti deve associarsi la punizione inflessibile degli stranieri quando sono colpevoli, altrimenti non si uscirà mai da questo clima.

  10. Fabio Forno:

    Per me c’è un problema fondamentale di logica: date tutti per scontato che il razzismo stia crescendo, invece mi sa che semplicemente è aumentato il numero di soggetti su cui applicarlo. Ad esempio diventa difficile pestare un cinese se ne sta in Cina…
    (so che sembrerà una affermazione razzista, invece si tratta di semplice logica delle elementari)

  11. rep:

    brutta cosa fidarsi sempre di cio’ che dice la polizia…

    http://parma.repubblica.it/dettaglio/Bonsu-ricoverato-in-ospedale-Una-donna:-Ho-visto-tutto/1523060

  12. Thomas Jefferson:

    secondo me c’è correlazione con il global warming…..

  13. roberto celani:

    @ Fabio Forno

    In effetti la sua sembrerebbe proprio la logica alla base del segregazionismo razziale…

  14. Thomas Jefferson:

    @roberto celani: fatico a trovare il nesso logico tra un dato di fatto (l’affermazione -peraltro ovvia- di FF in base a cui pestare un cinese in cina è più difficile) e il segregazionismo (che non mi pare che FF abbia in alcun modo neanche auspicato).

    @FF: scusa, sono arrivato prima io :-P

  15. Fabio Forno:

    @roberto celani: mi stavo chiendo chi fosse il primo a vincere la bambolina per avermi dato del razzista, me cerchiamo di andare oltre alla barzelletta leghista del “io non sono razzista, è lui che è negro”. Siamo sicuri che il razzismo sia in aumento o semplicemente ci sono più motivi perché possa emergere? Aggiungo: siamo sicuri che gli italiani mezzi deportati nelle miniere di carbone del Belgio se la passassero meglio, visto che si dice che in Europa il problema del razzismo è forte con non mai? (e non tiro in ballo nazismo e fascismo, perché sarebbe troppo facile…)

  16. roberto celani:

    @ Fabio Forno

    Conservi pure la bambolina (magari fabbricata in Cina) per nuovi concorsi. :-)
    Io non ho affatto affermato il suo essere razzista né che il razzismo sia in aumento.
    Ho solo sollecitato una riflessione, magari in modo un po’ provocatorio.
    Ho trovato la sua affermazione scontata.
    E’ ovvio che la mancanza di competizione per territorio e risorse non pone problemi di relazione tra due o più gruppi d’individui.
    (@ T.J.) In questo contesto il segregazionismo non è altro che la separazione forzata che il gruppo più forte impone al più debole.
    Non è altrettanto ovvio che l’integrazione in un’unica società di tali gruppi venga gestita con sollecitazioni politiche che tendano a catalogare determinate etnie come portatrici di comportamenti negativi.
    Questo è indubbiamente avvenuto, sostituendo nel tempo gruppo a gruppo. Prima con l’emigrazione interna, poi con quella maghrebina, quindi con quella albanese, ora con romeni o cinesi…
    Il razzismo che in qualche modo è nascosto nell’animo di ciascun individuo si è sentito allora legittimato da tali comportamenti e atteggiamenti, purtroppo non relegati in movimenti minoritari, ma addirittura assurti al ruolo di ispiratori di provvedimenti governativi.
    Ora le difficoltà economico sociali nelle quali larghi strati della cittadinanza, soprattutto nelle periferie urbane, vive potrebbe agire da detonatore.
    In sostanza potrebbe esplodere la classica guerra fra poveri, con la benedizione di chi da questa guerra, come da tutte le guerre, trae vantaggi.
    Voltare lo sguardo indifferente altrove potrebbe, un giorno non molto lontano, farci sentire complici morali di nuove tragedie umane.

  17. Alberto:

    @T.J.: Per una volta sono in parte d’accordo con Thomas Jefferson: in effetti la relazione con il global warming c’è. In entrambi gli ambiti sento frequentemente richiami ad un atteggiamento che chiamerei negazionismo tranquillizzante.
    Trattasi di quell’atteggiamento per il quale di fronte ad un problema la reazione è rimuovere il problema stesso ed individuare invece chi lo sottolinea come un fastidioso allarmista. Così il problema non è il cambiamento climatico ma gli scenziati che annunciano i disastri che sta comportando e comporterà, allo stesso modo il problema non è il razzismo ma chi da troppa evidenza agli episodi in cui si concretizza. Non importa quanti milioni di persone sono stati ammazzati nello scorso secolo nel nome della razza e non importa quanti ne moriranno nel prossimo secolo per gli effetti del cambiamento climatico: è molto più tranquillizzante pensare che non sono problemi e che il problema è chi ne parla. Trattasi di negare l’evidenza ma pazienza. Come potremmo se no goderci un bel film in DVD sdraiati sul diavano pensando che la gente viene travolta da uragani e alluvioni o pestata per il colore della sua pelle? Meglio negare e vivere sereni. No?
    @vb: invochi la “punizione inflessibile” per gli stranieri trascurando forse che questo è un paese nel quale si fa l’indulto, nel quale si fanno leggi ad hoc ogni volta che un politico di spicco viene preso con le mani nella marmellata, nel quale di fronte ad uno scandalo anziché legiferare per prevenirne altri si legifera per coprirli, nel quale si tollera un’evasione fiscale inaccettabile altrove, nel quale se il comune fa le multe per esser passato con il rosso al semaforo si scende in piazza a protestare ed il comune le toglie. Chiedi l’inflessibilità solo per gli stranieri o chiedi un altro paese? Nel primo caso chiedi qualcosa che è stato fortunatamente aborrito dalla società moderna, nel secondo è quello che chiedo anch’io.
    @FF: Direi che hai vinto la bambolina per l’affermazione più lapalissiana. “Se i cinesi stessero in Cina non verrebbero pestati a Roma”. Il problema è che dietro questa ovvietà, già sentita tante volte, c’è in genere il pensiero di chi vorrebbe riavvolgere la storia e tornare ad un mondo nel quale i cinesi stavano tutti in Cina. Quel mondo è cambiato, per lo più per nostra volontà, ed oggi i cinesi stanno anche in Italia. Se saremo abbastanza intelligenti da imparare a convivere riusciremo a costruire una società vivibile, altrimenti finiremo in un mondo caratterizzato da una guerra civile latente. Forse un minimo di allarmismo non è così ingiustificato.

  18. Lobo:

    piu’ che una frase razzista quella di Fabio mi sembra una semplice indicazione statistica.

    Prima c’erano meno cinesi a Roma e quindi c’erano meno possibilita’ che un cinese venisse picchiato a Roma.
    Il problema pero’ non e’ l’indicazione della razza o meno: e’ che qualcuno viene picchiato a Roma.

  19. Fabio Forno:

    @Alberto & Roberto spettacolare come tutti si concentrino sulla bambolina e sul cinese preso a botte, volutamente banali, quando il punto continua ad essere: siamo sicuri che il razzismo sia un problema grave oggi? Fare l’elenco dei fatti di cronaca non serve a niente, è solo l’errore banale che fa di solito uno studente alle prime armi di statistica, quando confonde la correlazione con la dipendenza causale. Io l’unica cosa che vedo è un paese con una economia malata, che non riesce a crescere e, per conservare certe condizioni di privilegio cerca di importare un numero maggiore di disperati da sfruttare. L’equazione infatti mi sembra semplice: un paese in forte crescita ha bisogno di immigrati, mentre un paese da anni stagnante che ha anche un forte gradiente positivo di immigrazione sta solo creando motivi di frizione sociale (per questo non regge il solito paragone con gli italiani immigrati in usa). In tutto questo non vedo che c’entri il razzismo, se non come uno dei tanti sintomi di qualcosa che non va.

  20. Alberto:

    @FF: Se guardi all’oggi probabilmente è molto più grave la crisi della borse e la stagnazione che il razzismo. Se guardi però un po’ oltre ti rendi conto che la sfida di una società nella quale riescano a vivere fianco a fianco culture completamente diverse è forse la sfida più difficile di questo secolo per l’umanità e va ben oltre le fluttuazioni del mercato borsistico o la congiuntura economica. Ogni singolo episodio di tensione tra tali culture non fa che rendere più difficile uno scenario pacificato e più probabile scenari di frammentazione e tensione sociale per gli anni a venire. Possiamo anche ignorare il fenomeno classificandolo come poco importante, ma le tensioni che abbiamo sottovalutato oggi, torneranno domani moltiplicate, magari dalla prossima crisi economica.
    Basterebbe ripassare la storia per confermarlo…

  21. vb:

    Alberto: Ma ti sembro il tipo da chiedere severità solo per gli immigrati? Con una intera categoria del blog denominata “Piangioccioni” e dedicata agli italiani piagnoni e furbetti?

    Comunque concordo che la sfida maggiore sia la convivenza nella diversità culturale, ovvero l’integrazione di culture diverse nello stesso territorio. Questa però non si risolve né con il razzismo – cioè volendo eliminare la cultura immigrante – né con il buonismo – cioè assumendo che la cultura immigrante vada accettata in toto. Il risultato deve necessariamente essere un punto medio, in cui gli immigrati mantengono i loro costumi il più possibile, ma si adattano comunque alle regole e alla morale condivisa del paese ospitante. E in effetti da questo punto di vista la questione più spinosa non sono né gli stranieri che delinquono (che vanno rispediti a casa) né quelli che lavorano e si integrano (che non creano problemi); sono quelli che lavorano, non delinquono, ma non si integrano per nulla, rimanendo corpo estraneo alla società.

  22. mfp:

    Paradossalmente e’ proprio questa manipolazione totale a rendere irreversibile il processo distribuito di dimissione dalla convivenza. Prima esistevano delle barriere naturali… oggi no :)

    Così le manipoalzioni le subisci tutte. E non solo quelle di stampo ideologico, religioso e politico… pure quelle dei pazzi (tipo calendario maya, uomini lucertola, bevitori di Kolab, e viaggiatori del tempo). Uno con un po’ di sale in zucca si evita quelle dei pazzi… ma tutte le altre, vuoi o non vuoi, direttamente o indirettamente, le subisci… c’e’ poco da fare. Anche perche’ quando ti raccontano di questa o quella emergenza, si, vai a vedere sul sito dell’Istat… ma sai anche che dal sito dell’Istat hanno rimosso il numero dei sucidi e dei matrimoni laici quando queste due cose stavano aumentando da anni… così come che i panieri sono manipolati e altri numeri sono stati certamente edulcorati… e allora non ti rimangono piu’ neanche i numeri per sapere, che ne so, se e’ emergenza razzismo piuttosto che emergenza climatica o finanziaria. Puoi solo fare delle ricerche statistiche molto limitate e con un’enorme dispendio di energia (ie: chiedere ad ogni bloggher se da lui le melanzane costano caro come da te… sperando che l’eventuale ghostwriter non sia un venditore di melanzane).

  23. PiresPortugal , (Neo-italiano, Neo-Machiavelli):

    Sono un Neo-italiano e ho scrito miolto su razzismo: http://neo-machiavelli.ilcannocchiale.it/?TAG=razzismo . Citerò questo post che mi sembra interessante per essere contro-corrente a certo populismo…

 
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