La Stampa libera
Stamattina ho assistito alla maggior parte di questo convegno, organizzato da La Stampa per annunciare la decisione di rilasciare sotto licenza Creative Commons i supplementi Tuttolibri e Tuttoscienze.
Innanzi tutto, la decisione è ottima; per i pochi che non li conoscono, si tratta di due supplementi che da una quindicina d’anni parlano rispettivamente di libri, musica, teatro e cultura in genere, e di scienza e tecnologia, ospitando interventi e articoli veramente di livello. Come confermato informalmente sul luogo, pare che la decisione riguardi non solo il futuro, ma anche tutti gli arretrati, che fino ad oggi La Stampa vendeva su appositi CD. Si tratta del primo caso in Europa, tra i quotidiani, e segna certamente una pietra miliare nella diffusione di questo tipo di modelli distributivi all’interno della carta stampata; complimenti quindi sia al team di Creative Commons Italia, che immagino abbia spinto l’idea, sia ai vari responsabili della Stampa.
Per quanto riguarda l’evento, io sono ovviamente arrivato in ritardo – volevo andare in bici, ma mi sono alzato troppo tardi, e poi parcheggiare in zona Castello del Valentino è stato comunque difficile. La sala del Castello è veramente eccezionale, merita andarci soltanto per l’atmosfera, con gli affreschi restaurati da poco e le finestre che danno sul Po!
Quando arrivo, sta parlando l’editore, John Elkann, persona di cui le conoscenze dirette mi dicono un gran bene, ma che ha un disperato bisogno di un corso di public speaking: in questo caso, vabbe’ che sono le nove e mezza, ma sta leggendo con aria assonnata un discorso prestampato, da un foglio tenuto a mano, alto e dritto in verticale, in modo quasi da coprire la faccia, con un mono-tono che, in termini culinari, equivarrebbe ad un bollito misto senza salse.
E’ decisamente più a proprio agio il direttore, Giulio Anselmi, che espone alcune considerazioni interessanti sull’intenzione della Stampa di costruire un ciclo di feedback tra il giornale stampato e il sito, chiedendo ai lettori di commentare sul sito articoli e notizie e riportandone poi sul giornale del giorno dopo un riassunto; pare che abbiano finalmente capito che non è affatto detto che Internet cannibalizzi i quotidiani, se i quotidiani non dormono.
Sul palco ci sono anche Carlo Olmo (preside di Architettura di cui ho buoni ricordi dai tempi in cui facevo il rappresentante al Poli), presumo in rappresentanza del Rettore Profumo, e Marco Ajmone Marsan, nientepopodimenoche il mio relatore della tesi di laurea, anche se presumo che fosse sul palco non a tale titolo ma in quanto Direttore dell’Istituto di Ingegneria dell’Informazione e altra roba (ci siamo capiti) del CNR, e al posto di Chiamparino. Ma quando arrivo hanno già parlato, mi spiace; ad ogni modo, tutto l’evento è filmato e distribuito liberamente qui.
Subito dopo, la moderatrice Anna Masera (con cui ho appena litigato in pubblico un paio di settimane fa, con gran rispetto s’intende) introduce il panel successivo. Il primo è Juan Carlos De Martin, professore del Poli e anima di Creative Commons in Italia, che fa una spiegazione eccellente, concisa ma chiara anche ai non addetti ai lavori, di cosa siano le licenze CC; la cosa lo appassiona e si vede. Segue Domenico Ioppolo, della Stampa; poi arriva il pezzo forte, cioè l’intervento di Stefano Rodotà .
La mia stima per il professore è nota, ma oggi sono assolutamente stupefatto: credo di essere una persona piuttosto addentro a questi temi e piuttosto avvezza alla riflessione innovativa per conto proprio, ma lui, in un intervento a braccio di mezz’oretta, riesce a darmi almeno una decina di spunti di riflessione e di connessioni interessanti. Ad esempio, è chiaro a tutti il problema del diritto all’oblio, ma il suo collegamento con l’importanza della facilità di pubblicazione libera creata da Internet, per cui invece di far cancellare o far rettificare si possono pubblicare in proprio informazioni aggiornate, è meno ovvio. Ed è davvero importante, come lui fa, far notare a questa platea di manager ed editori che il tema non è una contrapposizione ideologica tra chi vuole il diritto di condividere e chi vuole proteggere una proprietà , ma una discussione anche pratica su quale sia il modello distributivo che massimizza la creazione e la remunerazione dell’ingegno, in uno scenario di creazione di massa e immateriale. (Mi sono spiegato?)
Dopo Rodotà parte il coffee break, e quindi il momento delle chiacchiere; il break è lungo e quindi aggancio un po’ tutti, cominciando da Rodotà stesso (con cui devo organizzarmi per il nostro “comitato Nicolais“, e già che ci sono gli dò la buona notizia: ad Atene si farà il workshop sulla Costituzione di Internet), e poi il giro dei libertari torinesi di Hipatia, fino a Pistoletto. Incrocio Andrea Glorioso con cui pianifichiamo un po’ di attività , e alla fine faccio anche a tempo a salutare i ragazzi dello streaming e pure Vittorio Pasteris. E riesco anche ad abboffarmi di paste secche! (La coda del caffè però risulta indomabile.)
Ho ancora mezz’oretta, che mi permette di ascoltare innanzi tutto Piero Bianucci, il direttore di Tuttoscienze e giornalista molto apprezzato, nonchè il promotore del primo sito della Stampa e, via via, di questa svolta di oggi. Prende la parola Pistoletto e ricorda una serie di punti importanti, fino a giungere alla sua concezione (che merita accurata riflessione) del “terzo paradiso”.
Poi tocca ad Angelo Raffaele Meo, che tira fuori le slide; saranno le stesse che ho già visto varie volte? Invece no, ce ne sono di nuove – memorabile quella con tre gigantesche morti nere con tanto di falce, con scritto sotto “liberalizzazione”, “privatizzazione” e “globalizzazione”, e con la conclusione “Questo mercato fa più morti della guerra” – e il discorso è ancora più convincente del solito; per quanto Meo sia un pelo troppo vetero-ideologico dal mio punto di vista, non solo non ho dubbi sulla sua conclusione – il sistema della proprietà intellettuale va ripensato – ma apprezzo la chiarezza con cui anticipa e vede certi fenomeni. Ottima la citazione del “fabbricatore personale”, un oggetto che potrebbe cambiare il mondo: mi fa venir voglia di lavorarci. L’intervento, insomma, è un successone, concluso da un lunghissimo applauso.
Sta per prendere la parola Marco Ricolfi, ma purtroppo devo fuggire per un appuntamento. Scappo e rinuncio al resto del convegno, anche se avrei volentieri preso la parola e dato il mio contributo con il mio classico intervento sul ruolo degli utenti (De Martin ha comunque già ricordato come dal 40 al 60 per cento degli utenti Internet, circa mezzo miliardo di persone, la usino anche per condividere propri contenuti).
Spero che prima o poi ci sarà una occasione di dibattere di questi temi in grande stile anche a Torino, ad esempio sul modello del WOS che si è svolto a Berlino in questo weekend; noto però con piacere che, anche grazie al tanto vituperato giornale cittadino, non siamo affatto così indietro come ci piace pensare. Anzi, chissà che, sull’onda di queste scelte, non sia proprio La Stampa a spingere la nascita di un altro evento di cartello a Torino.