In memoria di San Giuseppi
Quest’uomo, Giuseppi Conte, l’abbiamo fatto impazzire. L’hanno fatto impazzire i partiti della sua maggioranza, ognuno dei quali aveva da piantare una piccola bandiera per un proprio gruppo elettorale, ottenendo una deroga per i barbieri pugliesi sotto i 45 anni o per gli abitanti dei paesi di mezza montagna in condizione disagiata. E l’hanno fatto impazzire gli italiani, all’inizio ligi e solidali, poi, a ogni nuovo giro di norme sempre più irrazionali e incomprensibili, dediti – in maniera più che giustificata dal crescente, tragico ridicolo della situazione – alla grande arte italiana di trovare il modo di arrangiarsi lo stesso; e se gli italiani vogliono arrangiarsi, il modo lo trovano.
Così, da giurista, Conte ha partorito nei mesi un capolavoro di azzeccagarbuglismo che sarà studiato per anni nelle facoltà di diritto, con strati di DPCM e di decreti legge impilati a lasagna con in mezzo besciamelle di FAQ e di interpretazioni in conferenza stampa. Conte ha fatto quel che sa fare meglio: non lo statista, ma l’avvocato cavillista.
L’effetto, alla fine, è cosa nota: troppe regole vogliono dire nessuna regola, e di fatto bisognerà affidarsi al buon senso, sia della gente che delle forze dell’ordine chiamate a scoglionarsi in un gelido Natale di posti di blocco, a cui gli italiani sono già pronti a rispondere mandando il nonno in avanscoperta per individuare i militi e poi segnalare via SMS, su un telefono dai tasti belli grossi, il momento in cui la strada è libera.
Ma se tanto bisognava affidarsi al buon senso, sarebbe stato molto meglio avere al governo uno statista, invece che un avvocato cavillista; qualcuno che potesse guidare gli italiani con l’esempio e con la credibilità , con regole di tre righe dette guardando la gente negli occhi. Non è, purtroppo, la classe politica che abbiamo (opposizione compresa).
E quindi, la fine di Conte è segnata: con la popolarità a picco (calata dal 70% di aprile al 26% di oggi, e vedrete la settimana prossima) è diventato una macchietta per meme divertenti, come quello qui sotto, o per prime pagine sardoniche come quella di Repubblica (“Aggiungi due amici a tavola”: non si è mai vista Repubblica perculare così, a nove colonne, il capo di un governo del PD). Il meme sembra esagerato, ma poi provate voi a riassumere il decreto legge 18 dicembre 2020 numero 172; anche in una versione semplificata, suona così:
“Lo spostamento massimo in due, più eventuali figli sotto i 14 anni e disabili non autosufficienti, in una abitazione nella stessa regione è consentito in tutti i giorni dal 24 al 6 (rossi e arancioni), per una sola abitazione al giorno. Lo spostamento dai comuni piccoli (sotto i 5000 abitanti) per 30 km, anche fuori regione, ma non verso un capoluogo di provincia, è consentito solo nei giorni arancioni.”
Spiace, eh (ammiro molto, seriamente, il senatore Gabriele Lanzi che ieri sera era in giro sui social a rispondere a tutti), ma il governo giallorosso è socialmente alla frutta: e forse, una amara risata collettiva l’ha già seppellito.
20 Dicembre 2020, 12:35
E rallegriamocene pure, ..mi raccomando, …che tutto quello che ci spetterà poi (..in primis grazie all’Ignoranza & al pennivendolismo ad oltranza..) sarà “certamente migliore”! …PS = E come sempre: controProposte concrete..MAI nemmeno l’ombra, ..da chicchessia. …Siamo un pOPOLO..alla frutta culturale(di base!),etica & morale. ..PS2=70mila morti! -> SET-TAN-TA MI-LA!!
21 Dicembre 2020, 00:52
Come cavillista se la cava, chissà come civilista. Se rappresenta i suoi clienti come ha difeso i NO TAV, si lascerà dietro una scia di insoddisfatti.
21 Dicembre 2020, 14:05
io la vivo come una partita a Catan dal vivo