Sky
Vittorio vb Bertola
Affacciato sul Web dal 1995

Dom 28 - 20:17
Ciao, essere umano non identificato!
Italiano English Piemonteis
home
home
home
chi sono
chi sono
guida al sito
guida al sito
novità nel sito
novità nel sito
licenza
licenza
contattami
contattami
blog
near a tree [it]
near a tree [it]
vecchi blog
vecchi blog
personale
documenti
documenti
foto
foto
video
video
musica
musica
attività
net governance
net governance
cons. comunale
cons. comunale
software
software
aiuto
howto
howto
guida a internet
guida a internet
usenet e faq
usenet e faq
il resto
il piemontese
il piemontese
conan
conan
mononoke hime
mononoke hime
software antico
software antico
lavoro
consulenze
consulenze
conferenze
conferenze
job placement
job placement
business angel
business angel
siti e software
siti e software
admin
login
login
your vb
your vb
registrazione
registrazione

Archivio per la categoria 'Itaaaalia'


sabato 30 Dicembre 2006, 18:14

Banca Sella e la sicurezza

Cara Banca Sella:

già non sono sicuro che sia così geniale costringermi a cambiare PIN e password ogni 60 giorni: vuol dire che devo cambiare la password quando ho appena cominciato ad impararla, ergo, se fossi un utente medio, mi verrebbe voglia di non impararla proprio e semplicemente scrivermela da qualche parte.

Ma costringermi a cambiarla assolutamente e senza modo di rimandare nemmeno di un giorno, solo per poter avere accesso al mio conto, quando sono nel bel mezzo della più tosta conferenza di hacker d’Europa, rasenta il dolo ai miei danni!

divider
martedì 19 Dicembre 2006, 23:42

Vladimir Arthur

Nella vita, tutto si tiene. E così da parecchio tempo mi capita sporadicamente, quando sono in auto, di attaccare Radio Flash il martedì sera (prima, se non erro, era il mercoledì) e di ascoltare la mitica trasmissione Nel segno del Graal.

Come potete immaginare dal nome, è una trasmissione che si occupa di miti e leggende di ogni genere, partendo dai Celti per arrivare agli UFO attraverso i nativi americani, con escursioni spiritual-religiose nei miti della terra, nell’alchimia e nell’animalismo. In pratica, un contenitore di vaccate: nessuna leggenda metropolitana è troppo insensata, nessuna puttanata è troppo incredibile per non venire snocciolata con convinzione ai microfoni della trasmissione.

Per esempio stasera, nei cinque minuti che ho ascoltato, dopo un pippone animalista a favore del vegetarianesimo ci si è concentrati su un presunto complotto tecnologico di non meglio precisati “militari”, che avrebbero sviluppato la tecnologia per far respirare l’uomo nell’acqua, e l’avrebbero anche sperimentata sospendendo per mesi sott’acqua una gabbia di conigli protetti dall’apposita membrana (e qui, giù pippone parentetico contro il maltrattamento subito da questi poveri animali); ma poi, di queste tecnologie fantastiche di cui tutti parlavano dieci o quindici anni fa non s’è più saputo nulla perchè c’è sempre più censura. E però, bisogna ringraziare questi “militari” perchè stanno costruendo in segreto il mondo del futuro su Marte, realizzando una colonia dove non ci saranno conflitti, perchè loro avranno nel frattempo eliminato tutte le religioni, primo tra tutti il cattolicesimo, religione triste che celebra la violenza nella morte del proprio Dio (e giù altro pippone animalista parentetico sulla strage di agnelli per Natale, che poi sarebbe per Pasqua ma ‘ste feste sono un po’ tutte uguali).

Insomma, a parte l’ottima musica celtica (che a me piace molto), questa trasmissione sembra un po’ una puntata di Zelig, però involontaria; non si capisce bene perchè una radio di sinistra dura come Flash la ospiti, se non forse per l’anticlericalismo spinto.

Tuttavia, non vi ho ancora spiegato perchè tutto si tiene: ebbene, la trasmissione è realizzata da Rosalba Nattero e Giancarlo Barbadoro, promotori della associazione Grotta di Merlino, con apposito negozio sotto i portici di piazza Statuto (ma anche attività in mezzo mondo e vari progetti collaterali, tra cui un portale per i viaggi nel tempo…); due dei più famosi kook della storia della rete.

Chi è vecchio di Internet (.mau. in particolare) ricorderà infatti il primo grande flame della storia della Usenet italiana; stiamo parlando degli anni tra il 1993 e il 1995, quando it.* nemmeno esisteva e l’unico newsgroup italiano era soc.culture.italian. Fu proprio su quel gruppo che loro cominciarono a postare ogni genere di puttanat… pardon, verità segreta, provocando la reazione dei partecipanti e quindi le controaccuse di censura paramilitar-governativ-poterifortica, in un rissone talmente storico che la gente lo ricorda ancora dieci anni dopo.

Ammirando quindi la pervicacia con cui ammorbano ogni possibile strumento di telecomunicazione, trovo rassicurante che ciò che dieci anni fa era stato respinto a gran voce da Internet ora vada a finire sulla branca torinese di Radio Popolare: vuol dire che la sinistra bertinottiana è disperatamente alla ricerca di nuovi miti da affiancare a quello di Vladimir Ulianov, e che Re Artù è appena stato assoldato alla bisogna.

divider
lunedì 11 Dicembre 2006, 23:23

Pacchi

Sono riuscito a tornare solo ieri sera, e il mio lunedì è stato totalmente invaso da appuntamenti e questioni avanzate dalla settimana di assenza. Tra le cose da fare, c’è stata anche quella di andare a ritirare un pacco presso l’interporto di Pescarito, tra Settimo e San Mauro; mi avevano detto che l’ufficio chiudeva alle 19:30, e io sono entrato in macchina, a casa mia, alle 19:09. Eppure, questi logistici sanno bene dove piazzare le proprie sedi: l’ufficio in questione è situato proprio di fianco all’uscita Settimo / San Mauro (da non confondere con l’uscita Abbadia di Stura / strada Settimo) dell’“anello della morte” ex SS11 (da non confondere con la “autostrada della morte” Torino – Savona). E così, grazie alla tangenziale, sono arrivato là in tredici minuti netti: penso sia un record.

Arrivato allo sportello, comunque, ho notato un tizio che stava cercando di spedire un pacco a base quadrata, segnalando che era molto importante che non congelasse nè venisse esposto a calore eccessivo. In effetti sembrava un pacco da quattro bottiglie di vino, e ho pensato che fosse un regalo natalizio; sennonché, poco dopo, ho notato la scritta sulla scatola che diceva “SWISS STEM CELLS BANK”.

Certo che, se per trovare uno che spedisce cellule staminali all’estero basta andare da un qualsiasi spedizioniere all’ora di cena, la nostra legge che ne vieta uso e ricerca in Italia deve fare proprio schifo.

divider
giovedì 30 Novembre 2006, 16:49

Se così si può chiamare

Che il TGR Piemonte non sia una testata giornalistica di particolare coraggio, sempre ben allineata con i poteri forti della città, non è una novità. Che quindi parli molto di Juve e poco di Toro è assodato; nonostante la prevalenza granata nella regione, la redazione sportiva ha sempre sfoggiato un imbarazzante servilismo verso la squadra della Famiglia, ben ripagato da un sordo ma chiaro odio da parte della tifoseria granata, in particolare quella organizzata, culminato nella torrida estate 2005 nell’inseguimento dell’anchorman Gianfranco Bianco da parte di duecento tifosi esasperati, su e giù per mezza via Garibaldi, finchè il suddetto, dopo un paio di spintoni per nulla benauguranti, non si rifugiò con uno scatto giovanile dentro un negozio di abbigliamento della via stessa.

Posso quindi immaginare che l’ondata di mail che i tifosi del Toro hanno riversato in questi giorni sulla redazione di via Verdi, per protestare contro lo scarsissimo spazio finora riservato dal telegiornale alla preparazione del centenario granata, sia stata caratterizzata da modi poco cortesi, oltre che dai beceri luoghi comuni sul pagamento del canone Rai, e abbia quindi fatto saltare qualche nervo.

Però fa lo stesso un po’ impressione leggere come questi nostri dipendenti, di questo servizio – se così si può chiamare – pubblico, rispondono alle lettere dei propri datori di lavoro:

Cari signori, date tempo al centenario di cominciare e state tranquilli che se ne parlerà eccome. Anzi se ne è già parlato ma non ve ne siete accorti. Accecati, come dire, dal tifo -se così si può chiamare – granata. E rassicuratevi: abbiamo altro cui pensare in redazione, altro che sporchi bianconeri. Ultima cosa: il canone lo paghiamo anche noi.

Avendo appreso che per il TGR Piemonte quello granata non è tifo, e conoscendo le maniere e le sensibilità di certa parte dei tifosi, mi sentirei di dire che sarà meglio che domenica Bianco eviti di mescolarsi alla folla, per evitare un – se così si può chiamare – calcio nel sedere.

divider
mercoledì 29 Novembre 2006, 13:48

Breaking news

Per tutti voi che siete in ufficio, in giro, comunque lontano da una televisione, e quindi non state guardando il TG1, mi sento in dovere di riportare immediatamente qui sul mio blog l’importante notizia che il telegiornale del primo canale pubblico nazionale ha appena riportato con grande evidenza:

“Berlusconi è a pranzo con la mamma.”

divider
martedì 28 Novembre 2006, 10:40

Fondi pensione

Con la riforma del TFR, sono tornati di moda i fondi pensione privati: quelli in cui tutti noi dovremmo versare i nostri soldi per costruirci una pensione, visto che di quella pubblica vedremo ben poco.

Io da qualche anno ne ho uno; lavorando in proprio, non ho un fondo pensione di categoria, ma ho scelto un fondo pensione azionario di uno dei maggiori gruppi assicurativi italiani (Toro, ovviamente). Da bravo bambino, invece di fumarmi i miei soldi in alcool donne e macchine veloci, ci verso ben 300 euro al mese.

Ebbene, un’occhiata più attenta alle ricevute di versamento mi ha confermato che di questi 300 euro ben 18, ogni mese, finiscono in “spese” e “costi di gestione”. Si tratta del sei per cento! Io ho scelto un fondo azionario, ma se avessi preso un obbligazionario, quattro o cinque della trentina di anni che mi mancano alla pensione se ne sarebbero andati solo per recuperare il costo del versamento…

Il mio non è un caso isolato: pare che tutti i fondi pensione dei gruppi assicurativi italiani costino più o meno così. D’altra parte, sono soldi che vedrai tra quarant’anni, chi vuoi che faccia caso a un “prelievino”?

Meno accettabile è come il governo, che spinge queste forme di previdenza a manetta e le sostiene concedendo a chi le sottoscrive agevolazioni fiscali significative, non abbia pensato a mettere un tetto al “prelievino” forzato. O forse ci ha pensato, poi si è guardato negli occhi (quelli di azionista politico di riferimento di grandi gruppi assicurativi come Unipol, ad esempio; ma il governo precedente aveva Mediolanum) e si è detto: ma no, dai…

divider
lunedì 27 Novembre 2006, 14:51

Sono fritti

Sono fritti. Già, ma chi? I quattro operai morti sul lavoro sabato, nell’incendio di un milione di litri di olio di oliva dentro un oleificio!

Umorismo bieco? Di pessimo gusto? Vergognoso? Assolutamente sì, sono d’accordo. Ma pare che ormai si possa, visto che lo stesso sinistrissimo TG3, nell’editoriale mandato in onda sabato subito dopo il servizio sull’incidente, ha commentato che “gli appelli per una maggiore sicurezza sul lavoro cadono nel vuoto, come decine di operai edili ogni anno”. Sarà…

divider
venerdì 24 Novembre 2006, 14:15

Siamo tutti più buoni

Natale si avvicina e siamo tutti più buoni, e si moltiplicano gli appelli di beneficenza.

Mi è così capitato di sentire per caso, poco fa su Radio Rai, una gentile signorina intervistare Giorgio Faletti in un bel marchettone per il suo ultimo libro, naturalmente sempre lodato con toni pacati e misurati (intervistatrice: “Faletti, lei è veramente un genio!”). Finisce l’intervista, e la signorina comincia a dire che siccome il Natale si avvicina e Faletti è un grande uomo, che come forse non tutti sanno dedica molte delle sue energie alla beneficenza, egli vorrebbe impiegare un minuto per fare un appello. E conclude: “Prego, Faletti!”

Solo che Faletti, con calma olimpica, risponde (in onda) così: “Che Dio ti benedica! Mi hai colto di sorpresa, aspetta che trovo gli occhiali… dov’è che devo leggere? Qui?”.

Mentre Faletti cerca il pezzo che deve leggere, la signorina prova disperatamente a coprire la figuraccia dicendo che “naturalmente la Rai raccoglie gli appelli che Faletti si presta gentilmente a sostenere” (ma non era lui che voleva fare l’appello?). E per peggiorare le cose, Faletti trova gli occhiali e comincia a leggere un appello a donare un euro per la ricerca sul cancro, però con il tono piatto di un bambino di sette anni che legge il dettato e si capisce benissimo che non gliene frega niente…

divider
giovedì 23 Novembre 2006, 18:40

[[Skiantos – Italiano, terrone che amo]]

Per completare il discorso del post precedente, tiro fuori dall’armadio un pezzo strepitoso di quel gruppo “demenziale intelligente” – solitario per tutti gli anni ’80, prima della comparsa degli Elio e le Storie Tese – che sono gli Skiantos. Il disco è Signore dei dischi (1992), quello la cui title-track, rivolgendosi al discografico che tutto può, gli chiedeva gentilmente: “Voglio andare in classifica entro i primi sei / Signore dei dischi / servirebbe un miracolo / come hai fatto con Zucchero / vuoi tentare con noi?” Il secondo singolo è questo, e contiene tutto l’affetto e insieme la delusione e insieme il bonario sfottimento che la parte ideale di ogni italiano prova per la parte reale di ogni italiano: un vero inno nazionale.

Ti amo terrone, ti amo terrone, ti amo
Ti amo terrone, ti amo terrone, ti amo
Con la catena d’oro, la pasta al pomodoro
Tondo basso e moro, di sicuro un uomo vero

Ti amo terrone, ti amo terrone, ti amo
Ti amo terrone, ti amo terrone, ti amo
Cordiale e pasticcione, buono e chiacchierone
Tenero e padrone, furbo e intrallazzone

Italiano terrone che amo
Con la passione forte che scappa da ogni parte
Italiano terrone che amo
Non gli togli:
la pancetta
la vendetta
la cenetta
la pasquetta
l’italietta
la mamma
la pizza
l’insalata
la canottiera… bucata!

Ti amo terrone, ti amo terrone, ti amo
Ti amo terrone, ti amo terrone, ti amo
Generoso, che stravede per i figli
Egoista, non gli cavi il portafogli

Italiano terrone che amo
Con la passione forte che scappa da ogni parte
Italiano terrone che amo
Non gli togli:
la mazzetta
la michetta
la porchetta
Elisabetta
la macchinetta
il cappuccino
il bicchierino
la sorella
la fidanzata
la maglietta… sudata!

Italiano terrone che amo
Con la passione forte che scappa da ogni parte
Italiano terrone che amo
Ti amo terrone, ti amo terrone, ti amo
Italiano terrone che amo
Con la passione forte che scappa da ogni parte
Italiano terrone che amo

divider
giovedì 23 Novembre 2006, 18:22

Bilancio

Giuro che non l’ho fatto apposta; eppure oggi qualcuno, sul forum generalista di Toronews, ha lanciato il tema “I dipendenti sfruttati della Lidl. Ovviamente mi ci sono buttato a capofitto, ed è saltata fuori la solita discussione tra chi accusa lo sfruttamento dei lavoratori e chi, come me, pone l’accento sul problema culturale di una società che in gran parte non concepisce la possibilità di farsi volontariamente un mazzo tanto sul posto di lavoro senza che vi sia alcunchè di male.

In tutto questo, un altro forumista ha postato questa sorta di bilancio esistenziale collettivo della società italiana, che vado a riportare perchè ho trovato istrionico ma eccellente per far riflettere.

“Siamo in una società falsa e cortese, simile e fac-simile, presunta e desunta, vecchia ma nuova, nuova e vecchia, che sa ma non sa un cazzo di niente, con la cultura della non-cultura, che pretende e non sa dare, che dà poco e lo vende per tantissimo, che subisce e fa subire, che schiavizza e adora farsi schiavazzare (non è un errore di digitazione), che invoglia con la carota e ti bastona sulla schiena allontanandoti da essa appena t’avvicini, che imbonisce e s’imbonisce mai, che giudica e non sopporta di farsi giudicare, che se ne frega (detta esattamente come nel ventennio), che si veste e non si lava (se non le mani), che fa stuprare in cambio di una casa, che violenta bambini e li appiccica ai banchi di scuola con lo scotch (preferivo la bacchetta sulle mani), che sorpassa sempre anche se non si può, che ha fretta e va ai 200 orari per arrivare prima al bar, che telefona e telefona e telefona e non se li caga nessuno delle loro telefonate, che spende soldi non suoi ma prestati con infinite piccole rate (tan e taeg ad libitum), che accende la tv e spegne il cervello, che una volta spento il cervello ha pure fatica di riaccenderlo ed alcuni si sono pure persi il tasto di rivvio, che fa copia&incolla di tutto e pure nella vita, che ama e non sa che cazzo sta dicendo quando lo dice, che fa sesso e non sa che cazzo sta facendo quando lo fa, che parla parla e parla e non dicono niente di niente di niente, che s’arroga il diritto di avere solo diritti, che non sa più nè vuole minimamente stringere di un sol buco la propria cintura, che è grassa, grassa e grassa mentre c’è gente che è talmente magra che ci muore (e non d’anoressia del cazzo perchè vuole fare la velina cerebrolesa), che va a votare per sentirsi dire le cose che vuole sentirsi dire e poi s’incazza perchè per l’ennesima volta scopre che lo hanno fregato (ma va? E quando? Ma dai?!), che s’incazza se piglia la multa dopo che ha messo la sua macchina da puttaniere sul disegnino della carrozzina gialla scolorito, che sa solo prendere in giro chi è più debole, che picchia sua moglie poi gli si butta fra le braccia perchè è bambino ricchione malnato bisognoso d’affetto poveretto, che ammazza bambini in baite di montagna e poi va in Tv a piagnucolare presunta innocenza che non c’è e lo sa pur prendendoci tutti in giro che andiamo davanti a palazzo di giustizia morbosamente in erezione per farci pure fare un autografo (guarda è l’assassina), che li mettiamo in carcere e poi li facciamo uscire e poi li rimettiamo in carcere (che ci manderei Mastella con la sua sciarpina del cazzo a consolare chi è stato violentato da un f***** d* p****** che stava in carcere: mai soldi spesi meglio che quelli per tenerli la dentro sta feccia), che s’incazza ma solo se c’è una telecamera accesa come i napoletani che gli sparano in cucina e poi fanno le sceneggiate davanti al Tv “pistandosi ‘a facc'” e i problemi glieli dobbiamo risolvere noi da Torino che non sono capaci poveretti, che c’è chi c’è l’ha duro solo se si mette la camicia verde e sta in tanti e poi se da solo abbassa lo sguardo e tira dritto col capo che gli urla dietro (tra il ’29 ed il ’46 era la stessa cosa), che sa solo fare il furbo sempre e appena può, tagliando le code o rubando miliardi ai risparmiatori è la stessa medesima cosa: un furbo di merda.”

Anche se, all’infinito elenco dei difetti degli italiani, permettetemi di aggiungerne anche un ultimo: quello di accorgersi sempre e soltanto dei propri difetti, mai dei propri pregi.

divider
 
Creative Commons License
Questo sito è (C) 1995-2024 di Vittorio Bertola - Informativa privacy e cookie
Alcuni diritti riservati secondo la licenza Creative Commons Attribuzione - Non Commerciale - Condividi allo stesso modo
Attribution Noncommercial Sharealike