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Archivio per la categoria 'Itaaaalia'


domenica 23 Luglio 2006, 21:10

Misteri stradali

Oggi sono andato a Prali, in val Germanasca, e ho percorso per la prima volta la nuova autostrada fino a Pinerolo e poi la nuova variante alla ex statale 23 attraverso la valle Ovina, da Porte a Perosa Argentina.

Sull’autostrada non ho niente da dire, ma la variante, che è stata costruita dopo trent’anni di weekend a passo d’uomo e di proteste dei paesi d’origine dell’Avvocato, mi ha lasciato molto perplesso: è una nuova strada a una corsia per senso di marcia, con un certo numero di viadotti e gallerie, ma su cui ovviamente il traffico viaggia ugualmente a passo d’uomo; anzi, almeno sulla vecchia statale ogni tanto si poteva superare, mentre sulla nuova il sorpasso è rigorosamente vietato; in più, ogni paio di chilometri c’è una rotonda prima della quale si formano regolarmente da cinquanta a cinquecento metri di coda.

Allora mi chiedo: qual è il senso di aspettare trent’anni e di spendere millanta milioni di euro, per spostare la coda di cento metri in linea d’aria? Probabilmente ci saranno meno macchine sfreccianti che disturbano il sonno dell’Avvocato nel cimitero di Villar Perosa, ma per chi da Torino va a Sestriere o negli altri paesi di quelle vallate non è cambiato sostanzialmente nulla, anzi la situazione è un po’ peggiorata.

P.S. Ne approfitto per ringraziare il signore con una utilitaria che al ritorno si è piazzato sulla corsia di sinistra dell’autostrada a 130 all’ora e non si è spostato per almeno cinque chilometri. Vero, il traffico sulla corsia di destra era intenso, ma c’erano parecchie occasioni per rientrare; e dietro di lui si è formata subito una fila di almeno una ventina di auto e moto che attendevano di passarlo, cercando continuamente di segnalare con frecce, spostamenti, clacson e tutti gli altri strumenti utili allo scopo, e allo stesso tempo di evitare il tamponamento dovuto al continuo accelerare, avvicinarsi, rallentare per non centrarlo, spostarsi a destra e a sinistra per farsi vedere e così via.

Dopo il primo chilometro di fisarmonica e mancati tamponamenti, e dopo aver tentato in ogni modo un sorpasso regolare, un motociclista lo ha passato a destra e si è girato a mandarlo affanculo; l’auto successiva, quando finalmente si è spostato, ha abbassato il finestrino e gli ha fatto il dito medio sfrecciando a 160; quello subito dietro ero io, che dopo il quarto chilometro di tappo e di tensione mi ero spostato un po’ verso il centro, in modo che mi vedesse bene negli specchietti, e avevo attaccato direttamente a lampeggiare con gli abbaglianti.

Spero almeno che fosse solo uno stordito, e non lo facesse apposta, visto il rischio tremendo di incidente di massa in autostrada a cui siamo stati esposti per tutti quei chilometri.

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domenica 16 Luglio 2006, 14:37

Paura italiana

Sempre sul discorso Lidl, sulla Stampa di oggi in prima pagina c’è un editoriale di Luca Ricolfi, sociologo dell’università di Torino, intitolato “La sinistra che ha paura del merito”: parla appunto dell’accordo al ribasso che caratterizza la società italiana, in cui da una parte i cittadini pretendono vita facile (scuole che promuovono sempre, lauree facili, posti di lavoro ipergarantiti, a tempo intederminato e poco faticosi) e protestano se non è così; dall’altra chi detiene il potere sfrutta questa mentalità per fornire servizi scadenti e inefficienti o per retribuire il lavoro il meno possibile.

E quindi, ecco la citazione che forse chiarirà meglio la sensazione che ho avuto io leggendo tutte le lamentele del dipendente Lidl: “Cittadini che temono la competizione, l’impegno, il sacrificio sopravvivono ai propri insuccessi incolpando le istituzioni, atteggiandosi a vittime, agitando diritti e invocando risarcimenti.”

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giovedì 13 Luglio 2006, 08:52

Si chiama mercato (ancora su Lidl)

E’ da un po’ che volevo dare un seguito all’originale post su Lidl, che è tuttora uno dei più commentati di questo blog. Ma stamattina ne parla anche Grillo (ricordo, per chi se lo fosse perso, cosa penso di lui) e quindi non me ne posso più esimere.

Grillo riporta la lettera di un dipendente Lidl, direttore di supermercato, che si lamenta, a fronte di 29.000 euro lordi l’anno, di condizioni di lavoro disumane, fino a 16 ore al giorno, mobbing vario eccetera (per i dettagli vedete il sito di Grillo). Naturalmente, Grillo la riporta senza nessuna forma di contraddittorio, senza nemmeno aver chiesto all’azienda una spiegazione; ma ammettiamo pure che tutto quel che c’è scritto sia vero.

Bene, io mi limito a notare che si chiama “mercato del lavoro” perchè ci sono una domanda e un’offerta. Lidl offre uno stipendio piuttosto elevato per quel genere di lavoro e di qualificazione professionale, e in cambio pretende una quantità di lavoro superiore alla media. Non ti piace? Nessuno ti obbliga a stare lì: puoi cercare un altro lavoro dove ci sia meno da fare, anche se ovviamente ti pagheranno di meno (e ci mancherebbe).

Tra l’altro, ho un amico che fa il direttore di supermercato, in una catena concorrente, francese. Non so cosa guadagni adesso, ma fa la stessa identica vita descritta nel post di Grillo; addirittura si è dovuto trasferire da Torino a Roma su richiesta dell’azienda. E i prezzi delle altre catene sono più alti; allora preferisco ancora Lidl, che spreme le persone al massimo esattamente come tutti gli altri, ma almeno non si intasca il risparmio conseguito, e lo gira almeno in parte ai clienti.

In un certo senso, io vado da Lidl anche perchè è capace a far lavorare di più i propri dipendenti, e quindi di offrirmi prezzi migliori; siccome ho sentito parlare di turni massacranti e tagli sui permessi, ma non certo di bambini che inscatolano biscotti o di gente picchiata sul posto di lavoro, non mi sembra che vada oltre al lecito. Se davvero lo fa su cose che non possiamo vedere, su ferie, malattia e così via, basta rivolgersi alla legge o ai sindacati. Lamentarsi e basta mi sembra scorretto; se ci sono dei fatti specifici, che li si sollevi nelle sedi opportune. Ma le cassiere che incrocio regolarmente tutte le settimane non mi sembrano nè deperite, nè depresse, nè incazzate, nè diverse dalle cassiere di qualsiasi altro supermercato.

Chiudo con un pensiero per Beppe: sei divertente, hai talento, hai il merito di tirare fuori faccende di cui gli altri spesso non parlano, ma… sai com’è, nel giornalismo ci sarebbe anche un’etica professionale. Trovo molto scorretto sparare a zero (su chiunque, azienda o persona che sia) senza prima averle dato l’opportunità di fornire una replica e di pubblicarla fianco a fianco alle accuse. Ma poi, si sa, c’è il rischio che, esaminato in modo imparziale, il caso si sgonfi… e se Grillo non trova una persona al giorno da bruciare, come fa a mantenere il traffico elevato?

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mercoledì 12 Luglio 2006, 20:37

Voglio tornar bambino

Finalmente abbiamo scoperto che cosa ha detto Materazzi a Zidane, almeno stando alla denuncia televisiva dello stesso giocatore ex gobbo. A far infuriare Zidane non è stato un invito a trasferirsi all’Inter, ma “parole più dure di un pugno” rivolte “a mia mamma e a mia sorella”. Anche fosse vera la versione del Guardon, pardon del Guardian, secondo cui Materazzi si sarebbe vantato di attività sessuali svolte con la madre di Zidane – la quale, peraltro, dichiara ai giornali di non averle gradite – viene da chiedersi: ma è realistico pensare che un giocatore di trentaquattro anni, che ha giocato ai massimi livelli in tutto il mondo, venga sconvolto in questo modo da uno scambio di piacevolezze di quelli che accadono tutti i giorni, non solo sui campi di calcio di qualsiasi categoria, ma anche tra i guidatori ai semafori e nelle code all’ufficio postale?

Se davvero Zidane è così puerile da non capire che le provocazioni di Materazzi (peraltro noto e odiato da sempre, nell’ambiente, esattamente per questo genere di bastardaggini) vanno prese con filosofia, tanto sarebbe valso che si fosse messo direttamente a piangere chiamando la suddetta mamma.

Eppure, pare che Zidane non sia il solo a cui il calcio provoca la regressione a stadi infantili: nientepopodimenoche il direttore del Corriere della Sera, Paolo Mieli, si è presentato a un serissimo convegno a cui presenziavano Giuliano Amato e il francese Jean-Claude Trichet, direttore della Banca Centrale Europea, portando teneramente per mano proprio Materazzi, solo per sfottere il suddetto Trichet. Non mi è dato sapere come faccia Mieli a disporre in questo modo di quel bel ragazzone, ma, ad ogni modo, anche questo episodio non mi è sembrato il massimo della maturità.

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martedì 11 Luglio 2006, 09:17

Rosica

Certo, rosica: dicono che abbia guardato la partita da solo, nella sua villa in Sardegna, e poi sia risalito ieri mattina su un aereo per Milano con un diavolo per capello. Ma mettetevi un po’ nei suoi panni: prima perde le elezioni grazie a un complotto comunista che invia migliaia, ma che dico milioni, di agenti rivoluzionari nei seggi per cancellare i voti per Forza Italia; e nonostante riconteggi, proclami e richieste di intervento ai premier europei, all’ONU, all’ispettore Derrick e a Paperinik, non riesce ad aver ragione. Poi ridiventa Presidente (del Milan), e subito la sua squadra viene pescata a raccomandarsi ai guardalinee fino a rischiare la serie B. E infine, gli tocca vedere Prodi che alza la Coppa del Mondo insieme a Cannavaro – quando a lui sono toccati solo la Corea di Trapattoni, la crisi economica e l’undici settembre.

Oh, però, pensandoci bene – non è che Berlusconi porta sfiga?

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lunedì 10 Luglio 2006, 01:14

Fratelli d’Italia

Bene, abbiamo vinto il mondiale di calcio; una cosa che capita, se va bene, ogni vent’anni.

E subito dopo, abbiamo scoperto Rino Gattuso (chapeau), che ha rilasciato una intervista a caldo che sotto l’accento calabrese aveva la raffinatezza, l’autoironia e l’acume di un corsivo di Gramellini; e tutti gli altri giocatori, che hanno detto quasi sempre cose più intelligenti, più argute, più interessanti di tutta la corte di pseudogiornalisti e pseudocommentatori che alle loro spalle parla dagli studi televisivi.

In generale, triste a dirsi, questi giocatori hanno mostrato per contrasto tutta la pochezza della nostra attuale classe politica; il presidente Napolitano che sembrava stare in piedi a stento e a malapena capire dove fosse, e i cui occhi dicevano “portatemi a dormire, non ne posso più”; l’imbellettata Melandri che ha detto qualcosa di talmente banale che non me lo ricordo nemmeno; e soprattutto l’ineffabile Mastella, che ha imposto la sua presenza (chiaramente ingiustificata, non essendo nè Presidente nè Ministro dello Sport) come un avvoltoio, costringendo a togliere la parola a Buffon, solo per parlare a sproposito di amnistie per “calciopoli” che persino i giocatori stessi si vergognano a ipotizzare, e probabilmente nemmeno vogliono.

Eppure, è difficile spiegare che cos’è una vittoria della Coppa del Mondo a chi non mastica la nostra cultura. Per me è diventata importante man mano, specie dopo aver assistito alle partite in un ambiente internazionale come il meeting di ICANN. All’inizio, l’antipatia per questi calciatori viziati di squadre corrotte era forte; eppure, alla fin fine, è pur sempre la mia bandiera che difendono, e il piacere di sistemare prima i tedeschi e poi i francesi, permettendomi due buoni anni di sfottimento continuo nei prossimi meeting, non ha prezzo. E se è così per me, immagino come dev’essere per i nostri emigranti; ma anche per i nuovi italiani, per gli immigrati di cultura nordafricana e lingua francese che stasera, a Porta Palazzo, tifavano Italia. O anche, semplicemente, per i ragazzini nelle nostre strade che tra trent’anni ricorderanno questa notte coi lucciconi agli occhi, o per la gente normale, che fatica a tirare avanti, ma che per una sera può sentirsi padrone del mondo.

Già so che in queste ore, sui blog italiani, compariranno vari commenti con la puzza sotto il naso; e tutto questo rumore per un pallone, e non si può dormire la notte, e che schifo il nazionalismo e l’amor di patria. Ma l’identità nazionale è un elemento fondamentale del proprio sè; in un mondo globale, dove amare la diversità è un obbligo e insieme un gran piacere, è anche necessario sapere da dove si viene, ed esserne orgogliosi.

Insomma, “ama il prossimo tuo come te stesso” è un comandamento fondamentale anche a livello di culture e di nazioni; e noi italiani, purtroppo, troppo spesso dimentichiamo di amare la nostra Italia. Se può essere una partita di calcio – suprema metafora della vita – a ricordarcelo, che ben venga un mondiale ogni tanto.

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giovedì 6 Luglio 2006, 11:10

Benefit aziendali II

Stamattina ero fermo al semaforo davanti a casa mia, quello in cui il controviale di corso Francia si immette in piazza Massaua. Nonostante il fatto che, quando è rosso, sia verde per chi sta percorrendo la piazza e per i pedoni che attraversano il corso, è un semaforo che quasi nessuno rispetta; auto e persino camion (quel controviale è di fatto un raccordo tra l’uscita della tangenziale di corso Marche e la circonvallazione interna di via De Sanctis) sfrecciano senza problemi anche col rosso. L’operazione è abbastanza inutile, perchè poi il traffico costringe a fermarsi al successivo rosso, cento metri più avanti, all’incrocio con via De Sanctis; ma sembra che nessuno possa trattenersi dal guadagnare cento metri.

In più, stamattina c’era un camion fermo poco prima dell’incrocio con le quattro frecce, perchè l’autista stava chiedendo indicazioni a un passante; per cui c’era una sola corsia utilizzabile, quella di sinistra.

Io mi sono immesso sul controviale, e mi sono fermato al semaforo rosso sulla corsia di sinistra. Davanti a me, una signora ha iniziato ad attraversare, col verde. Dietro di me, è arrivato un altro camion, che arrivato giusto contro il mio baule ha effettuato un brusco spostamento a destra, infilandosi tra il mio retro e la punta del camion fermo, per sorpassarmi a destra e passare col rosso. Ovviamente, la signora che attraversava davanti a me gli è spuntata all’improvviso davanti al muso, al che il camion ha inchiodato, l’ha mancata di venti centimetri e ha accelerato imperterrito per terminare il passaggio col rosso.

Dietro il camion, c’era una fila di auto. La prima, visto che la signora era ormai ferma e un po’ spaventata, ne ha approfittato per passare col rosso anche lei. La seconda, però, era un’auto dei vigili urbani (targata, se ho visto bene, AW485KG; questo per fornire informazioni utili all’identificazione).

Conoscendo i miei polli, non è che mi aspettassi che il vigile andasse a multare il camionista, che era ovviamente fermo al secondo semaforo cento metri più avanti. Però mi sarei almeno aspettato che, se non voleva raggiungere il camion, si fermasse al semaforo rosso, accanto a me.

Invece, anche il vigile si è spostato a destra, sfiorando il mio retro, e ha sfrecciato tranquillamente col rosso per proseguire per la sua strada.

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mercoledì 5 Luglio 2006, 20:24

Ricatti di piazza

Della protesta dei tassisti parlano tutti; ma siccome siamo un paese dove troppo spesso chi grida più forte alla fine riceve ragione, è una vicenda particolarmente importante.

E’ forse la prima volta che un governo italiano attacca con una simile chiarezza una posizione di privilegio corporativo. L’attacco, a ben vedere, è limitato; certo, viene data ai Comuni la possibilità (ma solo se vogliono) di creare nuove licenze a piacimento; ma è prevista una prelazione per i tassisti esistenti, e soprattutto i soldi incassati per le nuove licenze saranno distribuiti a loro.

Esiste ovviamente un danno patrimoniale dovuto al deprezzamento delle licenze, così come è vero che molti hanno pagato queste licenze centomila o duecentomila euro, indebitandosi per anni per raccogliere il denaro. E’ altrettanto vero che il mercato non viene liberalizzato completamente, e che, ad esempio, 100 o 200 nuove licenze su 1600 esistenti a Torino non portano certo il valore delle licenze esistenti a zero. E’ infine certamente vero che i taxi italiani sono cari e insufficienti; chiunque viaggi un po’ per lavoro lo sa bene.

Certo, si può dire, ci sono corporazioni più ricche e potenti di quella dei tassisti, che molto spesso non nuotano nell’oro; non nego che anche loro abbiano delle ragioni. Ma quello che indigna è la modalità di questa protesta, di questo cosiddetto “movimento”.

Un movimento naturalmente “spontaneo” e “apolitico”, come dimostrano le immagini dei tassisti a braccia tese che salutano l’ex ministro Alemanno mentre arringa la folla al Circo Massimo; un movimento non violento, come dimostrano i fotografi e i cameraman picchiati a Roma, o l’aggressione all’auto del ministro Mussi, o il tassista crumiro circondato e picchiato da tre colleghi a Torino, in via Pietro Micca, solo perchè non scioperava.

Ma soprattutto, un movimento che se ne frega di tutto e di tutti, pur di difendere la propria posizione di vantaggio economico. Se ne frega, ad esempio, dei 3400 invalidi solo a Torino che, senza taxi, sono murati vivi in casa, e non possono andare a lavorare nè a curarsi. Se ne frega di coloro che devono andare in aeroporto o in stazione, anzi li blocca lo stesso all’ingresso anche se si presentano a piedi, per ricattarli di più.

E allora, bravo Prodi a non cedere. L’inizio del mandato è l’unico momento politico in cui le posizioni di privilegio possono essere toccate; più ci si avvicina alle nuove elezioni, e più i gruppi sociali diventano importanti, e quindi intoccabili. E’ vitale per il futuro dell’Italia, che dipende da questa e da tante altre liberalizzazioni, che questa ondata (speriamo lunga) non si fermi sul nascere. E quindi, è importante che sia la maggioranza degli italiani, quelli che non appartengono ad alcuna casta, a sostenere a voce alta questa riforma.

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mercoledì 5 Luglio 2006, 14:07

Benefit aziendali

Stamattina, ore 10 circa, ufficio postale di via Stradella. Io sono in coda per spedire una raccomandata, l’ufficio, come sempre, è strapieno di gente. Delle due impiegate agli sportelli dei pacchi, una è indaffarata a spostare lettere di qua e di là, mentre l’altra serve il pubblico.

Dopo una lunga coda, arriva il mio turno; mi presento allo sportello. La signorina non mi guarda nemmeno, continua a digitare qualcosa di misterioso sul computer, spostando lettere da una pila all’altra. Riesco a farmi dare il modulo, lo compilo, porgo tutto attraverso lo sportello… ancora niente. La signorina continua imperterrita a farsi i fatti propri.

Passano un paio di minuti, in cui io sorrido e gentilmente aspetto i cavoli dell’impiegata, e poi arriva a fianco a me, nel punto dove c’è la porta per passare i pacchi, il cameriere di un bar. Guarda la tizia, lei gli apre la porta, lui infila dentro un vassoio con un succo di frutta, e fa: “un euro e novanta”.

E l’impiegata prende un euro e novanta dalla cassa dello sportello e glieli dà.

E poi, sorseggiando il suo succo di frutta pagato da Poste Italiane, già che c’è ignora me e tutti quelli in coda dietro di me per un altro paio di minuti.

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mercoledì 5 Luglio 2006, 00:32

Football

Ho mandato questo messaggio poco fa, sulla lista dell’ALAC… dove la persona che mi è succeduta come Chair, Annette, è tedesca :-) Ma come spiegare agli americani cos’è la Coppa del Mondo di calcio?

Ok, I admit it: it was mean, even if usual among friends who support opposite teams, to send a message to our Chair just thirty seconds after the match ended, and say “see you in 2010” – apologies. It was a great match, ugly and nervous, as all World Cup semifinals always are. But in the extra times we hit the posts twice, before scoring twice at the very last minute. Germany wasted a couple of good opportunities to score. They were so nasty not to give back the ball, twice, after we sent it out to allow for injured people to be assisted, the most unfair thing you can do in a football match; this only made us more determined to win. Nonetheless, it could have ended differently, but well, that’s life.

And you really can’t imagine what is happening here now. The road in front of my house – and I live quite far from the city centre – is packed, occupied by a huge traffic jam made by hundreds, thousands of cars honking their horns repeatedly at maximum volume. All of them have national flags and people screaming, many of them have people leaning out of the windows, some even their back door opened with two, four, six more people sitting in the trunk, or even standing while the car speeds up. On the sidewalks, children and elderly people wave flags and greet the gathering. There will be no rest and no sleep tonight, for hours and hours, to celebrate. And it’s just the semifinal!

But it was against Germany, our arch-rival in football. 36 years ago, before I was born (but we are taught that match at school), Italy defeated Germany 4-3 in the semifinal, after unbelievable extra times. 24 years ago, Italy won the World Cup beating Germany in the final. 16 years ago, Germany came to win the World Cup in Italy, something that is still hard to swallow. Beating Germany is not like beating anyone else; and having given back some of 1990’s bitterness is already a nice satisfaction. Especially after these last days. The other day, a Lufthansa pilot dumped an Italian school class, and refused to take them on board. The German government shoot a bear that had been born and raised in Italy and then ran through the Alps. Der Spiegel ran an article that described Italians as the usual mafia, pizza and macho junkies. Tonight, the whole country really wanted to show something to our German neighbours.

Now, the final, maybe against France, second ranked in our historical rivals list for European hegemony. However it will end, it will be a month to remember. And thus, I’m so sorry for those few people who don’t speak football.

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