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giovedì 19 Marzo 2015, 19:30

Chi controlla il gioco d’azzardo

Tra le attività storiche del Movimento 5 Stelle, molto prima di entrare nelle istituzioni elettive, c’è quella di informare i cittadini su quello che accade nelle istituzioni, cercando di permettere loro di formarsi un’idea approfondita delle questioni di cui la politica si deve occupare.

Per questo motivo, negli scorsi mesi abbiamo organizzato un ciclo di incontri dedicato a diversi temi, che si concluderà sabato 28 con le mense scolastiche. L’ultimo incontro, un paio di settimane fa, è stato invece dedicato al gioco d’azzardo e alle sue patologie: un tema di cui la politica si occupa spesso, ma che altrettanto spesso viene ridotto a una serie di slogan o a una dichiarazione di buone intenzioni sottoscritta da tutte le forze politiche, alla quale però non seguono mai le azioni concrete.

Già lo scorso autunno vi avevo raccontato molti dati sulla realtà dell’azzardo a Torino e provincia; questi e altri dati sono finiti poi nel mio intervento, che si basava su questa presentazione che metto volentieri a disposizione. Di questo argomento non impressiona soltanto l’enormità delle cifre in gioco (quasi un miliardo e mezzo di euro di giocate annue solo a Torino città), ma anche l’ambivalenza delle istituzioni che dovrebbero regolarlo e controllarlo.

Alla fine, difatti, con la scusa che bisogna spingere l’azzardo autorizzato per evitare che la gente si rivolga a quello illegale, lo Stato mette più energia nel promuovere l’azzardo che nel tenerlo sotto controllo. L’ente pubblico a cui è primariamente affidata la questione, l’AAMS (Azienda Autonoma Monopoli di Stato), esprime esplicitamente la propria missione come “promuovere il gioco d’azzardo legale”: evitare che la gente comune si rovini non appare da nessuna parte. Idem per la Guardia di Finanza, che parla di “tutelare il mercato e il bilancio statale”.

Il risultato è che lo Stato investe molto poco nella prevenzione degli illeciti e nell’assistenza sanitaria ai ludopatici: i controlli sulla regolarità delle macchinette sono rari e blandi, tanto che gli stessi controllori ammettono che, con un po’ più di impegno, si potrebbe scoprire (per esempio) che sono moltissimi i gestori del gioco d’azzardo che evadono in tutto o in parte le tasse sulla raccolta.

Comunque, per ridurre la quantità di gente che si rovina con l’azzardo la strada primaria è quella culturale. Per quello è ottimo il lavoro di Fate il nostro gioco, un gruppo di matematici appassionati che da anni porta in giro per le scuole una vera e propria simulazione di un gioco d’azzardo, condotta in modo da svelarne i segreti e da far toccare con mano quanto il destino di chi gioca regolarmente sia quello di perdere. Qui sotto vedete il loro calcolo del risultato di dieci milioni di giocate al WinForLife: alla fine, statisticamente avrete perso sette milioni di euro.

Il M5S si impegna in tutte le sedi per avere regole più severe contro il gioco d’azzardo, contrastando l’azione del governo (l’ultima pensata di Renzi è eliminare i già scarsi poteri che hanno i Comuni per limitare l’installazione delle macchinette); ma, alla fine, l’unico modo di vincere è non giocare, ovvero farlo solo per divertimento, giocandosi pochi soldi come se fossero il biglietto per una serata al cinema o allo stadio. Farlo capire non è facile, specie alle persone non giovani e poco acculturate che sono la clientela privilegiata di questi giochi, e che ne diventano schiave, magari dopo quella buona vincita che quasi sempre illude le persone sulla possibilità di uscirne arricchiti. Eppure, questa finisce veramente per essere, in tempi di crisi, la nuova droga che conquista e rovina gli italiani.

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