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mercoledì 28 Ottobre 2015, 15:58

Vita da vigile

Ieri pomeriggio i capigruppo del consiglio comunale hanno avuto l’opportunità di incontrare per due ore e mezza le rappresentanze sindacali della polizia municipale.

Fare il vigile in una grande città è sicuramente difficile; il vigile è il primo riferimento per la tutela della sicurezza e della legalità sul territorio, ma è spesso sotto accusa. I giornali riescono a lamentarsi contemporaneamente dei vigili che “fanno troppe multe” e dei vigili che “non vengono mai a multare quando li chiami”; le persone vorrebbero il vigile pronto a multare chi gli dà fastidio, ma allo stesso tempo protestano se vengono multate loro. Ognuno ha priorità e visioni diverse; chi pretende un intervento immediato contro i venditori abusivi in via Garibaldi, ma poi si lamenta della multa presa in macchina; e chi gira in bici e chiede più multe alle macchine, ma poi quando i vigili fermano i venditori abusivi li accusa di razzismo. In tutto questo, ascoltare per due ore lo sfogo dei vigili – diversi vigili di diversi sindacati – è stato interessante; e ho deciso quindi di riportare qui, senza commento, alcune delle cose che ci hanno detto.

Tutti se la prendono con i vigili, sia chi si lamenta perchè non interveniamo, sia chi si lamenta perché lo sanzioniamo. Noi siamo il biglietto da visita della città, il simbolo dell’istituzione comunale, chi ci aggredisce aggredisce non la persona ma le istituzioni. Sulla strada prendiamo continuamente sputi, insulti, schiaffi, perché veniamo continuamente delegittimati dai giornali e anche dai politici, quelli che contestano le multe e fanno le battaglie contro di noi. Prima o poi a forza di denigrarci qualcuno si sentirà autorizzato a investirci o ad accoltellarci, e allora tutti piangeranno lacrime di coccodrillo per cinque minuti e poi tornerà come prima.

Nei campi nomadi Iren non entra se non ci siamo noi, la polizia non entra se non ci siamo noi, i carabinieri non entrano se non ci siamo noi… noi però ci entriamo in due, senza attrezzatura, senza protezioni, vestiti normalmente. Fino a qualche anno fa il nucleo nomadi dei vigili aveva il compito di mantenere un rapporto, quando c’era da fare un sequestro di un’auto o fermare qualcuno li si aspettava fuori dal campo, lo si faceva fare a qualcun altro, in modo che noi continuassimo a essere il poliziotto buono. Adesso questo non si fa più, per cui il livello di scontro e di tensione si è alzato: spesso veniamo aggrediti a pietrate, mandando avanti donne e bambini a farlo, oppure ci prendono a calci la macchina e ci spaccano gli specchietti, e un collega addirittura è stato assalito con un’accetta. Perchè entriamo nel campo con la macchina? Perchè almeno è un riparo se cominciano a piovere pietre, visto che non abbiamo caschi o protezioni.

La campagna dei giornali contro di noi per l’intervento in Lungo Stura Lazio è vergognosa, e neanche il Comune ci ha difesi. Stampa e Repubblica fanno girare da settimane il fermo immagine di una collega con la pistola ad altezza uomo, preso da un video di un nomade e intitolato “la verità” cercando di screditarci in ogni modo, e non dicono che quello è solo un pezzo di un movimento in una situazione complicata, e che la pistola non è armata e la collega non ha il dito sul grilletto, insomma non poteva sparare in alcun modo. In quel caso i tre colleghi sono stati mandati allo sbaraglio, li hanno mandati in tre a fermare un nomade con una Panda a due porte, ora immaginatevi voi a caricare un fermato recalcitrante sui sedili dietro di una Panda a due porte… così hanno dovuto fermarsi lì e chiamare un’altra auto, e aspettare, e subito sono arrivate trenta o quaranta persone minacciose e li hanno circondati. Loro sono stati estremamente professionali, sono stati bravissimi, hanno rischiato la loro pelle per la legge e questo è il ringraziamento. Vorrei vedere cosa avrebbero fatto in quella situazione quelli che criticano.

Io domenica scorsa ero in servizio al suk in via Monteverdi. Eravamo presi in mezzo tra gli abusivi che cercavano di sistemarsi fuori dal mercato e i cittadini della zona che protestavano con noi. Io ho provato tanta amarezza davanti a quei cittadini, mi son chiesto: ma ha senso che i vigili tutelino un mercato di illegalità? Nel mercato abbiamo fatto pochissimi interventi, giusto qualche sequestro di alimenti e borse contraffatte, ma abbiamo aspettato tutto il giorno la Finanza per controllare la provenienza della merce, vedere se era rubata, e loro non si sono presentati. All’estero in questi mercati per prima cosa si chiede al venditore di provare come ha ottenuto la merce, se no lo si manda via. Perché non si fa anche da noi?

Vogliamo anche noi le telecamere, tutti ci filmano col cellulare e poi mostrano solo le cose che fanno comodo a loro e l’opinione pubblica gli va dietro, allora vogliamo poter filmare gli interventi anche noi, per poterci difendere.

I vigili a differenza di polizia e carabinieri non sono considerati un mestiere usurante, dal 2011 non ci pagano più le cause di servizio, non siamo più assicurati. Noi prendiamo lo stesso stipendio del dipendente comunale che sta in un ufficio, più 60 euro lordi al mese per l’indennità di pistola. Se volete vi ridò i 60 euro e la pistola e vado in un ufficio anch’io… Se ci picchiano restiamo a casa coi lividi, ci paghiamo i cerotti e perdiamo pure dei soldi perchè una parte dello stipendio è legata alla presenza effettiva. Eppure il 90% degli interventi sul territorio urbano sono nostri, riceviamo 90.000 chiamate e facciamo 70.000 interventi l’anno, polizia e carabinieri messi assieme questi numeri li fanno in tre anni, e sono sei volte noi.

Nei campi nomadi non vogliamo più entrare in queste condizioni, vogliamo essere almeno in gruppi di otto, avere caschi e protezioni, mezzi adatti. Chi si occupa di nomadi ha paura di ritorsioni, magari quando poi li incrocia fuori servizio al mercato. I colleghi del caso di lungo Stura Lazio hanno chiesto un trasferimento per non dover tornare nei campi nomadi, gli è stato detto che o vanno a dirigere il traffico o posti non ce ne sono, ma non ci sono oppure è che bisogna tutelare prima altri che hanno la tessera sindacale giusta?

Abbiamo un problema di mezzi: i computer sono vecchissimi, le divise sono rattoppate, lo spray al peperoncino che abbiamo in dotazione è scaduto da anni, le macchine sono rotte. Hanno comprato delle Panda a metano ma le possiamo rifornire solo al Gerbido, ha senso che da via Germagnano attraversiamo tutta la città per fare il pieno? Col blocco del turnover siamo sempre di meno, ma il lavoro aumenta sempre: la politica deve scegliere delle priorità, se vuole che tuteliamo il decoro oppure la sicurezza oppure la movida oppure il traffico o cos’altro, non possiamo più accontentare tutti.

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Un commento a “Vita da vigile”

  1. miglia piergiorgio:

    Sono orso vigile controllo campi nomadi saltuario dall’84 sino al 90 poi con altri tre iniziammo il settore Stranieri e Nomadi, gli Zara. Condivido tutto eccetto che delegassimo a altre forze di polizia glia arresti.Anzi lavoravamo a stretto contatto con l’Ufficio Stranieri della Questura che ci delegava tutti i mandati di cattura riguardanti nomadi. Qualche centinaio di arresti senza problemi stanno a dimostrare che prima bisogna conoscere il mondo nomade, essere irreprensibili, poter girare a testa alta e nessuno che possa mettere in dubbio il tuo operare.Dare un pacchetto di sigarette (pagate da noi)alla persona era il segnale che lo avremmo arrestato, salutava la famiglia e i figli, preparava la roba da portarsi e non lo ammanettavamo se non arrivati alle Vallette. Poi in una decina di casi se sapevano di un definitivo erano loro a contattarci per farsi arrestare. Questo può sembrare esagerato ma aveva una ragione logica, con Noi Vigili avevano la certezza che sugli atti sarebbe risultato il loro presentarsi, permettendo agli avvocati di richiedere gli arresti domiciliari al campo. Non è sempre stato rose e fiori, momenti di tensione e di pericolo ne abbiamo passati, ma solo conoscendo perfettamente le persone si poteva operare con una certa sicurezza nei campi, conoscere chi aveva la ciucca cattiva, chi comandava e mandava avanti gli altri. Oggi vorrei confrontarmi con molti colleghi e vedere il grado di preparazione che hanno sul mondo nomade e la differenza tra le varie etnie. Sovente la colpa non è dei colleghi ma di chi doveva addestrarli ma a suo tempo era troppo tronfio per avere l’umiltà di imparare dai colleghi più anziani e disponibili

 
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