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Archivio per la categoria 'NewGlobal'


venerdì 19 Dicembre 2008, 15:03

New economy

Ne ho saltati alcuni, perché insomma, ormai il sito lo conoscete e non devo mica imboccarvi sempre io. Questo video, però, lo bloggo e mi tiro giù il cappello: a questi concetti – alla necessità di una società regolata stocasticamente anziché deterministicamente, all’insostenibilità del nostro modello economico, all’insopportabile avanzata dell’autismo digitale – ci siamo arrivati in molti, ma non è facile riuscire a parlarne su Youtube con un linguaggio visivo innovativo, sperimentale e postmoderno. Se tutti i nostri festival di cinema non fossero impegnati a premiare i cugini degli amici, magari qualcuno se ne accorgerebbe anche.

[tags]economia, società, crisi[/tags]

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mercoledì 17 Dicembre 2008, 13:52

Frigo

Alle volte, anche una frase è sufficiente per dire tante cose, per far capire qual è la mentalità che la genera e che non viene esplicitamente detta, ma traspare dai pensieri che vengono naturalmente a chi scrive e che si trasformano in testo.

La frase che oggi mi ha colpito è in questo articolo di cronaca de La Stampa, che racconta le vicissitudini dovute al maltempo sulle montagne coperte di neve. E’ indubbiamente vero che quest’anno – e direi, finalmente – abbiamo un inverno eccezionalmente nevoso: la stagione non è nemmeno cominciata e sulle montagne abbiamo già metri di neve.

E così, il giornalista scrive che in diverse zone montane del Cuneese sessantamila persone sono senza elettricità, col rischio di rimanervi per un paio di giorni. Senza corrente, prosegue, quei paesi “piombano in condizioni settecentesche. Anche per questo la domanda di generatori si è impennata, e chi ne ha uno benedice il momento in cui l’ha comprato. Se non altro salva la spesa, accumulata in frigo.”

Dunque, ho capito che ormai per molti la natura è un fattore estraneo ed ostile da cui difendersi (l’articolo è classificato in “l’assalto dell’inverno”, come se ce l’avesse con noi), ma analizziamo la situazione: tu sei in montagna, senza elettricità, bloccato in casa dalla neve. Il tuo drammatico problema è che il latte e la carne che hai in frigo andranno a male (e questa passiamogliela ancora, dato che si suppone che il riscaldamento, che sia via caminetto, via stufa o via caldaia a gasolio, non dipenda dall’elettricità; per il cibo, esistono le scorte; e per la luce esistono tuttora le candele). E la soluzione qual è?

Comprare un generatore di elettricità, presumibilmente a gasolio, un oggetto che fa un rumore e una puzza pazzeschi, per metterlo in funzione allegramente, grazie a carburante derivato dal petrolio che ha dovuto viaggiare per mezzo mondo per arrivare fino in Valle Maira, il tutto per alimentare il tuo frigo?

Quando il problema che stai cercando di risolvere è che fuori dalla finestra hai da uno a quattro metri di neve, che naturalmente – anche supponendo, cosa tutta da dimostrare, che la semplice temperatura ambiente all’esterno salga sopra i quattro gradi del frigorifero – al proprio interno garantisce una temperatura ben al di sotto di quella del frigo?

E tu non solo trovi questa geniale soluzione del generatore e del gasolio, ma ti freghi le mani tutto contento dicendo “guarda come son stato furbo, per fortuna che l’ho comprato”?

Io spero vivamente che la colpa di questa uscita sia di un giornalista cittadino: perché se veramente le nostre valli si stanno riempiendo di generatori a gasolio con cui, persino quella volta a decennio in cui manca l’elettricità, spendere soldi ed energia per raffreddare un metro cubo del proprio appartamento, rispetto alla calda temperatura interna generata spendendo contemporaneamente altri soldi ed energia, invece di infilare semplicemente un sacchetto con carne e uova dentro i due metri di neve che hai sul balcone o di mettertene una badilata nella vasca da bagno, mi pare che siamo decisamente alla follia.

[tags]clima, energia, montagna, generatori, petrolio, elettricità, frigorifero, maltempo, neve, cuneo, cuneesi, cuneesi geniali, uomini di mondo[/tags]

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martedì 16 Dicembre 2008, 11:47

Freesouls

Da qualche giorno è uscito Freesouls, il libro di ritratti fotografici di Joi Ito. Joi è ormai universalmente noto come uno dei massimi guru internazionali di Internet: inventore, investitore in praticamente qualsiasi startup di successo degli ultimi anni (che so, Flickr, Twitter, aziendine così) e promotore di molte delle grandi iniziative della rete, a partire da Creative Commons.

Quello che il mondo non sa – ma che voi affezionati lettori dovreste sapere, visto che ne avevamo già parlato – è che Joi è anche un ottimo fotografo: per questo ha pubblicato un libro con i ritratti di circa 250 grandi e piccoli personaggi della rete che ha incontrato in questi anni. Nel libro ci sono un po’ tutti, da Larry Lessig a Vint Cerf, da George Lucas a Gilberto Gil, da Jimbo Wales a Shawn Fanning. Ma non è tanto la fama dei personaggi ritratti (nonché gli annessi saggi da parte del gotha dei pensatori della rete) a rendere il libro interessante: è che sono proprio delle belle fotografie.

Poi bon, comunque la mia foto che c’è nel libro l’avete già vista, nel libro (credo – l’ho ordinato ma non l’ho ancora visto) è giustamente stampata in un angolino formato francobollo. Una parte di me, comunque, vorrebbe tirarsela; ma è prevalente la tristezza nel notare che gli italiani del libro sono solo tre – io, De Martin e Gaetano, che peraltro vive all’estero da decenni -, e questo dovrebbe far riflettere tutto quel circo di personaggi che sulla nostra rete si atteggiano a grandi guru dell’innovazione digitale, senza però aver mai avuto l’umiltà di andare a vedere cosa succede davvero nel mondo, né le capacità per avere un riconoscimento internazionale di qualche genere.

Io sarei solo contento se tanti altri dei nostri very important blogger, invece di chiacchierare all’infinito sui propri blog, si rimboccassero le maniche, venissero alle conferenze internazionali e riuscissero ad esporre qualche idea o qualche progetto innovativo e di valore assoluto, anziché una semplice ripetizione alla buona degli slogan che circolano in giro, talvolta senza averli nemmeno capiti. Ma è abitudine dell’Italia parlarsi addosso a lungo, spesso in modo interessato, e poi sparire quando i nodi vengono al pettine e c’è da dimostrar qualcosa.

[tags]fotografia, joi ito, freesouls, creative commons, internet, innovazione, blogger[/tags]

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venerdì 12 Dicembre 2008, 11:47

Te lo dico con le buone

Dunque, ieri il nostro Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è andato in Europa a protestare duramente contro i proposti impegni collettivi del continente contro l’inquinamento, il riscaldamento globale e le alterazioni del clima, rilasciando dichiarazioni come “è assurdo parlare di emissioni quando c’é una crisi in atto: è come uno che ha la polmonite e pensa di farsi la messa in piega”; in pratica, secondo Berlusconi, è essenziale difendere gli interessi delle nostre fabbriche pesanti – come se ne avessimo ancora, e come se il motivo della loro crisi fosse il non poter più inquinare impunemente, anziché l’incapacità di realizzare prodotti moderni ad un costo decente – e se nel frattempo i ghiacciai si sciolgono, i campi si inaridiscono, i tifoni aumentano e moriamo tutti, cosa volete che sia rispetto alla crescita del PIL?

Bene, proprio lo stesso giorno, Dio o chi per esso gli ha mandato: alluvione del Tevere a Roma, con un morto; a Firenze, l’Arno quasi ai livelli del 1966; in Sicilia e in Sardegna, mareggiate che hanno messo a rischio persino i traghetti; a Reggio Calabria, vento e pioggia fanno crollare un ponte, un altro morto; sull’Etna, otto boy scout bloccati da due giorni senza cibo in alta quota da una tempesta di neve; a Foggia, un fulmine fa cadere la linea elettrica su un Eurostar di passaggio che prende fuoco, rischiando la strage; persino a Monza, nota zona alluvionale, il temibile fiume Lambro ha rischiato di esondare, costringendo ad aprire gli argini nel parco per dare all’acqua modo di defluire.

Certo, alla fine sarebbe potuto accadere ben di peggio: insomma, per stavolta, la natura a Berlusconi l’ha detto ancora con le buone. Eppure, Silvio non ha fatto una piega: mi sa che la famosa barzelletta su Dio e Berlusconi – “Qual è la differenza tra Dio e Berlusconi? Che Dio non crede di essere Berlusconi” – ormai non è più una barzelletta.

[tags]ambiente, clima, inquinamento, europa, berlusconi, italia, maltempo, alluvioni[/tags]

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martedì 9 Dicembre 2008, 19:49

Scrivere a sproposito

Ci siamo divertiti per anni con l’engrish come se fosse poi questo segno di grande ignoranza; ma non dubito che quando noi occidentali, come da moda crescente, cominciamo a disegnare ideogrammi, il risultato per gli orientali sia altrettanto ridicolo.

Senza arrivare al caso clamoroso del maggior istituto di ricerca tedesco che decora la copertina della propria rivista ufficiale con la pubblicità di un bordello, basta pensare alle migliaia di truzzi che vanno in giro con tatuati sul corpo caratteri orientali completamente sbagliati…

[tags]lingue, errori divertenti, engrish, tatuaggi[/tags]

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domenica 30 Novembre 2008, 11:27

Biopalle

Ieri, per caso, ho scoperto una vicenda molto interessante: quella delle Biowashball. Si tratta di un prodotto svizzero-coreano consistente in una pallina di plastica piena di uno speciale materiale ceramico; secondo i produttori, la pallina sostituirebbe il detersivo, poiché, messa in lavatrice, scatenerebbe delle reazioni fisico-chimiche tali da far distaccare lo sporco dai capi anche con la sola azione dell’acqua; il tutto al costo di circa trenta euro. Sul sito di un distributore si narrano nel dettaglio i presunti principi scientifici di funzionamento, con tanto di raggi infrarossi emessi dalla ceramica e di possibile uso alternativo: metterla in frigo per conservare la carne.

Alla pallina fa pubblicità Beppe Grillo, secondo cui si tratterebbe di un ritrovato tecnologico eccezionale che permetterebbe di liberare l’umanità dall’inquinamento da detersivo, ma che non viene diffusa al popolo per via degli interessi delle multinazionali della chimica. I grillini di religione ortodossa si sono quindi dati da fare, e sono nati in Italia numerosi gruppi di utenti della biopalla, tutti assolutamente soddisfatti.

Allo stesso tempo, però, vi sono anche gli scettici; culminati in una inchiesta della rivista Il Salvagente ripresa questa settimana da Mi Manda Raitre, con un esperimento che dimostra come, a 40 gradi, l’efficacia lavante della palla sia la stessa della lavatrice senza la palla stessa, ovvero dell’acqua e basta. La trasmissione della rete veltroniana – il cui penultimo conduttore, ricordiamo, è diventato presidente della Regione Lazio per il centrosinistra – ha addirittura esibito davanti alle telecamere un grillino pentito.

Naturalmente la cosa ha suscitato grandi polemiche sui meetup, con la divisione (peraltro frequente su ogni argomento) tra grillo-scettici, che di Grillo ammirano il metodo del dubbio e proprio per questo mettono in dubbio anche quello che dice lui, e grillo-ortodossi, per cui chiunque critichi Grillo è in malafede o al soldo dei potenti; il tutto complicato dal fatto che alcuni si erano anche fatti promotori di acquisti di gruppo anticipando i soldi, rimanendo quindi, dopo questo sputtanamento mediatico del prodotto, col cerino in mano; e dal fatto che il test lascia comunque qualche dubbio, visto che anche col più chimico dei detersivi, a 40 gradi, le macchie sul collo delle camicie difficilmente vanno via. Sono apparse anche testimonianze di persone che sarebbero state contattate da Mi Manda Raitre per partecipare, ma poi scartate dopo aver detto che per loro la palla funziona.

In rete, ne ha parlato Attivissimo, ripreso da Mantellini: entrambi ovviamente dalla parte degli scettici, al punto da irridere Grillo e soprattutto quelli che, dandogli ascolto, hanno speso trenta sacchi per una pallina di plastica.

Insomma, in rete ferve lo scambio di piacevolezze: chi crede nella scienza o in Walter Veltroni sbeffeggia le palle, chi crede nella natura o in Beppe Grillo denuncia complotti per oscurarle. Tutti litigano, ma a me continua a sfuggire una cosa: perché vogliono tutti avere ragione? Possibile che non si rendano conto di avere ragione entrambi?

L’igiene, innanzi tutto, è una questione di percezione. So che non ci crederete, perché anni di pubblicità e di educazione igienista vi hanno portato a credere che sia possibile distinguere scientificamente cosa è “pulito” da cosa è “sporco”; in realtà, esistono soltanto situazioni che presentano determinati rischi per la salute, ma, dato che – a partire dall’aria che respiriamo – queste situazioni sono ovunque, noi viviamo sempre e comunque nello sporco; possiamo soltanto scegliere quale sporco è accettabile e quale non lo è, e questa è ovviamente una scelta culturale e spesso personale.

Per esempio, provate ad andare in Giappone e compiere un atto da noi considerato perfettamente igienico come soffiarvi il naso col fazzoletto, magari già usato: vi guarderanno come un puzzolente sporcaccione. Oppure, provate ad invitare amici diversi a dormire in tenda in un campeggio: alcuni vi diranno “certo, che bello” e altri vi diranno “che schifo, è sporco e antiigienico”. Nessuno di noi trova igienicamente accettabile che un uomo faccia pipì sul marciapiede, eppure quasi tutti considerano accettabile farla fare ai cani. E molte persone hanno paura di mangiare la frutta senza lavarla, eppure bevono senza problemi da una lattina che è stata trasportata e stoccata all’aperto e sotto le intemperie, però non berrebbero mai l’acqua piovana. Il concetto di cosa sia pulito e cosa non lo sia, insomma, è essenzialmente culturale, e niente affatto scientifico; tanto è vero che, addirittura, esistono casi in cui consideriamo “sporco” qualcosa che non presenta alcun rischio per la salute, ma solo un disvalore estetico: ad esempio una macchia su una maglietta.

A questo punto, quindi, è perfettamente possibile che la pallina, pur non essendo scientificamente efficace, renda i panni sufficientemente puliti per quelli che la apprezzano; e se nel contempo fa pure risparmiare tonnellate di detersivo e il conseguente inquinamento, fa anche del bene. A questo proposito, sono irrilevanti i fatti, entrambi probabilmente veri, che i venditori di biopalle si inventino stupidaggini parascientifiche per marchettarle meglio (perché scusate, i detersivi che ogni sei mesi aggiungono una stronzata qualsiasi sulla confezione, o fanno pubblicità con l’animazione di particelle che entrano nel tessuto e tolgono lo sporco a cazzotti, non fanno forse la stessa identica cosa?) e che tutta una serie di media cerchino con ogni scusa possibile di sputtanare Grillo.

Inoltre, anche se accettate senza discutere il valore scientifico del test, esso non dice affatto che dopo il lavaggio con biopalla i panni non siano puliti; dice semplicemente che acqua + biopalla lavano come la sola acqua. E allora, se unite questo dato alla considerazione che a quasi tutte le centinaia di persone che la usano i panni risultano puliti, l’unica conclusione razionale possibile non è forse quella che i detersivi nelle condizioni del test non servono a niente, perché almeno per lo sporco da quaranta gradi basterebbe la sola azione dell’acqua?

L’ossessione per l’igiene e per la salute è una branca del consumismo; parte da bisogni reali, ma li esaspera giungendo al lavaggio del cervello (pun intended). Se le biopalle possono farci riflettere su quanto noi esageriamo con questa ossessione, causando gravissimi danni all’ambiente, evviva le biopalle.

[tags]biowashball, grillo, rai tre, detersivi, pulizia, igiene, ecologia, scienza[/tags]

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lunedì 24 Novembre 2008, 19:04

Scienza e filosofia

Ultimamente mi è capitato spesso di non essere particolarmente entusiasta di dover partire per l’ennesima conferenza. Certo, è bello volare da un’altra parte per discutere di argomenti interessanti, ma è anche faticoso; se poi questo si accompagna alla necessità pratica di infilare la preparazione non solo di una valigia, ma anche di una presentazione possibilmente intelligente, diventa una vera incombenza.

In questo caso, però, mi sono davvero sbagliato: questa è stata una delle conferenze più interessanti di tutta la mia vita. Di solito, infatti, finisco nel solito gruppo di ingegneri, manager, accademici che discutono da anni sempre delle stesse cose; e la cosa diviene un po’ frustrante. In questo caso, invece, sono finito in un ambiente totalmente nuovo, e totalmente diverso: pensate che su trecento persone eravamo solo una manciata ad esibire un portatile.

Eppure, pensate che questi francesi, nell’ambito del proprio semestre di presidenza europea, hanno organizzato una conferenza ai massimi livelli – aperta di persona dalla ministra dell’Università francese e da quella tedesca – per interrogarsi sul rapporto tra scienza e società. Per tutta la mattinata si sono poste domande come: che tipo di società vogliamo costruire? come facciamo a usare la scienza per costruirlo? perché la gente da una parte vive in mezzo a gadget tecnologici di ogni tipo, e dall’altra ha sempre più spesso reazioni inconsulte contro il progresso scientifico? come può la scienza dialogare con la società? come ci assicuriamo che il progresso sia etico e democratico?

Non so, può darsi che anche da noi si tengano discussioni di questo genere, ma dopo il terzo oratore che citava la ricerca sulle staminali come esempio negativo e preoccupante di folle impazzite che cercano di fermare la ricerca scientifica con argomenti del tutto irrazionali e con aperta ostilità verso i ricercatori, ho pensato che in Italia, invece di chiedersi come fare a riconciliare scienza e cittadini, i politici organizzano il “family day” e soffiano sulla protesta.

Fa effettivamente strano (ed è un po’ inquietante) trovarsi in mezzo a professoroni di ogni genere che ogni cinque minuti citano uno tra Kant, Aristotele, Cartesio, Hegel, ma anche filosofi contemporanei e persino Hofstadter. E non li citano a sproposito solo per sembrare colti, ma entrano perfettamente nel loro discorso! E’ la prima volta, insomma, che mi capita di riconoscere alla filosofia una dignità scientifica superiore a quella dell’analisi della partita al bar sport; effettivamente però, fatta da gente che ha studiato, non solo ha senso, ma pare persino una disciplina olistica per persone particolarmente profonde, con possibili conseguenze sulla direzione del mondo.

Nella mia sessione specialistica – quella sull’etica dell’ICT – c’è tal Rafael Capurro, filosofo uruguagio-tedesco, uno dei quindici membri del Comitato Consultivo Etico della Commissione Europea: è una di quelle persone che emanano un’aura di saggezza ed è stato un piacere discutere con lui. Ma anche tutti gli altri interventi sono di alto livello, interessanti, ben esposti (ok, se riuscite a eliminare quel vago senso di ispettore Clouseau che danno i francesi che parlano inglese) e puntuali sull’argomento. Domani mattina c’è il mio intervento, e spero di non dire troppe stupidaggini.

P.S. In compenso, sia la conferenza che l’albergo sono Internet-less e sono riuscito a collegarmi in modalità write-only dal wi-fi gratuito del Centro Pompidou, sempre sia lodato, che però funziona malissimo. Per la posta dovrete aspettare domani sera.

[tags]parigi, conferenze, ecosoc, etica, scienza, filosofia, ict, ricerca, europa[/tags]

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sabato 22 Novembre 2008, 15:47

Riots: 4%

Io v’oo bloggo. Poi, fate vobis.

[tags]i video del buon michele, vittorio gassman, george carlin, salvare il pianeta[/tags]

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mercoledì 19 Novembre 2008, 14:41

L’etica è un rifiuto

È da un po’ di tempo che mi chiedo quale debba essere il ruolo di un giornale rispetto ai propri lettori. Oddio, lasciamo perdere la situazione italiana, quella in cui le notizie vengono generalmente manipolate a sostegno di determinate linee politiche; parliamo in astratto. E’ giusto che il giornale dia libero spazio a tutte le opinioni, oppure dovrebbe porsi il problema di educare le persone almeno sulle basi condivise della convivenza civile?

La domanda mi viene osservando come Specchio dei Tempi da settimane dia spazio a lettere che si lamentano dell’introduzione della raccolta differenziata porta a porta nel quartiere Parella. Io ci abito e vi posso dire che dopo questo evento il mondo non è terminato: ora dobbiamo portare l’immondizia nel cortile invece che nel cassonetto in strada, ma non è questo gran cambiamento. E’ però un cambiamento per chi non ha mai differenziato niente, perché una volta si poteva far finta di nulla e buttare tutto insieme, mentre ora durante la raccolta l’Amiat controlla il contenuto dei cassonetti; e nel mio palazzo sono già comparsi avvisi su avvisi per quei due-tre renitenti che insistono nel buttare tutto insieme.

Si capiscono così le lamentele, che sono state le più varie: c’è chi ha il cane e non vuol far la fatica di riportarsi la merda dell’animale fino al cortile di casa, invece che nel primo cassonetto; c’è chi si lamenta che è brutto avere i cassonetti sul marciapiede per ore il giorno della raccolta (ma prima i cassonetti c’erano tutto il tempo, boh); c’è chi si lamenta che così la gente abbandona l’immondizia per strada pur di non differenziare (effettivamente qualcosa ho visto, ma abbastanza poco: più che altro un televisore, che poi è anni che i televisori vanno differenziati e ci si chiede questa gente dove abbia vissuto fino adesso).

La lamentela che va per la maggiore, tuttavia, è la seguente: prima buttavamo tutto a caso e ora abbiamo dovuto organizzarci e fare il lavoro di dividere le cose. Perché allora la tassa rifiuti aumenta invece di diminuire?

E’ proprio a fronte di questo che mi chiedo quale sia il ruolo di un giornale, e se sia giusto che il massimo giornale cittadino dia voce a questo genere di pensiero senza almeno contrapporre una spiegazione. Infatti, è giusto pretendere che le tariffe non vengano gonfiate, ed è vero che c’è un business dietro i rifiuti; in particolare il business dell’inceneritore, ormai di gran moda in Italia, cioè la creazione di una industria di amici degli amici, o di una paramunicipalizzata con dirigenti piazzati per logiche politiche, che riceverà dei bei soldi pubblici per trasformare i nostri rifiuti in diossina e cancro.

L’inceneritore, peraltro, non è certo correlato alla differenziata; anzi, pensate che siccome funziona come un altoforno, cioè deve essere sempre attivo e in temperatura, spesso si finisce per rimettere insieme tutti i rifiuti differenziati e bruciare pure quelli riciclabili pur di tenere vivo l’impianto, o in alternativa si compra e si brucia petrolio quando i rifiuti sono insufficienti…

Tuttavia, qualcuno dovrebbe spiegare ai torinesi che è del tutto logico che la differenziata costi di più, visto che è più complicata che buttare tutto insieme in un buco; una pratica peraltro che ha dei costi nascosti che per decenni le nostre TARSU non hanno mai pagato, visto che si tratta di costi ambientali bellamente scaricati sulle generazioni future, come la signora che mette la polvere sotto il tappeto aspettando che arrivi poi qualcun altro a pulire.

Il senso della differenziata non è risparmiare, ma ridurre il consumo di risorse naturali per non restare senza energia e per non morire tutti per i cambiamenti del clima e la devastazione dei cicli della natura. A fronte di questo, è ampiamente probabile che in futuro dovremo fare sforzi sempre maggiori per smaltire i nostri rifiuti, e pagare sempre di più per il loro smaltimento.

Capisco che non sia un discorso popolare; forse, anzi, è meglio creare animosità contro differenziata e riciclaggio, di modo che l’alternativa “bruciamo tutto e sbattiamocene” prenda piede, e nessuno protesti verso gli inceneritori; e che passi la filosofia davvero assurda – ma spinta dai politici per i motivi di cui sopra – che gli inceneritori sono buoni e anzi dovrebbero godere di ulteriori contributi pubblici, per ingrassare la saccoccia delle paramunicipalizzate (monopolio pubblico, gestione privata) di cui sopra. Come si possa pensare che bruciare un oggetto (generando comunque delle ceneri che vanno in discarica, per poi usare altre risorse per creare un nuovo oggetto uguale in seguito) sia altrettanto ecologico che riciclare, davvero sfugge. Ma forse è proprio per questo che La Stampa non ne parla, non educa, e si limita a sparare a zero sulla differenziata.

[tags]la stampa, torino, giornalismo, etica, rifiuti, inceneritori, raccolta differenziata, discariche[/tags]

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mercoledì 12 Novembre 2008, 18:14

Riots: 3%

Dunque, il nostro frequentatore abituale MFP ha prodotto un nuovo video, dopo quello che già linkai all’epoca; questa volta riguarda il mondo della rete, dell’economia dell’immateriale, della finanza e del venture capital.

Sono proprio curioso di sapere cosa ne penseranno i diretti interessati, compresi quelli che vengono esplicitamente nominati nel video in toni non esattamente lusinghieri – tra cui non solo il Camisani Calzolari con cui già dissentii tempo fa e il Tessarolo che incontrai nella mia unica visita alla ridente cittadina di Cologno Monzese, ma anche l’amico Suzukimaruti. Se volete, faccio l’arbitro – basta che mi forniate qualcosa per ripararmi dagli schizzi di sangue.

[tags]blog, blogger, rivoluzione, finanza creativa, venture capital, economia, internet, suzukimaruti, tessarolo, mcc, mfp[/tags]

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